Lo specchio di Beatrice (Epilogo – Il bozzolo)

Riassunto delle puntate precedenti

Nella vita precedente Beatrice era sempre stata così impegnata a schivare i pericoli che non aveva mai avuto né il tempo né la capacità di trovare qualcosa di positivo a cui aspirare per il futuro. E il secondo giro di giostra era irto del doppio di rischi da cui proteggersi. Proprio per questo, le è venuta l’idea di crearsi una specie di assicurazione per il futuro.

ragazza mangaA Natale mi sono arrivati due regali. I più belli di sempre. Uno è di Costanza, la poliziotta che in questi mesi è diventata la mia guardia del corpo. Mi ha portato una chitarra e un manuale per imparare a suonarla. Nella vita passata ero negata per la musica, o per lo meno mi avevano cresciuto così; se provavo a cantare mio padre mi derideva perché ero stonata, e a scuola mi zittivano perché mandavo il coro fuori tempo. Allora non si pensava che i bambini possono essere educati alla musica e diventare intonati. Non sarei mai stata una futura Janis Joplin, ma almeno mi sarei potuta divertire anch’io a cantare sugli scalini di piazza Maggiore… E invece zitta anche lì, io ero sempre quella che non aveva la voce. Poi, in questo salto nel tempo, mi sono ritrovata inspiegabilmente intonata e mio padre è stupefatto quando mi sente cantare, dà il merito alla botta in testa. E a lui che me l’ha data, naturalmente. In quanto alla chitarra, quando l’ha vista si è gelato. Lui ha imparato a suonarla da giovane e si è esibito nelle orchestrine locali, ma non si è mai sognato di insegnarmi, perché a suo dire “ero negata”. Per la musica come per tutto il resto. Io per loro sono nata negata. Ma adesso posso rimediare, è il momento per me.

anime girl read a bookE poi è arrivato il secondo regalo, dal 2013. Il Kindle ha resistito alla prova del tempo. La giovane Beatrice è stata brava, ha preparato l’apparecchietto seguendo fedelmente le mie istruzioni, e il piccolo lettore di ebook è passato indenne attraverso lo specchio, cavo e spina di alimentazione compresi. Funziona anche nel 1969, si accende, si ricarica, e il migliaio di libri che contiene sono tutti leggibili. Anche quelli che non sono ancora stati scritti. Devo solo scegliere, ma credo che mi concentrerò sulla saga di Harry Potter. Sono sette volumi ma il tempo non mi manca. In terza media non c’è molto da studiare, anche se a giugno c’è l’esame, e in più ho davanti un’estate di vuoto assoluto, quattro mesi da passare in casa a bollire dal caldo. Anche negli anni del liceo il tempo non mi mancherà, visto che i miei genitori sono tipi da guinzaglio corto e questa volta ho pochissima voglia di conflitti, sia contro di loro sia contro un mondo esterno che ho sempre fatto fatica a capire. Credo che sarò felice nel mio bozzolo, con le amiche bruttine come me, il mio gatto, e gli studi classici a cui ho deciso di non rinunciare. Con l’assicurazione, potrò permettermi di scegliere gli studi a cui mi sento portata, il liceo classico e lo studio delle lettere. Non voglio rinunciare alla Divina Commedia spiegata da una professoressa così appassionata che in un canto ci metteva tutto il mondo. E la Medea di Euripide? Come potrei vivere senza?

avere il ragazzoInvece posso sopravvivere benissimo senza le due storie “serie” che mi avevano impestato gli anni del liceo. Nella vita precedente, appena messo piede alle superiori volevo uniformarmi agli schemi mentali che mi ero costruita più sui libri e sui telefilm che sulla realtà, di cui sapevo assai poco. Secondo i miei stereotipi, alle superiori bisognava “avere il ragazzo”, altrimenti non eri nessuno. Frettolosa come sempre, ho preso su il primo che mi è capitato. Uno psicopatico di quinta che mi si è attaccato addosso come una zecca, con una passione morbosa che io non ho mai condiviso, anzi. Non sopportavo di sentirlo sbavarmi addosso, con quelle manacce da piovra, e a quell’età una differenza di cinque anni è un abisso; per me lui era un adulto di cui avere paura, e me ne sono riuscita a liberare soltanto dopo due anni. In un modo poco elegante, lo devo ammettere: gli ho scritto una lettera, e poi non mi sono fatta più trovare. Lo stronzo è stato così carogna da andare a far leggere la lettera a mia mamma, che non l’aveva mai nemmeno visto in faccia. Per fortuna lei sapeva che stavo con un ragazzo e mio padre non era a casa, altrimenti non sarei cresciuta abbastanza per raccontarla.

amoreNon avevo fatto in tempo a liberarmi dalla piovra bavosa che sono tornata subito alla carica. Io dovevo essere in linea con gli stereotipi che mi ero creata e dovevo assolutamente avere questo benedetto “ragazzo”. Quella volta mi sono innamorata, la prima cotta della mia vita e la più feroce. Dopo non mi è più successo di perdere la testa così vergognosamente. Lui era un ragazzino dolcissimo, capitato nella nostra classe perché la famiglia si era trasferita da Bergamo. Mi piaceva, l’ho puntato e l’ho assalito con ferocia. Il poveretto non aveva la minima intenzione di mettersi con me, non gli piacevo neppure, ma io non gli ho lasciato scelta, e probabilmente ero la sua prima ragazza. Dopo tre mesi in cui è successo di tutto – rendimento scolastico crollato, famiglie inviperite, compagni di classe scandalizzati – il mio caro papà ci ha visti mentre lui mi accompagnava a casa in Vespa, alle sei del pomeriggio. Al mio rientro mi ha buttato giù dalle scale e mi ha fatto fare ventiquattro scalini a ruzzoloni, urlandomi della puttana e della troia. A me sono girati i coglioni così vorticosamente che all’una di notte sono saltata sulla bicicletta per rifugiarmi a casa di un’amica che viveva da sola. Alle quattro mia mamma, che è sempre stata furba e aveva capito che quella volta non l’avrebbero passata liscia, è venuta a cercarmi nella mia stanza, e non mi ha trovato. Impazziti dalla paura, i miei genitori hanno fatto irruzione a casa di tutte le mie amiche e pure da questo ragazzino, che non ne sapeva mezza di quanto era successo. Il trauma è stato veramente troppo per un sedicenne, che ha trovato la forza – stavolta la vittima era lui – di mandarmi a cagare, e io ho passato gli ultimi tre anni di liceo a piangere sul mio cuore spezzato.

fantasy stile mangaEcco, senza queste storiacce potrò vivere benissimo. E sarà opportuno tenere un profilo basso anche al liceo, vista la mia tendenza a combinare casini. In questo secolo le lettere danno ancora da mangiare, e se mi laureo in pari posso saltare sul carrozzone degli ultimi concorsi per insegnare italiano. E se poi l’assicurazione funziona, potrò costruirmi un futuro secondo il mio motto, “né servi né padroni”. Un piccolo negozio, un bar, una libreria… Nel 2013 sono tutti falliti, ma se mi riesce il colpaccio non avrò bisogno di altri soldi. E poi, male che vada, c’è il piano B, il concorso da bidella al Liceo Righi di Bologna, dove ho passato un anno discreto prima di condannarmi al Palazzaccio, e dove era meglio se ci rimanevo. In ogni modo provare non costa niente, bastano un po’ di pazienza e molte risme di carta. Direi che posso cominciare anche subito, tanto domani non c’è scuola. Infilo il primo foglio nella macchina da scrivere, accendo il Kindle davanti a me, e vado.

HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE

Capitolo 1

Il bambino sopravvissuto

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. Il signor Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che fabbricava trapani…

 

The End

Latest posts by Beatrice Nefertiti (see all)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *