Scoop by SCOP (Novella 2010 – Un compleanno indimenticabile)

 

negozio

 
“Quando ti capiterà un’altra occasione come quella del 31?” diceva giorni or sono a Ramon il mio collega, CATTIVO…

Ci sarebbe da fargli il verso!

 

Fosse stato un povero mortale, si sarebbe detto MAI, se di mezzo c’è Ramon…

Amici miei, quel ragazzo c’ha culo, in tutti, proprio tutti, i sensi della parola…

 

Sentite questa e giudicate voi.


 

S’era messo d’impegno il nostro baldo giovane, dopo la misera disfatta halloweeniana… mai più si doveva riproporre un’occasione di ritrovarsi fra le mani la DdP senza ‘sondarla a fondo’.

Una questione, si direbbe, di ritrovato orgoglio mascolino.

 

Vero è che lo zampino l’aveva messo la chiamata di Philippe.

– E cosa fa Ramon, come si porta?

– Come un angelo, aveva assicurato Didy

– Sicura che non se ne approfitti troppo?

– Oui, mon amour.

 

(In separata sede, Ramon a Didy)

– Insiste! Giuda che non è altro… (pausa) lo sa benissimo quello che accade, sta scritto tutto nero su bianco…

– Lascialo perdere, ha superato cinquant’anni, comincia ad avere le paturnie…

 

“Pure a me verranno se non ti trombo”, aveva pensato lui fissandola come una preda.

 

Ebbene, l’occasione per tromb..la era vicina, quasi se ne annusava l’aria…

 

Il compleanno di Didy, 6 Novembre.

 

compleanno

– Scenderanno tutti in massa o uno ad uno? aveva subito indagato il morettone.

– Stavolta me li faccio tutti insieme nella stessa stanza, aveva detto lei.

– Non saremo troppi?

 

– Non vorrei deluderti, sarebbe una riunione ‘familiare’…

– Non esiste proprio, o tutti o niente.

 

– Per te ho pensato ad altro…

– (eccitato) Cosa, mon amour?

 

Uno sguardo furbo e malizioso aveva attraversato le sue ciglia, come a dire ‘dovrai aspettare poco per saperlo’…

– Devo andare a comprare un vestitino e qualcos’altro. Mi accompagni?

– Dove vuoi tu, mia cara. Quando?

– Adesso.

– Sono tutto tuo (‘Lo spero’, aveva pensato)

 

 

‘In un grande magazzino’ alla Battisti, uno di quelli così vasti e forniti da lasciarti solo anche per ore dentro un camerino.

Una sfilza di vestiti da provare, lingerie di pura seta, grucce e fantasia…

 

– Guarda che solo il reggiseno fanno provare, s’era affrettata a dire lei, mentre lui le metteva sotto il naso un tanga davvero microscopico.

 

– Ma qui un umano ci entra? aveva detto Ramon pensando a voce alta.

  

camerino

– Che fai, ti siedi fuori e aspetti? aveva detto lei, posando alcuni capi su un cubo nel camerino, altri su una poltrona in vimini nell’anticamera.

– Eh…

 

Non aveva fatto caso che Didy aveva su una gonna, lei che di solito si veste sempre coi pantaloni.

 

Lui si era guardato attorno, neanche anima viva.

– Ti do una mano? aveva chiesto (timoroso, sai mai che immagina…)

 

– Aspetta, ti chiamo io.

 

Dopo un minuto, Didy apre la porta e viene fuori con un reggiseno che dio solo sa se uno può resistere… dannatamente sexy in barba all’orario, più vicino al pranzo che a un tramonto bellicoso…

 

– Che fai lì impalato?

 

Ramon era rimasto senza parole, solo fremiti lo percorrevano in verticale.

 

– Beh, che dici?

 

– Minchia!

 

– Ti piace?

– Direi…

– Bene, ora mi aiuterai a toglierlo.

 

Così dicendo lo afferra per un braccio e lo spinge all’interno del camerino.

 

Neanche il tempo di pensare, lei gli prende le mani e le porta alle sue spalle nell’intento di farsi slacciare il reggiseno, mentre lei si attacca alle sue labbra, tenendogli le guance fra le mani.

Cazzo di ganci, manco fosse un’armatura, mica riesce a liberarla dell’intoppo, e intanto un fremito lo assale da sopra a sotto, si va dicendo “questa è la volta buona”…

 

 

È la volta buona sì, pensava senza più pensare dopo un attimo, cercando ancora di smanettare quell’accidenti che si era messa…

 

– Lascia perdere, fa lei d’un tratto, e gli apre tutta la camicia, passando le sue dita, unghie, labbra, tutto il possibile sulla sua pelle.

 

Lui la lascia fare, incerto se la scena fosse vera o frutto della sua immaginazione.

 

fai silenzio

Quando zac sente di colpo la cerniera spalancarsi è troppo tardi per riflettere, viene investito da un ciclone, l’unica cosa che può fare è stringerle la testa fra le mani, lui ormai già spalle al muro. Lei gli fa segno con un dito di stare zitto, di non fiatare e lui pensa DI NUOVO!… Stavolta ce la devo fare…

 

Almeno ora si può muovere, però fa tutto lei, che non gli lascia scampo.

E lui si lascia trasportare. Lascia da parte ogni barriera.

 

Un trillo lo riporta a uno stato intermedio di coscienza.

Lui apre gli occhi, lei gli fa segno di rispondere, estrae dalla tasca della camicia il cellulare. È Clarence.

 

– Dove sei? fa Clarence

– Ancora su.

– Che faccio, salgo?

– NOOOOOOOOO, dammi un minuto!

 

– Com’è che c’hai l’affanno?

 

(sospirando) Le scale…

Lei gli fa segno di chiudere.

  

cellulare vietato

– Dai, ti raggiungo…

– NOOOOO, sto venendoooo!

 

Per un pelo ce la fa a interrompere la comunicazione, prima di emettere un gemito che lo fa fremere tutto.

 

Didy lo risistema e lo manda giù da Clarence.

 

 

Mentre sta scendendo per le scale gli viene in mente la gonna di Didy.

“Che stronzo! Ho pensato solo a me…”

Afferra il cellulare. La chiama.

Lei risponde.

 

– Didy scusami!

– Di che?

– Io… (si blocca)

– Vai, ti chiamo io… lunedì.

 

  

In macchina

 

– Che c’è Ramon? 10 minuti e non hai aperto bocca…

– Andiamo a prendere un caffè? fa il moretto

 

 

Davanti a una tazzina, seduti in un locale.bar

 

– Che avete fatto?

(Ramon, laconico) – Niente.

Clarence lo guarda come a dire ‘non me la bevo e lo sai’.

 

– Ok, mi ha fatto un lavoretto.

– E come è stato?

(un guizzo degli occhi la dice lunga) – Eh!…

 

– Non era quello che volevi? Cos’è sta faccia da funerale?

 

Ramon resta in silenzio, poi sbotta.

 

didy-valentina

– Stasera lei se li fa tutti assieme, per festeggiare…

– Normale! Sono i suoi fidanzati. (pausa)

 

[Proprio quello che Ramon non voleva sentire]

 

– Non puoi capire, Cla’…

(pausa)

– Sono GELOSO!

 

– Capisco eccome! Ma non ti posso aiutare.

(pausa)

 

– Invece sì. Resta con me, stanotte.

 

Clarence scuote la testa, ridendo tra l’esasperato e il liberatorio.

Tamburella le dita sul tavolo.

 

– Da me o da te?

– Dove vuoi.

 

——-

 

valedidyCosì, mentre Didy celebrava i suoi fasti in qualche luogo a me ignoto (s’è fatta furba la signorina…) a me toccava d’immortalare  – e di sorbirmi  – le chiacchiere dei giovanotti da un’altra parte della città.

 

Per rispetto della privacy (lo so, detto da me suona stonato) sorvolerò sul prologo dei fatti, passando al nocciolo della questione, ovvero un possibile ménage à trois…

 

– Ci pensi, (fa Ramon) noi 3 insieme? Lo faresti, per me?

– Didy non è il mio tipo. (pausa) Ma non poteva piacerti Gamy?

 

– Bella questa! Se tu sei tutto gay…

– Ma ho anch’io dei gusti, e pure precisi sai (fa Clarence, e intanto lo stringe a sé e lo accarezza)

 

– Se con Didy è difficile, con Gamy è impossibile. C’ha il cappio al dito…

– Lo so, è la prima cosa che ho guardato.

 

– Com’è sta storia? Manco la conosci… (fa Ramon)

– Ti sbagli, abbiamo pure preso un caffè assieme.

– Ma se Gamy non beve caffè!

– Infatti lei ha preso un succo di frutta.

 

– Quando è successo?

– Quella volta che ha scritto dei poeti maledetti… sono venuto a prenderti, ricordi? Lei stava là, abbiamo parlato un po’.

 

– Di cosa, scusa?

– Di assenzio, Rimbaud, Verlaine, di fiori e parchi.

  

acero rossoRamon lo guarda stranito.

– Abbiamo gli stessi gusti in fatto di giardini e fiori.

Lo sai che pure lei voleva fare l’architetto?

 

– Insomma ti faresti la bionda?

– No, (fa Clarence) hai cominciato tu…

 

– Allora passiamo ad altro… C’ho giusto un argomento scottante da proporti…

 

E con maestria tutta felina, come direbbe la signora Gamy, si insinua sotto le coperte.

 

 

NB per gli esperti

Per vegliare sulla vostra intimità, ho dovuto distrarre una commessa finché Ramon non è riapparso in direzione dell’uscita…

Bello comunque il reggiseno, non c’è che dire.

 

fiori di ciliegio

 

 

(Dall’inviato Farina 00)

 

(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)

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