Scoop by SCOP (Novella 2010 – Non l’avessi mai fatto!)

 

snoopy

 

Brutta bestia la gelosia.

Un attimo e rischi di rovinare tutto…


 

Lunedì 8 novembre

 

 

Nonostante tutti i buoni propositi, e la presenza costante di Clarence, quel weekend era stato insopportabile per Ramon, fatta eccezione per la parte iniziale, sabato mattina.

Avrebbe dato un intero anno della sua vita per provare di nuovo l’emozione che lo aveva invaso. Per il resto non aveva fatto altro che pensare e ripensare a quello che lei doveva star facendo coi suoi uomini. Una tortura che non gli dava tregua.

 

A mezzogiorno di lunedì era salito in macchina, deciso a riprendere il controllo della situazione.

A quell’ora dovevano essere partiti tutti.

 

Infatti era così.

Lei però era guardinga. Non aveva molta voglia di parlare.

 

——–

 

– Com’è andata? fa lui a un certo punto

Didy risponde con un cenno delle labbra.

 

– Che avete fatto?

Lei lo fissa con aria interlocutoria.

– Vuoi i dettagli?

 

– Perché no?

 

Lei fa una smorfia.

– Non mi va.

 

– Allora non è stato come volevi?

– Tutt’altro. È andata oltre ogni immaginazione…

 

– Sarebbe?

– Ramon, non credo sia il caso di parlarne…

 

– Invece no, mi interessa.

 

– Sono affari miei, non trovi?

 

(serio) – No, per niente. Riguardano anche me.

 

– Non mi piace il tono di questa conversazione.

 

Per la prima volta da sabato mattina, ora la sentiva come distante.

Lui però si fa incalzante.

 

– Hai goduto come un riccio, non è vero?

 

– Sì. E allora?

 

– Non mi piace, non mi piace affatto…

 

gelosia possessivaLui si avvicina, cerca di tirarla a sé.

 

– Sono geloso, ok, non voglio che ti tocchino.

 

– Tu sei pazzo…

 

Lui la stringe con un po’ più di forza.

– Lasciami, mi fai male!

 

Lui la stringe ancora più a sé.

(le sussurra all’orecchio) – Dimmi che li lasci… dillo, ti prego!

 

– Scordatelo!

 

– Allora non è chiaro? Non puoi decidere.

 

– Non hai nessun diritto di parlarmi così.

 

– Ah no?

 

– No, tu non sei niente per me…

 

– Non mi sembrava così due giorni fa…

 

– Ti sbagli…

 

– No che non mi sbaglio!

 

– Invece sì!

 

Ramon non ci vede più dalla rabbia e dalla gelosia.

Senza rendersene conto le molla uno schiaffo.

 

schiaffo

L’espressione di Didy lo riporta traumaticamente alla realtà.

Istintivamente Ramon si porta le mani al volto, incredulo d’averlo fatto.

Mentre lei si copre la guancia colpita, arretrando, lui avanza.

 

– SCUSA! SCUSA! Non volevo… non so perché l’ho fatto…

 

– Esci! fa lei, la voce alterata

 

Ramon resta raggelato.

 

– Hai sentito? Esci!

 

Lui proprio non si capacita di sentirla parlare così.

Si inginocchia davanti a lei

 

– PERDONAMI, Didy… ti prego!

 

– Vai via Ramon… Alzati ed esci, per l’amor del cielo!

Lui ancora esita.

 

(urlando) VAIIIIIIII!

 

Ramon la guarda ancora per un momento, poi si gira e se ne va.

 

Appena fuori di casa si accorge di riuscire a stare in piedi a stento.

 

——-

 

COGLIONE! Sono proprio un COGLIONE!… non fa che ripetersi in macchina.

 

– Non può andare così!… proprio ora, cazzo, che le cose…

 

 

Si ferma, prende il cellulare, compone il numero di Didy.cellulare

Prima suona a vuoto, poi il numero risulta irraggiungibile.

– Nooo, cazzo nooooo!

(pausa)

 

La testa gli va rapidamente in fiamme.

(cercando di calmarsi) – Un sms, faccio così… dovrà accenderlo prima o poi… lo leggerà…

 

 

Tornato a casa, Clarence capisce subito che è successo qualcosa, ma Ramon gli dice di non fiatare, che c’ha i coglioni girati.

Clarence deduce che Ramon deve averle fatto una scenata di gelosia. Era nell’aria.

Solo a pranzo, in effetti, Ramon glielo conferma.

Clarence cerca di rassicurarlo.

 

– Fai passare un po’ di tempo, vedrai, si calmerà, tutto tornerà a posto…

 

– Non la conosci Cla’, me la farà pagare… sicuro!

 

E intanto si ripete COGLIONE COGLIONE…

 

– Prima o poi sarebbe successo (fa Clarence)… comunque Didy l’avrà già provato in passato, ci scommetto… Secondo te i suoi fidanzati non sono mai stati gelosi uno dell’altro? Nooo, non ci credo manco morto ucciso…

 

Ramon non sa che dire.

 

– Non lo so come hanno fatto loro, certo è che Philippe non è da meno di me quanto a gelosia, e con lei ci sta da almeno 3 anni…

 

– Vedi? Ti sei dato da solo la risposta.

 

– Sì, ma a me non me ne frega niente di loro… voglio solo riparare al danno.

 

– Le hai fatto un segnaccio in faccia?

 

– Spero di no, purtroppo non si vede subito… (sospira)

Si alza e comincia ad andare su e giù per la stanza.

 

ramon 

 

– Non ce la faccio ad aspettare fino a domani…

 

“Pensa me che ti devo sopportare…” (pensa Clarence)

 

Per tutta la giornata il cellulare di Didy è come morto.

 

  

Martedì 9 novembre

 

All’una di notte Ramon si alza. Non c’è verso di dormire, solo incubi in cui rivede la scena dello schiaffo, i segni delle dita sul volto, lei che ripete stavolta “ESCI dalla mia vita, tu non sei niente per me”…

 

Prima ancora che faccia chiaro, Ramon si veste ed esce di casa.

Pure il tempo ci si mette, piove di brutto.

 

Va da Didy. Ovviamente non può suonare, perciò si siede per terra sul pianerottolo, dietro la porta. Sa che lei deve uscire in mattinata per una consulenza, l’aveva detto sabato. E allora non potrà non rivolgergli la parola.

 

Alle 8 Didy fa per uscire e per poco non le viene un accidenti notando una sagoma accartocciata su se stessa fuori dalla porta.

Ramon alza la testa e nota il sospiro di sollievo di Didy.

 

– Che ci fai qua?

 

Ramon fa per alzarsi ma è tutto anchilosato.

Lei lo aiuta a tirarsi su.

Lui si rimette in piedi, l’aria indolenzita.

 

– Che fai come un salame? Vieni dentro.

 

Ramon entra e si siede sul divano.

 

– Hai fatto colazione?

Lui scuote la testa.

 

– Dai, ti preparo un cappuccino… purtroppo devo uscire, vado di fretta.

 

– Non ti preoccupare per me, mi sdraio un po’, poi me ne vado.

 

vassoio colazioneQuando lei arriva col vassoio della colazione, Ramon è steso sul divano e dorme  come un bambino.

Didy poggia il vassoio cercando di non far rumore, copre il cappuccino e il croissant, gli sistema addosso un plaid.

Va a cercare quindi il mazzo di chiavi di riserva e lo adagia sul tavolino con accanto un biglietto.

 

Prima di uscire si accorge che uno strano rigonfiamento si nota all’altezza dell’inguine di Ramon.

“Cazzo sta facendo?” (pensa Didy)

 

Si avvicina e solleva un lembo del plaid.

Due fari luminescenti la osservano come a dire “Non mi togliere da qua, sto comodissimo”.

Léon aveva trovato una comoda posizione per farsi un pisolino ma prima procedeva a leccarsi tutto il mantello. Ramon non sembra neanche accorgersi della presenza del gatto sulle sue parti molli.

 

——-

 

Quando Ramon si sveglia dopo circa 2 ore, nuovamente anchilosato, ma più tranquillo, vede subito il vassoio, il mazzo di chiavi e il biglietto.

Prende il biglietto e lo legge.

 

“Puoi usare gli asciugamani bianchi di lino con le tue cifre che stanno nell’armadietto.

Sull’appendino c’è una busta per te, e in frigo il necessario per farti un panino.

Torno all’una, se vai via prima chiudi a chiave. Besos, D.”

 

 

 

Ramon scosta Léon, che si risistema comodamente, beve il cappuccino ancora tiepido, si alza e va a vedere cosa c’è nella busta.busta regalo

La camicia nera che avevano visto insieme sabato mattina, e che a causa del fuori programma non aveva fatto in tempo ad acquistare.

 

Per la prima volta in 24 ore Ramon sorride, rincuorato.

 

 

 

 

 

Poco prima dell’una, mentre lei sta guidando, arriva una chiamata di Clarence.

 

– Ciao Didy, scusa se ti disturbo. Per caso hai visto Ramon? Non mi risponde da ore.

È uscito stanotte, era stravolto… non sono riuscito a trattenerlo.

 

– Stai tranquillo. È da me che dorme. Deve aver spento il cellulare.

 

Didy avverte il sospiro di sollievo di Clarence.

 

– Quando lo vedi gli dici di chiamarmi?

 

– Certo.

 

– Grazie. (pausa)

Didy io non ce l’ho con te…

 

– Lo so.

 

Sotto casa Didy vede l’auto di Ramon parcheggiata. Il cellulare è sul sedile del guidatore.

 

——-

 

Anche il portiere riferisce a Didy di aver visto Ramon fuori dalla porta che era ancora buio.

 

– L’ha fatta arrabbiare?

Lei ovviamente cerca di tagliare corto.

 

– Ce l’ha l’aria da birbantello, però si vede che è innamorato…

 

Rientrata a casa, Ramon (lavato, sbarbato e con indosso la camicia nuova) la sommerge di baci. Le ha perfino preparato il pranzo.

Si assicura, guardandola attentamente, di non aver lasciato segni con lo schiaffo.

Vuole però a tutti i costi sentirsi dire che lo ha perdonato.

 

Per farlo sentire in colpa (ma ridendo in cuor suo) lei dice che non ci sono segni sul viso, ma da un’altra parte (toccandosi il cuore).

Lui giura che non lo farà mai più, che è stato un attimo di follia. Dice di essere stato malissimo, di non aver mai sofferto tanto per qualcuno, e di avere imparato la lezione.

 

– Però anche tu mi hai fatto stare male…

Tu non sei niente per me, hai detto.

Lo pensi davvero?

 

– Ero arrabbiata, Ramon.

– Ma lo pensi? fa lui

 

– No.

– Allora mi vuoi bene?

 

– Sì.

– Solo bene?

 

– Qualcosa di più.

 

Lui resta in silenzio.

– È così anche per me, fa lui

 

E abbracciandola la tiene stretta a sé.

 

– Posso restare qua stanotte?

– No, torna a casa da Clarence. Lo stai facendo soffrire.

– Lo so. (pausa) Però ci sentiamo domani?

 

Lei fa cenno di sì con gli occhi.

Con le labbra le sfiora delicatamente la fronte.

 

– Vado.

  

 

mani intrecciate

 

(Dall’inviato Farina 00)

 

SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane

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