Orazione: “CONTRA GABBIANUM”

Perchè sono contro i gabbiani?

Io affermo alto e forte: i gabbiani se li conosci, li eviti.

 Ebbene per approfondirne la conoscenza del volatile, a livello letterario, consiglio a tutti la lettura di “Dwight Macdonald – Masscult e Midcult – Roma, e/o, 1997, pagg. 125.”

Leggete il caustico libro di Macdonald e rinforzerete il vostro senso estetico, tonificherete la vostra vigilanza critica, per non soccombere alla valanga di sciocchezze che ci sommerge sul web, in libreria ed in televisione e, nello specifico,  avrete una visione alternativa del volatile.

Macdonald cita come esempi nefasti di Midcult: il poema “Se” di R. Kipling, esposto in tutte le anticamere dei dentisti, le riviste di Franco Maria Ricci, Il gabbiano J.Livingstone,  la Gabbianella di Sepùlveda, qualche romanzo di Tabucchi, il Vecchio ed il Mare di Hemingway.

Insomma, per intenderci, ecco una efficace critica feroce al manierismo, all’enfasi, al lirismo costruito, al simbolismo da rivista di moda o da spot pubblicitario al rallentatore.

Provo ad riscrivere con questa logica  “Il monologo di Kostantin del Gabbiano di Cechov”

Perché ho ucciso il gabbiano? Si sono scervellati generazioni di critici letterari, di registi e di attori su questa domanda. Tanto è che molti seguaci del metodo Stanislavsky, in conseguenza di questa atroce domanda, son passati dal realismo psicologico al realismo psichiatrico. Insomma, come dice il mio amico Salvatore Quagliarulo, so’ asciute pazze.

Alla fine questo gabbiano maledetto non solo è diventato un simbolo per la cultura dei piccolo-borghesi che aspirano ai simboli alti, ma numerosi altri ne ha generati. Convenite con me che sono uno peggio dell’altro, solo simbolismo da due lire, solo retorica da scompartimento ferroviario.

Ed anche  io mi sento responsabile di questo proliferare di retorica caramellosa grazie alla salma di quell’uccellaccio fetido che ho deposto ai piedi di Nina solo per farmi bello.

Perché, se volete sapere la verità , io a quell’uccellaccio mica ci volevo sparare. Con la mia vista, due diottrie per occhio, non colpirei un elefante in un corridoio, a tre metri di distanza.

Per dirla tutta ero andato sulla spiaggia e, per passare il tempo, mi ero portato il fucile da caccia di papà buonanima, tanto per fare due tiri ai barattoli, in fondo alla spiaggia dove c’è la discarica.

In quel mondezzaio c’era uno stormo di gabbiani a fare merenda, al primo colpo si sono alzati in volo tutti, tranne uno, si vede che era sordo. Con il secondo colpo ho mancato il barattolo ed ho preso di rimbalzo l’uccellaccio e meno male che ho mancato un grasso ratto nero che passava in quel momento.

Se no chissà quanti sproloquii letterari nascevano sulla pantegana Janeth.

Se poi dalla “letteratura” su carta passiamo ai prodotti dei siti di scrittura o dei blog converrrete con me che certe “enfasi” appaiono totalmente fuori luogo e generano, almeno in me, un senso di profondo fastidio.

Credo che si possa scrivere in maniera dignitosa senza ricorrere a “gonfiature”, a simboli , ad esagerazioni mutuando stilemi alti da altri credendo di fare “poesia” e “letteratura”.

Venendo poi al gabbiano assunto da molti come simbolo di libertà e di bellezza voglio rammentare le reali abitudini dell’uccellaccio:

a) il gabbiano mangia monnezza

b) divora le proprie uova

c) abita nelle discariche

d) è un produttore dell’utile guano (l’unica cosa utile che fa)

Se poi potessero parlare, sai gli scacazzi a volo radente in testa a poetonzi assortiti, ma  in primis a quel furbastro di R. Bach che sulla storia di Gionata si è fatto i miliardi.

Ed infatti con un poco di fantasia si può immaginare questa chiacchierata.

Squerk squirk squer suiwer sqwas …. (ho così transilleterato un protesta ascoltata dai miei amici gabbiani). La traduzione: “Benedetti umani la smettete di metterci nelle vostre poesie, canzoni e romanzi senza pagare una lira di royalty …. Basta mollate la grana ( e non come granone o formaggio,  ma danaro).

In effetti hanno ragione i poveri gabbiani.

Altri volatili no nelle poesie?

Che so:  le poiane, il falco,  l’allodola,  la colomba,  il picchio, il martin pescatore. I gabbiani passano il tempo a gironzolare per le poesie, nei romanzi, nelle canzoni, sono ovunque e non hanno tempo per badare ai cavoli loro.

A questo punto si impone la cronaca di un episodio a cui ho assistito l’estate scorsa. 

TERRA

Concettina Quagliarulo si spalma voluttuosamente la crema antisole protezione 100, sulle cellulitiche cosce, si distende a pancia sul verde lettino, scoscia il costume color argento metallizzato mettendo quasi a nudo le ancor più cellulitiche natiche e si appisola.

CIELO

Il Gabbiano Pasquale Stanley ha una fame bestiale. Non sono ancora arrivati i navigatori d’agosto che riempiono di spazzatura il golfo di Gaeta e l’insenatura di Serapo. L’unica soluzione, per l’affamato Pasquale, è andare a cercare cibo nelle insenature prospicienti gli alberghi sulla Flacca dove in questo periodo è tutto un proliferare di pranzi di nozze da 300 invitati minimo, di rifiuti lì ne trova sicuro. Gli albergatori, piuttosto che pagare somme sostanziose per la raccolta dei rifiuti, scaricano a mare, per la gioia dei gabbiani, i residui di cucina. Davanti all’albergo “Le dune”, uno spesso strato di pesce marcio residuato del pranzo nuziale degli sposi Pastoriello/Mastrogiacomo, galleggia invitante. Pasquale si lancia in picchiata ed ingoia un trancio di spigola marcio ed alcuni gamberi passati più volte dalla condizione di congelati a quella di scongelati,di un inquietante colore verde alga.

TERRA

Concettina si sente bruciare la natica destra.

La sua pelle bianco mozzarella, malgrado la crema solare ad altissima protezione, subisce gli insulti anche di un tiepido sole di inizio luglio.

Cerca allora protezione all’ombra dell’ampio ombrellone bianco crema.

Dalla punta del promontorio a ovest della spiaggia sbuca un stormo di gabbiani: “Che belli! Come sono suggestivi “ chioccia Concettina, schermandosi con il palmo della mano, per i raggi del sole al tramonto.

CIELO

In fondo allo stormo ballonzola in volo Pasquale. Ha un tremendo mal di stomaco, pur essendo abituato a trangugiare ogni possibile schifezza, il cibo divorato prima è assolutamente indigeribile. Pasquale ha i crampi allo stomaco perde quota e perde contatto con lo stormo che attraversa in volo, in perfetta formazione in diagonale, la spiaggia, sotto gli occhi ammirati dei  rari bagnanti. Pasquale si abbassa sempre di più, vola a zig zag, sfiora gli ombrelloni bianco panna, sente un dolore atroce, poi un rigurgito e vomita anche l’anima.

TERRA

E poi dicono le bombe intelligenti: Concettina è colpita in pieno dal rigurgito alimentare gabbianesco.

La decenza mi impone di chiudere la cronaca.

Devo confessare che anche io ho ceduto alla tentazione di scrivere versi dedicati ad un gabbiano ed è giusto citarli.

IL PINGUINO PROCOLO

Viveva sul pack il pinguino Procolo

un igloo color verde era il suo abitacolo

ogni sera c’era da lui un cenacolo

con i sui versi a mostrar miracolo

Anche un gabbiano venne allo spettacolo

e sorridendo apostrofò: “or ti coccolo”

Ma il pinguino attento avvertì il pericolo

e per questo urlò quale fosse un oracolo:

” turpe gabbiano ora ti ingraticolo!”

IL GABBIANO ASSASSINO

 

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4 Replies to “Orazione: “CONTRA GABBIANUM””

  1. Bravo Raffaele! Mi associo, io lotto contro il piccione, il simpatico volatile da centro storico che trasforma la mia Clio da rosso metallizzato a marrone caccato.

  2. Quando si ha l’arte di associare: letteratura, poesia,cronaca, scienza ed umorismo, ecco creato Raffaele Abbate.
    Bravo!

    1. Grazie Annalisa, è doveroso ringraziarti.
      Sono anni che combatto contro il gabbiano, con alterna fortuna.
      Ho l’impressione che qualcuno ha informato quei lerci volatili della mia avversità.
      Alcune settimane fa ero in riva al mare ed uno stormo di pennuti svolazzava affamato in cerca di cibo su un vivaio di frutti di mare.
      Ad un tratto si sono diretti verso la riva come se volessero aggredirmi, mi son sentito come un personaggio degli Uccelli di Hitchcock e mi son messo al riparo sotto il capannone del vivaio.
      Li mi hanno confermato che è un po’ che i gabbiani sono aggressivi.
      E ci sono poeti che ancora gli dedicano ancora poesie

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