Chi sono i veri eroi? Quelli con le tutine blu? No, qualche volta sono sovrappeso

giovanni falcone, paolo borsellino

Chi sono gli eroi?

Se lo chiedi ad un bambino, ti risponde che è una persona forte, con i muscoli, una persona buona, che ti salva. Superman, quello sì che era un eroe, ma non quello che volava con la sua tutina blu ed il mantello rosso, piuttosto l’uomo che gli dava vita nei film, Christopher Reeve, rimasto paralizzato dal collo in giù dopo una caduta da cavallo. Quello che volava era l’eroe dei fumetti, quello che nemmeno le pallottole lo ferivano, ma nella vita di tutti i giorni, cadi da cavallo e rimani immobilizzato su una sedia a rotelle per il resto della tua vita e se non ti arrendi allora sei un eroe.

Venticinque anni su quella sedia, ma non si è arreso, anzi, ha intrapreso una lotta per aiutare chi come lui si trova ridotto ad un vegetale.

Ma oggi voglio parlare di altri eroi, perché è importante farlo, perché la gente si dimentica sempre più velocemente delle cose. Siamo così bombardati da notizie, informazioni ed eventi, che tutto passa per la memoria volatile, anche quelle cose che dovremmo ricordare per tutta la vita hanno difficoltà a depositarsi nelle coscienze.

La televisione manda ininterrottamente immagini e suoni e tra telestronzate e cose serie abbiamo difficoltà a discriminare, a dare peso ed a ricordare il giorno dopo.

Oggi si commemora la morte di Paolo Borsellino, ucciso dopo 57 giorni dalla morte di Falcone.

Stragi, una dopo l’altra. Allora chi sono gli eroi? Quelli con i muscoli e che volano? Quelli che tessono ragnatele? Quelli d’acciaio o che vedono attraverso le pareti? Chi sono gli eroi che ci difendono dal male?

Spesso sono persone invisibili, hanno giacca e cravatta, sono soprappeso, hanno i capelli bianchi, niente a che vedere con i fisici statuari e le tutine blu.

Invisibili, perché se Falcone e Borsellino, ed altri come loro, non fossero stati massacrati, probabilmente non ne staremmo qui a parlare. E già, non fa notizia un magistrato che indaga, un poliziotto che fa il suo dovere rischiando la vita tutti i giorni, e no, deve morire, sperando che lasci una moglie, possibilmente con un figlio o una figlia piccolissimi, perché così la notizia è più coinvolgente, come se non bastasse la morte del poliziotto.

Gli eroi…

Invisibili, perché non vediamo, o fingiamo di non vedere, perché tanto non ci riguarda di persona, nemmeno il sistema corrotto che ci gira intorno. Facciamo un bel sospiro e ci chiudiamo nelle nostre case, come isole felici, dimenticando il marcio che c’è fuori dalle quattro mura. Seduti in poltrona con la televisione che ci fa vedere culi e tette e gente che non fa un cazzo ma guadagna soldi a palate, c’indigniamo, cambiamo canale, ci ripetiamo che questo mondo fa schifo, poi apriamo il frigorifero e ci mettiamo a mangiare sognando il superenalotto.

Gli eroi…

Stiamo sempre ad aspettare un eroe che arrivi a risolvere tutti i nostri problemi, perché “Dio Santo, qualcosa si deve pur fare!”, “Qui non si può nemmeno camminare per strada!”. Poi se vediamo rubare un’auto ci chiudiamo dietro i battenti della nostra finestra, perché non sono cazzi nostri, perché non è compito nostro, zitti, muti, ci nascondiamo per non farci vedere.

Una sera un amico, urlando dalla finestra, sventò una rapina, poi si mise a chiamare i carabinieri mentre qualcuno gli diceva di non farlo perché avrebbe dovuto dare il nome, perché non si sa mai, perché forse i rapinatori lo avevano visto!

Gli eroi…

È difficile essere eroi quando ci provi e la gente ti dice di non farlo, specialmente se abitano con te o se sono i tuoi amici, quelle stesse persone che s’indignavano di questo mondo di merda e che ripetevano che qualcosa si deve pur fare.

È il 1980 quando Borsellino, con Rocco Chinnici (procuratore capo di Palermo), sferra il primo attacco alla mafia. Non attaccano gli uomini della mafia, ma i loro conti correnti e le loro attività finanziarie. In due anni la mafia trema, ha paura, tanto che per reazione uccide Pio La Torre (deputato di sinistra) ed il suo autista Rosario Di Salvo.

Allora si decide di mandare un altro eroe giù a Palermo, un uomo che aveva sgominato le Brigate Rosse, che si era già distinto in altre dure operazioni. È così che in Sicilia arriva il generale Dalla Chiesa. Ma i nostri eroi non hanno le tutine blu, non volano e non sono immuni ai proiettili, e forse per questo sono ancora più eroi degli eroi dei fumetti, perché se per culo, per magia o perché mi ha morso un ragno radioattivo, divento invincibile, volo e sono immune ai proiettili, allora che ci vuole a fare gli eroi?

Niente batmobile per il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, solo una misera A112 in cui, con la moglie e l’agente di scorta, perde la vita sotto una pioggia di proiettili. Emanuela Setti Carraro, la moglie, Domenico Russo, l’agente di scorta; ricordiamoli i nomi, perché pure a stare con un eroe si diventa un po’ eroi di conseguenza.

10 Febbraio 1986, in questa data inizia la battaglia più eclatante contro la mafia, a dirigerla sono Borsellino e Falcone che interroga Tommaso Buscetta uomo di mafia, il quale svela retroscena inquietanti ed inizia a fare nomi.

Ma gli eroi non devono combattere solo contro i mafiosi che “stanno fuori” ma anche contro i Giuda che “stanno dentro”. Sono parole di Borsellino dette nella biblioteca pubblica di Palermo, Falcone già era morto.

23 Maggio 1992. Ci sono voluti 5 quintali di tritolo per ucciderlo! Era all’altezza di Capaci, in autostrada verso Palermo. Con lui la moglie Francesca e gli uomini della scorta: Antonio Montanaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo.

19 Luglio 1992. Altro tritolo, forse solo così si uccidono i grandi eroi. Superman aveva la criptonite, i nostri eroi il tritolo. Paolo Borsellino parte da Villagrazia di Carini, dove ha una casa al mare, vuole andare a trovare la madre in via D’Amelio, a Palermo. Lui lo sa che stanno tramando contro la sua vita, lo sa perché ha letto un rapporto del Ros in cui si dice chiaramente che “a Palermo è arrivato il tritolo per l’attentato a Borsellino”. Via D’Amelio, una strada senza uscita, come la vita di Paolo Borsellino quando ci arrivò con la sua scorta. Un’esplosione tremenda, e già il prossimo elenco di nomi che poi si dimenticheranno: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina, la scorta di eroi invisibili.

[…]Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
Di faide e di famiglie sparse come tante biglie
Su un’isola di sangue che fra tante meraviglie
Fra limoni e fra conchiglie… massacra figli e figlie
Di una generazione costretta a non guardare
A parlare a bassa voce a spegnere la luce
A commentare in pace ogni pallottola nell’aria
Ogni cadavere in un fosso
[…]

[…]Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole, iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
[…]

Massimo Petrucci
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3 Replies to “Chi sono i veri eroi? Quelli con le tutine blu? No, qualche volta sono sovrappeso”

  1. Il senso è proprio questo: non bisogna dimenticare.
    Oggi l’oblio è una tendenza sempre più forte, nulla, nemmeno le cose più gravi, sembrano riuscire a resistere nel tempo.

  2. Grazie per questo articolo, mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi. No, non si deve dimenticare.

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