Corridoi umanitari: un migrare sicuro

 

di Alfonso Mottola

 

      corridoi umanitari               

 

Immigrati e viaggi in mare. Molte le domande intorno a questo tema così attuale. Tra le tante ci si chiede, “perché arrivano a centinaia sulle barche mettendo a repentaglio la loro vita?”. Oppure, “esistono modalità diverse con cui giungere in Europa?”. Sì, esiste un modo diverso e soprattutto legale per mettere piede nella tanto desiderata terra europea. I Corridoi Umanitari. Sono frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto dalla direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero degli affari esteri, dal dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’interno, dalla comunità di Sant’Egidio insieme alla federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e alla Tavola Valdese. Si tratta di un progetto-pilota, il primo di questo tipo in Europa, e ha come principali obiettivi:

  • evitare i viaggi con i barconi nel mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini;
  • impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre;
  • concedere a persone in condizioni di vulnerabilità (oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze anche famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo;
  • consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.

I corridoi umanitari sono il frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici e cristiani protestanti: Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario, un progetto che ha le caratteristiche di quello che può essere chiamato Umanesimo evangelico. L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle stesse organizzazioni promotrici, grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi. Non pesa quindi in alcun modo sullo Stato italiano. La stessa Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese evangeliche nell’ambito del progetto Mediterranean Hope e la Tavola valdese per il tramite della commissione Sinodale per la Diaconia, provvedono alle spese per l’ospitalità dei profughi. Alcune associazioni, come ad esempio la comunità Papa Giovanni XXIII, presente nel campo libanese di Tel Abbas, hanno facilitato, con il loro generoso impegno, la realizzazione del progetto. Una volta arrivati in Italia i profughi non solo sono accolti, ma viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori e altre iniziative. In questa prospettiva viene loro consegnata una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua. Per tutti questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile dagli Stati dell’area Schengen e non solo dalle associazioni o da privati.

Da quando i corridoi umanitari sono attivi, cioè dal febbraio 2016, i profughi che sono arrivati in Italia tramite questo canale sicuro e legale sono giunti a un numero di 1000. L’ultimo arrivo è stato il 27 ottobre di quest’anno all’aeroporto di Fiumicino, con un gruppo di 125 profughi siriani provenienti daicorridoi umanitari campi in Libano, un gruppo formato soprattutto da famiglie con 60 minori, di cui 48 con un’età inferiore ai quattordici anni e anche vari neonati. Tutto il progetto si basa sul visto umanitario, rispetto al quale si conosce poco, perché finora poco utilizzato.

Su quale base avviene il rilascio di questi visti? Le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei paesi interessati dal progetto o segnalazioni fornite da attori locali predispongono una lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane. L’azione umanitaria si rivolge a tutte le persone in condizioni di vulnerabilità, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica. Le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane dei paesi coinvolti per permettere il controllo da parte del ministero dell’Interno. I consolati italiani nei paesi interessati rilasciano infine dei visti con validità territoriale limitata, ai sensi dell’art. 25 del Regolamento visti (CE), che prevede per uno Stato membro la possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari.

Non solo l’Italia si sta impegnando in questo progetto, ma anche la Francia sta facendo la sua parte. Il 5 luglio di quest’anno all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi è arrivato il primo gruppo di rifugiati siriani costituito da quattro famiglie (16 persone in tutto con 3 bambini) provenienti la maggior parte da Homs, città siriana oggi completamente rasa al suolo a causa della guerra. Una volta arrivate in Francia sono state accolte nelle città di Nîmes e Le Mans. Questo è stato possibile grazie a un protocollo d’intesa firmato il 14 marzo scorso all’Elysée, tra il ministero dell’Interno, il ministero degli Affari Esteri, la comunità di Sant’Egidio, la Federazione protestante di Francia e la Conferenza episcopale francese. L’intesa prevede un percorso di accoglienza e integrazione per 500 persone per i prossimi 18 mesi. Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia ha dichiarato riguardo ai corridoi umanitari: “Si tratta di una buona pratica pienamente collaudata e portata avanti, in chiave ecumenica, da protestanti e cattolici che, insieme, si sono attivati per l’accoglienza in sicurezza di persone che hanno perso tutto a causa di guerra e persecuzione. Siamo convinti che si tratti di un modello esportabile sia perché è fondato sui parametri di Schengen che prevede la possibilità da parte degli Stati membri di rilasciare visti corridoi uman.per motivi umanitari. Sia perché è esattamente il contrario di una migrazione selvaggia”. La stessa Federazione delle Chiese evangeliche in Italia il 3 luglio ha inviato una lettera ai suoi partner internazionali (Chiese e organismi ecumenici) per proporre di avviare dal basso un’azione concertata delle Chiese per smuovere sulla questione migratoria l’Europa e i rispettivi Stati membri. Si propone di considerare l’opzione dei corridoi umanitari; di fare pressione sui propri governi affinché sia ampliato il programma di reinsediamento dell’Ue, che vengano adottate politiche di solidarietà e di condivisione relativamente al numero dei profughi e s’introducano visti umanitari temporanei che permettano a coloro che sono stati tratti in salvo nel Mediterraneo di accedere ad altri Paesi dell’unione europea.

La questione dei migranti sta molto a cuore anche a papa Francesco che non smette di far sentire la sua voce su questo argomento, così come ha fatto il 1 ottobre scorso a Bologna dove ha fatto visita ai migranti e al personale presente nell’Hub regionale di via Mattei. In quella occasione Francesco si è espresso con queste parole: “Credo davvero necessario che un numero maggiore di Paesi adottino programmi di sostegno privato e comunitario all’accoglienza e aprano corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili. L’integrazione inizia con la conoscenza. Il contatto con l’altro porta a scoprire il “segreto” che ognuno porta con sé e anche il dono che rappresenta, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi, imparando così a volergli bene e vincendo la paura, aiutandolo ad inserirsi nella nuova comunità che lo accoglie. Ognuno di voi ha la propria storia. E questa storia è qualcosa di sacro, dobbiamo rispettarla, accettarla, accoglierla e aiutare ad andare avanti. Alcuni di voi sono minorenni: questi ragazzi e ragazze hanno un particolare bisogno di tenerezza e hanno diritto alla protezione, che preveda programmi di custodia temporanea o di affidamento. Vengo in mezzo a voi perché voglio portare nei miei i vostri occhi, nel mio il vostro cuore. Voglio portare con me i vostri volti che chiedono di essere ricordati, aiutati, direi “adottati”, perché in fondo cercate qualcuno che scommetta su di voi, che vi dia fiducia, che vi aiuti a trovare quel futuro la cui speranza vi ha fatto arrivare fino a qui. Sapete cosa siete voi? Siete dei “lottatori di speranza!”.

 

 

 

 

 

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