Siamo alla frutta! Single col cappio fiscale al collo

single che sfiga

Fughiamo ogni dubbio: siamo alla frutta!

E se lo siamo non è perché prima c’è stato un ricco pranzo, le nostre pance sono piene e il nostro umore brilla come i bicchieri senza calcare delle pubblicità.
Il fatto è che solo la frutta, forse, ci è rimasta.

È notizia di qualche giorno appena della “geniale” proposta del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di istituire quella che noi malpensanti chiamiamo tassa sui single. Pur camuffandola come legge a sostegno delle famiglie con figli, “caricare fiscalmente sui single per recuperare risorse da mettere a disposizione dei nuclei che hanno figli”, le mie reminiscenze scolastiche non possono che ricondurmi indietro nel tempo quando tale Benito detto il duce (ooops l’ho scritto in minuscolo!) istituì l’imposta sul celibato.

Era il 13 febbraio 1927 quando i celibi di età compresa tra i 25 e i 65 anni cominciarono ad essere costretti a sborsare contributi fissi proporzionalmente all’età e un’aliquota aggiuntiva in funzione del reddito di ognuno per incentivare i matrimoni e soprattutto le nascite di bambini, futuri soldati, morti al momento del primo vagito visto ciò che li aspettava.

Ebbene nel 2010, a distanza di ottantatre anni, l’arguta intuizione del pelatone più ambito della storia (e perché no di chi crede alla causa “distruggi l’Italia, fortifica il tuo portafogli e riempi il tuo letto”) torna di moda un po’ come con certe terribili tendenze che si rinnovano periodicamente.

Del resto si sa che la fantasia è finita, per cui mi metto nei panni di quei poveri miliardari che guidano il nostro Paese alla deriva. Tra allagamenti, frane e figuracce internazionali mi sembra la parola più adatta.

Poverelli, in che modo potrebbero ingegnarsi? Perché innovare se la storia e la logica forniscono già le risposte ai problemi di uno Stivale avvelenato?

Sei grasso? Con il metodo “senza lavoro non mangi” presto rientrerai in una taglia 38 e poi sai che invidia i vicini di casa!

Vivi in un monolocale sgarrupato? Tranquillo, ghe pens mì!
Una bella alluvione fa al caso tuo…

Hai un problema di salute? Basta soffrire… Ti faccio operare dal mio macellaio e dici addio ad ogni dolore.

I bimbi all’asilo piangono? Imbavagliamoli.

Questi giovani d’oggi, cialtroni e senza senso, non si sposano? Costringiamoli. Mettiamogli un cappio al collo intimandogli in modalità western “Gringo sei finito!” e poi vedi come scappano tutti in chiesa, fatta eccezione per gli omosessuali che in Italia sono single a prescindere.
Un film già visto, dunque, un déjà-vu mostruoso, terrificante e persino umiliante per chi non può o non vuole sposarsi, e per chi addirittura è già convolato a giuste nozze ma non ha ancora o non avrà mai un bebè ad allietare le proprie giornate.

Una mancanza di libertà individuale che fa tremare l’articolo 3 della sempre menzionata e mai rispettata Costituzione. Chissà cosa farà mai Umbertone Bossi dietro il famigerato cespuglio!
Pensa a come far sì che suo figlio, il Trota, possa contendersi le pupe con Mario Balotelli senza rimediare i soliti due di picche?

Compone il nuovo inno nazionale?
Fratelli di Padania… che schiava del carroccio Iddio la creò.. parapà parapà parapà pa pa pa pa…

Brucia un tricolore o più semplicemente spara … ehm…. corbellerie?

Optando faziosamente per quest’ultima ipotesi, tornerei al tema centrale. Ebbene seppur condivida l’idea di difendere la famiglia e di sostenere quelle numerose, non posso che indignarmi se a farne le spese sono altri uomini e altre donne. Non credo infatti che il valore del sentimento umano cambi a seconda dello stato civile. Non posso accettare di essere moglie né di essere zitella se questo mi priva della mia libertà di scelta.

A mio modesto parere finché non si interviene sul tessuto italico in tutte le sue parti, matrimoni e figli saranno solo un sogno irrealizzabile per alcuni e un incubo per altri.
L’Italia dovrebbe riformarsi dando pari dignità e opportunità. Peccato che un ministero così importante sia nella french manicure di un ministro dal quale è difficile sentirsi rappresentati e tutelati. Del resto il merito dovrebbe essere di altro tipo.
E allora cosa ne pensate?

A me è passata persino la fame… neanche la frutta mi va più.

4 Replies to “Siamo alla frutta! Single col cappio fiscale al collo”

  1. Per fortuna che c’è la nostra politica, che ci rende tutti paladini della giustizia. Se solo una proposta ci indigna così tanto avremmo dovuto fare la rivoluzione molto tempo fa di fronte alle leggi vergognose approvate dal nostro parlamento, ma poi tutti a casa davanti alla tv. Tutti bravi solo a chiacchierare, ad indignarsi per poi non far nulla. Condivido l’articolo, ma poi?? Chiacchiere solo chiacchiere. Gli studenti sono in piazza per protestare ma i lavoratori li bollano come persone che non hanno nulla da fare. Ma si, in fondo è più facile scrivere su di una tastiera il nostro sdegno che fare qualcosa. Non siamo in grado di organizzare nessuna disobbedienza civile ma per lamentarci preventivamente siamo i numeri uno. Antonella il mio è uno sfogo generale, a me è passata la fame da un bel po’. Pari opportunità, pari dignità? Siamo sicuri che l’uomo (inteso come specie animale) sia in grado di utilizzare la propria libertà? A me non sembra visti gli ultimi 20 anni.

  2. perchè dite così? Sono idee formidabili!!! Non possiamo non accorgerci di quanto il nostro povero ex Bel Paese stia annegando, oltre che nelle inondazioni e nei rifiuti, nel ridicolo! Forse così ci sveglieremo, sia single che separati, sposati, divorziati, gay e no, e scenderemo in piazza, faremo le barricate, assalteremo il Quirinale, il Parlamento, faremo scioperi a oltranza, insomma, qualunque cosa ci restituisca per prima cosa un pò di dignità…sono ingenua, vero?

  3. …nemmeno a me. Condivido in particolare questo tuo passaggio:

    Ebbene seppur condivida l’idea di difendere la famiglia e di sostenere quelle numerose, non posso che indignarmi se a farne le spese sono altri uomini e altre donne. Non credo infatti che il valore del sentimento umano cambi a seconda dello stato civile. Non posso accettare di essere moglie né di essere zitella se questo mi priva della mia libertà di scelta.

    Essere single è già costoso di per sé: spese per la casa totalmente a carico, vacanze più costose (non esistono offerte in questo campo per chi viaggia da solo), assenza di confezioni più piccole al supermercato e via dicendo. Ma una spaventosa marcia indietro come una tassa per il solo fatto di esserlo (per scelta o no, non importa) è inaccettabile e purtroppo coerente con l’andamento della politica italiana.
    Complimenti per l’analisi.

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