Baaria e la zuppa di pesce

Recensione a cura di Bearhardy


Papà mio era calabrese, del nord, e passavamo tutte le feste, comandate e non, in vacanza in “paese”. Papà era il dottore che stava a Bari e quindi in paese lo conoscevano tutti.

D’estate c’era sempre qualcuno a cena e una sera c’era un altro emigrante. Non ho mai saputo il suo nome, ma solo il soprannome. In paese i nomi non contano, sono i soprannomi che definiscono le persone.

Lui si chiamava Mariucc’ a’ fischietta. Chi vive al sud capisce subito che Mariuccio portava nel soprannome la chiara indicazione delle sue preferenze sessuali.

Se Mariuccio fosse nato a New York forse sarebbe stato un fan di Barbra Streisand, nel sud italia, dove al più si cantava “Vitti ‘na Crozza” e ad un vero uomo era concesso al massimo di saper cuocere due uova all’occhio di bue, un gay poteva esprimere il proprio lato femminile solo cucinando. E Mariucc’ era un cuoco meraviglioso.

Ricordo che una volta stava spiegando a mia madre come si fa una zuppa di pesce. A che tempo di cottura devono essere aggiunti i vari pesci in modo che tutto arrivi a cottura nello stesso momento.

Ieri sera, guardando il DVD di Baaria, ho ripensato a Mariucc’ e alla sua zuppa di pesce perché Baaria mi ha dato l’idea di una zuppa nella quale i pesci sono stati messi tutti insieme all’inizio, cosicché alla fine qualcuno è crudo, qualcun altro è cotto, qualcun altro ancora si è semplicemente disintegrato.

Tornatore ha messo tutto insieme in un film allo stesso tempo corale e individuale, senza riuscire a fare né un film corale, né un film individuale.

La Sicilia ce l’hanno raccontata in molti, al cinema e sui libri. E’ terra complessa, ricca di storia collettiva e di storie individuali, e quindi è difficile fare un film che sia veramente nuovo.

Tornatore, che ci delizia con la maestria delle riprese e della fotografia, non ci riesce. Il film è tutto un già visto, senza emozioni. Proprio come la zuppa di pesce mal riuscita: dove non si distinguono più i sapori dei singoli pesci.

La volta della chiesa affrescata con i personaggi del paese: visto in Mediterraneo di Gabriele Salvatores, ma che differenza di emozioni quando Abatantuono ritorna, anziano, nella chiesa affrescata dal suo amico e rivede la sua giovinezza.

Il bambino che gioca con gli spezzoni di pellicola: visto in Nuovo Cinema Paradiso dello stesso Peppuccio Tornatore, e non ci sono paragoni.
Le scene di marcia dei compagni del PCI, viste in migliaia di pellicole. Citerò solo la migliore: REDS di Warren Beatty.

Non c’è nulla in Baaria che sia in grado di emozionare uno spettatore, anche la passione politica di Peppino Torrenuova sembra essere falsa, al massimo frutto del brutto carattere. Tant’è che ci siamo chiesti se alla fine Peppino ci credeva o semplicemente ci faceva.

Il film è insomma noioso, e si arriva alla fine con un senso di vuoto. E’ un film che dimenticheremo come abbiamo dimenticato Malèna. E un film che si dimentica è un film che si poteva evitare di girare.

La storia personale di Peppino Torrenuova non coinvolge, non emoziona, non è neanche una storia di elevazione personale, come potrebbe essere quella di un emigrante che fa fortuna lontano da casa. Peppino è un bravo cristo, onesto, che ha dei valori, ma non li porta avanti.

Baaria, il paese, è semplicemente un set dove sono ambientate le sue vicende personali con personaggi di contorno più o meno credibili.

Alla fine, Baaria annoia, anche perché il 90% delle riprese sono scene corali, senza emozioni, nelle quali questi siciliani urlano. Ma è mai possibile che debbano urlarsi sempre addosso come se fossero in un talk show televisivo?

Baaria è barocco, manieristico, auto-celebrativo, come se Tornatore avesse deciso di fare un film per dimostrare quanto era bravo a fare un colossal.

Ma noi tutti lo sapevamo già che Tornatore era bravo.

Nuovo Cinema Paradiso è un capolavoro che resterà sempre nella storia del cinema.
Una pura formalità
è un altro splendido film nel quale Tornatore ha mostrato a tutti di poter fare un film lontano dalle sue corde.

Baaria non è niente di tutto questo. Non è un film sulla Sicilia, non è un film sulla memoria, non è un film sulla storia di una famiglia, o di un personaggio. E’ un po’ di tutto e tutto di niente. E’ una zuppa di pesce venuta male.
Anche se i singoli pesci erano buoni.

Gli attori sono tutti molto bravi e recitano bene. Scianna fornisce un ritratto convincente di Peppino adulto. Ficarra e Picone sono ragionevolmente credibili e lo stesso dicasi per tutti gli altri. Inutile la presenza di Laura Chiatti che non si capisce cosa ci faccia, ma ringraziamo Tornatore per averle fatto almeno tenere la bocca chiusa.

Baaria è in definitiva un film normale. Non brutto, non bello, semplicemente normale. Qualcosa che arricchirà il curriculum vitae di Peppuccio Tornatore, ma che non ha arricchito la nostra vita.

Riprovaci Peppuccio, perché dopo Nuovo Cinema Paradiso ti perdoniamo tutto.

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Baaria, 2009, regia di Giuseppe Tornatore

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2 Replies to “Baaria e la zuppa di pesce”

  1. La sensibilità culinaria è un fatto molto personale. Tornando al film… non metto in dubbio che possa rappresentare la Sicilia di oggi, anche se ho qualche dubbio. Il punto è che a me sembra che quel film non volesse limitarsi a rappresentare la Sicilia, ma volesse fare di più. Secondo me quel più che dovrebbe esserci… semplicemente non c'è. Ma i gusti cinematografici sono estremamente personali esattamente come le preferenze culinarie. Ma de gustibus…

  2. Non sono d'accordo.
    Io trovo che Baaria sia un bell'affresco di ciò che era la Sicilia e di ciòche (di conseguenza) è diventata oggi.
    Forse io, vivendo al nord e non conoscendo a fondo la realtà del sud, non mi è parso questo minestrone mal riuscito, ma piuttosto, appunto, una bella rappresentazione della Sicilia di un tempo.
    Probabilmente non sarà così coerente con la realtà (non posso saperlo non conoscendo bene tradizioni e storia di questo paese) ma penso che Tornatore abbia tratto spunto da fatti reali, sebbene poi giustamente adattati a un film.
    Certo magari non sarà un capolavoro, a me comunque ha emozionato e, questo colossal (chissà auto-celebrativo), devo dire che mi è piaciuto.
    Poi i gusti sono gusti, probabilmente a me piace la zuppa di pesce mal cucinata.

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