Frankenstein Junior, ululà sola ti vollei

Frankenstein Junior 1

Lo so, lo so. Sembra una cosa senza senso. Eppure sono sicuro che per voi un senso ce l’abbia. Anzi, quest’associazione di quattro strampalate parole (provate a ripeterlo veloce senza dire stramparate palore) vi abbia suggerito sicuramente almeno tre cose: il titolo di una canzone; il linguaggio di un cinese da cartoon e il mitico film Frankenstein Junior.

È un po’ come quando il cervello va in corto circuito. Sapete che nelle zone grigie, quelle nelle quali non si può sostare mai, neanche con il biglietto, esistono alcuni particolari collegamenti chiamati sinapsi che ci consentono di fare alcune associazioni? Se il mio cane, entrando per la prima volta nel giardino di un amico, vede dietro una pianta un gatto col pelo della schiena rizzato, la prossima volta che ritornerà in quella casa, la sua prima attenzione sarà rivolta alla stessa pianta: insomma, i suoi sensi sono stati stimolati al punto tale che, involontariamente, ricorderà il gatto in quel posto.

Io immagino le sinapsi come dei minuscoli ponti levatoi che si alzano e si abbassano per fare passare le informazioni. Quando, ad esempio, i ponti levatoi del cervello sono alzati, una certa zolla non può entrare in contatto con l’altra. Viceversa, quando i ponti levatoi sono abbassati c’è un gran traffico e noi siamo iperattivi, i nostri sensi sembrano amplificati, tutto ci appare più facilmente comprensibile e, mentre le informazioni corrono lungo questo reticolato di strade, noi – anziché camminare – ci alziamo in volo.

Capito niente fin qui? Male, perché ciò vuol dire che i vostri ponti levatoi sono alzati o che io stia parlando a vanvera e che, dunque, siano i  miei a essere alzati: due universi scorrono paralleli finché tutti i punti che li formano non s’incontrano mai.

Vi è mai capitato che, mentre dormite, squilli il telefono e voi – svegliati di soprassalto – rispondiate in modo meccanico, ma dicendo cose senza senso al vostro esterrefatto interlocutore? Ecco, succede perché durante il sonno i vostri ponti levatoi sono alzati. Appena vi svegliate ci vuole un po’ di tempo per farli scendere di nuovo.

A me capitava quando raccontavo una storia ai miei figli piccoli per farli addormentare. Mi distendevo al loro fianco cominciando a inventare e, lentamente, prima un ponte, poi l’altro e un altro ancora, si sollevavano, mentre Morfeo cominciava a spalancare le sue braccia. Allora, priva di collegamenti logici, la storia – raccontata in modo meccanico dalla mente in stand-by – sceglieva percorsi tortuosi e inverosimili, cercando nuove e improvvisate strade di collegamento, mentre i miei figli – sveglissimi e attenti, con tutti i ponti levatoi abbassati – mi chiedevano spiegazione delle incongruenze.

Ma ora, se mi avete letto fin qui, voi vi sarete chiesti cosa c’entri tutto questo con Frankenstein Junior di Mel Brooks. Ebbene, tutto ciò non ha senso, è un nonsense. Dunque, se volete coglierne un significato (ammesso che ce ne sia uno), dovete ignorare i ponti levatoi.

«Ma come», direte, «sinora non ha fatto altro che parlare di ponti levatoi e adesso ci dice d’ignorarli?». Sì. Oppure, se volete, tenetene almeno alcuni alzati, perché la ragione è nemica della percezione, dell’istinto, dell’associazione temporanea, della comicità spontanea.

E poi, voi almeno leggete tutto questo dall’inizio alla fine, da quattro stramparate palore a Frankenstein Junior. Cosa dovrei dire io che, per inventarmi qualcosa per parlare del film, ho dovuto ricostruire tutto il percorso al contrario, da Frankenstein Junior alle quattro stramparate palore e poi ricordarmi com’era per scriverlo?

E inoltre, cosa dovrei dire su Frankenstein Junior che voi non sappiate già? Che è un capolavoro della comicità istintiva, dei rimandi istantanei a situazioni già viste e memorizzate altrove (ma chissà dove, magari dietro una pianta), della legge di associazione per cui ogni volta che si pronuncia un nome – prima ossessivamente ripetuto – suona alto un nitrito.

E vi assicuro che non è la cavallina storna, ma Frau Blücher che ritorna.

Un’ora sola ti vorrei, Frau Blücher

Buonanotte, Frau Blücher

FrenkAstaire Junior

Ulalà, il castello ulilì

Avete ricordato di tirare su il ponte?

Ponte? Quale ponte?

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Si ringrazia per l’editing M. Laura Villani

 

3 Replies to “Frankenstein Junior, ululà sola ti vollei”

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