(7) Sostenere un colloquio di lavoro: come rispondere alle domande 2/2

Sostenere un colloquio di lavoro: come rispondere alle domande 2/2

colloquio di lavoro: domande

L’ultima volta abbiamo lasciato l’argomento “come rispondere alle domande” in sospeso, ecco quindi che con questo nuovo articolo lo completeremo.

Tra un po’ ci occuperemo di

  • E se una domanda ci paralizza?
  • Che cosa c’entra la mia vita privata?
  • Tutti hanno uno scheletro nell’armadio.
  • Il vecchio datore di lavoro, che carogna!
  • La sai l’ultima?
  • Domande ambigue o a doppio senso.

E se una domanda ci paralizza?

Una delle domande che davvero può mettervi in difficoltà è una domanda apparentemente semplice, totalmente aperta, eppure può mandarvi nel panico: “Mi parli di lei”.

Che cosa c’è di più semplice? Che cosa c’è di più complesso? Ecco, questa è una domande che fareste bene a preparavi a casa, ripetervela più e più volte. Questa semplice richiesta può mettervi in buona o in cattiva luce in poco meno di un minuto.

Non esiste una formula magica che vada bene sempre, ad esempio sarà meglio parlare di voi sul lato personale o di voi sul solo lato lavorativo? Potreste decidere di raccontare qualcosa di voi che possa mettervi in buona luce sul lato del lavoro. Che cosa e come lo sapete solo voi e presuppone un’attenta analisi. Anche in questo caso vale il solito consiglio: siate onesti o, quanto meno, siate plausibili, reali e metteteci la buona dose di entusiasmo. Preparatevi prima, invece di restare a bocca aperta o dire delle banalità.

Che cosa c’entra la mia vita privata?

Bisognerebbe rispondere a domande strettamente private? Qualcosa perfino d’indiscreto? Se il selezionatore dovesse chiedervi se avete un’amante, dovreste rispondergli? Le risposte sono due: o gli mentite o non rispondete, in questo caso lo spiegate con garbo.

Perché mai qualcuno dovrebbe chiedervi se avete un’amante? Magari con un mezzo sorriso intrigante, da uomo di mondo, di “complice”, col tono di chi afferma: “andiamo, chi non ce l’ha?”.

Ammiccate con complicità e dite di sì, e magari lo scopo di quella domanda era quella di sapere se potenzialmente potreste sprecare il vostro tempo di venditore per raggiungere l’amante e passare una mezza giornata di sesso. Fregati.

Non c’è alcun motivo per il quale dovreste rispondere a domande molto personali e indiscrete, rispondete con garbo, mantenete la calma, e saltate la domanda. Ricordate che quella domanda indiscreta potrebbe essere un modo per testare il vostro autocontrollo in situazioni di stress, non dimenticatelo.

Tutti hanno uno scheletro nell’armadio

E non è detto che debba avere a che fare con il vostro prossimo lavoro, ma se può averne un legame, dovreste considerare la possibilità, seppure remota, che venga fuori durante il vostro colloquio. Anche qui vale l’adagio: prevenire è meglio che curare. Quindi anche in questo caso vi tornerà utile prepararvi una risposta intelligente.

Supponiamo che l’ultimo lavoro lo avete lasciato perché avete litigato aspramente con il vostro capo. Il nome di quell’azienda è lì nel vostro curriculum, voi non lo immaginavate, ma il selezionatore, o chi per esso, ha fatto una telefonata all’azienda per chiedere informazioni su di voi ed è venuto a sapere dello sconveniente episodio.

Il selezionatore vi ha appena chiesto il motivo del contrasto; se non avete pensato a una risposta ragionata, potreste rovinare l’intero colloquio. È chiaro che non basta dire che il vostro capo era un vero idiota, anche se lo era davvero, è importante elaborare una risposta che abbia senso.

Di solito non conviene dire qualcosa del tipo: “Il mio capo era un vero idiota, una persona con la quale era impossibile parlare, un presuntuoso oltre misura…” anche se tutto ciò corrisponde al vero. Un’affermazione unilaterale costringe il selezionatore a fare una scelta unilaterale: credere a ciò che dite o credere alle intenzioni del vostro capo.

Una via di mezzo potrebbe essere quella di prendersi parte della colpa, non proprio nella sostanza, ma nel modo di gestione del conflitto. Ad esempio: “Il mio capo aveva una personalità con la quale spesso era difficile andare d’accordo, ho cercato di essere accondiscendete, ma la discussione ha preso una brutta piega, non so se avesse la luna storta, magari era solo una brutta giornata, ma ha iniziato a trattarmi in malo modo. Ripensando a quest’episodio, mi rendo conto che forse avrei potuto gestire meglio la cosa lasciandomi trascinare meno dalle emozioni, ho fatto tesoro di tutto ciò e non si ripeterà più”.

Una risposta del genere porta con sé diversi punti a vostro favore: non avete espresso un’accusa unilaterale, infatti non avete detto che il vostro capo è un idiota, anzi gli avete concesso l’attenuante di una giornata storta, tuttavia avete affermato che aveva una personalità particolare, cosa importante avete preso parte della colpa quando dite: “avrei potuto gestire meglio la cosa”, e infine, cosa importante, avete tratto un insegnamento da questo spiacevole episodio: “ho fatto tesoro di tutto ciò e non si ripeterà più”.

Lo screzio con il vostro vecchio capo, o quale che sia il vostro scheletro nell’armadio, fa parte del passato e non deve in alcun modo influire né il vostro presente né il futuro. Cercate quindi una risposta accomodante piuttosto che buttarne giù una di principio. Meglio il posto di lavoro o avere ragione? 😉

Il vecchio datore di lavoro, che carogna!

Anche qui vale tutto quanto detto nel precedente paragrafo: meglio non parlare male di nessuno, specialmente dei vostri ex datori di lavoro. Se proprio vi viene chiesto, meglio essere discreti e dribblare la domanda. Meglio affermare che non vi piace parlare male degli altri, specialmente quando costoro non sono presenti. Se proprio dovete o volete dare una spiegazione, ricordatevi di lasciare una via di fuga al vostro interlocutore, non costringetelo a prendere una posizione unilaterale: credere in voi o nell’altro. Se per qualche motivo il selezionatore dovesse insistere, allora potete raccontare la vicenda dal vostro punto di vista. In fin dei conti siete stati discreti e siete scesi nei particolari solo perché vi è stato esplicitamente richiesto. Anche in questo caso, non lasciatevi trasportare dalle emozioni, specialmente dal risentimento. Prima si conclude la vostra risposta e si passa ad altro e meglio sarà per voi.

La sai l’ultima?

Ricordate che siete lì per un lavoro, quindi qualcosa di veramente importante per la vostra vita, o almeno così dovrebbe essere, se davvero quel posto v’interessa. L’umorismo può essere un pregio, ma in un colloquio di lavoro potrebbe essere controproducente. Potrebbe mettervi in cattiva luce, farvi passare per un tipo superficiale o insensibile, fuori luogo, magari quella battuta fa ridere voi, i vostri amici, ma non attacca con il selezionatore, e allora che fate? Ne sparate un’altra con la speranza di recuperare? Meglio evitare tutto ciò e concentrarsi sulle domande, cosa che ci porta al prossimo approfondimento.

Domande ambigue o a doppio senso

Niente a che vedere con battute sul sesso e cose di questo tipo. Una domanda a doppio senso potrebbe essere questa: “Qual è il suo maggiore successo?” anche qui gli ambiti di risposta sono molteplici: nel lavoro o nel personale? Ma potrebbe esserci anche un altro motivo dietro a una domanda del genere e riguarda ancora una volta il vostro selezionatore. Un quesito del genere potrebbe testare la vostra capacità di prendere una decisione importante nel breve tempo. Se siete impreparati non saprete immediatamente di quale successo parlare se ne avete più di uno, specialmente se non sapete nemmeno quale ambito scegliere.

Anche questa è una risposta da preparare con attenzione e prima che qualcuno vi ponga la domanda.

Ricapitolando

Facciamo un po’ il punto, ricapitoliamo qui di seguito alcuni concetti di cui abbiamo parlato in quest’articolo e in quello precedente.

  • Ricordate che il selezionatore deciderà in base alla sua impressione soggettiva di chi siete e non tanto da ciò che è scritto nel vostro curriculum.
  • Lavorate su voi stessi, su ciò che dimostrate di essere.
  • Ascoltate prima di parlare.
  • Se la domanda è ambigua, scegliete la risposta che meglio può mettervi in buona luce.
  • Se la domanda non vi è chiara, non rispondete a caso, meglio chiedere chiarimenti.
  • Se serve, prendete tempo prima di rispondere.
  • Non concentratevi troppo sul linguaggio del corpo, meglio essere naturali.
  • Ricordate che qualunque domanda, anche quella apparentemente più banale, potrebbe avere uno scopo ben preciso da parte del selezionatore.
  • Non lasciatevi cogliere alla sprovvista, preparate una risposta anche a domande improbabili.
  • Se sentite di non voler rispondere a una domanda personale, usate il tatto e non lasciatevi trasportare dalle emozioni. Ricordate che una domanda del genere potrebbe essere un test per valutare il vostro modo di reagire allo stress.
  • Non parlate male dal vostro capo anche se era un gran bastardo.
  • Siate coincisi: a domande precise, rispondete in modo preciso. Non dilungatevi inutilmente.
  • Non siete un comico, non siete lì per far ridere il selezionatore. Evitate battute inutili, specialmente in risposta a domande serie.
  • Rispondete sempre in modo deciso.

 

La prossima volta parleremo di supposizioni, di sì che significano no e altro ancora.

Se avete domande, non esitate a scrivermi.

Alla prossima.

Massimo Petrucci
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