(5) Sostenere un colloquio di assunzione: l’entusiasmo

entusiasmo colloquio di lavoro

Sostenere un colloquio di assunzione: l’entusiasmo

Sapete che cos’è l’entusiasmo? Certo che lo sapete, e volendo scomodare Wikipedia, vi segnalo che la sua etimologia è molto interessante: essa viene dal greco e ha radici nella parola en (in) e theos (dio), letteralmente significa con Dio dentro di sé. Ottima prospettiva per un colloquio, non è vero?

Ecco quindi che l’entusiasmo è una caratteristica fondamentale per la riuscita di un colloquio di lavoro, inoltre l’entusiasmo, quando è davvero sentito, è anche contagioso e fa la differenza.

Siete davvero felici di avere quel lavoro e dedicarvi a esso? È proprio quello che stavate cercando, che vi darà le soddisfazioni che cercate? Che vi permetterà di versare il primo anticipo per la casa o di comprarvi l’auto dei vostri sogni? Allora fatelo sentire attraverso il vostro entusiasmo! Dimostrate che davvero ci tenete a quel lavoro, insomma, perché tenerlo solo per voi? Ditelo al mondo!

Entusiasmo, appunto.

Eppure molto spesso ci si trova di fronte a un selezionatore e semplicemente si risponde alle sue domande come se fosse una routine come un’altra, come se non si stesse decidendo della vostra vita!

Come abbiamo ampiamente detto negli articoli precedenti, il colloquio si gioca su due forze: la prima è quella del selezionatore che vuole saperne di più su di voi e sulla vostra personalità, mentre la seconda è data dalla vostra capacità di vendervi.

Analizziamo alcune caratteristiche che vanno affiancate all’entusiasmo, esse sono:

  • La sincerità.
  • Il tatto.
  • La cortesia.

La sincerità

Ne abbiamo già parlato, ricordate? Il vostro interesse – e di conseguenza l’entusiasmo – non deve essere recitato, altrimenti suonerà molto più vicino alla ruffianeria e, di conseguenza, alla disonestà. Quest’ultima parola è un macigno che vi porterà a fondo, e con lui ogni vostra speranza per quel posto di lavoro. Per essere davvero interessati al lavoro per il quale vi candidate, dovete assolutamente saperne quanto più possibile su di esso, sull’azienda e sulle sfaccettature che lo caratterizzano. Questa conoscenza renderà il vostro entusiasmo sincero e credibile, potrete quindi fare la differenza.

Il tatto

È la caratteristica che vi permette di gestire al meglio le provocazioni. Un selezionatore professionista prima o poi, nel corso del colloquio, tenderà a provocarvi con argomenti con i quali sarete in disaccordo. Avere tatto non vuol dire assecondare in tutto e per tutto le argomentazioni del vostro interlocutore, anzi essere troppo accondiscendenti potrebbe rilevarsi controproducente; avere tatto significa saper rispondere.

Una cosa è rispondere con “Non sono per niente d’accordo” oppure “Lei si sbaglia”. L’ideale è confermare l’opinione espressa salvo negarla un secondo dopo. Ad esempio una risposta del genere potrebbe essere “Certo quello che dice è corretto, tuttavia ci sono delle situazioni in cui…” oppure “Comprendo il punto di vista, e credo si possa pensare anche che…”. Dite sì e poi contraddite, una semplice tecnica che funziona bene e non solo nell’ambito dei colloqui di lavoro.

La cortesia

È un concetto molto ampio, coinvolge il modo di parlare, di muoversi, di vestirsi. Se arrivate in ritardo sarete scortesi, se vestite in modo inadeguato al luogo dove vi trovate, sarete scortesi, se parlate troppo e senza ascoltare, sarete scortesi, se avete un brutto intercalare, se emanate un cattivo odore, se puzzate di fumo, se rispondete senza riflettere, sarete maledettamente scortesi.

Potete essere dei geni, ma se la cortesia non abita in voi, andrete a picco.

Essere cortesi vuol dire preoccuparsi degli altri, dei loro sentimenti, di ciò che stanno dicendo, vuol dire interessarsi del prossimo e agire pensando. Se siete egoisti, se pensate di essere il centro dell’universo, l’unico a cui spetta quel lavoro perché gli altri non sanno ciò che siete, allora prima o poi sarete scorretti e farete una cattiva impressione.

Ricordate che molto spesso non viene assunto il migliore tecnicamente parlando, ovvero colui che ha il voto più alto o che parla più lingue o che dimostra di poter lavorare di più; molte volte a essere assunta è la persona che, oltre ad averne i requisiti di base, si dimostra lodevole per entusiasmo, cortesia, sincerità.

Oltre a ciò che siete, concentratevi anche su ciò che dimostrate di essere.

Mettete in pratica subito

Voglio svelarvi un segreto: se questo è il quinto articolo che leggete, sembra proprio che siate interessati all’argomento, ma – ed ecco il segreto – presto vi dimenticherete tutto. Per quale motivo? Semplice: non state mettendo in pratica ciò che leggete qui. Se vi state giustificando dicendo che ancora non avete partecipato ad alcun colloquio, vi dico che la scusa ha un senso, ma non completamente.

Molti dei consigli qui esposti possono essere provati e testati con gli amici, al bar, al ristorante o in famiglia. Provate a entusiasmare i vostri conoscenti per qualcosa di vostro interesse: un film, una partita, il vostro nuovo PC, un piatto di cucina messicana. Provate a interessarvi della persona che avete di fronte, magari è il fruttivendolo o la commessa del supermercato. Ci sono infiniti modo per testare ciò che ci siamo detto finora e ciò che ancora leggerete nei prossimi articoli. È molto importante provare queste tecniche prima di affrontare un colloquio perché il colloquio non è il posto ideale per fare dei tentativi comportamentali.

In sintesi: mettete già da subito in pratica i consigli che avete letto e che leggerete.

L’atteggiamento

Qualsiasi cosa stiate per fare, il vostro atteggiamento è il motore che vi spingerà lontano. Questo è un aspetto davvero importante e molto spesso sottovalutato. Se pensate di non avere chance allora non ne avrete per davvero. Avere un atteggiamento positivo, e propositivo, farà la differenza, certo mi rendo conto che se avete partecipato a diversi colloqui senza mai aver ottenuto un risultato positivo, sarà difficile avere un atteggiamento ottimistico.

Eppure il controllo cosciente dell’atteggiamento condiziona… l’atteggiamento incosciente! Non è un semplice gioco di parole, è la verità. Se pensate di fallire, alla fine fallirete, se pensate (vi sforzate) che potete farcela, non è detto che ce la farete davvero, ma ci sono molte possibilità in più per farcela. Inoltre, altra cosa importante, comunicare un atteggiamento propositivo condiziona anche le persone che avete attorno, compreso il selezionatore. Se date l’impressione di essere dei perdenti, di essere sfortunati, sfigati, perché mai qualcuno dovrebbe scegliervi per farvi lavorare nella sua azienda? Voi scegliereste di lavorare con una persona negativa che racconta solo dei suoi guai e di quanto la vita sia ingiusta?

Bisogna essere pronti a cogliere l’occasione

C’è una frase che mi ripeto spesso ed è questa: se non vuoi perdere il treno dell’occasione, devi almeno arrivare alla stazione. Se ve ne restate a casa, non lamentatevi di aver perso il treno. Se volete un’occasione, dovete muovervi verso di essa, e per farlo dovete essere determinati.

Se prendete la buona abitudine di leggere storie di uomini di successo, vi accorgerete che tutti loro sono uniti almeno da una caratteristica: la perseveranza ovvero la capacità di non arrendersi. Non importa se stiamo parlando di scienziati, politici, atleti, manager, artisti, registi, attori, tutti loro sono uomini e donne che non si sono arresi. Leggete le biografie di personalità come Gandhi, Pistorius, Stephen Howking o Marie Curie, e vi accorgerete di cosa voglia dire perseverare nonostante le difficoltà, nonostante le tragedie.

Fatelo subito, andate in libreria e cercate la biografia di un qualsiasi uomo o di una qualsiasi donna di successo e resterete sorpresi nello scoprire quante difficoltà hanno saputo superare.

Ricordate: il vostro modo di pensare condiziona il vostro atteggiamento, e il vostro atteggiamento condiziona il vostro modo di pensare.

 

Il prossimo articolo verterà sul buon modo di gestire le domande e le risposte.

Massimo Petrucci
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