‘Trans’: fra corpo e anima

Pochi giorni fa ho avuto ancora una volta un piacevole colloquio con Devid, il quale mi ha parlato, oltre che di una nuova sbandata pare per un altro uomo all’interno della redazione, pure di una storia (come giustamente si addice a un tipo come lui) complessa, curiosa e piccante.

Mi ha raccontato di un certo tizio (Philippe mi pare), nota conoscenza della DdP, che sembra non essere totalmente un uomo. Ora io non voglio entrare nel merito della questione, in quanto Devid ha già inviato una mail dettagliata nella quale spiega tutto (della nuova fiamma e del transessuale), ma anche questa volta il ragazzo mi ha dato lo spunto per parlare di un argomento interessante, la transessualità appunto, e di un paio di corti a esso correlati.

Sono sincero, non ho grande conoscenza della questione, fino a qualche anno fa facevo fatica a distinguere un transfert da un transessuale. Ebbene sì, lo ammetto, anch’io ero influenzato dal vedere comune e giudicavo in modo critico e a volte canzonatorio i cosiddetti ‘trans’.

Poi con il tempo e con la maturità – spesso la sola maturità non è comunque sufficiente a comprendere a pieno modi di essere che sembrano tanto lontani dal proprio vivere – ho compreso che la transessualità non è una malattia, un vizio o un gioco balzano e peccaminoso, ma semplicemente una delle tante sfaccettature dell’essere umano.

Secondo la definizione più generale la transessualità è la condizione di una persona la cui identità sessuale fisica non è corrispondente alla condizione psicologica dell’identità di genere maschile o femminile e che, sovente, persegue l’obiettivo di un cambiamento del proprio corpo, attraverso interventi medico-chirurgici.

Questa condizione purtroppo è ancora considerata una malattia mentale, in quanto associata al disturbo dell’identità di genere. Tuttavia, l’inquadramento psichiatrico attuale, sembrerebbe essere più uno stratagemma per accedere alle mutue dei Sistemi Sanitari Nazionali di quei paesi, in cui senza un disturbo classificato nel DSM (Manuale di Classificazione dei Disturbi Mentali, redatto dall’Associazione Americana degli Psichiatri), non vengono coperte le spese del trattamento per cambiare sesso.

Permane perciò ancor’oggi una visione comune ‘negativa’ nei confronti di queste persone, che il più delle volte vengono derise, guardate con diffidenza e paura, rifiutate malamente, salvo poi di nascosto pretenderne i servigi.

Non di rado alcuni stolti mettono in un unico calderone (e credo ce li metterebbero pure materialmente!) omosessuali, travestiti e appunto transessuali.

I primi si distinguono dai secondi perché in genere non amano travestirsi (ma ovviamente ci sono casi in cui travestiti e gay coincidono) e non hanno intenzione di cambiare sesso. I travestiti amano invece vestirsi da donna ma molto spesso, come capita per tante Drag Queen, non sono per forza omosessuali. I transessuali invece si potrebbero forse definire delle donne imprigionate in un corpo maschile o uomini imprigionati in corpi femminili.

Il film breve di seguito, che vi suggerisco di vedere, descrive molto bene la condizione dei transessuali. Il corto è veramente ben fatto, eccellente fotografia, ottimo pure il montaggio. Non male l’interpretazione sia dell’attore principale che della voce narrante. Da evidenziare anche qualche piccola caduta nella banalità, come quando, ad esempio, la voce narrante ripete “…goccia a goccia…” e in video si vedono delle gocce cadere lentamente. Questo film breve ha saputo rappresentare in maniera egregia il racconto da cui è tratto – l’omonimo Animae Dimidium Meae scritto da Federica Caglioti – valorizzandone il messaggio che vuole trasmettere.

Animae Dimidium Meae

 

Il cortometraggio, Animae Dimidium Meae, delinea benissimo paure, desideri e sogni della transessuale, dimostrando che non si tratta di persone malate o deviate bensì di esseri umani con una forte dicotomia fra corpo e identità sessuale, una profonda discrepanza tra ciò che appaiono (fisicamente) e la loro vera essenza.

Sebbene recenti studi sembrino confermare questa realtà – dimostrando che vi è una predisposizione genetica al transessualismo oltre alla presenza di un dimorfismo sessuale del cervello opposto al sesso biologico – nelle attuali società occidentali, i cosiddetti ‘trans’, subiscono forti discriminazioni in ambito sociale e lavorativo.

Il successivo cortometraggio è sicuramente di qualità e spessore molto diverso dal precedente. Si tratta evidentemente di uno short realizzato in modo naïf e forse per gioco da alcuni adolescenti spagnoli. Le riprese, fotografia e recitazione, devono essere visti in quest’ottica; il montaggio è ottimo se si valuta la giovane età di chi l’ha realizzato, come pure alcune scelte tecniche. (Addirittura il croma key!)

Ritengo, dunque, che sia degno di nota. Per i temi trattati, per la disinvoltura e la semplicità con cui è stata rappresentata una storia d’amore e la sua evoluzione, utilizzando in maniera ambigua il genere sessuale. Magari in modo involontario, certo, ma comunque una scelta che dimostra come il regista sia ‘avanti”, quasi anticonformista; forse perché proviene da una cultura più aperta ad accettare una certa eterogeneità della sfera sessuale?

Depresión… (Cortometraje)

 

Suppongo che chi ha realizzato questo bizzarro cortometraggio possa essere un promettente regista, chissà magari un novello Almodovar?!

Nonostante questi due esempi di apertura verso la transessualità, purtroppo oggigiorno lo stigma sociale verso i ‘trans’ (in particolare nei confronti di quegli uomini che, agli occhi di un mondo maschilista, decidono di rinunciare alla propria virilità) è tale da renderne difficile l’inserimento in ambito lavorativo; come se non bastasse capita di frequente che le famiglie ripudino il/la figlio-a transessuale. Il rifiuto della famiglia prima e successivamente della società (con la preclusione al mondo del lavoro) si traduce pertanto in una spinta affinché il transessuale si dedichi alla prostituzione per sopravvivere.

Si tratta di un circolo vizioso attraverso il quale la società spinge la transessuale alla prostituzione, tanto da sembrare l’unico lavoro possibile per costoro. Da qui l’immagine del trans dedito solo alla prostituzione, oggetto di desiderio sessuale trasgressivo.

L’auspicio è che presto la società, ma in particolare genitori, parenti e amici di persone con ‘sessualità diversa’, sappiano accettare e accogliere senza drammi una realtà che non è né deviazione, né malattia ma una semplice e pura varietà naturale e in quanto tale innata.

Non sarebbe tremendo e crudele se di punto in bianco qualcuno ci impedisse di mangiare la cioccolata, che tanto ci piace, solo perché qualcuno (o molti) ritiene che mangiarla sia un atto impuro, immorale e deviato?

 


Si ringrazia per l’editing Alessandro Canassa Vigliani

 

 

2 Replies to “‘Trans’: fra corpo e anima”

  1. Ciao Stella,
    mi fa piacere vedere che ci siano sempre più persone (ma ne sarebbero necessarie molte altre) con un’apertura mentale come la tua.

    Hai perfettamente ragione la parola magica è AMORE!
    Se tutti mettessero al primo posto l’amore – anziché l’egoismo personale, la paura, i tabù – allora problemi del genere non esisterebbero.

    Credo però che ti sbagli quando affermi che i transessuali siano dediti alla prostituzione (non tutti fortunatamente) per scelta.
    Certamente fra i transessuali, come anche tra etero, gay, bisex, ci sarà chi si dedica alla prostituzione per scelta o indolenza, ma purtroppo credo che la maggior parte non abbiano scelta.

    Tu fai l’esempio di una donna con figli a carico, magari ripudiata dalla famiglia, che lotta con denti e unghie pur di affermarsi, mantenere i figli rifiutando di vendere il proprio corpo.
    Certamente donne da ammirare e da cui prendere esempio.
    Ma tra una donna (seppur madre sola e rifiutata dai genitori che non gli danno una mano) e una ‘trans’ c’è molta differenza!
    Infatti la prima riesce a trovare un impiego di lavoro (magari con difficoltà) perché secondo la visione sociale non ha inclinazioni sessuali ‘perverse’ e soprattutto non si trovano davanti a una donna che dentro si sente un uomo o peggio ancora ad un uomo che vuol diventare donna!

    Un transessuale invece non trova affatto lavoro, pensaci, sono rari i casi in cui c’è qualcuno che ha il coraggio di assumere un transessuale sapendo che la società lo rifiuta violentemente.
    Pensi che un tradizionale ristorante assumerebbe mai un cameriere o banconiera transessuale?
    Ti è mai capitato di vedere un assistente dentista trans? O comunque in altro ambito pubblico o privato?
    No, credo di no, per lo meno non in quei paesi come l’Italia (ma anche tanti altri) in cui un transessuale è visto ormai solo come un essere perverso e appunto ‘adatto’ solo a prostituirsi.

    Come dicevo si tratta di un circolo vizioso, la società, la vita spinge queste persone a vendere il proprio corpo e successivamente la gente stessa ritiene che lo facciano perché ‘gli piace’ e che dunque sia l’unico lavoro adeguato per un ‘trans’.
    Del resto tu stessa hai ventilato l’idea che questi si prostituiscano volentieri… purtroppo è un gatto che si mangia la coda!

    Dici bene, l’uomo è spaventato a morte dalla diversità e nella routine trovano la sicurezza. Ma l’uomo a volte ha pure bisogno del ‘diverso’ per non morire di noia e quindi ogni tanto si concede qualche distrazione o trasgressione, chissà magari con un transessuale!

    Ebbene sì, speriamo che la gente si renda conto che la diversità fa parte di ognuno di noi e che tutte quelle sicurezze, quei ‘binari regolari’, a cui ci ancoriamo disperatamente e che utilizziamo come scudo difensivo, spesso sono solo chimere.

  2. Ciao Alan!
    Ritengo il primo video veramente ben fatto soprattutto per come coglie bene certe sfumature ….per esempio mi e molto piaciuta l idea dell acqua…dove allo stato naturale ci sentiamo in armonia con il nostro corpo e con tutto quello che ci sta attorno… purtrooppo ineffetti la non accettazione della societa ci fa vivere noi stessi in modo non naturale, specie quando essere la propria famiglia ad avvalorare i principi di questa…. senza cercare di cambiarla… e non ci vuole tanto… solo accettazione che significa AMORE! Una volta cresciuti in un ambiente circoscritto di amore, poi sara molto piu facile entrare negli altri spazi della societa a prescindere da quanto essi possano sembrarci differenti da noi stessi!
    Una volta che l uomo sara ricco dentro, potra andare ovunque che si sentira sempre bene con se stesso!!! Saranno gli altri piu poveri, quelli che cacciano la diversita o semplicemente quelli che cacciano l altro dal loro bagaglio mentale ed emozionale!!!

    Non condivido, personalmente, l idea che sostieni, cioe che la prostituzione sia la via d obbligo per queste persone… credo invece che forse siano volentieri disposti a farlo in quanto se prendiamo in considerazione certe donne che ugualmente potrebbero essere in difficili condizioni, con due o tre figli, forse senza la famiglia d appoggio e magari senza particolari abilita professionali, le vediamo eppure SCEGLIERE di non buttarsi a vendere il proprio corpo con chiunque!!!

    Spero che la societa= si sviluppi ad aiutare queste realta piu emarginate …quelle piu strane e anti/conformiste, quelle spesso molto interessanti! Il problema PURTROPPO e che all uomo fa paura il diverso!… perche nell uguale e nella monotonia trova le sue sicurezze!!! E cosi, ci ritroviamo in citta monotone, silenziose, anonime, dove tutto fila liscio in binari regolari e spesso solo che immaginari!

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