Dalla massaia a “Flamenco Anoressia” di Sergio Caputo per arrivare a Mario Mariani uno scrittore rimosso

Il termine massaia non si sentiva più da qualche decennio, per lo meno con la frequenza ossessiva di questi ultimi tempi, sostituito dal più moderno casalinghe; tant’è vero che è nata la federazione delle casalinghe, che si è istituita la polizza assicurativa per le casalinghe,  non la federazione delle massaie, non la polizza assicurativa per le massaie.

Ci ha pensato l’attuale presidente del Consiglio, in una sua recente sortita, a riportare in auge il termine massaia. Infatti, riferendosi alle donne di casa,  afferma: “perché le massaie possano fare una spesa intelligente e fare crescere l’economia”.

E’ sul termine massaia che mi viene l’orticaria.
Perché?
Perché massaia è il femminile di massaio, voce derivata e non primaria. In alcuni dizionari, al termine “massaia” c’è solo l’indicazione “vedi massaio”.

“Massaio, voce dotta del tardo latino, derivata da “massarius (m)”, a sua volta derivato da “massa (m)” che significa ammasso, mucchio nel senso di podere, tenuta. Massaio è il conduttore di un podere, di cui presiede ai lavori e cura il bestiame”.

Nel 1865, il Codice Civile lo inserisce in una legge indicando che è “colui che coltiva un fondo col patto di dividere i frutti col locatore, geograficamente si chiama anche mezzaiuolo, mezzadro, massaro, colono”.
Con il termine massaio, anticamente erano indicati, nelle varie regioni, anche custodi, esattori, tesorieri, amministratori delle pubbliche entrate o di rendite private, economi e contabili. Proprio per queste professioni, era diventato sinonimo di persona economa, avveduta, buona amministratrice dei propri beni. In seguito, solo in seguito, si è avuta la “massaia” come donna che tiene il governo e l’amministrazione della propria casa.
Massaio lo ritroviamo nei Promessi sposi, dove il Manzoni ci dice che, dopo aver messo gli occhi su Lucia, Renzo era diventato massaio, prima di lui Boccaccio ci racconta che un tale “in letizia con lei (la sua donna), miglior massaio fatto terminò gli anni suoi”, Machiavelli scrive “Che io non fussi buon massaio delle vostre lettere”, insomma erano tutti massai al maschile, accorti amministratori di qualcosa, la massaia è arrivata dopo, una seconda scelta.

Torniamo all’orrendo massaia: non mi piace perché mi fa ricordare una donna “tirata insieme” in qualche modo e mi fa ricordare le Massaie rurali del Ventennio.
Il regime , dopo aver sistemato ed irregimentato tutti i giovani, con le relative divise, si rivolse anche alle donne, non più giovanissime , che lavoravano nei campi e creò  le Massaie Rurali. Non fu creata una vera e propria divisa, ma solo il un foulard da testa, in cotone 90 x90 , con il testone del Duce, sempre con l’elmetto, tanti fascetti e spighe di grano.
Cosi le massaie rurali poterono partecipare alle adunate oceaniche con il vestito da festa, in qualche caso con i costumi regionali e quel bel foulardone.
Si posizionavono di solito ai lati delle strade di fronte ai loro mariti i quali invece avevano la vanga, con la punta metallica rivolta in alto, per applaudire l’arrivo del federale o altro gerarca. Date una occhiata ai cinegiornali Luce, per chi non ha vissuto il periodo, sembrano cose incredibili.

Ed ora il termine torna in auge.

E la cosa non mi piace per nulla.

A questo punto mi interessava valutare la frequenza della parola massaia nell’uso corrente e, benedetta Wiquote, ho trovato due citazioni.

La prima è di Sergio Caputo: “Ma adesso è bello immaginarti double-face, un po’ demonio e un po’ pin-up e un po’ massaia Dash. (Flamenco amorespia dall’ Album Effetti Personali”

La seconda è molto più interessante: È così stupendamente borghese l’amore per la donna massaia e riposante, per la donna che rattoppa le calze e attende tranquilla, a casa, il suo unico amore. (Mario Mariani)”

E chi è Mario Mariani?  

Uno scrittore rimosso che merita di essere riscoperto.

 Se ne son fatti carico Davide Bigalli e Massimo Rizzardini con il Progetto Mariani. 

Credo che siano  meritevoli di attenzione sia le opere che il progetto di recupero.  

Una volta tanto una sortita del Presidente del Consiglio ha avuto un effetto benefico: la riscoperta di Mariani e si, perchè scavando nella memoria,  mi è tornato in mente che tra i libri di mio padre c’era una copia di Povero Cristo.

Ne ricordo il titolo e null’altro. E’ andato disperso, come tanti vecchi libri di mio padre, durante i vari traslochi. Non saprò mai come mai questo strano libro  sia  finito nella libreria di mio padre, che,  all’epoca della pubblicazione, era  sergente del Genio in Albania.  

Nel sito Progetto Mariani è riportato:  “ In data 15 ottobre 1925 la Prefettura milanese ordinò il sequestro di tutte le sue opere, con l’obbligo che fossero mandate al macero dagli editori. Prima di fuggire in Francia – passando per la frontiera svizzera – subì tre aggressioni, vide la sua casa distrutta da un incendio e la sua incolumità sempre più a rischio.  Quindi era un libro “vietato” dal Fascismo e mio padre se lo è tenuto almeno fino a metà degli anni ’60.

Mi è venuta la curiosità di leggerlo, e , poiché è stato ristampato, lo comprerò.


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