La poesia ieri oggi e domani

aedoOggi ha ancora significato scrivere poesie?
Le poesie hanno lettori?
Le poesie hanno possibilità di pubblicazione?
Domande alla quali la risposta è intuitiva .
Si aggiunga che taluno sembra volere introdurre canoni nell’unica isola di originalità e libertà che è la poesia, pur anche brutta ed ingenua.

In  un panorama editoriale dove ex spogliarellisti ed animatori di discoteche scrivono vendutissime autobiografie, dove scrittori di acclamati best seller, in crisi di ispirazione (forse) eseguono attenti compitini da III media di “versione in prosa e parafrasi” dell’Iliade, dove comici televisivi più o meno in disarmo compilano vendutissimi best seller con tutti i luoghi comuni ed i topoi dei romanzi gialli da edicola di stazione ferroviaria senza un grammo di originalità e con un lessico da telenovela, dove “romanzieri” di terza età da anni non fanno altro che riproporre lo stesso personaggio,  il medesimo intreccio e la medesima fabula con qualche piccola variazione, dove l’unica letteratura che esiste è quella proposta da mamma TV,  in questa realtà dove non c’è nulla di inaspettato, di sorprendente,  ma tutto è codificato, regolamentato, come gli applausi a comando in TV, la poesia può essere una via di uscita.  Io credo che la poesia debba recuperare la sua funzione originale: quella di canto che racconta emozioni, odio, indignazione, amore e morte.
Espressione d’arte che risale alle civiltà orali.
Ricordate gli aedi simbolo della cultura popolare.
La poesia è suono.
La funzione della metrica, tanto per parlare di essa, aveva solo una funzione strumentale ed esterna alla poesia:permettere all’aedo di ricordare i versi quando li doveva declamare.
Ma ora abbiamo la scrittura, abbiamo internet e quindi la musicalità del verso nasce dal suono delle parole, dalla giustapposizione di esse, dalle assonanze, dalle ripetizioni.
E tutto questo nella massima libertà.
Io scrivo racconti e “cose” che convenzionalmente si denominano poesie.
Ma non mi definisco e non voglio definirmi perchè questo sarebbe una limitazione e l’attribuzione di un ulteriore ruolo. Ne ho avuti a sufficienza.
Io dovrei definirmi per i ruoli via via ricoperti: Raffaele Abbate, dottore in Giurisprudenza, Dirigente INPS in pensione, ex assessore alla “monnezza”, narratore , poeta, padre, suocero, nonno, chatteur, tiratardi ed  arrivato a questo punto mi fermo.
La poesia è movimento armonico, danza acrobatica, espressione: è la porta da cui si libera l’io.
Ed è anche forma che segue regole sintattiche e metriche ben precise.
E’ un connubio reale tra disciplina ed emozione.
De André, riprendendo un pensiero di Croce, asseriva: “Fino a 18 anni tutti scrivono poesie. Dopo i 18 anni, continuano solo due categorie: i cretini ed i poeti. Nel dubbio, io mi autodefinisco cantautore”.
Ecco questo dubbio ci salva.
Io, l’ho già detto, non mi definisco e non voglio definirmi perchè questo sarebbe una limitazione e l’attribuzione di un ulteriore ruolo.
Ho espresso la mia idea sulla poesia veniamo ora ad un altro quesito fondamentale: come giudicare una poesia.
Credo che ci sia un aspetto “tecnico” ed uno “sentimentale”, il primo si basa su metrica, musicalità, scelta dei termini e su questo possiamo discutere, apprezzare e stroncare. Sul secondo aspetto, i sentimenti, qui non si giudica perché nessuno è all’altezza di comprendere il dolore o la felicità di un altro individuo.
Secondo la definizione di De Andrè, ci sono “poeti” e “cretini” ma la divisione non è netta, spesso siamo “poeti” altre volte siamo “cretini”, alle volte scriviamo magnifici versi altre volte cadiamo nella “cretineria “.
Quello che non deve spaventarci è il confronto che porta ad apprezzamenti o a stroncature (chi grande poeta o scrittore non ne ha avute?), non bisogna, a mio avviso, offendersi perché ognuno di noi ha l’intelligenza di comprendere quando la stroncatura è frutto di una critica costruttiva o di una inutile offesa, nel primo caso ci deve far riflettere per migliorare, nel secondo caso la si ignora senza cadere nella trappola delle discussioni inutili.

In conclusione come possiamo definire il Poeta?
Forse una persona che scrive versi che possono piacere o meno ma che viene ricordato nei testi di letteratura anche molti anni dopo la sua morte e che spesso viene studiato a scuola.

Non amo i luoghi comuni per i quali tutti siamo poeti, tutti siamo maestri, tutti siamo saggi, perché, diciamo la verità, pochi sono i poeti, molto pochi i maestri e non so se sulla Terra al giorno d’oggi è ancora vivo qualche saggio.

Ascolto molta musica, ma se mi chiedete come si chiama quel cantante o quel musicista o il pezzo di jazz o di musica classica che sto ascoltando, difficilmente saprò darvi una risposta. Allo stesso modo leggo molti libri ma spesso dimentico l’autore o il titolo del testo.
Perché? La risposta è che mi piace la buona musica (buona per me, naturalmente), che mi piace un certo tipo di letteratura e poco m’importa di chi ne è l’autore. Alle volte, in libreria, prendo dei libri a caso, sfoglio qualche pagina, leggo un paragrafo, se lo stile, il modo di narrare mi colpisce, allora l’acquisto, altrimenti lo ripongo al suo posto. E come amo leggere così amo scrivere.

Tante domande: Posso definirmi poeta ? E chi è il poeta? E’ davvero importante saperlo? A quale scopo?  Per capire se lo sono anche io ? E chi è lo scrittore? Sono uno scrittore? Ci sono migliaia di persone che scrivono su internet: sono scrittori o poeti queste persone ? Chi passerà allo storia? Chi venderà 1 milione di copie del suo romanzo?  Non lo so.

Ma allora poeti e scrittori si giudicano solo dal livello di produzione, distribuzione e “memoria storica”, intesa come permanenza del loro nome nel tempo?
Non credo sia questo il metro per valutare se si è poeti, se si è scrittori.
Ci sono molte ragioni che spingono a scrivere.
Tra queste esiste di certo un modo per esorcizzare alcuni mali della vita. C’è chi scrive diari, dove parlarsi di quanto attornogli accade e c’è chi si cimenta nella composizione artificiosa, o non, di poesia.
Che poi, non basti solo questo a fare un poeta è un fatto certo.
La poesia può nascere dalla formattazione di una metafora, di una figura poetica o quant’altro
Poi c’è chi vuol andare oltre ed entrare nelle parole, perdercisi, lasciarsi assorbire .

Ma questo è un passaggio a cui non sempre si arriva.

In conclusione mi piace dare una definizione alta della poesia
ecco alcuni versi di L. Ferlinghetti

Cos’è la poesia
Poesia è notizie dalla frontiera della coscienza,
Poesia è religione religione poesia,
Sia poesia emozione ritrovata in emozione,
Ogni poesia una temporanea follia
e l’irreale è il più realistico,
Dice l’indicibile
Pronuncia l’impronunciabile sospiro del cuore,
Una poesia… sta in una pagina sola
ma può riempire un mondo
e sta bene nella tasca di un cuore,
Poesia è lotta continua
contro silenzio,
esilio inganno,
Lasciate che un nuovo lirismo salvi il mondo da sé
sia in sfide per giovani poeti
Siate poeti, non affaristi…,
Mettete in discussione tutto e tutti…,
Date alla vostra poesia ali per volare sulle cime degli alberi,
Evitate la provincia, mirate all’universo,
Cercate di raggiungere l’irraggiungibile,
Resistete molto, obbedite meno

Credo si debba meditare su questi versi

Raffaele Abbate (Il Macellaio)

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7 Replies to “La poesia ieri oggi e domani”

    1. ho letto alcune poesie sul sito…
      l’obiettivo della nostra rivista non è quello dello scambio di “pubblicazioni” ma di ragionare in termini critici sulla “produzione” letteraria… per chi ci sta.

  1. Crissimo Rffaele, su indicazione dell’amico Maurizio leggo questo suo articolo che trovo molto istruttivo. La poesia a mio avviso e’ quella funzione che proviene dal profondo interiore umano essa credo sia quella voce che non tutti possono udire nell’ oblio delle coscenze, la poesia che si voglia laureata o meno e’ essenzialmente quel veicolo che permette di entrare nei cuori della gente, che porta a grandi riflessioni, che genera tumulti intestini. Ho una mia teoria a riguardo ed e’ che la poesia, ovvero la sua funzione principale, la parola, sia di aiuto in quelle manifestazioni di disagio che spesso conducono alla depressione in alcune persone.Nei miei componimenti cerco sempre di dare sollievo a chi poi le leggerà, che siano tristi, malinconiche o allegre e d’amore non ha importanza, l’importante e’ dare un motivo di speranza un imput al risveglio spirituale, al ritrovamento di noi stessi in un cammino buio che sta’ portando l’umanita’ alla rovina. Detto questo aggiungo solo che scrivere poesia o pseudo poesia serve, serve a l’uomo che ha bisogno di ritrovare i suoi valori, nel rispetto di se stesso e della natura.
    Non ho la scuola per essere POETA, non me lo sono imposto, ma per la gente io sono un POETA e questo mi piace e lo faccio con devozione, sin da piccolo ho avuto questo desiderio e ne proseguo il percorso, per me e per chi ama la poesia.

    GAN.
    Le auguro un anno pieno di LUCE DI POESIA.

    1. Giovanni il tuo punto di vista è interessante, da approfondire.
      La funzione “salvifica e consolatoria” della poesia è una antica tradizione.
      Il punto è come si fa questa poesia.
      Può essere interessante leggere qualche tua composizione

  2. Caro Raffaele,
    leggere il tuo scritto è stato come ritrovarmi a casa. A essere sincero sul web, in particolare con Facebook, sono venuto in contatto con tante persone “speciali” che scrivono in maniera assolutamente deliziosa.
    Allo stesso modo ho letto spesso parecchie poesie classificatesi ai primi posti dei concorsi letterari (a cui io ho cominciato a dedicarmi da 1 anno e mezzo circa…) in cui la poesia lasciava il posto alla tristezza. Questa mia sensazione vive per diversi motivi: prosa poetica scambiata per poesia, poesie costruite su un tema (altro che musicalità…), scritte manieristici con scopi lucrativi, tentativi di lirismo dispersi dai sensi.
    Insomma, tutto quanto fa “spettacolo”, sì, anche nella poesia. E’ per questo che leggerti è stato come respirare una boccata d’ossigeno e ringrazio Massimo Petrucci per avermi invitato a questa sua nuova idea.
    A proposito di “suono” mi permetto di evidenziarti un link di Graphe.it Edizioni di Perugia dove ogni tanto scrivo di poesia su gentile concessione di Roberto Russo e che, gentilmente, ha provveduto a recensire un mio recentissimo libro di poesie:

    http://www.graphe.it/GM/2009/10/11/e-il-suono-si-fa-poesia-bottoms-and-joysticks-di-maurizio-alberto-molinari

    Sarei felice di sapere anche il tuo commento su questa recensione (recensione e collaborazione assolutamente e rigorosamente a titolo gratuito!).

    Sono tuttavia già felice di averti letto e approfitto di questa occasione per augurarti un 2010 ricco di serenità e di cose belle, come lo sono le tue parole.

    Un abbraccio

    Maurizio Alberto Molinari

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