La saga di Hashimoto 4: Una lametta e una katana

Pasquale Quagliarulo, nella citata biografia hashimotiana, da una diversa versione del drammatico incidente del pisello affettato da parte del bieco Shamoisho ‘o pappone.

Secondo lo studioso si tratta di una vera e propria bufala messa in giro per invidia da parte dell’oscuro poeta Mashite Pelluokio.

Testimonianze certe riferiscono che Hashimoto anche in età attempata aveva un’irrefrenabile virilità, il che esclude in maniera certa lesioni all’attrezzo.

E poi si domanda il Quagliarulo: “E’ mai possibile che una lametta, pur se bilama, poteva recidere un attrezzo che testimonianze riferiscono essere di ragguardevoli dimensioni?”

A conferma il Quagliarulo cita due frammenti di un ignoto allievo hashimotiano che il nostro ha sottratto all’oblio.

Frammento n. 1

In sella alla moto color del pesco

non cade il prode Hashimoto

corre il prode Hashimoto

sulla moto color del pesco

con il casco e con il pesce.

Note al frammento n. 1

Hashimoto ha comprato una moto color del pesco e corre al mercato del pesce ma trova solo merkisho e il kakoshi, due frutti di mare, uno color verde che fa fare dei rutti tremendi, l’altro color viola che provoca diarrea irrefrenabile.

Incazzato come un bufisho incazzato, il famoso bufalo degli hainu, Hashimoto estrae la fida katana e si avventa con un urlo verso il malcapitato pescivendolo Pescasho Roh Marisho Epusillipesho e con un perfetto fendente gli fa saltare i “fetentissimi” (Pescasho era noto per lavarsi una volta all’anno).

Inseguito dai parenti di Pescasho, Hashimoto monta in moto, ma nella fuga dimentica il suo fido casco sul quale sono incisi i 326 haiku dedicati alla sua moto.

Alla lettura degli haiku i parenti di Pescasho crollano al suolo privi di sensi.

Frammento n. 2

Maestro Hashimoto vorrei

che tu Lasho e Radosho ed io

fossimo presi da un mancamento

e portati su un bel vasello

e di lì lungo la rotta dei giaggioli in fiore

condotti dalla bella Sekisha

e fu subito sega e colori.

Note al frammento n. 2

L’ignoto poeta, con il maestro ed i suoi amici Lasho e Radosho, dopo una partita a Monopoli dove Hashimoto ha barato spudoratamente: gli toccano sempre i Viola, Parco dei giardini fioriti a primavera con fiori di ciliegio, fiori di pesche, fiori giaggioli e fiori ciclamini (e che c… sta scritto tutto questo sulla cartuscella monopolesca) e Parco della Vittoria del divin vento imperiale Banzai Nippon, si imbarcano sul traghetto per l’isola dei leoni marini in amore sugli scogli color delle alghe di novembre. Durante il viaggio i quattro  poeti si sfidano ad una gara di haiku. Il comandante irritato li lancia a mare e vengono salvati da Sekisha, un donnone di 180 chili lottatrice di sumo e titolare di una falegnameria.

La donna per lasciarli liberi chiede in cambio prestazioni sessuali. E non solo: ma devono lavorare al banco delle seghe per costruire 780 armadi di legno di ciliegio e dipingerli a fiorellini rossi.

Dopo un mese i quattro tornano alle loro case, salvi, ma non si sa quanto sani.

Stavolta, per fortuna, la katana è rimasta nella custodia.

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