Briscola col Toscano

Sapete qual è la cosa più bella della briscola a coppie?

Si parla.

Si lanciano messaggi al socio: carica, taglia, vai liscio. Il contrario di tanti altri giochi nei quali magari ci sono i motti, i codici cifrati, le parole segrete che fanno lo stesso effetto, ma che tolgono un certo piacere.

La parlata serve per mandare informazioni ma anche per trarre in inganno. È una tattica sottile, una parola sbagliata e il tuo avversario capisce che non hai assolutamente nulla, una giusta e ti porti a casa 30 punti con il 2 di briscola.

La briscola ha bisogno di una coppia fissa, i due si devono conoscere bene e capire al momento.  Per questo motivo è uno dei giochi che crea le amicizie più solide, ma anche quello che più rapidamente le distrugge: una chiamata sbagliata, una carta mal giocata possono far partire guerre feudali inimmaginabili. Molte delle guerre medievali sembra siano iniziate durante tornei di briscola.

Forse è questo il motivo che mi ha attratto quando ho visto il romanzo “La briscola in cinque” di un tal Malvaldi, sconosciuto (al tempo) autore toscano.

Sconosciuto per poco per fortuna, perché erano anni che non trovavo un autore così divertente e bravo a scrivere e tessere storie.

Poco tempo fa è stato ospite del mio libraio preferito. Una sorpresa, un vero intellettuale.

Questo ha permesso un dialogo interessante, intelligente, culturalmente elevato in cui si sono affrontati i più importanti temi del mondo e della scienza. Se non ci credete o se siete semplicemente curiosi di conoscere meglio Marco Malvaldi, eccovi il resoconto.

 

Zanetti, il mio libraio preferito, nell’invito alla presentazione ti ha definito il migliore, quello che vende di più, il più bello. Quanto lo hai pagato?

Con Zanetti c’è un tacito accordo: quando mi chiedono chi è il miglior libraio d’Italia rispondo “Danilo Zanetti
di Montebelluna” e annuisco con fare consapevole, come a dire “io lo so, come giudicare le persone…”.

Marco Malvaldi, laureato in Chimica, assegnista di ricerca presso l’università di Pisa, scrittore. Hai mai lavorato in vita tua?

Sì, può sembrare strano, ma ho lavorato. Ho fatto, lo giuro, il commesso da McDonald’s. Un periodo orrendo, faticosissimo. Mi ha piegato nel fisico e nell’anima. Sono stati i dieci minuti peggiori della mia vita.

Sei sposato. Quale crimine ha commesso tua moglie per essere condannata a questa pena?

Mah, sai, dipende dai punti di vista. Io dico spesso che stare con mia moglie è come vivere in Giappone: un posto meraviglioso, con una gran cultura e dove si mangia divinamente. Certo, bisogna stare attenti alle regole, sennò sono cazzi amari.

Ho letto che volevi fare il cantante lirico. Io non lo posso fare perché ho venduto la mia voce in esclusiva alla Gemini, quella degli allarmi. Hai avuto lo stesso successo?

La questione è controversa. Secondo la mia fan numero uno, mia madre, la mia voce era meravigliosa e ricca di armonici, e la mia dizione perfetta. Non ho mai avuto critiche di altro tipo, né neutre né negative: quando cantavo non c’era mai nessuno.

 

I tuoi vecchietti sono formidabili. Nell’inventarli, è prevalso l’amore per Miss Marple o l’odio per Jessica Fletcher?

Più che altro è prevalso l’odio per il vecchietto buonista, quello che eeeh signora mia le stagioni non sono
più quelle di una volta. Poi, ti avrei fatto conoscere mio nonno: quando mio fratello gli presentò la sua prima fidanzata, era nel periodo grunge (mio fratello, non mio nonno) e quindi il buon vegliardo si vide arrivare ‘sti due spaventapasseri con i capelli lunghi e bisunti, vestiti in stile straccivendolo. Mio fratello disse “Nonno, lei è Elena” e mio nonno rispose: “N’ho piacere. Di coglioni in famiglia ne bastava uno”.

Le avventure di Massimo sono molto ben scritte, ma bisogna dire la verità anche un pelino furbe: nei racconti infili qualcosa che faccia piacere a tutte le classi sociali, in modo da esser sicuro che vengano venduti. Hai il protagonista matematico laureato che strizza l’occhio agli intellettuali, però gli fai aprire un bar e rinnegare quasi tutto il suo passato di studi per accattivarti i proletari. Ci metti quattro vecchietti per essere sicuro che lo comprino anche le case di riposo e una barista prosperosa per attirare pure i lettori del PdL. A proposito, è vero che l’hai fatta fuori con la scusa del matrimonio perché troppo intelligente e la sostituirai con una minorenne di origine nord africana a seguito di non meno precisate pressioni politiche?

Mah, sai, per vendere bisogna essere un poco puttane.  È vero che ci sono vecchietti di destra e di sinistra,
ma questo viene dalla mia naturale idiosincrasia per il fatto che molto spesso sento da gente che mi circonda che  tutto il buono è a sinistra e tutto il marcio a destra. Ora, io sono anarchico, e guardo con sospetto entrambe le fazioni. Quanto alle pressioni politiche, non so di cosa tu parli: io non sono tipo da subire pressioni.
Mi faccio direttamente corrompere, e solo in denaro contante. Sono un professionista, io.

Ultimamente tutti i protagonisti di gialli sono provetti gourmet e sommelier, e se non mangiano bene fuori casa sono anche provetti cuochi. È un segnale per dire ai vostri editori che non mangiate abbastanza?

No, è un accordo preso con Slowfood e con i supermercati Conad, noto come “il cartello del culatello”: noi facciamo strafogare i nostri investigatori di cibi deliziosi, preparati con materie prime sceltissime, e inseriamo nelle copertine dei messaggi subliminali, di modo che l’affamato lettore sia indotto a comprare più cibo di quanto ne potrebbe consumare in un anno. In breve tempo, grasso e col fiato corto, non potrà più muoversi di casa e sarà costretto a stare a casa a leggere, e leggendo gli verrà appetito, e così… è una macchina infernale, ne siamo molto fieri.

Primo libro subito edito da Sellerio. Ma ti rendi conto della fortuna che hai avuto? Se ti avesse pubblicato la Mondadori col cavolo che lo compravo e ti facevo poi l’onore di intervistarti!

Non è fortuna, è culo. E se mi avesse pubblicato Mondadori… non sai cosa ti perdevi. Meglio così, no?
Scherzi a parte, è un onore essere pubblicato da Sellerio. Oltre che un gran culo, s’intende.

 

Nella tua vita da poco è giunto un piccolo Malvaldi. È vero che all’ospedale lo hanno lasciato venire a casa solo dopo aver avuto garanzia scritta che di lui se ne occuperà esclusivamente tua moglie?

Lavori all’ospedale?

 

Ho le mie spie. Sei nato a Pisa. Hai anche tu l’impressione, ogni tanto, che sia la torre ad avere ragione e non il resto del mondo?

Non di rado. A volte, più che il mondo, sospetto che le persone che lo abitano andrebbero prese in massa e spostate di luogo, di tempo e di lavoro. Immagina di poter mettere un ministro italiano a fare il coltivatore di papavero in Iran per un mesetto, e poi di riportarlo indietro. Sono convinto che qualcosa imparerebbe. Per dirla in breve, credo che l’abitudine sia una cosa orrenda, che spesso ci fa deviare giorno dopo giorno in modo impercettibile sul momento, ma alla lunga aberrante.

Dopo questa domanda abbiamo dovuto cedere Marco al comitato per la Difesa dei Maiali che si incazzano a Gennaio.

Ora però lo conoscete bene, e non avete più scuse per non leggere i suoi libri. Non ci vuole molto, sono quattro e io ci ho messo circa 12 ore. E ricordatevi di andare a fare la pipì prima di iniziarli.

 

Con affetto

 

IK

 

 


Va da sé che la quinta a Briscola è la vecchietta Paola.

httpv://www.youtube.com/watch?v=EhYJqIEPm6s&feature=related

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