Ho finiiiiiiiiiiiiiiiiito!!!!!

Li avete mai visti appena nati? Pieni di sangue, sporchi, rugosi. Bruttini. Anche i più belli sono bruttini, inutile negarlo.

Hanno tutta quella pelle rugosa che vi viene sulla punta delle dita quanto si sta troppo in acqua, presente? Del resto in acqua ci sono stati per nove mesi, direte voi.

Poi appena fuori cominciano a piangere. Attenti, non smetteranno tanto presto.

Appena un po’ pulito lo danno da tenere in braccio alla madre e poi via, vi prendono per mano e vi portano via, padre e bambino, a vedere come lo puliscono e lo sistemano e gli mettono il pannolino. Imparare bisogna!

E qui cominciate a capire come funzionano le cose, visto che lui, appena gli tolgono il lenzuolino da sopra il pisello prende bene la mira e psssss… tutta sulla vostra bella camicia pulita.

Non sarà l’ultima volta, non vi preoccupate. I primi mesi sono così: pappa, rutto, sonnellino, cacca. Possono essere stressanti perché non ci sono orari e ritmi, vero, ma in fin dei conti sono tranquilli, non dovete corrergli dietro o preoccuparvi che infilino qualcosa di strano in luoghi pericolosi (la presa della corrente piuttosto che il naso).

A un certo punto comincia a muoversi, gatton gattoni. E poi verso il primo anno via in piedi, a correre dappertutto e schivare miracolosamente spigoli sempre troppo sporgenti.

Ma il primo vero cambiamento, la prima rivoluzione, il primo grande passo d’indipendenza arriva attorno ai due anni: la liberazione dal pannolino.

Per voi è un balzo in avanti impressionante: intanto via borsa sempre pronta di cambio, via salviette umidificate, cerata, talco. E soprattutto il rito del controllo, quando dopo un momento di calma si stampa sulla loro faccia il sorriso di circostanza, un sorriso che imparate a conoscere bene. Ci sono matrimoni che sono finiti per chi doveva cambiare il pannolino al bimbo.

Senza parlare poi dello smaltimento dei rifiuti tossici. Un pannolino pieno lanciato dentro un centro commerciale può creare più morti che il gas nervino, credetemi.

Ma verso i due anni tutto cambia. Il piccolo comincia a riconoscere lo stimolo e voi cominciate a incoraggiarlo. Siete lì ogni mezz’ora: “Allora, ti scappa, la devi fare? Dillo al papà se ti scappa”. Mica gli scappa mai sapete. Solo quando non glielo chiedete.

Inizia il periodo vasino, con i rischi che conseguono: dopo averla fatta lo prende e ve lo porta orgogliosamente perché godiate del risultato, o ci si mette a giocare tutto contento.

Poi il vasino è mobile, si sa. E quale posto migliore per farla che davanti alla televisione, mentre tutti quanti assieme vi guardate un bel film?

E quando gli effetti del gas svaniranno e vi sveglierete, dovete pure pulirlo.

Ma con il secondo cambia tutto eh, che non crediate. Intanto, niente vasino – mio fratello non lo usa perché mai dovrei usarlo io? E nemmeno riduzione: sul water, come i grandi. E voi a tenerlo che altrimenti vi finisce giù per lo scarico, il pupo! A un certo punto poi riescono a sedersi da soli, e si arrangiano. Ma li dovete pulire comunque, e allora ecco invadere la casa il feroce urlo: “Ho finiiiiiiiiiitooooooooooo!”

Tutto questo, in casa. Ma mica li terrete sempre chiusi in casa no? Bisogna portarli fuori, assaporare la libertà. E loro ricambiano volentieri: riempiendoti di cacca mutande e pantaloncini. A volte i casi sono talmente estremi che le mutande è meglio buttarle via piuttosto che cercare di riportarle a casa a lavarle.

Tutto passa per fortuna e i pargoli conquistano il primo grado d’indipendenza, la prima grande liberazione da costrizioni non scelte da soli.

Fateci caso, da quando nasciamo abbiamo sempre qualcosa da fare, qualcosa che ci limita: prima il pannolino, poi l’asilo, la scuola. Un tempo c’era pure il militare. Poi il lavoro: ogni giorno, otto ore al giorno a far qualcosa che fondamentalmente non amiamo. Sfido chiunque a dirmi che preferisce il suo lavoro piuttosto che stare in panciolle su un’isoletta tropicale.

Quel breve periodo senza pannolino e senza null’altro da fare che giocare e divertirsi, senza nessuna costrizione, è il momento più libero e nostro che avremo per luuunghi anni. Una simile libertà ci sarà solo dopo la pensione, per chi ci arriva. Almeno fin quando non dovremo metterci il pannolone.

Comunque, due anni è un’età bellissima anche perché si cominciano a leggere delle storie più interessanti, divertenti. Leggere e recitare, ché lì sta il divertimento per il pupo (e per voi). Ci sono storie meravigliose che ho letto ai miei bambini e che ancora se posso rileggo io, tra le tante “Hiccupotamus” di Aaron Zenz, purtroppo solo in inglese e intraducibile in Italiano. Una vera chicca.

E i genitori? Per non cadere nella disperazione servono letture che facciano ancora capire che la vita, nonostante tutto, è bella e merita di essere vissuta fino in fondo.

Libri come “La libreria stregata” di Christopher Morley. Non è un giallo, non è un romanzo d’amore, non è nulla di quello che vi potreste aspettare. Ma se avete visto “Pane e tulipani” e vi ricordate quanto bene siete stati all’uscita dal cinema, o quanto avete riso con “Arsenico e vecchi merletti”, beh, aspettatevi la stessa reazione. La riconciliazione con il mondo.

 

Con Affetto

 

IK



Sappiate che i miei errori profumano di rosa, Paola ed Elvira!

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=xm5DPlNCmtk

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6 Replies to “Ho finiiiiiiiiiiiiiiiiito!!!!!”

  1. Il bambino da 0 a 3 anni. La fase della vita più bella, nonostante i pannolini, rigurgiti e poi i primi passi nel terrore che si facciano male. Ho tre figli ormai grandi, ma a volte rimpiango quel tempo che tu mi hai fatto rivivere con il tuo personale racconto. Quel periodo, caro Juan, è il più bello. La fretta di vederli grandi, è la peggior nemica della loro crescita, ma sono sicura che non è il tuo caso. Grazie sempre di renderci partecipi del tuo piacevole narrare. A presto
    P.S. “La libreria stregata”? Sono stata bene dopo aver visto “Pane e tulipani”. Seguirò il tuo consiglio, non mi hai mai delusa.

  2. Non mi sono riprodotta, purtroppo o per fortuna non lo so, ormai è un dato di fatto e tant’è. L’unico periodo veramente libero della mia vita è stato quello dell’università, i magici Anni Settanta a Bologna. Genitori lontani, un minimo di sopravvivenza garantita dal presalario, gli esami si davano quando si voleva, lavoretti di merda se c’era bisogno. È stato un privilegio, lo so, pagato in seguito con le galere di Azkaban. A questo punto, posso sperare solo nella pensione… Sono 35 anni e mezzo che pago i contributi a questi fottuti ladri di merda, e non posso nemmeno chiedere i miei soldi indietro. Voglio sopravvivere, con rabbia e cattiveria, per fregarli fino all’ultimo. Resistenza passiva, sempre!

  3. Ho passato tutte le fasi da mamma e le sto ripassando da nonna, con la sensazione che l’intervallo di tempo tra le due condizioni si sia azzerato in un istante. Ripeto spesso che sarebbe bello ricordarsi come si stava in quel breve lasso di tempo in cui si è veramente liberi. Poi mi dico che Madre Natura non ha permesso il ricordo perchè sarebbe troppo difficile adattarsi ad una vita che non sarà mai più così felice.
    E se speri nella pensione per avere una parvenza di libertà, scordatelo! C’è più lavoro di prima e non sai mai se finirai la giornata avendo esaurito tutti gli impegni. Comunque, è un’età straordinariamente ricca e bella!

  4. Quel breve periodo senza pannolino e senza null’altro da fare che giocare e divertirsi, senza nessuna costrizione, è il momento più libero e nostro che avremo per luuunghi anni. Una simile libertà ci sarà solo dopo la pensione, per chi ci arriva. Almeno fin quando non dovremo metterci il pannolone…. Juan, questa è MAGNIFICA!

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