Scappate, in gabbia ho un S.

Pieno Agosto, immaginatevi voi come doveva essere il treno che portava ai Lidi. Per di più sul vagone dove salì c’era pure un bel raduno di Scout, bermuda e tutto.

Dopo un breve andirivieni, trovò posto in uno scompartimento, su un sedile lasciato momentaneamente vuoto da uno scout in cerca di liberazione interna (leggasi bagno).

Altri due suoi colleghi erano impegnati in una combattutissima battaglia navale, un terzo stava leggendo l’ultimo fumetto splatter, alla finestra un ipertrofico testa rasata faceva saltare i muscoli delle braccia per impressionare la vecchietta seduta di fronte tutta intenta a ricamare e tenere la borsetta stretta sotto l’ascella.

Lui buttò la valigia sul retino e poi si sedette sul posto centrale, in braccio una misteriosa scatola rettangolare coperta.

–        Me scuse sa, ma quel posto zè occupà – azzardò uno dei bermudotati denunciando pure la loro provenienza.

–        Shhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! Silenzio! Siete mica matti? – ribatté lui – ma avete una minima idea di cosa succede se si sveglia?

I due scout si guardarono dritti negli occhi, poi il secondo partì:

–        Va ben, ma lì ghe zè el Toni, che, el varde, gli è venuto un po’ di movimento, sarà par l’acqua de fonte o par i formai de casa, no so, ma insomma, sì, adesso el torna.

–        Adesso torna? Adesso torna? E intanto io che dovrei fare, io, eh? Stare qui con questa bestia in mano, pericolosissima, che se si sveglia… No, non mi ci fate pensare non mi ci fate. Che ancora mi vengono in mente quei poveracci!

Ora anche l’ipertrofico sembrò interessarsi:

–        E che cazzo ce pò mai sta’ in una scatoletta del genere a nonno bello? A chi la voi racconta’? Dammelo qua sto animale e vedi che ci fo io!

–        E che ci vuoi fare tu? Dimmelo dai? Che ci fai tu? Vai a finire come tutti gli altri, vai… sette secondi e via.

–        Sette secondi? Ma si ga mia portà drio un mamba lù? – disse tutto preoccupato un bermudotato mostrando orgoglioso la sua medaglia al merito per “Conoscenza serpenti velenosi”.

–        Ma quale mamba! Ma magari fosse così tranquillo!

–        Me scuse ma queo xè el me posto – disse il brufoloso bermudotato sulla porta.

–        Aridaje! Lo tenete voi allora il bestio? Io mi alzo, ma la responsabilità è vostra.

 

Il neo entrato guardò gli altri con espressione da ebete (che, a naso, era quella solita e non dipendeva dal momento).

 

–        Sta’ bon Toni, che sto qua l’ha la sote na bestia che no te gà idea!

–        Ma, mi scusi sa, ma come l’è fatta sta bestia qua? Ma el me diga, ciò – disse una vocina flebile vicino alla finestra.

–        E com’è fatto com’è fatto… intanto, quando dorme non vuole essere disturbato, perciò, muti. Sapeste quanto mi costa in sonniferi!

–        Ma el me posto?

–        Giovanotto, el me piase minga chi che interrompe! Non le hanno insegnato che quando un professore parla si ascolta e basta? Continui continui, neh.

–        Beh allora, fisicamente è piccolino e anche un poco pingue, di pelo rado, con una chioma nera giusto in testa, tanto nera che sembra finta.

–        E i denti? G’à i denti grossi? – chiede il bermudotato di destra.

–        Non particolarmente, ma è una specie particolare e ogni tanto li rifà.

–        Come gli squali, ahò! Che c’hai, no squalo in borsa?

–        Ma che squalo e squalo! Ma no te o sa che i squali no i dorme mai? – ribatté il bermudotato di fronte, medaglia al valore in “Ittiologia pesante”.

 

L’ipertrofico si rintanò nel suo angolino, non prima di aver ricevuto un’occhiataccia dalla vecchina. Seguita da una bella borsettata.

 

–        Ignorante! Presti attenzione almeno, sa? Su continui continui… e le zampe?

–        Zampine piccole, con artigli ben curati. Non potentissimi né tanto lunghi, ma signora, che svelto, che svelto! Quello che gli piace, è suo e nessuno glielo frega!

–        Ostrega! Furbo el ceo! El par un Macaco del Sud America – buttò lì il bermudotato in piedi, mancando in pieno il continente. Del resto era stato bocciato tre volte in “Geolocalizzazione dei primati”.

–        Furbo? Furbo? Ma non avete idea di cosa riesce a fare! Pensate che per ottenere quello che vuole è capace persino di corrompere altri animali perché gli facciano dei favori!

–        Vacca! El me par un fiol de scrofa, altro che un macaco!

–        Ma che tte parli, a boio scaut! Che tte interrompi? Lassa fini’ sto pover’òmo.

–        Giusto giusto! Bravo giovanotto, bravo. Ma el me diga, ma vive da solo o in branco?

–        Bella domanda signora, brava! Il Sarchiapone è animale solitario, non sta con quelli della sua specie. Ma questo non vuol dire che viva da solo, anzi! Ha sempre tantissimi altri animali attorno. Gli piace sentirsi il migliore e allora si cinge di quanti, inferiori, gli si prostrano e gli portano sempre offerte per tenerselo buono.

–        E ma se nol gà nessun de a so specie, ma come fa coe tose?

–        Scusi, come fa con chi?

–        Con la figa dottò! Come fa con la figa!

–        Giovanotto! – e giù una seconda borsettata – moderi i termini che ci son signore!

–        Per le donne, guardi, questo qui è tremendo! Ne adocchia una, non la lascia più andare! Se la vuole, la prende!

–        E ma che maschione!

–        A signò, in questo mi somiglia tutto mi somiglia!

–        Ma come fao a trovarghene tante?

–        Questo è il bello, il massimo della sua forza: non le deve nemmeno cercare. Ha sempre due o tre animali che lavorano per lui, le prendono e gliele portano. Oh, ma è un vero signore eh? Alla fine lascia sempre qualcosa alle compagne, una formichina, un serpentello, un bel fiore.

–        Minchia, qua invece nun me somiglia pe’ niente!

–        Ma, mi scusi sa, ma un animale così, sembra molto facile da controllare, sì insomma, basta adularlo, carezzarlo. Mi ricorda il mio gatto Arturo, una bestia… ma accarezzato per il verso giusto si calmava subito. O era il mio secondo marito?

–        Eh signora signora… bastasse accarezzarlo! Questo, se gli sbagli il verso, ma lo sai che guerra che scatena? Urla, sbraita, smena finché gli altri non lasciano perdere. Non avete idea. Ostia, si muove, si sta svegliando. Guardate, non vi mento: c’è pericolo! Non vi biasimo se volete abbandonare lo scompartimento.

 

Lui è contento ora. Dovrebbe funzionare come ha sempre funzionato. Ora, come sempre tutti scapperanno a gambe levate.

 

I cinque occupanti (più el Toni, in piedi) si guardano, guardano la scatola, si guardano ancora e poi tutti, piano piano, prima trepidanti e poi sicuri si alzano si avvicinano a lui e…

 

–        Sììììììììììììììììì! Evviva!

–        Ghe l’ha fata, finalmente ghe l’ha fatta!

–        Ahò, e chi ce sperava più! Non riusciva a metterlo in gabbia nemmeno er padre eterno ormai! Evvai!

–        Co… come evviva? Come? No, tranquilli, che se si sveglia, no dai, meglio che andate!

–        Ma come meglio che andiamo! Signore, lei imprigionando questo qua non poteva che far il bene di tutti! Lei ha salvato l’Italia, né! (neh)

–         Ma come l’Italia, ma come, ma che avete capito?

–        E g’avemo capio tutto g’avemo! Finalmente! Oh, zente, corrè qua! I lo gà ciapà!

–        Ma cosa dite mo’, ma che avete capito? Ma come lo fate a conoscere questo animale voi?

–        Noi? Ma come, tutti lo conosciamo, tutti! E lei finalmente lo ha messo dentro! Ah, se non fossi già 3 volte vedova la sposerei, guardi!

–        Ma cosa? Ma catturato chi? Ma qui dentro c’è il S…

–        Il SILVIO BERLUSCONI! Sì! G’avemo visto giusto!

–        Daje cor trenino, daje!

–        Perepepepè perepepepè pèpè….

 

E questo è il vero motivo della Grande Festa sul treno. Come, non ne sapevate nulla? 

 

Con affetto

 

IK

 


C’è chi ha la fortuna di avere a che fare con S, chi invece si ritrova con Paola.

httpv://www.youtube.com/watch?v=sm-a8Xm1oMU

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