Cane e padrone

Era penosamente ilare, sabato sera, sentir ripetere al Tg 1 “Minzolini non è indagato”. Si annunciava sgridazzando la notizia nei rombanti titoli di testa, quindi la si sparava in apertura, infine la “palla” del “il nostro direttore non è indagato” rimbalzava fra il povero zingarello morto carbonizzato e la manifestazione “delle opposizioni, ma non dell’UDC” (anche quest’altra palla funesta del Casini che non fa parte del mucchio antiberlusconiano è stata tirata in campo più volte). La partita di cui sto parlando è la Tg1 contro Resto del Mondo. Non più il telegiornale un po’ filogovernativo al quale eravamo abituati da sempre, il Tg più scodinzolante del pianeta è oggi allenato dal “direttorissimo” (come lo chiama il suo padrone) Minzolini, il quale fa uso del servizio pubblico tal quale Berlusconi dell’Italia: si comportano entrambi come se il telegiornale (il servo) e il Paese (il padrone) fossero il bagno della loro cuccia vista mare e corrispondente villona cafona.

Il servo, calvo come il padrone, a un certo punto è sceso ad abbaiare in diretta, ribadendo che non è indagato (ma chi se ne frega) e uggiolando che noi lo vorremmo muto e sordo. No. Noi lo vorremmo uomo. Libero e indipendente. Poiché siede su quella poltrona per servirci i fatti veri e le opinioni più equilibrate, non per servire il proprio padrone e scodellarci le sue bugie da imbonitore del circo.

Narcisi come due fanciulle in fiore, cane e padrone si assomigliano anche in questo: antepongono il loro “io” personale al noi del mondo. Il cane ritiene di essere lui stesso una notizia da prima pagina (“Minzolini non è indagato!”) e il padrone crede di essere il miglior presidente degli ultimi 150 anni ma, soprattutto, ritiene che con i suoi soldi e le sue cazzate si possano comprare i cuori di tutti. E di cuori dal mazzo ne sono caduti parecchi, purtroppo. Ma non tutti abbiamo cuore di cane o facciamo la fila per leccare le scarpe al padrone. Piuttosto si crepa di fame. Ce l’hanno insegnato i padri.

Quando la menzogna diventa un piatto nazionale, e nei cuori delle persone perbene c’è vergogna per il proprio paese svenduto, comincia a maturare il tempo della liberazione. Ne stanno facendo una al giorno. Se ne stanno accorgendo anche i loro elettori. C’è una gran smania di aria pulita, la sento girare dietro le nubi come la primavera. Non è ancora chiaro chi potrà rappresentarla, ma la storia, prima o poi, trova la chiave. Spero che ci tireremo fuori presto da questo letamaio, da questo autunno infinito del patriarca, da questo berlusconismo così umiliante. Bau-bau Italy!

fonte: http://www.gliinvisibili.org/

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One Reply to “Cane e padrone”

  1. Questo omuncolo che da quasi due decenni occupa una poltrona non sua, ha bisogno dell'acclamazione costante del suuditorio, segno inequivocabile di malattia mentale e di incapacità a vivere con se stesso.
    Da che mondo è mondo, nessun uomo politico che si voglia dir tale ha bisogno dell'amore del popolo.
    Il vero uomo politico ha bisogno del consenso per le cose che fa, giuste, oneste, al servizio del popolo che rappresenta.
    Se ne infischia bellamente dell'amore, quello se lo riserva in famiglia, tra la cerchia degli amici. Perchè sa che il suo compito è quello, quasi, di un padre che non ricerca l'affetto del figlio attraverso favori o regalie. Il padre sa che col figlio si può scontrare, perchè il suo compito non è quello di assecondarlo, ma di farlo crescere, di dargli ali e radici.

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