E tu che ne pensi?

Ho un cd in macchina che gira di continuo. Canzoni per tutta la famiglia: i piccoli vanno in visibilio con Video Killed the Radio Star nella versione dei President of the Usa e con Dela di Johnny Clegg, mia moglie apprezza i Pink Floyd e Paolo Conte. Tutto va bene fin quando arriva Hold On, Tom Waits.

E qui, se non sono solo in macchina, devo premere il tastino con la freccia e mandare avanti. Oddio, a volte capita che la possa ascoltare anche con loro: se dormono, se sono distratti, se parlano…

Questo è un bell’esempio di come ognuno di noi percepisce le cose in modo diverso: io adoro Waits, ma mia moglie, stranamente, non apprezza allo stesso modo. Credo sia semplicemente dovuto alle esperienze passate,al “background” di esperienze che ci creiamo ogni giorno che passa. Background che ci toglie l’obbiettività, ossia la capacità di ammettere tutti, senza ombra di dubbio, che non ci sono cantanti al livello di Tom Waits.

Chiariamo: parlo di come percepiamo in modo diverso delle cose, e dunque di come le processiamo e le passiamo agli altri.

Non parlo di quando chiedi ai figli chi ha combinato la marachella: quella è legittima difesa. Tu guardi il figlio grande e gli domandi: “Che è successo?”

E lui parte: “Allora, Davide voleva passare e siccome….” E può andare avanti per ore. Poi chiedi al piccolo, e lui risponde: “È stato Dario”. È più diretto, certo, ma la sostanza non cambia. La colpa è sempre di qualcun’altro. Legittima difesa.

Quello di cui parlo è la diversa percezione delle cose, come per esempio quando vai al cinema con la tua fidanzata e lei sceglie il film da vedere: l’ultima prova d’attore di Scamarcio. Alla fine del film, mentre tu ti stai ancora strofinando gli occhi nel tentativo di svegliarti, lei già ti bombarda con “O mamma che bello! Ma quanto ho pianto! Che bella storia d’amore!” per poi arrivare alla fatidica: “Ti è piaciuto?”. E a quel punto tu rispondi…. “Certo, bellissimo”. Perché sei un vigliacco, ecco quello che sei.

No, no. Neppure questo è l’esempio giusto. Ecco, prendiamo a prestito il calcio (sport) e l’attaccante che cade in area: metà stadio vede rigore e metà stadio vede simulazione. E non ci sarà modo di mettere d’accordo l’intero stadio. Ok, a meno che l’arbitro lasci correre, nel qual caso tutti concorderanno sul fatto che l’arbitro è cieco.

Quello che è certo è che l’obbiettività nelle opinioni non esiste. Esistono i fatti, questo sì. Se dico che la luna è un satellite è un fatto, nessuno lo può contestare. Se invece esprimo un’opinione, per quanto cerchi di essere obbiettivo, sarò sempre influenzato dalle mie esperienze, gusti, ideali.

Di questo ce ne accorgiamo poco nella nostra vita: succede a tutti ed è bello avere e portare avanti le proprie idee.

D’altro canto, ci sono persone che per professione devono registrare le diverse dichiarazioni e i punti di vista della gente: giornalisti e poliziotti.

I giornalisti, più controverse sono le versioni, più ci sguazzano.

Per i poliziotti, gli investigatori, la questione è leggermente diversa: avere due persone che descrivono la scena o la persona in modo completamente diverso crea qualche problema: “Era un così bravo ragazzo…”, “Guardi, la peggior bestia del quartiere…”.

Marco Denevì ci porta in mezzo a tutto questo con la bella Rosaura, che alle dieci suona a una pensione in quel di Buenos Aires. Solo che Rosaura non parla mai: di lei, della sua vita, sappiamo solo attraverso i racconti dei vari pensionanti, un monologo dietro l’altro, una visione della vita diversa dall’altra.

Per scoprire, alla fine, che la verità non è una sola, ma è quella che ognuno ha.


Con Affetto

IK


Giudizio di Rosaura alle dieci, Marco Denevì, Sellerio, 1996: uno spaccato reale di quella finzione che noi chiamiamo vita.


In apertura: Giorno e Notte – Cristina De Faveri, Olio su tela. Collezione privata


 



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3 Replies to “E tu che ne pensi?”

  1. Ho letto grandi verità in questo articolo…Verità per me, perchè collimano con parte dei miei stessi pensieri. Quindi?Ognuno ha la propria di verità? Ebbene si. Vero è che nell'arco di 10 ore lavorative sento persone che esternano le loro verità, il più delle volte negando quella altrui…Poi mi ascolto e realizzo che anch'io faccio lo stesso, quando posso però…quando mi conviene. Si, perchè non sempre la mia verità viene apprezzata e condivisa…E allora?Allora procedo nella convinzione che sia meglio scegliere la propria verità, quella "migliore" solo per il fatto che ci appartiene!E sbagliando non ascolto e non vedo oltre…

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