Fahrenheit 451 – Quando i libri si bruciavano

fahrenheit 451 di ray bradbury

Quello che mi ha colpito di “Fahrenheit 451” è la capacità dell’autore di prevedere il futuro. Non che oggi bruciamo i libri, ma molte delle “cose di fantascienza” descritte nel romanzo, oggi sono realtà.

La nostra società è sempre più simile a quella di Montag e Beatty, legata a quei “divertimenti solidi e compatti”. È una società che legge sempre meno, in cui i libri annoiano, in cui si preferisce un divertimento veloce, frivolo e che “non faccia pensare”.

A questo punto sovviene una domanda che mi sono fatto tante volte e che ho anche lasciato su Facebook o sul mio sito: a che cosa servono i libri? Le risposte sono state molte e differenti, per Montag i libri servono ad aiutare la gente a non commettere gli stessi errori.

La cosa meravigliosa dei libri è che essi, spesso, trattano di storie inventate, tuttavia non smettono di raccontare la realtà. A mio avviso è questa la magia del libro; da un qualcosa che non esiste, il lettore riesce a comprendere meglio la sua realtà, il mondo in cui vive.

 


Diamo un’occhiata alla trama del romanzo (fonte Wikipedia):
Il protagonista di Fahrenheit 451 è un Milite del fuoco – Guy Montag – che ha il compito di rintracciare chi si è macchiato del reato di lettura, di eliminarlo e di bruciarne i libri. In questo futuro alternativo tutte le case sono costruite con tecnologie che le rendono ignifughe e quindi il solo compito dei vigili del fuoco è quello di eliminare i libri. In questa società viene assicurato l’ordine sociale con regole ben precise. Tutti i cittadini rispettosi della legge devono utilizzare la televisione per istruirsi, informarsi e per vivere serenamente al di fuori di ogni inutile forma di comunicazione. La televisione come elemento ossessivo della società viene utilizzata dal governo per definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Montag, che per anni è stato un vigile del fuoco modello, un giorno commette un’improvvisa infrazione: decide di leggere un breve trafiletto di un libro che dovrebbe bruciare. In seguito, attirato dalla sua prima fugace lettura, salva alcuni libri e inizia a leggerli di nascosto. La decisione d’infrangere le regole gli viene suggerita dalla conoscenza di Clarisse, una ragazzina sua vicina di casa, che mostra un modo di vivere anomalo. Infatti Montag ha notato che i familiari di Clarisse alla sera non guardano la televisione, che non possiedono, ma trascorrono il tempo parlando tra di loro e tutti dimostrano di possedere un’allegria e spensieratezza difficile da comprendere e facilmente invidiabile.
La famiglia di Clarisse sembra felice a differenza di quella di Montag, che non ha figli e la cui moglie, che ha appena tentato il suicidio ingerendo barbiturici, non ne vuole. Montag, dopo aver riflettuto a lungo, prende coscienza di non amare né realmente conoscere quella donna e capisce che nella sua vita c’è qualcosa di profondamente sbagliato. La lettura dei libri che ha sottratto lo conduce a scoprire un nuovo mondo, ma lo spingono inesorabilmente verso la rovina sociale.
Sua moglie, dopo aver dato l’allarme alla caserma del fuoco, lo abbandona, e i suoi ex colleghi lo cercano per punirlo. Mentre i militi del fuoco incendiano la sua dimora, Montag, minacciato e provocato dalle parole del suo ex-capo Beatty, in preda alla rabbia carbonizza quest’ultimo e, ferito da un segugio meccanico che poi distruggerà con il lanciafiamme, fugge dolorante verso la periferia della città.
Scappa poi lungo il fiume, sulle cui rive incontra un gruppo di uomini scappati dalla società che costituiscono la memoria dell’ umanità, in quanto conoscono a memoria moltissimi libri. Sulla Città viene sganciato un ordigno nucleare e Montag con i suoi nuovi compagni si avvia verso di essa per prestare soccorso ai sopravvissuti.

Nel romanzo, l’autore tratta spesso il tema della TV come appiattimento sociale. Nel 1951, quando il romanzo è stato scritto, la televisione com’è oggi era solo fantascienza, ma Ray Bradbury non si è rilevato come un visionario, tutt’altro! Nella nostra società davvero la TV è più una malattia mentale che un mezzo per potersi migliorare. La psicosi dell’audience è un fatto che non lascia scampo a nessuno e si fa di tutto per innalzare questo fattore. Tuttavia, nella maggior parte delle volte, un alto indice di audience è inversamente proporzionale all’intelligenza e al livello culturale contenuti nella trasmissione stessa.

Il libro si conclude con l’inseguimento di Montag e dei suoi complici, ognuno di loro ha portato a memoria un pezzo di un libro, in modo da non perderne il contenuto dopo che il libro fosse stato bruciato. È un inseguimento visto in TV da tutti, in cui si cerca in tutti i modi di non far calare l’audience, decidendo perfino di arrestare un innocente pur di mantenere alti gli ascolti. Nel 1951 ciò poteva sembrare pura fantascienza, nel 2010 è invece molto più simile alla realtà!

Montag ha una moglie che è il prototipo di molte donne del 2010: esile, capelli tinti, carnagione rosata, labbra rifatte, superficiale, attaccata alle cose materiali, alla televisione (i grossi schermi appesi alle pareti, oggi ci sono gli LCD; altra previsione). È una donna fragile e dipendente dagli psicofarmaci per “stare al passo” o per dormire.

Oggi, nel 2010, trovare persone come Mildred, la moglie di Montag, non è poi cosa difficile, vero?

Un altro concetto, che ritengo davvero interessante e che ritrovo nella nostra attuale società, è il voler a tutti i costi mantenere uno stato di “felicità apparente”, in cui tutti sono uguali, non per pari dignità, ma per omologazione dei desideri e dei pensieri. Umani senza una propria individuale personalità, con idee “prefabbricate” e inculcate dalla stessa società. Fantascienza? No, realtà del 2010.

Come dice Faber, l’amico professore di Montag, i libri servono anche a farsi delle opinioni proprie, a scolpire una propria e unica personalità.

Parlando di politica le amiche di Mildred dicono che è fondamentale per un politico l’aspetto esteriore e la presentazione prima ancora delle idee e dei programmi. Questo è eccezionale! Ho avuto un brivido di terrore… Guardate i nostri talk-show, ancora una volta ci troviamo dinanzi a pura chiaroveggenza!

Concludo con la visione fantascientifica che nel 1951 ha avuto l’autore di questo romanzo; aveva immaginato un mondo privo di libri e sommerso dalla televisione. Nel 2010 la sua visione si è quasi del tutto avverata. Il potere politico – sempre nella sua visione – per rimanere forte ha bisogno che la gente sia omologata, che non pensi, che non abbia idee personali, che sia superficiale e plasmabile. Un mondo come questo ci porta a una società vuota, piena di trasmissioni televisive stupidi e che ci tartassa di messaggi pubblicitari. Tutto questo, per l’autore di Fahrenheit 451 era pura fantascienza, ma per il lettore del 2010 è molto simile alla società in cui vive.

Ray Bradbury, c’invita a pensare, a non prendere per oro colato qualsiasi cosa passi per la televisione, a non accettare le regole imposte senza chiedersi cosa quelle regole possano implicare nel nostro modo di vivere.

La società dei libri bruciati è già qui, alle nostre porte.

Fahrenehit 451
Ray Bradbury
Mondadori (collana Oscar classici moderni)
228 pagine
8,50 euro

Chi è Ray Bradbury

Ray Bradbury nel 1975 

 




Ray Bradbury (Waukegan, 22 agosto 1920) è uno scrittore statunitense, innovatore del genere fantascientifico; nella sua carriera è stato anche sceneggiatore cinematografico.

Figlio di un operaio elettrico e di una casalinga di origini svedesi, nel 1934, a causa della grande depressione durante la quale il padre rimase disoccupato, si trasferisce in California, dove scopre il mondo della fantascienza, tanto da iniziare a scrivere alcuni racconti sulle riviste del settore. Tra le sue prime opere si contano anche dei racconti polizieschi e noir.
Nel 1950 raccoglie in un unico volume le sue Cronache marziane, che ottengono così un vasto successo internazionale, ancora oggi a distanza di anni, nonostante ormai queste storie siano datate, nel senso che la data in cui i vari avvenimenti sono stati sistemati è stata superata: questo fatto, però, ha scarsa importanza, non togliendo nulla al valore dell’opera in sé.
L’anno successivo segue il capolavoro per cui è maggiormente ricordato, Fahrenheit 451, una sorta di elogio alla lettura ambientato in una società distopica, che diventerà anche un film omonimo di successo, diretto da François Truffaut. Negli anni successivi intraprende la carriera di sceneggiatore cinematografico, iniziata con il Moby Dick di John Huston, senza però dimenticare la sua carriera di romanziere. Si ricordano infatti Il grande mondo laggiù, Io canto il corpo elettrico!, Paese d’Ottobre, Il popolo dell’autunno, Viaggiatore del Tempo, l’ambizioso giallo Morte a Venice e il più leggero Il cimitero dei folli e Le auree mele del sole.

Trasposizione cinematografica ed altri media

Nel 1966 il libro è stato trasposto in un omonimo film, diretto da François Truffaut e con Oskar Werner nella parte di Guy Montag. Per il 2009 è prevista una nuova pellicola, diretta da Frank Darabont.
Esiste anche una parodia disneyana del romanzo intitolata Papercelsius 154, scritta da Giorgio Figus e disegnata da Claudio Panarese, pubblicata su Topolino n. 2156. In questa storia è la musica a essere proibita…
Parecchi elementi della storia si ritrovano nel film Equilibrium; tra questi, il rogo dei libri, l’appartenenza del protagonista a una speciale milizia governativa e il suo ravvedimento.

Una scena tratta dal film del 1966:

In italiano (ci sono i link perché l’autore non ne permette l’importazione)

Un falso trailer di una possibile prossima versione (molto ben fatto!):

Massimo Petrucci
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7 Replies to “Fahrenheit 451 – Quando i libri si bruciavano”

  1. Mi rendo conto di aver fatto delle misere osservazioni, pensavo di non dover scendere nei particolari, ma di dover rimanere sull'essenziale per dare posto a tutti, comunque condivido tutte le osservazioni, solo su una non sono d'accordo, su quella che riguarda le donne. Non credo che la maggior parte delle donne badi solo alle cose esteriori, il mondo femminile è fatto di molte persone capaci di sacrifici enormi e di valutazioni profonde. Il sociale è costellato di presenze femminili senza le quali non andrebbe avanti. Intorno a me ci sono molte donne intelligenti e impegnate nel sociale o in politica, donne che si dividono tra lavoro, famiglia e interessi culturali. Purtroppo quello che ci fanno vedere e che vogliono farci credere sia, è un mondo vuoto, privo di veri interessi. Quindi anche noi, come in Farenight 451 dobbiamo ribellarci all'appiattimento perché siamo ancora in tempo, nonostante la brutta aria che si respira, a ribaltare la situazione. Noi possiamo fare a meno della TV spazzatura e dei giornaletti di gossip, a molte donne piace leggere e essere aggiornate. Naturalmente questo discorso vale anche per molti uomini.

  2. ciao,anche a me è piaciuto molto e l'ho trovato straordinariamente attuale. concordo in pieno con Patti su tutto. ho provato sgomento al pensiero della scomparsa dei libri e mi ha fatto pensare a,quando ero ragazza (una vita fa),non potevo leggere perche' i miei avevamo paura che togliessi teppo allo studio e poi la mia insegnante di lettere al liceo imponeva i suoi libri. leggevo di nascosto e con amiche ci scambiavamo i libri…..nei momenti di solitudine interiore mi rifugio nei libri…non potrei vivere senza…
    scusate le riflessioni personali.

  3. Massimo, anche a me ha colpito il concetto delle idee “prefabbricate” ed inculcate dalla stessa società, in quanto ha formato oggetto di miei studi passati e, oggi, ritrovarlo in questo libro mi ha fatto piacere.

    Questo è, a mio avviso, un passaggio fondamentale nei periodi precedenti all’avvento di regimi autoritari ed è un fatto che è stato ben presente nel periodo inziale dell’affermazione del nazismo. L’appiattimento delle idee e il loro preconfezionamento generano il fenomeno della formazione di una società composta da individui che Hannah Arendt ha definito, nel loro insieme, “uomo massa”.

    Riporto, per brevità, qui alcuni passaggi copiati dal primo sito che mi è capitato, per meglio comprendere il pensiero di Arendt su Eichmann. E’ impressionante solo pensare che questo possa capitare di nuovo:

    ——————————–

    Più profondamente, però, la Arendt poteva avere ora la conferma che il totalitarismo non solo aveva uniformato gli individui, sottraendo loro la soggettività, ma li aveva soprattutto deformati, riducendoli a meri “uomini-cosa”, senza pensiero e senza giudizio critico, subordinati agli ordini e alle logiche del Reich. Eichmann, che rappresentava il prototipo del regime, si presentava infatti come un “individuo senza qualità”, di musiliana memoria, che parlava con cliché, ossia “frasi-fatte”, il più delle volte senza senso. Egli più profondamente si presentava “privo” di un pensiero individuale ma, cosa ancor più grave, “privo” della stessa capacità “critica” di pensare. Lo Stato totalitario aveva dunque “svuotato” il singolo pensiero di qualsiasi “contenuto morale autentico” che, per esistere ed esser tale, doveva essere col-legato innazitutto alla capacità critica soggettiva e alla coscienza individuale. Eichmann quindi non “rifletteva su ciò che faceva” perchè era assente, “invisibile” a se stesso. Egli non aveva minimamente coscienza di sé e, privato della sua facoltà di percepirsi, non era più in grado di distinguere il bene dal male: seguiva un “senso del dovere” meramente procedurale, legato all’esecuzione del comando e del lavoro che il regime gli aveva assegnato, ma questo senso del dovere era del tutto “a-morale”, privo di contenuti. Siamo di fronte ad un sistema asettico, in uno spazio totalmente “im-politico, nel senso arendtiano del termine. Esso è inteso come inter-esse, come “agire comunicativo”, concetti significanti, innanzitutto, relazione e dialogo “pratico” con se stessi, oltre che con gli altri.

    L’uomo-massa informe del regime totalitario agiva inconsapevolmente, seguendo come un automa i precetti del regime. Essi tendevano ad estromettere da sé i “non-allineati” e ad annientare “il diverso”.

  4. Non siete sole. Siete soltanto le prime della classe, quelle che quando il professore diceva: basta, tempo scaduto, loro avevano già finito tutto e avevano già ricopiato il compito pure in bella, e con invidia le avevamo viste che, alla seconda ora, quando ancora noi stavamo pensando a cosa scrivere e mordevamo il tappo della penna bic, loro con il fiocchettino nei capelli, andavano alla cattedra per chiedere un’altro foglio. Ma come? Quello che avevano era già tutto pieno di cose? Ecco, io una di quelle l’ho sposata, forse per compensare il fatto che andavo sempre piano, ma chi va piano va sano e va lontano e io già vedevo lontano.

    Io, per esempio, il tempo me lo prendevo tutto, però quando consegnavo la brutta copia era come se fosse quella bella, perchè ad un pensiero all’ora è difficile sbagliare, e poi c’era la storia della grammatica, che io non l’ho mai capita, però mi dava fastidio e mi bloccava. Poi ho capito che non valeva la pena, ma era troppo tardi: ormai la amavo, perchè i poli opposti si attraggono. Però, chi pratica lo zoppo, impara a zoppicare e i difetti ed i pregi si compensano, cosicchè col tempo ho imparato da mia moglie a fregarmene e scrivo senza pensarci su molto. Leggere, invece, no. Quello continua ad essere un problema, ci metto molto e sono indolente, tanti sono i libri iniziati e pochi quelli finiti. Diciamo che intrattengo con i libri un rapporto di infedeltà momentanea, non riuscendo ad averne uno per volta, al contrario dell’amore. La soglia critica è quella di due terzi. Dato che sono lento, vi giungo stanco e ritengo giusto dedicare risorse e tempo agli altri abbandonati prima, in una sorta di rapporto di compensazione scomposto.

    Fahrenheit 451 non l’ho ancora completato, ma lo farò (prometto) prima che voi finiate il prossimo e prima che Beatty lo voglia bruciare. Anche perchè è un libro bellissimo e io, che da solo non lo avrei letto, ringrazio voi per avermi invitato a farlo.

    Di Bradbury sapevo che aveva scritto Rumore di tuono, noto come Effetto farfalla, il romanzo dal quale è stato tratto il detto: “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Teoria intrigante, dunque, che ha destato in me la curiosità di leggere questo libro.

    Come il precedente libro, La fattoria degli animali, ritengo questo libro profetico, e mi stupisco di come possa essere stato possibile immaginare alcuni scenari odierni già cinquant’anni fa. Non mi riferisco ai libri bruciati, ma ad alcune attitudini dell’animo umano che, sempre più, si vanno manifestando.

    Ad esempio, quello di farsi addomesticare la mente dalla televisione che, da schermi sempre più grandi, propina argomenti proporzionalmente più stupidi. E quando siete davanti ad un televisore a quattro pareti non potete discutere, perchè il televisore è reale, immediato, vi dice lui quello che dovete pensare e ve lo dice con voce di tuono.

    E poi c’è la scuola, non com’è, ma come la vogliono fare diventare: la durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, arte abbandonate, lingua ed ortografia sempre più neglette. La vita diventa il posto da occupare, il piacere si annida ovunque e perché imparare cose diverse e meno utili di premere bottoni e girare leve?

    E l’ambiente domestico? I genitori, a casa, possono distruggere quello che si è (dis)insegnato a scuola. I figli non appartengono ai genitori, ma alla comunità.

    E quando Montag decise di parlare dei libri alle signore-amiche della moglie, loro non compresero, perchè lui non stava parlando delle “cose”, ma del “significato delle cose”. Infatti, le cose, anche gli stessi libri non contano. Sono opere morte, solo pagine, magari profumate, speziate (a proposito, bellissima quella parte), ma “dietro ogni libro c’è un uomo”. Io, addirittura direi due con il lettore, tre o anche quattro, quanti siamo oggi qui a parlarne e scusate se è poco.

    E se siamo pochi non importa. Perchè “Beatty appartiene al nemico più pericoloso della verità e della libertà, la bovina mandria compatta e inerte della maggioranza. Ah, buon Dio, la terribile tirannide della maggioranza! Tutti abbiamo la nostra canzone da intonare. E sta a te ora capire con quale orecchio ti convenga ascoltare”.

  5. Ho preso coscienza del fatto che, nel mio commento,ho trascurato il personaggio di Mildred
    Volutamente.Infatti questa donna mi ha fatto paura,ha troppo in comune con l’universo femminile attuale.Fa pensare..io non voglio essere,diventare così ..e forse una parte di me forse lo è già..?!?Ma come sfuggire ai condizionamenti?Come riuscire a non invidiare la serenità,la pace dei sensi e del cuore,anche se artificiali?Come riuscire a non uniformarsi alla moda dei visi e corpi di plastica,alle unghie rifatte,tutte uguali,all’illusione e alle sirene che decantano con voci suadenti e subdole manichini perfetti?Come restar fuori dall’entusiasmo per i personaggi finti dei programmi televisivi,come non invidiare un po’ segretamente modelli ridicoli,come non aver neanche per un attimo voglia di copiarli?E come non essere invidiosi del denaro e del potere il cui mito trasuda disgustosamente quasi ovunque? 
    In ogni donna c’è infatti una Mildred nascosta,in agguato,pronta a prendere il sopravvento….la sensibilitò femminile spesso tanto decantata,ammirata,spesso rende più fragili,più insicure.più “sensibili” ai falsi “dei”…
    Oggi,per le femmine,è più difficile essere felici..o almeno contente,soddisfatte..ve lo dice una che conosce e combatte il problema.(ho usato il sostantivo”femmine” volutamente ).
    E quindi? Non so trovare una soluzione che non sia drastica,che non comporti ua rivoluzione culturale,un capovolgimento totale,un doloroso terremoto del sistema..e non sta a me trovarla fuori dal mio essere e dalla mia realtà personale…posso cercarla in me e,comunque sia,l’ autoanalisi è utile e costruttiva ed è molto interessante che sia potuta partire da una lettura e dai relativi commenti altrui ad essa.
    Ancora una volta grazie ai commentatori(alcuni molto gentili)che,con la loro lucidità e intelligenza,aiutano a crescere la giovane e inesperta Patti e chiunque altro abbia voglia di mettersi in discussione e di capire.

  6. E' difficile e raro,per me,trovare un lavoro scritto in maniera così "pulita",un racconto emozionante e descrizioni così precise e coinvolgenti tanto vicine alla mia maniera di sentire: mi sono trovata tra le mani il romanzo "quasi perfetto" ,quello che da tempo avevo voglia di leggere.
    Probabilmente ha grande merito anche il traduttore..ho pensato anche che mi sarebbe piaciuto conoscere bene l'inglese per poterlo gustare in lingua originale.
    Trovo straordinario,poi,che un autore possa aver raccontato ,una vita fa,(1953!)una realtà così inquietante e alienante, così pericolosamente vicina a quella attuale o almeno a quella che probabilmente qualcuno ci sta preparando…..

    Per un attimo ho avuto una piccola delusione;riguarda il personaggio di Clarisse:una parte di me avrebbe voluto che avesse più spazio e che questa fanciulla,che forse(o vorrei?) un po’ mi somiglia,potesse trionfare e avere un”ruolo” di primo piano.Ragionando ho poi compreso:è giusta la sua scomparsa:Clarisse è stata un'”apparizione”,la luce nel buio mostruoso delle menti alienate,la piccola,fragile lucciola che ha condotto Montag alla consapevolezza.
    In questo romanzo perfetto e completo c’è tutto ciò che è importante per me,quello che provo nei momenti bui e ciò che mi serve per “esistere”:fantasia,creatività,amore e anelito verso la libertà del mio pensiero e di tutto il mio essere e…libri.
    Libri:essi rivelano i pori sulla faccia della vita;sono agio,tempo libero;si possono lasciare da parte e chiudere,siamo noi che decidiamo come gestirli.Sono consapevolezza e libertà,conoscenza e gioia.
    Io mi sono naturalmente chiesta come e chi sarei senza la montagna di volumi,libretti e libroni che ho divorato nella mia esistenza,senza la possibilità e la voglia di capire,scoprire,criticare,senza la mia indipendenza di pensiero e la mia libertà di scelta…..senza le scoperte,i mondi,le realtà e le informazioni con le quali sono cresciuta e che ho trovato tra pagine stampate !
    Temevo,infine,che il finale mi deludesse..e invece no :ecco la catarsi,come nelle storie che prediligo..il lieto fine ,insomma.Il fuoco ha distrutto tutto ,ma soprattutto il vero male e trova ora la sua giusta funzione di foriero di luce e calore,di nuova vita.E gli amati libri non sono bruciati veramente,perchè sono stampati nei cuori e nalle menti degli uomini.

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