Il sondaggio

questionario

“Tutte le camurrie buttane toccano a me!” così pensava il commissario Musolino mentre rispondeva al questore Cannata:
“Obbedisco… obbedisco, signor questore!”
“Musolino, non stare a fare il fesso!”
I rapporti tra il commissario Antonio Musolino ed il questore Luigi Cannata erano annosamente cordiali.
Si erano conosciuti parecchi anni prima, quando Luigi Cannata era vice-questore e Antonio Musolino era vice-commissario e si erano piaciuti subito.
Cannata, di solito molto formale, a riprova di questa simpatia aveva cominciato subito a dare del tu al commissario, cosa per lui inusuale, chiamandolo per cognome, mentre il commissario Musolino, nonostante una vacanza insieme in Spagna qualche anno prima, aveva continuato ad usare signor questore.
Si sentiva più a suo agio così, nonostante considerasse il questore Cannata quasi come un padre, il suo unico quasi padre nella Polizia di Stato.
“Il fatto è, signor questore, che è sempre imbarazzante interferire in un’inchiesta di un collega…”
“Intanto tu stai facendo un piacere a me, un piacere non ufficiale…
Ti prendi gli incartamenti, te li studi, se hai bisogno di parlare con qualche testimone ci parli, però ufficialmente il responsabile è il commissario Caruso.
Ma io ho bisogno che questo caso abbia dei risultati.
I giornalisti si sono bagnati troppo il pane.
E poi Peppino Caruso è un ragazzo intelligente e sicuramente non si incazza…”
Il commissario Giuseppe Caruso probabilmente intelligente lo era davvero, ma di incazzarsi si incazzò, anche se non lo disse esplicitamente al commissario Musolino.
“Va bene, Musolino, se tu pensi di riuscire meglio a tirarci qualcosa fuori, io…”
“Guarda, Caruso, che sicuramente non è stata un’idea mia quella di infilarmi in questa minchia di storia…” il commissario Musolino si sentiva a disagio esattamente come si era aspettato di sentirsi.
“Là ci sono tutti gli incartamenti…” il commissario Caruso indicò sulla scrivania accanto una torre di proporzioni abbastanza ragguardevoli, “…e sono a tua disposizione come da ordine ricevuto.”
“Caruso non fare lo stronzo, ti ho detto che io non c’entro nella decisione del questore Cannata.
Io ho una grande stima di te. Mi piace il tuo metodo di lavoro. Raccontami tutto tu.” così porse il ramoscello d’ulivo il commissario Musolino, che d’altra parte non si sognava neanche lontanamente di leggersi quella montagna di carte e si riprometteva di farlo fare al brigadiere Deodato.
Il commissario Caruso si arrese:
“Tutto è cominciato circa due mesi fa, il diciotto di febbraio.
Salvatore Sciascitano, età 59 anni, celibe, di professione insegnante di lettere al liceo scientifico Primo Levi, mentre tornava a casa dopo la scuola è stato colpito alla gamba destra… per essere precisi al polpaccio, il proiettile è passato da una parte all’altra, ed il professore Sciascitano si è ritrovato per terra ferito… praticamente è stato gambizzato.
Era in una strada affollata, ma non troppo… normalmente affollata… nel percorso che faceva ogni giorno per tornare a casa.
Alle due meno un quarto del pomeriggio.
Le persone che c’erano hanno testimoniato di aver visto cadere il professore, ma nessuna di loro ha notato qualcosa di insolito… visto qualcuno che sparava al professore Sciascitano. Nessuna ha sentito il rumore dello sparo, probabilmente hanno usato il silenziatore…”
“Di che calibro era il proiettile?”
“Non l’abbiamo trovato. Come non l’abbiamo trovato negli altri undici casi.” precisò con tono di sfida, il commissario Caruso, “Nessuno è stato visto scappare e nessuno è stato visto vicino alla vittima non dico sparare… ma nemmeno raccogliere il proiettile e portarselo via.
Abbiamo indagato per riuscire a capire chi poteva avercela col professore Sciascitano e non siamo arrivati a niente.
O per essere più esatti abbiamo scoperto che non aveva nemici, cosa abbastanza rara qui da noi… neanche una lite… che so, per questioni di condominio… niente… e niente d’importante per le altre undici vittime, tutte colpite alle gambe, che ci sono state nei giorni successivi.
Da venti giorni non hanno più sparato a nessuno.”
“Le vittime avevano qualcosa che le accomunava… non so… si conoscevano… le idee politiche…”
“In comune, Musolino, avevano il fatto di non avere nessun cazzo in comune…” il commissario Caruso non amava gli insuccessi, “Nove uomini, tre donne. Età tra i diciotto ed i sessantacinque. Sposati, non sposati, vedove… lavori sempre differenti… un notevole campione della popolazione.
Tra di loro c’era anche un pregiudicato… ma roba da poco… furti di auto in gioventù.”
“Come spieghi il fatto che non si sia mai trovato nessun proiettile?”
“Non riesco a spiegarmelo. Nelle ferite o c’era un foro di uscita oppure erano ferite di striscio.
Dopo la prima volta abbiamo passato i luoghi dove erano avvenuti i ferimenti al setaccio, ma senza mai trovare niente.
L’unica cosa sicura è che il colpo è stato esploso abbastanza da vicino, abbiamo sempre riscontrato bruciature sulle ferite, quindi non deve essere stato un cecchino.
Ma nessuno di quei poveracci ha notato qualche persona strana accanto a lui mentre veniva colpita.
Anche se in ogni caso persone vicine ce n’erano abbastanza, sembra che il nostro amico, o i nostri amici… potrebbe essere una banda di esaltati… ma io personalmente non credo che sia stata più di una persona…. il nostro amico dicevo, sembra che non ami i luoghi deserti.
Non ci fosse il particolare dei proiettili e le testimonianze delle vittime e dei presenti ai ferimenti sarebbe un caso quasi normale per tempi come i nostri.
Un pazzo che sceglie le sue vittime a caso, un pazzo che va in giro con un’arma – naturalmente una pistola, chi può nascondere un fucile…? – e che tira solo alle gambe…
Va bene, ora io me ne vado, ho da fare.
Divertiti, mi raccomando, io ti saluto.”
Il commissario Musolino rimasto solo chiamò il brigadiere Deodato, gli disse di portarsi i verbali nel suo ufficio e leggerseli e poi se ne andò a mangiare al suo solito ristorante, speranzoso di trovare il tonno con i pomodorini di Pachino e la menta .
Il brigadiere Samuele Deodato emerse dalla torre di carta dopo due giorni e si recò nell’ufficio del commissario a riferire.
“Dottore, stavolta in mezzo ad una strada siamo…”
“Quindi ci manca solo che ci sparano pure a noi…” così il commissario Musolino commentò lo sconforto del brigadiere Deodato, “Avanti dimmi cosa hai scoperto.”
“Come lei, dottore, mi ha detto che le ha detto il dottore Caruso, che aveva ragione, le vittime non si conoscevano e non avevano quasi niente in comune…”
“Quasi, Deodato?” al commissario Antonio Musolino in mancanza di meglio il quasi del brigadiere Deodato fece drizzare le antenne.
“Il dottor Caruso, vedendo che si metteva male per l’indagine, è stato assai scrupoloso ed ha interrogato di nuovo tutte le vittime ed ha chiesto che cosa avevano fatto e chi avevano visto negli ultimi due giorni.
Per sapere se avevano dato fastidio a qualcuno… fatto qualche torto…
Due delle vittime erano state avvicinate per un sondaggio, ma non dalla stessa persona… una da una signorina ed un’altra da un giovanotto… ma sembra che il sondaggio fosse lo stesso… si ricordano tutte e due che era qualche cosa sulla religione…”
“Solo due, Deodato…”
“Solo due, dottore.”
“E se gli altri non se lo ricordavano… oppure non avevano dato importanza alla cosa o era successo qualche giorno prima…” il commissario era disposto a provarle tutte, “Adesso, da bravo, Deodato te ne torni nella tua stanza e telefoni a tutti gli altri.”
Quando Deodato uscì dalla sua stanza due ore e sette minuti dopo, come sarebbe stato in grado di precisare se qualcuno glielo avesse chiesto, e si recò dal commissario Musolino, era molto più contento:
“Centro! Lei ha indovinato, dottore… tutti quanti erano stati… sondati sulla religione… da persone venute a casa loro dopo una telefonata…. ho raccolto le descrizioni… due signorine, una era bionda ed una era bruna, e un giovanotto… da uno a sei giorni prima di essere sparati…”
Il commissario Musolino non si aspettava tanta grazia:
“Va bene, ormai è tardi, ma tu domani per prima cosa vai alla Camera di Commercio, vedi quali sono le organizzazioni che si occupano di ricerche di mercato e di sondaggi di opinione, poi telefoni a tutti e mi fai sapere chi lo ha eseguito questo sondaggio.”

Il dottor Aurelio Frattina, direttore della filiale locale della agenzia DATA2000, specializzata in sondaggi d’opinione, era disponibile nel dare le informazioni che interessavano al commissario Antonio Musolino e nel contempo entusiasta nel parlare del proprio lavoro.
“Questo è un sondaggio che riguarda solo la nostra zona e ci è stato commissionato dal locale Arcivescovado.
Il sondaggio riguarda la religiosità della popolazione locale, perché, come ha detto il Vescovo, quando a luglio c’è la processione di Sant’Astanio tutti partecipano, ma poi per il resto dell’anno in chiesa non ci vanno in molti.
Il campione era di duecento persone e lo abbiamo scelto dai nostri elenchi; abbiamo dati su circa mille abitanti della città.
Ecco, se le interessa questo era il questionario.”
Il commissario Musolino cominciò a leggere il questionario, che cominciava con una domanda riguardante l’esistenza di Dio e finiva con un’altra meno teologica sul finanziamento pubblico alle scuole private, chiedendosi quali risposte avrebbe dato lui stesso se intervistato.
Poi lo passò a Deodato.
“Ed il sondaggio lo avete concluso?”
“Abbiamo consegnato i risultati ieri… a lei posso parlarne… il 28 per cento è favorevole ai finanziamenti alle scuole private contro il 52 per cento – non so se l’Arcivescovado sarà molto contento – il 26 per cento va abbastanza regolarmente in chiesa, il 44 per cento si definisce cattolico praticante, il 78 per cento cattolico, l’88 per cento cristiano, il 6 per cento nega l’esistenza di Dio…”
“Quante persone hanno lavorato alle interviste?”
“Due donne, Marilisa Urbani e Antonella Cocchiara, ed un uomo, Alfonso Prestipino.
Sono i nostri collaboratori della zona da più di tre anni… da quando abbiamo aperto questo ufficio.”
“Quindi prima telefonate poi andate e fate le domande…”
“No, non vogliamo influenzare gli intervistati con la nostra presenza… specialmente per un sondaggio così delicato…”
“Ed allora…”
“Il nostro lavoro si svolge così: prima prendiamo un appuntamento per telefono, andiamo… vanno i miei collaboratori…” ci tenne a precisare il dottor Frattina, “… consegnano loro i questionari ed aspettano in un altra stanza, dopo aver precisato i nostri sistemi per tutelare la privacy sulle loro risposte…”
“Cioè… ?”
“È l’intervistato stesso a chiudere in una busta il questionario dopo averlo compilato, poi la busta alla presenza dell’intervistato va messa in una… noi la chiamiamo valigetta urna… ogni intervistatore ha con sé una valigetta in cui, in un apposita fessura è possibile introdurre le buste, ma non estrarle.
La valigetta è chiusa a chiave e le chiavi ce le ho solo io.
Le valigette restano in possesso degli intervistatori fino a quando questi non esauriscono il numero di interviste loro assegnato.
Poi le portano qui, io le apro e cominciamo il lavoro sui dati.
Queste procedure vengono descritte minuziosamente alle persone intervistate così che loro capiscano di poter essere completamente sincere rispondendo alle nostre domande.
In questa città, dottore, non tutti fidano.”
“E durante questo sondaggio… mi dica… non è successo niente di particolare… qualcosa di strano…”
“No, che io sappia… comunque il mio personale in questo momento è tutto in ufficio… tutti e tre… stiamo preparando un sondaggio a livello nazionale sui gusti sessuali degli italiani… ci è stato commissionato dall’Arcigay… quindi se vuole parlare con loro…”
“Fallo tu, Deodato, e poi raggiungimi in ufficio.
Dottor Frattina, la ringrazio per la sua collaborazione.
Le dispiace se porto via una copia del questionario?”
“Naturalmente no, commissario.
Vuole pure i risultati?”
“Grazie… le sarei grato…”
“Però… se può… ecco, non faccia sapere a quelli dell’Arcivescovado che….”
“Può stare tranquillo.”

In mezzo ad una strada… erano proprio in mezzo ad una strada come diceva Deodato, si ritrovò a pensare il commissario Musolino.
Anche se avevano finalmente qualcosa…. qualcosa che accomunava tutte le vittime, ma Dio solo sapeva… a proposito di religione… che cosa significasse.
Va bene proviamole tutte!
“Deodato, attaccati di nuovo al telefono e fammi venire tutti e dodici gli sparati in questo ufficio per le cinque di domani pomeriggio.
Anzi, mi serve per quello che voglio fare una stanza grande…
Informati, a nome mio, se possiamo usare la sala riunioni della prefettura.”

“Signori vi sarei grato…” esordì il commissario Antonio Musolino sotto lo sguardo di undici paia e mezzo di occhi… il professore Salvatore Sciascitano aveva un vistoso occhio di vetro, il sinistro… per la cronaca c’erano anche otto grucce, frutto dei postumi degli attentati “se, per favore, voleste collaborare ad un esperimento che vorrei fare.
Adesso il brigadiere Deodato darà a ciascuno di voi una busta, una penna ed una copia del questionario che avete compilato poco tempo fa.
Vorrei che lo compilaste di nuovo, ciascuno per suo conto, ho scelto per questo una sala grande in modo che ognuno può stare lontano dagli altri, rispondendo alle domande esattamente come avete risposto la prima volta… sforzatevi di ricordarvelo… esattamente come allora.
Poi mettete il questionario nella busta, chiudete la busta e mettetela in quest’urna che abbiamo preparato con una scatola di cartone.
Così nessuno saprà quello che ognuno ha risposto.
La vostra privacy sarà garantita.”
Un’ora dopo il commissario Musolino, nel suo ufficio, si ritrovò davanti dodici questionari e comincio ad analizzare le risposte.

Due settimane dopo il questore Cannata mandò a chiamare il commissario Musolino.
“E allora, Musolino, per quel caso…”
“Niente, signor questore, non ho scoperto niente di nuovo.
Il commissario Caruso aveva già fatto con la massima scrupolosità tutte le indagini possibili.
Io non ho scoperto niente di nuovo che potesse fare luce sui ferimenti…”
“E la riunione in prefettura, che hai fatto?
Ho saputo che hai chiesto la sala grande.”
“Routine, signor questore, routine.
Ho provato per la prima volta a fare incontrare le vittime tutte insieme, ma non è servito…”
Il questore Luigi Cannata sospirò:
“Musolino, vuoi coglionare proprio me?
Tu non me la racconti giusta. Io ti conosco troppo bene.
Dimmi cosa hai scoperto.”
Il commissario Musolino raccontò la scoperta di Deodato, il meccanismo dei sondaggi di cui gli aveva parlato Frattina, sottolineando l’impossibilità per chiunque di venire a sapere le opinioni che le vittime avevano messo per iscritto nei questionari della DATA2000, e quindi di perseguitarle proprio per quelle opinioni nel caso che so… che fossero venute a conoscenza di un integralista… di un fanatico religioso… di un pazzo…
Parlò poi delle indagini che aveva fatto svolgere sull’agenzia e su chi ci lavorava, solo per scoprire che non c’era niente da scoprire… che Frattina aveva detto il vero e che non c’era nessuno del personale neanche lontanamente sospettabile, anzi aveva spinto il suo scrupolo fino a documentarsi sui loro impegni di lavoro nel momento in cui erano avvenuti i ferimenti… per scoprire che in due occasioni il personale al completo era in un’altra città per una riunione…
“Ma tu quelle opinioni pur senza sapere a chi di loro attribuirle singolarmente, le hai avuto sotto i tuoi occhi…”
“Certo, ho dato un’occhiata ai questionari per vedere se a qualche quesito avessero dato la stessa risposta.” riconobbe riluttante il commissario.
“E c’era una risposta in comune per tutti e dodici…?” ma forse il questore Cannata, che si sentiva pervaso da presentimenti non lieti, non stava chiedendo.
“C’era.”
“Musolino che fai… adesso ti debbo tirare fuori le parole…
Insomma, quale cazzo era la domanda?”
“E va bene! La domanda era Credi all’esistenza di Dio?
E tutti e dodici avevano risposto no.
Quelle dodici persone erano il sei per cento che non crede all’esistenza di Dio su un campione di duecento persone come risulta da quelle cazzo di statistiche del dottor Aurelio Frattina!”
Seguì il silenzio, un sostanzioso silenzio.
Poi il questore Cannata, sospirò di nuovo.
“Che minchia mi vuoi fare credere, Musolino?”
“Io non voglio farle credere niente, signor questore.”
“Ma tu cosa credi… a cosa pensi… che quelle dodici persone… quel sei per cento del campione avessero torto e che il Padreterno si sia scomodato per punirli… d’accordo solo una piccola folgore… dal momento che avevano le bruciature… d’accordo solo nelle gambe… magari un’azione dimostrativa…”
“Io non penso niente, signor questore.”
Il questore Cannata sospirò ancora, stavolta più a lungo.
“Va bene, Musolino, non parliamone più.
Andiamoci a bere qualcosa al bar, qualcosa di forte.
Magari non è l’orario giusto, ma io ne ho bisogno, al diavolo… il mio medico!”

 

 

 

Inedito da VARIAZIONI IN GIALLO E NERO

 

 

 

 

 

 

 


Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè.

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