Le cosce di Ileana

seduta spiritica

Ricorderò sempre la mia prima seduta spiritica.

Ricorderò sempre la mia unica seduta spiritica.

Avevo dodici anni… un momento, vi chiederete, chi può essere tanto incosciente da far partecipare un ragazzo di dodici anni ad una seduta spiritica?

Non vi preoccupate, gli adulti non c’entrano in questa storia, la seduta l’avevo organizzata io stesso, ma non perché il mondo dell’occulto mi interessasse particolarmente e precocemente, no.

Io la organizzai per via di Ileana.

Erano le feste dei morti e io e i miei due cugini, Pino, undici anni, e Mario, dieci, le passavamo con i genitori nella grande e antica casa di famiglia alle falde dell’Etna.

Ileana la conobbi appena arrivato, era una parente di amici che vivevano in una casa vicina, aveva la mia stessa età e veniva dal Trentino.

Ileana era bionda ed aveva le trecce; a quei tempi, negli anni cinquanta, le trecce si usavano ancora, o almeno si usavano in Trentino.

Ileana aveva una gonna scozzese di tweed e delle gambe piene che avrebbero affascinato qualsiasi dodicenne come me e, forse, anche un quattordicenne.

Ileana, che mi piaceva da impazzire, non mi considerava per niente.

Qualsiasi gioco io proponessi non le andava bene, mi snobbava, se io andavo da una parte lei andava dall’altra tirandosi dietro quegli stupidi dei miei cugini adoranti.

Fu così che io incominciai a parlare di fantasmi, forse per interessarla, ora non ricordo, o forse per spaventarla, prendendomi così una rivincita.

Mi inventai sul momento un fantasma di famiglia, un fantasma tutto peli, che ululava nelle notti di luna piena, se queste, come quell’anno, coincidevano con il giorno dei morti.

E funzionò.

Ileana, finalmente interessata, molto interessata, cominciò a domandarmi particolari, mentre, davvero miracolosamente, i miei cugini captarono il mio segno di intesa e non mi smentirono.

Così proposi per la sera dopo di organizzare una seduta spiritica in uno dei salottini che non veniva mai usato.

La casa era molto grande (peccato che un terremoto l’abbia distrutta anni dopo. Pensandoci ancora oggi, quella casa è tra le cose del mio passato forse quella che mi manca di più), e io scelsi un salottino che aveva al centro un tavolo rotondo, adatto, così io pensavo, per quel poco che ne sapevo, ad una seduta spiritica.

Le facevamo spesso le sedute spiritiche, sempre in quella stanza, mi vantai, sotto lo sguardo perplesso dei miei cugini, ma non sapevo se era il caso che lei partecipasse.

Era una femmina e quindi si sarebbe potuta impressionare e poi non faceva parte della famiglia e quello che dovevamo evocare era un fantasma della nostra famiglia, un fantasma riservato a noi.

A questo punto Ileana mi pregò… Ileana mi supplicò di farla partecipare.

Indubbiamente ero un genio, un vero genio!

Acconsentii subito, in realtà avevo pensato di tirarla per le lunghe, ma lei era davvero troppo bellina.

La seduta fu fissata per la sera del giorno dopo, quando Ileana sarebbe tornata dalla città, dove, provvidenzialmente per la mia organizzazione della serata, doveva andare con i suoi parenti.

Io e i miei cugini complici lavorammo per tutta la giornata per preparare lo spettacolo serale.

Per lungo tempo, dopo quel giorno, le nostre madri si chiesero che fine avessero fatto tutti i rocchetti di filo spesso, che c’erano sempre stati nell’antico cestino di lavoro.

Quando Ileana arrivò la sera, dopo la cena, era tutto pronto.

Avevamo lasciato la camera quasi al buio accendendo solo due candele, ma lontane dal tavolo.

Pino, come avevamo concordato, al momento di entrare nella stanza, si inventò un dolore allo stomaco che esigeva la sua presenza in tutt’altra stanza e disse che ci avrebbe raggiunti poi.

Io, Ileana e Mario ci sedemmo intorno al tavolo.

Diedi le istruzioni, dissi che era necessario che ci prendessimo per mano nell’oscurità, per creare una catena che ci avrebbe protetto dagli spiriti cattivi.

Così con la destra strinsi la mano di Ileana (che bellissima sensazione!), mentre tenevo la sinistra libera come avevo concordato con Mario, per tirare tutti i fili che avevo legato alla mia sedia.

Cominciai con un’invocazione agli spiriti perché mi dessero un segno della loro presenza, una campanellina suonò tre volte ed Ileana mi strinse forte la mano.

Poi arrivarono dei rumori come se qualcosa avanzasse dall’oscurità verso di noi, anche se a fatica… nella stanza non c’erano sedie leggere e avevo dovuto usarne una pesante.

Dopo un certo intervallo… alcuni fili, maledizione!, si erano aggrovigliati… il fantasma fece la sua comparsa.

Il vecchio scialle bianco di nonna Lina volò nella parte più lontana della stanza tra una parete e l’altra.

A questo punto Pino che era entrato silenziosamente e si era nascosto dietro il paravento cinese emise quello che nelle sue intenzioni doveva essere un ululato.

Ma non era il caso di formalizzarsi per la non perfetta riuscita dell’ultimo trucco.

La mia mano destra lasciò la mano di Ileana e scese, con decisione e trepidazione, sulle sue bellissime cosce.

L’urlo, che a questo punto avevo temuto, non arrivò.

Ileana non gridò scandalizzata dal mio ardire, ma mi carezzò la mano che carezzava le sue gambe.

Ancora una volta si ripeté l’ululato, che durò una vita, lasciandomi stupefatto.

Ma bravo, Pino, questa volta gli era venuto proprio bene!

Quasi, quasi mi ero spaventato anch’io.

Non dimenticherò mai la mia prima seduta spiritica, l’unica seduta spiritica della mia vita.

Non la dimenticherò mai non solo per le cosce di Ileana, le prime, ma sicuramente non le uniche, cosce della mia vita, ma sopratutto perché mentre ancora echeggiava il secondo ululato, quello venuto troppo bene, mentre durava nel tempo e sembrava che non dovesse mai finire, alzai gli occhi davanti a me e vidi Pino che si era già seduto dopo aver fatto la sua parte, come avevamo concordato, Pino con gli occhi spalancati e la bocca aperta, non per ululare, ma per lo stupore e la paura.

 


da TUTTI I COLORI DEL GIALLO, inedito

 

 


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Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè


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4 Replies to “Le cosce di Ileana”

  1. Bellissimo!
    Leggendo il tuo racconto ho rivissuto anche la mia fanciullezza. Vivevo a Genova, mia città natale, e spesso a fine anno scolastico mi recavo in vacanza da mia zia che abitava in un paesino della Calabria. In questo paese non c’erano sale cinematografiche e neppure l’oratorio parrocchiale, ma il carattere degli abitanti e il modo di accogliere i “forestieri” rendeva queste vecanze indimenticabili. A 13 anni ero la classica “terroncella”: trecce nere, occhi scuri, pelle olivastra, ecc. In quegli anni il cinema e la letteratura rosa avevano come eroine solo donne bionde e formose che popolavano i sogni erotici dei maschi, come se non bastasse, la cicogna mi aveva scaricata 11° in una famiglia con 13 figli, 8 dei quali maschi e genitori meridionali.. forse anche questo contribuiva a far si che a Genova non mi filasse nessuno. Ma diventavo protagonista quando da sola, senza fratelli ne genitori, andavo in vacanza dalla zia dove ero libera di andare ovunque e con chicchessia perchè si conoscevano tutti come in un’unica famiglia. In questa” isola felice” i soli ad avere un apparecchio televisivo erano: il sindaco, il medico, il farmacista, il barone e il maestro di scuola, ma i miei corteggiatori erano giovanissimi e per loro ero la “forestiera”. Facevano a gara per attirare la mia attenzione portandomi fiori, fichi d’india, more di gelso, passerotti che trovavano nelle campagne mentre i più audaci mi scrivevano delle frasi d’amore che io custodivo gelosamente nel mio reggiseno, ma poi bruciavo il giorno del mio rientro a casa. Purtroppo le vacanze volavano in fretta e io tornavo a casa con il cuore gonfio di tristezza, ma felice di aver avuto tanto successo e non odiavo più i miei capelli neri, anche perchè li avevo portati sciolti e ondulati. Il ritorno a Genova lo vivevo come un lutto aspettando la resurrezione(la vacanza successiva). Forse questo farà sorridere le 13enni di oggi che frequentano le discoteche e i pub, per non parlare di quelle che fanno sesso ma non conoscono l’erotismo. Riconosco che i tempi cambiano. Forse appartengo a quella categoria di persone che oggi dicono di avere dei rimpianti e non dei rimorsi.

    Questi ricordi mi sono tornati alla mente leggendo il tuo racconto. Mi è piaciuto molto e ti ringrazio.
    Ciao
    Maria

  2. ahahahah hai capito “la seduta spiritica”!…::):):)bello anche il nome Ileana.
    ciao Rino

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