Notte di San Lorenzo

Notte di San LorenzoLa notte di San Lorenzo me la volevo godere, la pioggia di stelle cadenti capita una volta l’anno e ci tengo a non perderla, così mi sono scelta un bel posticino, l’ansa in cui il fiume è più profondo e il sentiero troppo fangoso per le coppiette in cerca di intimità, e mi sono sdraiata sul morbido pendio erboso che digrada verso la riva. Il cielo era sereno e le stelle erano accorse numerose per festeggiare con me quella notte speciale, ma dopo poco tempo l’oggetto della mia osservazione ha cominciato a velarsi. Stavo mandando un accidente al vento, alle nuvole e alla sfiga meteorologica in genere, quando mi sono accorta che la colpa non era del tempo, ma di un pennacchio di fumo. O madre dei cretini che sei sempre incinta… Sul greto del fiume un pick up aveva sbarcato una comitiva di giovani nullafacenti che invece di andare a spiaccicarsi sulla strada verso la Riviera, come tutti i ragazzi a modo, aveva preferito scassare i coglioni a me. Nella notte delle stelle, a questi frutti di un preservativo difettoso era venuta la strabiliante idea di parcheggiare quel cazzo di pick up proprio sotto al mio punto di osservazione, di pescare i pesci gatto con la rete e soprattutto – che grande pensata – di ingannare l’attesa facendo la carbonella.

incendio da carbonellaGià, ecco la causa del fumo che aveva rovinato la mia notte di San Lorenzo. Una grigliata. E almeno l’avessero saputa fare, quel cavolo di carbonella. Col pieno di birra e canne che si erano sparati, invece di una grigliata sembrava l’eruzione del Vesuvio negli ultimi giorni di Pompei. Stavo tornando a casa incazzata come una tigre siberiana quando mi è venuto in mente che potevo almeno fottergli qualche birra e un paio di canne, ma mentre mi avvicinavo con discrezione al pick up, gli improvvisati “pescatori” si sono messi a starnazzare intorno alla rete emettendo strilli acutissimi. Volevo complimentarmi per l’ottima tecnica di pesca di frodo, con quegli strepiti da cacatua in calore li potevano sentire anche le guardie forestali croate, ma non ho resistito e mi sono seduta a godermi lo spettacolo. Forse forse, era più divertente delle stelle cadenti. I pochi ancora in grado di reggersi in piedi strattonavano quella povera rete, diventata pesantissima, fino a tirarla fuori a brandelli. Di pesci nemmeno l’ombra, la cosa tirata a riva era un grosso sacco di iuta. Pieno di sassi, ma non solo.

birra gelataMentre la comitiva di cerebrolesi fissava il sacco nella speranza che si aprisse da solo, e io mi facevo fuori una bella birra gelata alla salute delle corna dei loro padri, da uno strappo nella tela è strisciata fuori una cosa bianchiccia. E gonfia. I giovani fenomeni si sono avvicinati per guardare, e anch’io mi sono fatta avanti per vedere bene, tanto loro non si sarebbero accorti di me. Non sono proprio invisibile, direi che ho una consistenza traslucida, ma in quello stato di alterazione etilica uno spirito non lo nota nessuno, e noi trapassati siamo curiosi come voi, anzi, di più, perché abbiamo tanto tempo e non succede quasi mai niente di nuovo. Hay mas tiempo que vida, dicono in Messico, e hanno ragione.

mano di cadavereEssendo esperta in materia, e anche un filino più lucida di questi dilettanti a cui basta una canna e una birra per andare fuori di testa, ho capito subito cosa c’era nel sacco, anche la puzza era inequivocabile, ma loro hanno avuto bisogno di prendere in mano la cosa bianchiccia e gonfia, per capire che era una mano. Non vi dico l’isteria! Le ragazze si sono messe a urlare come galline sgozzate finché qualche maschietto, per dimostrare la propria virilità, ha aperto il sacco. In mezzo alle pietre che lo dovevano tenere a fondo, c’era il cadavere di una ragazza. Il corpo è rotolato sulla sabbia liberando rigurgiti gassosi che spinto i nostri leoni a vomitare dietro gli alberi, ma se quella sera fossero andati a ballare a Riccione invece di spaccare le palle a me, che volevo solo godermi la pioggia di stelle cadenti, non sarebbe successo niente. Insomma, le solite scene da tregenda di quando i viventi si imbattono in quello che saranno tra un po’ di tempo, un cadavere… E non vi dico quando si sono accorti che al viso della poveretta mancavano gli occhi e il naso.

ragazza mortaHo capito subito cos’era successo. Quel tipo di sfregio è il marchio che il racket della mafia russa riserva alle poverine che, una volta arrivate in Italia, prendono atto di non essere destinate a un lavoro da badante, e cercano di scappare. La ragazza sembrava giovanissima, poco più di una bambina. I capelli, o quello che ne rimaneva, erano lunghi e biondi, il corpicino esile, e non doveva essere morta da molti giorni. Sul collo si vedevano ancora netti i segni dello strangolamento. Il gruppo di ragazzotti non sapeva, letteralmente, che pesci pigliare. La voglia di grigliata era andata in fumo e a tutti era venuta una gran furia di scappare, però si era aperto il dibattito tra chi voleva scappare subito e basta, e chi invece pensava che fosse meglio ributtare prima il corpo in acqua. Che a qualcuno venisse in mente di chiamare la polizia e denunciare il fatto… Mi meraviglio ancora di me che mi stupisco. Per fortuna hanno inventato gli smart phones. Con il touch screen anche noi trapassati, che non abbiamo molta forza nelle dita, siamo in grado di comporre tre semplici numerini, uno uno tre. La volante del 113 è arrivata mentre i deficienti stavano ancora litigando sul da farsi, e fortuna loro che mi ero messa in tasca tutto il fumo, se no avrebbero passato dei guai grossi. Invece noi al cimitero non abbiamo problemi a farci le canne, chi ci arresta?

tombe al tramontoQuelli della Volante hanno costretto i cerebrolesi a spegnere la carbonella, che rischiava di mandare in cenere tutto il bosco, hanno controllato i documenti e si sono portati via i poveri resti della ragazza. La pioggia di stelle ormai era finita, anzi, stava per fare giorno e sono dovuta tornare a casa. Noi trapassati non amiamo tanto la luce del sole, e poi avevo il fumo e la birra che sarebbero stati apprezzati dai miei vicini di loculo, una compagnia veramente simpatica. Devo dire che al cimitero sono capitata in un buon quartiere: merito del nonno, che è lì dal 1941 e mi ha introdotto nei circoli dove ci si gode la vita anche dopo morti. Quando il custode ha aperto i cancelli, noi eravamo cotti a puntino e ci siamo trascinati alle nostre tombe, aggiornando la riunione al tramonto.

fantasmi intorno alla tombaQualche giorno dopo, i becchini hanno scavato una fossa nella parte più disgraziata del cimitero, quella per i defunti senza nome. Dentro ci hanno messo una bara di legno per modo di dire, sembrava comprata all’Ikea, e il corpo era proprio quello della povera ragazza trovata nel fiume. Quando si è fatto buio, il nonno ha preparato il comitato di accoglienza. Facciamo sempre così con i nuovi arrivi, sappiamo che le prime notti sono le più difficili e ci teniamo a far sentire i trapassati recenti come a casa loro. C’era rimasto un po’ di fumo e per l’occasione i ragazzi avevano rubato qualche bottiglia di vodka al custode. Ci siamo sistemati tutti in circolo intorno alla tomba, che non aveva neppure un nome, e il nonno, in qualità di anziano della compagnia, ha battuto qualche colpetto sulla bara.

fantasma di ragazzaNessuna risposta. La ragazza probabilmente era terrorizzata, e non dava segni di vita. Ops, scusate, non volevo dire così, mi è sfuggito… Non dava segni, e basta. Per diverse notti siamo tornati sulla tomba e abbiamo continuato a chiamarla, ma non ottenevamo mai risposta. Finalmente una sera è venuto con noi Olaf, un russo amico del nonno, sepolto al cimitero monumentale fin dai tempi della guerra, ed è stato sufficientemente persuasivo perché dalla tomba si è sentita una vocina tremolante. Olaf ha scoperto che la ragazza stava nascosta perché il suo viso era deturpato, si vergognava di mostrarsi senza naso e senza occhi, e ce n’è voluto per spiegarle che noi trapassati non mostriamo al mondo la condizione dei nostri poveri resti, ma un’aura alla quale possiamo dare la forma che vogliamo. Anche nessuna, se ci piace evocarci come nebbia. Per esempio il nonno, che è vanitoso, si mostra ancora con l’impeccabile doppio petto e l’orologio con la catena con cui è stato sepolto nel 1941. Io vado in giro conciata da punk fine anni Settanta e c’è di peggio, abbiamo un’amica che ai suoi tempi lavorava al Moulin Rouge e va in giro abbigliata da ballerina di can can.

bambino di ChernobylPrima di tutto siamo riusciti a farci dire dalla ragazza il suo nome. Olga. Era partita dall’Ucraina sperando di guadagnare abbastanza per pagare le cure al suo fratellino Boris, malato di tumore, che era ricoverato all’ospedale di Kiev. Per finanziare i campionati di calcio, il governo ucraino aveva tolto i fondi alla clinica in cui si raccoglievano i tantissimi bambini che, dopo Chernobyl, nascevano malati o si ammalavano nei primi anni di vita, e Boris aveva bisogno di cure costose. Una donna del suo villaggio le aveva promesso un lavoro come badante in Italia, e lei aveva preso l’autobus fiduciosa di riuscire a provvedere al fratellino. Purtroppo, arrivata da noi, era stata presa prigioniera dal racket della prostituzione, aveva cercato di scappare ed era stata sfigurata e poi uccisa. Olga era disperata perché Boris non aveva più nessuno, i genitori erano morti e non si faceva una ragione che un piccolino di appena otto anni, ammalato di tumore, fosse mandato a morire in un orfanotrofio.

money moneyIl nonno si è messo a pensare in grande stile. Quando lui medita, si possono sentire gli ingranaggi del cervello che girano a tutto volume, e la notte dopo aveva già un’idea. Bisognava trovare la maniera di fare arrivare tanti soldi all’ospedale in cui era ricoverato il piccolo Boris, ma talmente tanti da scongiurare il rischio della chiusura e garantire le cure per tutti i piccoli che vi erano ricoverati. E dove si trovano tanti soldi? “In banca!” abbiamo risposto noi, tutti in coro. “No, zucconi” ci ha sgridato il nonno, “faremmo cadere la colpa sui cassieri che ci lavorano e che sono solo dei poveri disgraziati, vittime dei banchieri che li comandano. I soldi si prendono a chi ne ha tanti ma non può denunciare il furto”. “I mafiosi, gli evasori e i politici!”. “Bravi, vedo che nei vostri cervelli putrefatti è rimasto qualche neurone”.

trasferire soldiOlga ci ha detto dove abitava il capo del racket. Tutto il gruppo di amici trapassati ha ispezionato la villa, e come c’era da aspettarsi, in casa sua non si è trovato nulla, solo qualche migliaio di euro per le piccole spese. Allora ci siamo messi a marcare il tipo che gli teneva la contabilità, un insospettabile dirigente dell’Ufficio delle Imposte. Uno dei ragazzi più giovani, che in vita era stato un bravo hacker, ha messo le mani sul suo computer ed è riuscito a compiere il miracolo. Molti milioni di euro sono passati dai conti della mafia ucraina a un conto di Kiev intestato a una Fondazione che si occupa dei bambini malati, e col sistema di comunicazione che noi trapassati possiamo usare da un cimitero all’altro, alcuni amici ucraini sono stati informati e incaricati di passare i soldi all’ospedale. Un po’ alla volta, per non destare sospetti, ma abbastanza per garantire le cure a tutti i piccoli.

golden coffinOlga era molto contenta della soluzione che avevamo trovato, però il suo fratellino le mancava troppo. Boris non l’avrebbe mai trovata in un cimitero italiano, dove non la conoscevano neppure per nome, così abbiamo deciso di organizzare un trasporto funebre in pompa magna. Chi poteva permettersi di morire in Italia ed essere seppellito a Kiev con tutti gli onori? Ma il capo del racket, naturalmente. Lo abbiamo trovato mentre stava torturando il suo contabile, perché si era accorto dell’ammanco. Nel dubbio, la nostra banda di trapassati ha fatto fuori tutti e due. Per noi è facilissimo, succhiamo la vita dagli umani e la sputiamo come un veleno. Cerchiamo di non abusare di questo dono, però ogni tanto, quando ci vuole ci vuole, e poi non c’è nulla di più divertente… Il dirigente statale, per fortuna, non è stato seppellito nel nostro cimitero, non ne avremmo gradito la compagnia, ma per il capo mafia è stato organizzato un funerale da extra lusso sfrenato, con tanto di trasporto nella lussuosa tomba di famiglia a Kiev. Peccato per loro, perché il corpo che ha viaggiato in una limousine, dentro a una bara d’oro, era quello di Olga. Il capo mafia è finito in una fogna, dove ha fatto la gioia dei nostri ratti, i più grossi e i più fetenti di tutta la pianura padana.

fantasmiIo, il nonno e il gruppo degli amici più intimi abbiamo accompagnato Olga fino a Kiev e abbiamo preso accordi coi trapassati locali perché si prendessero sempre cura del piccolo Boris, che una volta guarito doveva essere informato sulla sepoltura della sorella che lo amava tanto. Olga stessa, col tempo, avrebbe rafforzato il suo spirito e sarebbe riuscita a comparire in sogno al fratellino, per fargli coraggio e aiutarlo a sopportare le cure. Purtroppo noi non ci siamo potuti fermare tanto, dovevamo tornare indietro con la stessa limousine, perché per i defunti è un po’ scomodo prendere l’aereo. Non so per quale motivo, ma ai metal detector suoniamo sempre. Olga ci ha salutato commossa e ci ha promesso di non farci mancare notizie sue e di Boris, che vogliamo vedere nel mondo dei vivi ancora per tanti, tanti, tanti anni. Poi ci siamo procurati una bella scorta di vodka, un mazzo di carte e ci siamo rintanati nella limousine che tornava a Forlì. Il viaggio era lungo e c’era tempo anche per un torneo di marafone.

 

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