Poliziotti di provincia (racconto)

poliziotto 

  … anche adesso, devi credermi, a distanza di tanti anni, non c’è notte in cui prima di addormentarmi, non mi chieda se, allora, abbiamo fatto tutto il possibile oppure se abbiamo sbagliato in qualche cosa, mancando di salvare la vita di qualcuna di quelle povere sventurate vittime.
Ma, ormai, non manca molto per me. Finalmente, tra poco, quando sarò alla presenza di nostro Signore, finalmente saprò se anch’io…

    … e i dottori mi hanno rivoltato da tutte le parti, mi hanno cavato il sangue per metterlo nelle loro boccette, mi hanno radiografato, mi pare si dica così, per poi venirmi a dire che mi restano poche settimane di vita.
La dottoressa che me l’ha detto – adesso in questo ospedale ci sono parecchie donne medico – sembrava più dispiaciuta di me, lei a dirmelo piuttosto che io a saperlo.
Perché dovrebbe dispiacermi morire? La mia vita io l’ho avuta.
Non è stata esattamente come l’avrei voluta… naturalmente… ma è stata lunga, forse anche troppo.
Per i vecchi la morte è una cosa normale, prevista, logica.
È morire da giovani, vedere morire i giovani che ti riempie di una rabbia che a volte…

    … certo, c’è da dire a nostra scusante, che allora, ai nostri tempi, noi della polizia non avevamo i mezzi che adesso, cinquant’anni dopo, in questo 1935, la polizia ha.
Ed abitare in una città né piccola né grande, lontana dai centri del potere non ha certo favorito le indagini.
Anche se possiamo considerare, in verità, che i poliziotti importanti, quelli che ci hanno mandati dalla capitale, quando il caso è finito sulle prime pagine dei giornali nazionali, non è che abbiano fatto grandi cose.
Il caso alla fine lo abbiamo risolto io e te, i semplici poliziotti di provincia.
Ma il dubbio che come ti dicevo mi ha sempre accompagnato per tutti questi anni è se non sarebbe stato possibile per noi risolverlo prima, salvando la vita ad alcune delle vittime.

    … naturalmente non l’abbiamo pensato prima del secondo omicidio, perché, sì, d’accordo, trovare una donna sventrata in quel modo come la prima vittima, non è che fosse un delitto di tutti i giorni per la nostra città – ma io penso anche per nessun’altra città – ma il fatto che la vittima fosse una prostituta ci ha fatto pensare che il delitto fosse legato a quell’ambiente.
È stato quando è stata trovata la seconda vittima, la sartina…

    … anche in questo caso l’assassino prima l’aveva uccisa tagliandole la gola e poi le aveva inciso il ventre, vuotandone completamente il contenuto e disponendo tutti gli organi accanto al cadavere.
Dio misericordioso è stato clemente con me: dopo alcuni anni di incubi, sono riuscito a cancellare dalla mia mente le visioni dei cadaveri, a rimuoverle, come si dice adesso, sostituendole con i rapporti dei medici legali, che ancora adesso ricordo parola per parola, però riuscendo a non associare alle parole le immagini, come se quei rapporti parlassero di casi astratti, ipotetici, casi da studiare, casi che non riguardavano le mie esperienze personali.
Sì, Dio è stato benevolo con me ed io Lo ringrazio anche per questo e sempre io Lo…

Naturalmente le analogie non potevano passare inosservate e tutti i giornali hanno cominciato ad avere grandi titoli sul Mostro in prima pagina.
Ma è stato solo dopo il terzo omicidio che la notizia ha valicato i confini nazionali, procurandoci le informazioni dall’estero.
Informazioni che se da un lato hanno chiarito alcuni aspetti, hanno fatto sorgere nuovi interrogativi.
Ma era la pista più promettente che avevamo e così…

    … perché già il terzo omicidio, quello di un ragazzino di 14 anni, il garzone di un fornaio, contraddiceva l’ipotesi che ci eravamo fatti di un assassino che odiava per qualche ragione le donne.
Anche se le informazioni, che ci erano pervenuto dal di là del confine, parlavano di tre omicidi di giovani donne sei anni prima, nell’arco di due mesi, nella capitale di quello stato, delitti con caratteristiche uguali agli omicidi di cui ci stavamo occupando, ormai già da quattro angosciosi mesi…

    … capire il perché dopo cinque donne, dando per scontato che l’assassino fosse lo stesso, era stato ucciso un ragazzo.
Naturalmente mettemmo sotto controllo la colonia straniera della nostra città che proveniva dallo stato in cui si erano verificati i primi omicidi.
Non fu facile, anche perché, visto che le notizie degli omicidi di sei anni prima non erano fortunatamente arrivate alla stampa, non volevamo essere proprio noi a scatenare un’ondata xenofoba nella nostra nazione e quindi dovemmo usare una grande discrezione.
Alla fine, come tu certamente ricorderai, arrivammo a restringere i sospetti a dodici nomi che cominciammo a sorvegliare giorno e notte, grazie ai rinforzi che la risonanza del caso ci aveva fatto ottenere.
Ma questi provvedimenti non valsero ad evitare altri omicidi, una ragazza che lavorava come cameriera presso una casa privata, un giovane di 23 anni che faceva il ciabattino e poi una giovane signora.
Tutto quello che riuscimmo a fare fu restringere, grazie agli alibi, i sospetti a quattro persone delle dodici che inizialmente…

    … fu la fortuna o forse la mano di Dio Onnipotente ad aiutarci a catturare il mostro, fermandolo con gli abiti ancora insanguinati, dopo il suo ultimo delitto, ancora una giovane prostituta come nel primo caso, grazie alla rete di sorveglianza che tu ed io avevamo preparato.
Era un abitante del posto, un nostro concittadino, un uomo abbastanza importante, non uno degli stranieri che sorvegliavamo.
Avevamo sbagliato.
L’analogia con i delitti di sei anni prima ci aveva portato, giustamente scoprimmo dopo, a pensare ad un unico assassino, però, sbagliando, avevamo pensato che l’assassino si fosse trasferito nella nostra città in un qualche periodo dopo aver commesso i primi omicidi, non avevamo preso in considerazione l’ipotesi che l’assassino nella città straniera fosse arrivato proprio dalla nostra città.
Infatti ci aveva vissuto per un periodo di alcuni mesi, sei anni prima, per poi tornare nel nostro paese.
Avessimo considerata anche questa ipotesi, avremmo messo sotto controllo altre persone tra cui, forse, l’assassino e probabilmente saremmo riusciti a prevenire qualcuno degli ultimi delitti.
Sul perché avesse commesso quegli orrendi crimini lo sciagurato non disse mai una parola, anzi di parole praticamente, dopo essere stato arrestato, non ne disse mai.
Non confessò e non negò.
Semplicemente si mantenne muto fino a quando gli uomini gli diedero il loro castigo mediante impiccagione, anticipando il giudizio divino.

    … e questo potrebbe essere il mio addio, la mia ultima lettera.
Se così sarà, ti dico arrivederci e non addio perché è possibile che il Signore nella sua misericordia ci permetta di rivederci nel suo Regno e di continuare là la nostra lunga amicizia.

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