Suite

– racconto e illustrazioni di Mauro Cristofani –

 

La ragazza scende dal bianco lettino si riveste, tutto bianco intorno a lei i muri il mobìlio il camice del dottore, il suo abito scuro è una macchia su un foglio immacolato.

 

La ragazza finisce di abbottonarsi, sguardo interrogativo, “è incinta” dice il dottore.

 

La ragazza si tocca il ventre lo accarezza lieve fissa un punto lontano, ecco ora cammina nella strada attraversa il parco, bambini che giocano. Si china verso il più piccino, espressione d’infinita tenerezza. Riprende a camminare, si volta vede che il bambino vuol seguirla, accelera il passo e gioca con le foglie dei rami…

 

i fili di seta mi cullano

nell’amaca di nuvole azzurre

il ricordo mi strugge

come fossi zucchero filato

 

La ragazza guarda lontano, la strada è libera l’attraversa schiude un cancelletto, si ferma. Vorrebbe non entrare…

Interno modesto. Salottino dalle pareti con la carta a fiori mobili vagamente Liberty, piante messe ovunque con una certa grazia.

La ragazza si toglie il soprabito con gesti lenti, la mente è lontana.

Entra una donna, “ciao mamma”. La donna le porge un biglietto, “è per te”.

La ragazza come svegliata all’improvviso da un sogno ha un presentimento, indietreggia, a fatica lo prende e lo legge: “parto, odio gli addii, non ti scorderò”.

 

Ora la ragazza è una marionetta senza fili lasciata su una sedia, braccia pendenti senza vita. La donna si avvicina tenta di parlare ma desiste, ogni parola sarebbe inutile.

La ragazza s’alza e scappa fuori, pallida disperata non sa dove andare ma va, sa che sfuggire da sé è un gioco impossibile.

Urta un passante sta per cadere si riprende, passi ancor più tremanti…

 

i fili di seta non eran di seta

le nuvole azzurre non sono più azzurre

 

Ecco è arrivata. Giù in basso il mare, attraente e terribile.

Una mano le si aggrappa alla gonna, è il bambino del parco: “Non puoi fare il bagno, è freddo” dice con voce da grande.

 

La ragazza si ferma. Lo fissa con cupa follìa, poi i suoi lineamenti si stendono e lo sguardo annega nel pianto. Tremendi i singhiozzi, liberatoria la tempesta che l’agita e che pare infinita.

 

Ma finisce. La ragazza si guarda all’intorno, il bambino è sparito.

 

Il mare laggiù, ora è soltanto immagine da cartolina.

 

La ragazza china il capo guardandosi il ventre e il suo viso s’increspa in un vago sorriso…

 

 

Si ringrazia Micaela Lazzari per l’editing.

 

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