Gesù è Dio

 

di Margherita Merone

 

miracolo della risurrezione

 

Il Dio cristiano è in tre Persone: Padre, il creatore, Figlio, il salvatore e lo Spirito Santo, il consolatore e questo lo esprimiamo facendo il segno della croce. Un Dio che è un’essenza in tre Persone non è possibile da comprendere, infatti, leggiamo in un salmo: “Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile” (sal 138,5). Si racconta che il grande dottore della chiesa sant’Agostino, cercando di comprendere quanto più possibile su Dio, un giorno, mentre passeggiava sulla spiaggia, vide un angelo sotto le sembianze di un bambino che metteva l’acqua del mare prima dentro un secchiello, poi in una buca scavata lì vicino. Chiese al bambino cosa stesse facendo e soprattutto il motivo. Il bambino voleva mettere tutta l’acqua del mare dentro la buca. Agostino gli disse immediatamente che la cosa era certamente impossibile da realizzarsi, ma il bambino rispose prontamente, guardandolo negli occhi, che ugualmente per lui era impossibile comprendere il mistero della Santissima Trinità.

Proprio perché la mente umana non può arrivare a spiegarsi questo mistero subentra l’atto di fede, ossia l’adesione personale dell’uomo a Dio, che implica il pieno coinvolgimento di intelletto e volontà e si manifesta nell’obbedienza e nella fiducia in Dio. La virtù della fede è soprannaturale, dà la capacità all’uomo di dare l’assenso pieno a ciò che Dio ha rivelato; fa dunque riferimento a qualcosa che non ha nulla a che vedere con l’evidenza.

Della Trinità, Gesù è la seconda persona. Egli è il Messia, è l’Unto, il Consacrato. È poi il maestro, inviato dal Padre per annunciare la venuta del Regno, il redentore che morendo sulla croce ci ha salvato dalla morte. Ma è anche quella persona che ci sta sempre accanto, ci protegge, ci ama, ci guida, è il giudice che siede alla destra del Padre. Egli, Figlio di Dio, è venuto al mondo attraverso una creatura umana, Maria, e ha condotto una vita come la nostra, ha vissuto la quotidianità, è stato circonciso secondo la prescrizione della legge mosaica, ha pregato, gioito e sofferto, è morto in croce, come uno schiavo, per salvarci.  

Chi ha fede crede che Gesù è Dio, che è il Figlio del Padre, ma la cosa non può limitarsi a questo, perché oltre alla fede ci devono essere le opere, si deve mettere in pratica quello in cui si crede. Se scrutiamo attentamente il vangelo ci rendiamo conto che ci sono tante testimonianze di fede. Si può partire dai pastori che vanno ad adorare Gesù dopo essere stati avvisati dagli angeli della sua nascita. Seguendo il vangelo troviamo Giovanni Battista – che ha preparato la strada a Gesù, predicando la conversione dai peccati – poi decapitato su ordine di Erode. Ci sono personaggi come il centurione che invita Gesù in casa sua per guarire il servo molto malato, dichiarando, con fede, che sarebbe bastata anche solamente una sua parola per guarirlo. Meraviglioso è il racconto della donna che da anni aveva un’emorragia che nessuno era mai riuscito a curare; ella testimonia la sua fede pensando che è sufficiente solo toccare il mantello di Gesù per porre fine alla sua malattia, e Gesù impressionato da quella fede così grande la salva.

Possiamo ancora citare la risposta di Pietro alla domanda che Gesù pone su chi pensano che egli sia: “Tu sei il Cristo” (Mc 8,29), e ancora l’episodio commovente di Lazzaro, nel sepolcro da giorni, che Gesù resuscita su spinta di Marta e Maria, certe che se Gesù fosse stato lì Lazzaro non sarebbe morto. Mi viene poi in mente l’episodio della pesca miracolosa: gli apostoli constatano a malincuore di non essere riusciti a prendere neanche un pesce nell’arco della notte intera; è Pietro a dire a Gesù che avrebbe gettato le reti fidandosi della sua parola, la rete così riempiendosi di un quantitativo esagerato di pesci. Anche la moltiplicazione dei pani è paradigmatica: Gesù sfama con soli cinque pani e due pesci la folla di persone che lo seguivano con fede, e almoltiplicazione pani e pesci momento della crocifissione leggiamo la storia del buon ladrone che chiede a Gesù di ricordarsi di lui nel momento in cui sarebbe entrato nel suo regno.

Gesù è Dio e Dio è Gesù, che non è venuto sulla terra per i sani perché loro non hanno bisogno del medico – sono i malati ad aver bisogno di cure. Egli è sempre accanto a noi, nella vita quotidiana, e continua a fare prodigi. È vero che ogni giorno ci viene comunicata più spesso la violenza, il dolore, la sofferenza e poco invece della bellezza, della gioia, dell’amore per la vita; per questo sarebbe bello se si risvegliasse in tutti la meraviglia nei confronti del creato e delle persone, se venisse annunciata la buona notizia del vangelo. Ascoltare, dunque, parole che aprono il cuore alla gioia, che fanno riflettere, che aprono alla speranza, facendoci sentire meno soli. Risvegliare lo stupore di fronte a Gesù che è Dio, che ha promesso per chi lo segue la vita eterna. Il cristiano è colui che si stupisce sempre, che affronta la vita con una forza che non viene mai meno: non conosce tristezza, non si arrende di fronte ai problemi, ma li affronta sapendo di non essere solo, certo che Dio non lo abbandona. Cristiano è colui che sorride anche quando soffre; perdona, sapendo che dal male viene fuori il bene, poiché l’amore vince sempre; ascolta e segue la buona novella come Gesù ha insegnato, senza avere l’ansia di essere perfetto, essendo conscio della propria fragilità, ma in grado di attingere la forza di cui ha bisogno. Quando si risveglia lo stupore, la meraviglia – che nel passato ha spinto i primi filosofi a porsi domande di senso, a chiedersi il perché delle cose, cercandone il principio – nasce spontaneo il desiderio di sapere qualcosa di Dio, di Gesù.

Oggi sono pochi quelli che davvero seguono Gesù perché il mondo contemporaneo ci attrae con le sue opportunità, il più delle volte illusorie, lasciando spazio, nel tempo, a un vuoto interiore. Ci si aggrappa alla propria libertà, lasciandosi orientare da convenienza ed egoismo.

Se impariamo a conoscere Gesù e scopriamo giorno dopo giorno quanto ci dona, oltre la salvezza, non solo non lo teniamo più lontano come un “illustre sconosciuto”, ma gli spalanchiamo le porte del cuore affidandoci e confidando in lui.

 

(a destra, Emilio Vedova, La moltiplicazione del pane e dei pesci)

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