Gesù è il Signore

 

di Margherita Merone

 

croce

 

Per capire veramente qual è il senso della nostra vita è necessario tornare alla Croce. Per quanto grande possa essere il nostro impegno, l’intelligenza e le varie capacità di ognuno, la lieta novella che ci ha comunicato Gesù non si farà strada con la sapienza umana, con grandi discorsi elaborati, con quel dono che Dio ci ha dato fin dall’origine, la ragione, ma per la potenza della Croce.

San Paolo ha riassunto questo in una frase: “I giudei chiedono miracoli e i greci cercano la sapienza; ma noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,22-24).

Gesù Cristo è il Signore.

Per il popolo ebraico, nel giorno dello Yom Kippur – giorno dell’espiazione dei peccati – il sommo sacerdote, oltrepassando il velo del tempio, entrava nel “Santo dei santi” e qui solamente poteva nomepronunciare il Nome ineffabile di Dio. Il Nome, composto di 4 lettere, JHWH, era quello rivelato a Mosè dal roveto ardente e che nessuno poteva pronunciare. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono” (Es 3,14).

Questo nome venne sostituito con Adonai, in greco Kyrios, in latino Dominus, che in italiano significa Signore. Questo nome rende presente la persona stessa di Dio. Definendo Cristo Signore si proclama il suo essere Dio, “colui che è”. Il Padre ha dato al Figlio il suo stesso Nome e il suo stesso potere. Nella lettera ai Filippesi, Paolo dopo aver detto che Cristo ha dato testimonianza della sua obbedienza al Padre con la morte, specificando la morte in croce, scrive: “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra… Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11).

Non è solo San Paolo a proclamare questa verità, infatti, leggendo il vangelo secondo Giovanni, troviamo un esempio nel capitolo del racconto della passione, quando i soldati si accostano a Gesù per catturarlo. Nel momento in cui sopraggiungono Gesù chiede loro: “Chi cercate?” loro rispondono: “Gesù il Nazareno!”. Alla risposta di Gesù: “Sono Io”, indietreggiano e cadono a terra. Gesù aveva pronunciato il suo Nome divino. Anche l’evangelista Giovanni come Paolo unisce il Nome divino all’obbedienza di Gesù fino alla morte in croce. “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo allora saprete che Io sono, e non faccio nulla da me stesso ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8,28).

Questa è la verità che la chiesa ha avuto dagli apostoli e sarà così nei secoli.

Gesù è morto per i nostri peccati ed è risorto, dunque è il Signore. Ma nessuno può dirlo se non per la potenza dello Spirito Santo che opera in noi. Nel cuore si accende una luce, fortissima, che ci permette di riconoscere la verità che non è visibile, né dimostrabile, che non possiamo vedere ora, se non con gli occhi della fede. È un evento di grazia, un dono di Dio, da soli lo possiamo chiedere, desiderare ma non provocare.

Quando guardo la croce penso che Cristo è il mio Signore, è la ragione della mia vita, è il fondamento sul quale costruisco la mia quotidianità. Dicendo così, non vivo più per me stessa ma vivo per il mio Signore. Allora sono del Signore. Per questo motivo, mi unisco al grido di Paolo, ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore!

                                        

 

Latest posts by (Collaborazione esterna) (see all)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *