Il morbo della parrucchiera

 

di Tirso Valli

 

bella in verde blu

 

Moto Perpetuo. Tragicomia. Patologia. IL MORBO DELLA PARRUCCHIERA

 

Capelli che hanno perso la rotta o che una rotta non l’hanno avuta mai, capelli rotti, sempre, messe in piega e messe di requiem. Calamità solenni e innaturali. Patologie.

 

START. SHAMPOO di parole.

 

Come schiuma recrudescente, dilaga tra le donne da un capo all’altro del mondo e della storia, inclemente e devastante a tratti allucinante: il morbo della parrucchiera.

Nessuna è mai contenta o per meglio dire soddisfatta dalle prestazioni che queste povere e sventurate professioniste, dopo anni di studio e ricerca spasmodica nella cheratina, elargiscono a voi tutte, esuli figlie di una mousse ristrutturante a somme modiche o non… Il primo riflesso dopo un taglio o una messa in piega è l’imperfetto potevo stare meglio, è il troppo corto, è il troppo lungo, è il troppo nel meno, è: che fretta c’era? Maledetta parrucchiera.

 

Ma il morbo esiste reale e non circoscritto. Nascono nuove parole tra gli addetti ai lavori; Certified Hair Coach – vi segue e consiglia – tra le più recenti ed esplosive.

Stordito il pensiero vaga alle nostre antenate; che cosa avrebbero detto a proposito di questi nuovi avventurieri del gusto, di queste nuove mousse per un volume e sostegno troppo forte; che cosa avrebbero dato nella XVIII dinastia egizia – la prima nell’uso dei capelli posticci – per poter stringere nel pugno un piccolo elettrodomestico che genera un getto d’aria e rende felici.

 

REWIND. TAGLIO di espressioni.

 

Infelice prosegue nel diacronico taglio la storia dell’insoddisfazione dell’acconcio, continuerà tra greci – persino Aristotele parlava di parrucche – romani, e troppi altri. La zazzera come oggetto cult intermittente appare e scompare sino agli sparruccamenti conclusivi della corte di Versailles dove sotto le mirabolanti avanguardie tricologiche – che sembravano puntate sul capo in preda a forze esoteriche e alla paura del vuoto – venivano poste delle piccole ciotoline con all’interno sangue e miele per attirare grassi e pasciutelli pidocchi, sempre puntuali, taggati dal mistero e che dal mistero irriverenti apparivano durante le conversazioni, viaggiando, indisturbati, sui volti impomatati di sorprendenti madames e attoniti monsieurs in un insolito editing figurativo della compiuta figura. Erano tuttavia un plus!

 

PAUSE. MESSA IN PIEGA di emozioni.

 

“Dopo di noi il diluvio” disse una volta un re a una gran dama o viceversa. Oggi, dopo di noi il defrisage permanente, il caldo terremoto piastrato, esploso dalle vostre teste tra sventurate ciocche di capelli bloccati nei gradini della scala mobile perpetua della vostra vita interiore, oltre quella immobile dell’imbarazzo della scema.

spettinataSarete volpi in estinzione pazze e arruffate come il Tavoliere delle Puglie dopo il diluvio, intimidite da un vento tremulo, in parecchie, succubi del dubbio della scelta all’acchiappo della parrucchiera migliore per andare in scena, tra le recondite sbarre della prigione-spettacolo di ogni vita con i capelli sfibrati appassionatamente, all’unisono, naufragati alle spalle, fuori rotta, moribondi, in una perversa accidia dell’inutile o dell’ultima larga e obesa spiaggia di parvenza nel cartone animato della vita.

 

I prodigi dell’evoluzione; efferate polveri biancastre vendute in farmacia e altrove frantumeranno cattivi pensieri, gruppi di parassiti, fibre capillari e neuronali in pochi minuti. Libere dalle fameliche bestioline tutte potrebbero essere più belle, ma la nemica tra le amiche da combattere in una marcia terribile su e giù per spazzole e piastre roventi è lei, la parrucchiera: vi coinvolge in una nuova piega, in una febbre fredda dell’apparire, è la promessa di cielo terso in una trepida attesa che dopo tre ore lascia deluse e attonite, tra splendori e crudeltà, con le doppie punte di sempre, bipolari, con il ritmo e la testa pe (n) santi.

Bellezza, classe e talento condannati da un sortilegio nefasto nel profumo di un finto balsamo alla rosa sfranta per triple punte; e voi; uccise da una spazzola, bruciate da una piastra, da un ultimo shatush, dall’ultima seduzione della tricologia in un folle ridere. Spettinate tra il riso e il pianto, sbattute sulla testata di un letto di Madame Anaïs in Belle de Jour, con ringraziamenti sinceri a Monsieur Luis Buñuel…

 

RE-START e VOLUME: FINITURA di parole.

 

La parrucchiera è una Parca che governa i fili del vostro destino nell’ombra di una spazzola, sopra una coda di cavallo o di porca; nascosta in una nuvola di lacca minacciosa aleggia dietro le vostre spallefinale parrucchiera tra tinture per cervelli e parole di gossip, ma quando, poi, a casa, in mutande e calzettoni, dopo mille elucubrazioni, mentre lavate i piatti vi sentite belle da mozzare il fiato vuol dire solo due cose: o che state bene o che siete impazzite del tutto, oppure tutt’e due.

 

Perché voi valete.

– Gentile signora, siamo obbligati a emettere ricevuta fiscale, apra il portafoglio e poi l’ombrello, si avvicina il diluvio e la nuova piega potrebbe andare a male.

 

Sfinitura; Strisciatura: Stirso Valli. S-hhh… STOP.

 

 

        

 

Immagini

NIK KNIGHT

 

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