L’omosessualità nei nostri Testi Sacri

di Cinzia Randazzo

 

L’omosessualità nell’A.T.

Per comprendere i testi anticotestamentari è necessario rifarsi al contesto sociale in cui è nata la Bibbia; tale contesto mostra che erano piuttosto frequenti le relazioni intime tra persone dello stesso sesso. Ne è testimonianza il libro della Genesi (19,4-5), in cui emerge una vera e propria richiesta degli abitanti di Sodoma di abusare degli ospiti di Lot. Questo abuso è avvertito come un peccato, perché tale pratica era contraria al sacro diritto dell’ospitalità e, in ragione di ciò, la città è stata distrutta. Similmente nel libro dei Giudici (19,22) a Gàbaa di Beniamino succede una cosa simile: anche qui gli abitanti della città esprimono il vivo desiderio di abusare di un levita.

Conseguentemente i libri storici parlano di prostituzione sacra dei maschi, pratica che subentrò anche nel culto del tempio di Gerusalemme (2Re 23,7). Questi rituali sacri, collegati al culto della fecondità, risalgono alla religione cananaica (1Re 14,24; 15,12; 22,47). Come abbiamo potuto vedere, forte è stato l’influsso di questi usi e costumi nel popolo eletto.

Tale influenza provocò, da parte del popolo eletto, la stesura di una serie di normative che vietavano quella deviante pratica religiosa e morale, considerata un vero e proprio abominio. Così attesta il codice sacerdotale di santità: “Non avrai con il maschio relazioni come si hanno con una donna: è abominio” (Lv 18,22). Anche nel codice deuteronomico la prostituzione sacra dei maschi, come quella delle donne, è abominevole (Dt 23,18-19). L’omosessualità quindi fa parte di tutti quegli atti di disordine sessuale, in quanto perversi e idolatrici, come l’incesto e la bestialità, caratteristici delle popolazioni cananaiche; per cui era prevista per gli omosessuali, alla pari dei colpevoli di altri reati, la condanna a morte (Lv 20,13).

Infine, per il profeta Isaia gli omosessuali sono equiparati ai sodomiti, in quanto ostentano il loro peccato senza nasconderlo (Is 3,9).

 

L’omosessualità nel N.T.

Paolo, rifacendosi alla tradizione ebraica, bolla l’omosessualità come una forma di perversione sessuale che idolatra la creatura, ignorando Dio che invece è al fondamento di una sana vita sessuale (Rm 1,24.26-27). Questa forma di perversione è causata dal fatto che l’uomo, abbandonando il rapporto naturale con la donna – com’era fin dalle origini della creazione nel progetto di Dio – ha seguito la carne che gli ha fatto accendere la passione verso il suo simile. Quindi coloro che hanno rapporti sessuali con i propri simili sono coloro che seguono i rapporti contro natura, perché l’uomo è fatto per unirsi alla donna e viceversa. Gli omosessuali, per questa loro forma di rapporto sessuale deviante, sono annoverati tra gli “effeminati e i sodomiti” (1Cor 6,9). Pertanto, la base su cui Paolo poggia il suo convincimento è di natura religiosa ed etica, più che psicologica o culturale.

 

Anche in Giuda 7-8 si fa una comparazione tra i sodomiti e gli omosessuali:

“Come su Sodoma e Gomorra è piovuto il giudizio di Dio – cioè le pene di un fuoco eterno – a causa del loro abbandono all’impudicizia e alla sequela dei vizi contro natura, la stessa cosa succede a coloro che contaminano il proprio corpo, disprezzando il Signore e offendendo gli esseri celesti”.

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