La comprensione di Lutero sull’eucaristia

 

di Margherita Merone

 

      eucaristia pane e vino

 

Per i luterani così come per i cattolici la Cena del Signore è considerata un tesoro, un dono prezioso che va amato, che dà forza, edifica, è nutrimento spirituale e si deve vivere pienamente.

Lutero intendeva il sacramento dell’eucaristia come molto più di una promessa, di un’istituzione: un testamento lasciato da Gesù prima di morire. Da principio sentì questo testamento come un dono di grazia, la promessa della remissione dei peccati, ma quando entrò in polemica con Zwingli – che eliminava qualsiasi concezione di una presenza reale di Cristo nell’eucaristia, affermando che le parole di Cristo sul pane, “questo è il mio corpo”, non potevano essere prese alla lettera e parlava solo di una presenza simbolica – pose l’accento sulla consacrazione eucaristica, il corpo e il sangue di Cristo realmente presenti. Non è solo la fede che fa essere Cristo presente ma è Lui stesso che dona, a tutti quelli che fanno la comunione, il proprio corpo e il proprio sangue, che ne siano convinti o meno. C’è allora da chiarire un punto importante. Quando Lutero si oppose alla dottrina contemporanea non si riferiva alla negazione della presenza reale di Cristo, quanto piuttosto al modo con cui veniva intesa la trasformazione del pane e vino nel corpo e sangue di Cristo.

Il concilio Lateranense IV (1215) utilizzò il verbo transubstantiare (da trans, “oltre” e substantia, “sostanza”, ossia il passaggio di una sostanza in un’altra sostanza), per indicare il mutamento di tutta la sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo. Questo verbo implica la distinzione tra sostanza e accidenti. Non cambiano gli accidenti ma si ha la conversione della sostanza del pane nel corpo di Cristo e della sostanza del vino nel sangue di Cristo,Spirito Santo come evento di grazia; ciò avviene durante la celebrazione eucaristica, quando, al momento della consacrazione il sacerdote invoca il Padre affinché mandi lo Spirito Santo affinché trasformi il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo. Per Lutero la spiegazione poteva essere possibile per dire quanto accadeva nella cena del Signore ma non capiva come una speculazione filosofica potesse essere vincolante per tutti i cristiani. Nonostante la riflessione, non trascurava di riconoscere la reale presenza di Cristo nel sacramento.

Lutero sosteneva che sia il corpo che il sangue sono presenti “in, con e sotto” le specie del pane e del vino; c’è uno scambio di proprietà tra il corpo e il sangue di Cristo, il pane e il vino. In questo modo si crea un’unione sacramentale tra il pane e il corpo di Cristo, il vino e il sangue di Cristo. Questo tipo di unione che si è formata dalla condivisione delle proprietà è simile all’unione della natura divina e della natura umana in Cristo. Lutero rifiutò, pertanto, il termine transustanziazione.

Questa la sua interpretazione che comportò una conseguenza prevedibile. Lutero non si astenne dal criticare la pratica che proibiva ai laici di ricevere la comunione sotto le due specie, pane e vino. Il senso non era legato ad un’incompletezza, come se i laici ricevessero solo la metà di Cristo, infatti egli affermava con decisione che Cristo è presente interamente in entrambe le specie. La polemica era diretta alla chiesa che, a suo giudizio, non aveva il diritto di negare ai fedeli la specie del vino, distribuendo la comunione solo sotto una specie, soprattutto in base a quanto era stato stabilito da Gesù: «bevetene tutti» (Mt 26,27). I cattolici non rimasero in silenzio e si affrettarono a rispondere, affermando fermamente che il motivo per cui veniva data la comunione sotto una sola specie era dovuta ad esigenze pastorali.

Ma c’era di più. Lutero intendeva la Cena del Signore, il momento eucaristico, come un evento comunitario dove le specie benedette, come pasto reale, dovevano essere consumate piuttosto che essere conservate alla fine della celebrazione. In questo modo non si creava alcuna questione sulla durata della presenza di Cristo in entrambe le specie.

Andando oltre. La più importante obiezione di Lutero nei confronti della dottrina eucaristica cattolica riguardava l’interpretazione della messa come sacrificio. L’idea dell’eucaristia come memoriale in cui si rende presente il sacrificio compiuto da Cristo una volta per tutte, nel tardo medioevo non era più compresa. Non erano pochi quelli che credevano che la messa fosse un altro sacrificio aggiunto a quello di Cristo. Lutero faceva riferimento alle parole dell’istituzione eucaristica, da esse comprendeva che Cristo ha donato se stesso e come dono va ricevuto nella fede ma non offerto. Se Cristo venisse offertoCristo a Dio sarebbe invertita la struttura dell’eucaristia. Per Lutero interpretare l’eucaristia come sacrificio avrebbe significato un’opera buona che noi offriamo a Dio. Per lui Cristo è un dono che si offre a noi, pertanto va ricevuto come tale, non si può trasformare un dono così grande in un’opera buona. Certamente vedeva nella messa un elemento sacrificale, il sacrificio del rendimento di lode e di grazie, un sacrificio inteso come il riconoscere di aver bisogno del dono da parte di Cristo, capace di cambiare qualcosa nella vita di chi lo accoglie, motivo per cui non si può non rendergli lode.

La parte cattolica non nascose dubbi riguardo alla dottrina di Lutero sulla presenza reale di Cristo, soprattutto per il suo dichiarato rifiuto della parola “transustanziazione”. Sebbene il concilio di Trento non nascondesse la difficoltà per esprimere la conversione del pane e vino, tuttavia dichiarò che la corpo e sangue di Gesùparola dibattuta era l’unica che potesse definire quanto avveniva durante la consacrazione, la presenza reale di Cristo sotto le due specie. Questa questione non ha creato un’accesa controversia tra cattolici e luterani, entrambi comunque affermano che le specie consacrate non rimangono pane e vino, in essi sono realmente presenti il corpo e il sangue di nostro Signore.

Certamente il discorso non può esaurirsi in poche righe: la questione sulla Cena del Signore, per quanto non sia un problema che annulli il dialogo, comporta dalla parte luterana alcune differenze nella sua pratica, soprattutto quando ci si riferisce all’adorazione di Cristo presente nel sacramento dopo la celebrazione della messa. Sebbene riguardo alla durata della presenza ci sia differenza, nel documento L’eucaristia si sostiene come punto fondamentale, per i cattolici e i luterani, che il pane e il vino sono la pienezza di forma dell’eucaristia, in quanto corpo e sangue di Cristo.

C’è quindi la vita di Gesù, la sua passione, morte e risurrezione, e in questo modo è veramente presente l’evento della croce.

 

 

(In copertina, a sinistra, Francesco Corso, “Celebrazione eucaristica” – particolare)

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