La domatrice


di Tirso Valli

 

domatrice

 

MOTO PERPETUO. COSTRUTTIVISMO. LA DOMATRICE. Pasticcio in cornucopia con tigre stufata del Bengala

 

Se sei al centro della gabbia le sbarre non le vedi… e giunse il monito di André Gide.

Casalinghe disperate, felici. Casalingue, artiste in e fuori carriera. Sante meretrici. Poetanti e poetesse vaganti nel circo delle parole della vita, idrauliche e bloggheresse, giornaliste e giornalaie… La consapevolezza invade inclemente le vostre esistenze? Combattete! Armatevi attraverso il mestolo e via contro il vento per l’individuazione di sé: la ricetta della felicità non ha segreti ma speranze, la vostra vita cambierà. La tigre, la cui possente natura felina incarna forti cariche istintuali dall’urto inevitabile, diventerà una timida gatta sfranta.

 

Ingredienti:

Una Tigre

Nitroglicerina

3 casse di Vodka

4 poesie di vostra composizione e una trombetta

Un salame felino

La portiera del palazzo dove abitate

La portiera della macchina di vostro marito

L’Immoralista di André Gide

 

Svegliatevi, fate colazione, osate una nuova prosa; mettete a posto ogni resto della notte sulla e nella testa, vestitevi senza imitazioni, siate voi stesse, ciabatte e borsetta, acconciate alla rinfusa, uscite, l’autobus non aspetta. Destinazione: il circo.

Giunte? Bene.

FLUSSO CONTINUO e DISTRUTTIVISMO

START. Eludete i guardiani, entrate nella gabbia delle tigri, usate la portiera della macchina come scudo, siate voi la tigre, l’atavica felina che nasce o muore dentro le impenetrabili mura di voi stesse oltre le porte troppo strette.

Socializzate, lentamente, scambiate quattro chiacchiere. Bla e bla e bla. In ciabatte e calzettoni ponetevi al centro, osate, recitate le vostre poesie dove le sbarre non vi vedono; per evitare l’infinito, l’impossibile o la realtà. Le tigri, imbambolate vi ascolteranno in un sé archetipo nel quale loro stesse, secondo la filosofia orientale, rimandano l’ascolto.

E bla e bla, afferratene una per la coda, fatela volteggiare (continuate a recitare) fatela volare per terra, sotto terra, contro le sbarre, di nuovo sopra, rotazione a semicerchio (protesterà, non ascoltate)tigre bordata fatela volare alla Diana Ross.

In bilico, tra un esametro e un pentametro, uscite dalle sbarre con la bestia stordita nel corpo e nell’anima, chiamate un taxi. Giunte sotto casa, in un distico elegiaco trascina-tela nel gabbiotto della portineria dove la portiera blatera al telefono cosciente e stordita da se stessa; aspettate il risveglio di entrambe.

Fate capolino a intervalli irregolari, quando la tigre avrà la pancia piena, è pronta.

Gli animali non imitano nessuno, sono se stessi, sempre, anche se spesso non percepiscono il senso di sazietà, “ indi per cui” con il salame felino costringete la golosona sfranta a seguirvi per le scale sino in bagno, nel vostro appartamento. Chiudete a chiave come si chiude la cognizione o il moralismo; copia-incollata resterà la bestia accanto al bidet o al water.

In una pentola capiente versate il contenuto di una cassa di vodka, cartoni, etichette e bottiglie comprese, portate il tutto a ebollizione. Fatevi un goccio, due e anche tre, continuate a recitare, poi aprite la porta del bagno, questa volta non per nascondervi insieme alle lacrime; entrate, afferrate la tigre per la coda, colpi-tela ripetutamente con la borsetta nella quale avete in precedenza posto una bottiglia di vodka e di nitroglicerina… ogni cosa, tutto, esploderà. Ponete la felina confusa nel pentolone, girate con quello che resta del salame felino, coprite, lasciate stufare.

Il miracolo è compiuto, in una sorta di confessione casalinga per evadere dalle gabbie delle convenzioni morali e dal torpore fisico e mentale della coscienza, in uno stile aggressivo ma fin troppo chiaro.

Adesso suonate la trombetta e in mutande e reggiseno ballate convulse; ballate.

Iniziate a chiamare la famiglia che non arriverà. Togliete la tigre dall’acqua di cottura e riponetela calda-calda nuovamente in bagno. Fatevi belle, apparecchiate, ri-chiamate prima la vostra metà o quello che sarebbe dovuto essere la vostra mèta, confessate la rottura delle due portiere senza chiedere perdono.

COSTRUTTIVISMO

Aprite la porta della toilette, senza ciabatte, quello che resta della borsetta, le chiavi della vostra vita e del veicolo, liberate le due tigri; quella in bagno, quella che è in voi e uscite, sì… uscite senza lavare i piatti fuggendo dalla cornucopia che avete costruito intorno alla fragile conchiglia della vostra esistenza, dopo aver chiuso a chiave la porta di casa e lasciato dentro la tigre atavica e allibita.

Lontano, in discesa, nell’anfiteatro della realtà. Per le scale, ri-suonate la trombetta, estinguetevi deliranti e trucide sul bruciante marciapiede. Amatevi e amate la vita. Sputerà fuoco la trombetta tubetta nello stridore sincronico e diacronico delle trame senza ordito nella vostra dolorante esistenza, dal suono ardente che gira e poi rigira: ballate; spietati aleggiano retrattili gli artigli in prossimità del vostro respiro…

PèèèèpperèppèééPPè! E bla-b-l-a.

STOP

Tirso Pé!

gabbia

 

 

Ognuno desidera assomigliare il meno possibile a se stesso; ognuno si costruisce un modello, poi lo imita; accetta addirittura un modello già scelto. Si dovrebbero cercare altre cose nell’uomo, io credo. Ma non si osa farlo. Non si osa voltare pagina. Quello che sentiamo in noi di diverso, è la parte più preziosa, quella che determina il valore di ciascuno, eppure si cerca di sopprimerla. Si ricorre all’imitazione, pretendendo così di amare la vita.

ANDRÈ GIDE – L’IMMORALISTA

 

 

IMMAGINI

ERWIN OLAF

 

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2 Replies to “La domatrice”

  1. la vita, l’educazione, la conoscenza, serve anche per migliorare, per smussare certe asperità,per abituarci alla convivenza, per rispettare gli altri

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