La morte della scuola

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Il nostro premier quando qualcosa va male, in un modo troppo evidente, dà la colpa ai governi della sinistra, negando, magari anche a se stesso, che al governo negli ultimi anni ci è stato quasi sempre lui. E così se tanti soldi vanno a finire alla Roma di Alemanno facendo storcere il muso ai leghisti, la colpa è di Rutelli e Veltroni che, secondo lui, hanno speso tanto dissennatamente.

Così se un giorno per caso si accorgerà finalmente che la scuola italiana è morta, magari la colpa sarà del breve e, ahimè troppo flebile, governo Prodi.

Ma stavolta, anche se Prodi non c’entra per niente, il nostro premier non può essere ritenuto il solo responsabile di questo omicidio, ma solo l’ultimo congiurato che ha dato il colpo di pugnale decisivo sul corpo di Cesare. Perdonatemi questa citazione fino a 50 anni fa facevo il liceo classico…

Se io oggi chiedessi a chiunque cosa è indispensabile a un uomo per stare in piedi e camminare, certamente mi risponderebbe che è necessario che le gambe e i piedi siano in grado di sostenerlo. E se chiedessi ad un ingegnere che cosa è necessario perché una casa non crolli mi parlerebbe subito della necessità di buone fondamenta.

I nostri civili vicini europei hanno sempre capito che da questa indiscutibile verità ne consegue che le fondamenta di una società civile sono le istituzioni scolastiche e che quindi vanno privilegiate.

La vita dell’uomo ha nell’infanzia e nell’adolescenza il suo periodo decisivo, la qualità dell’istruzione e dell’educazione che riceve in quegli anni lo accompagneranno, nel bene e nel male, per il resto della sua vita.

A riprova di quanto sto dicendo andate a guardare le risorse e la cura che, ad esempio, Francia e Germania hanno dedicato all’istruzione.

E non solo in questi tempi di crisi, dove per fare un esempio la Germania ha ridotto le spese per l’esercito e per tante altre necessità ma ha ritenuto opportuno investire somme ulteriori nella scuola.

Sì, INVESTIRE perché qualsiasi persona ragionevole capirebbe che è un investimento.

Ma evidentemente di persone ragionevoli in Italia non ne esistono molte e anche 50 anni fa gli investimenti per la scuola erano in termini percentuali di gran lunga inferiori nel nostro paese rispetto a quelli dei paesi che ho citato.

Gli stipendi dei docenti erano bassi e non erano certo in grado di attirare gli ingegni più brillanti. Il che non toglie che malgrado questo degli ingegni brillanti finissero comunque per entrare nella scuola italiana, io nella mia vita di alunno prima e professore poi ne ho conosciuti tanti. Certo c’erano anche quelli che era meglio che avessero scelto un altro lavoro, vista la loro incapacità o la loro pigrizia.

Ed erano proprio questi ultimi, nonostante fossero una minoranza, che per nostra miope opinione pubblica giustificavano i bassi salari degli insegnanti. Gli insegnanti hanno tre mesi di vacanze… gli insegnanti leggono il giornale in classe invece di insegnare… gli insegnanti lavorano poco… solo 18 o 20 ore alla settimana…

Questa ultima affermazione guardando i carichi di lavoro delle altre nazioni era vera. Io personalmente dopo quattro ore di lezione fatte come le ore di lezione vanno fatte, dando tutto me stesso, avevo bisogno a volte di stare un’ora al buio, steso sul letto, per recuperare le mie energie.

Naturalmente le 18 o 20 ore di lezione settimanali erano per gli insegnanti migliori solo teoriche, c’era da preparare la lezione e da correggere accuratamente i compiti.

E poi si spendeva poco per l’edilizia scolastica, molte scuole erano in cattive condizioni e c’erano pochi soldi per i materiali scolastici. Io che ci vivevo dentro lo vedevo, ma non avrei mai immaginato che ai nostri giorni le condizioni delle scuole dopo tanti anni sarebbero state ancora più disastrose e i mezzi per la didattica drasticamente ridotti.

Qualche miglioramento degli stipendi arrivò, anche se gli insegnanti avevano stipendi lontani dal potere d’acquisto di tanti loro colleghi europei.

Erano i tempi della DC al governo e molti insegnanti la votavano e quindi non andavano troppo scontentati.

Fu aumentato anche il loro carico di lavoro, le ore di lezione rimasero le stesse ma per farli lavorare di più si inventarono una mole di documenti e di statistiche da compilare. Documenti e statistiche, nella maggior parte dei casi perfettamente inutili e non letti mai da nessuno dei dirigenti e del personale del ministero a cui erano destinati. La verità era che non esistevano dirigenti e burocrati tanto coraggiosi da leggersi quelle scartoffie. I burocrati poi davano il loro meglio nelle circolari incomprensibili  che pretendevano la compilazione di questi documenti allucinanti.

Malgrado la stoltezza del popolo italiano e l’inefficienza dei governi, a quei tempi la scuola italiana era ancora viva, aveva delle punte di assoluta eccellenza nelle scuole materne e anche nelle elementari, e nelle superiori ancora adesso, se non consideriamo come metro di valutazione la matematica, come è di moda fare nelle statistiche, i nostri ragazzi riescono a tenere il passo dei loro coetanei.

Queste eccellenze o, se vogliamo contentarci, anche il rientrare nella media europea, non erano merito dei governi che si sono succeduti negli anni… e che magari adesso rimpiangiamo perché si limitavano a cercare di fare il minor danno possibile… ma era tutto merito dei bravi insegnanti che ormai erano la maggioranza, quelli pigri avevano approfittato della pensione anticipata allora possibile. Negli anni 70 erano arrivate forze nuove e giovani, specialmente donne, tante donne preparate e convinte che i cambiamenti della società cominciassero dalla scuola.

Se solo ci avessero consultati prima di decidere su ogni nuova riforma, se ci avessero dato la possibilità di contare su uno stipendio adeguato che ci lasciasse più tempo per pensare alla scuola e meno tempo a cercare una soluzione che ci permettesse di pagare l’affitto, mangiare, magari non troppo… così potevamo mantenere la linea… e comprare i libri che ci permettessero di crescere insieme ai nostri alunni…

Sì, la scuola era ancora viva, ma si sentiva male ogni giorno di più.

Quando ho cominciato a insegnare i ragazzi erano diversi e diverso era il rispetto per gli insegnanti. Anche quando ci trovavamo davanti a una classe di 25 persone, ed era un caso limite, difficilmente erano tanti, era possibile svolgere una lezione che riuscisse utile per tutti i nostri 25 alunni.

Poi lo Stato cominciò ad avere bisogno di risparmiare. E dove si poteva risparmiare? Qualche corvetta o qualche carro armato in meno? Uno stipendio più basso per i manager di stato? Una riduzione dello stipendio dei nostri parlamentari, magari anche quelli regionali? Oppure, udite udite! una lotta più decisa all’evasione fiscale?

Noooo! risparmiamo quattro lire aumentando il numero degli alunni in ogni classe, così evitiamo di assumere altri professori.

Solo che nelle classi i 25 alunni di allora erano ormai cresciuti e ci trovavamo alle prese con i loro figli, non altrettanto tutti rispettosi degli insegnanti che ormai con le quattro lire che guadagnavano erano stati smascherati per quello che erano veramente, davanti all’opinione di quasi tutta l’Italia, dove ormai solo i soldi davano il prestigio, cioè erano stati riconosciuti come dei miseri sfigati.

Immaginatevi allora una lezione davanti a 35 alunni. Era una lotta per la sopravvivenza fino alla fine dell’ora per gli insegnanti e per quei pochi alunni che volevano imparare da loro.

Certo non era sempre così, esistevano degli insegnanti di grande carisma e delle classi di alunni modello. Ma, parliamoci chiaramente, quante persone, non insegnanti persone, di grande carisma conoscete e da quanti gruppi di 35 ragazzi, riuniti insieme in un’aula spesso piccola, potete aspettarvi un comportamento esemplare?

No, il nostro premier non è il solo responsabile della morte della scuola, ma diciamocelo il colpo di grazia lo ha dato questo governo.

La politica in questa storia c’entra. La DC, come ho detto prima, aveva interesse a non scontentare troppo gli insegnanti, che erano un suo serbatoio elettorale. Il PDL sa già di partenza che pochi insegnanti lo voteranno mai, perchè essere insegnanti vuol dire avere almeno un po’ di cultura e in questo paese nessuna persona che abbia un po’ di cultura può votare a destra, dal momento che a differenza degli altri paesi, Germania, Inghilterra e Francia per fare un esempio, non esiste una destra decente.

Quindi chi se ne frega di quei comunisti degli insegnanti?

Poi i buoni per le scuole private, per tenersi buono il Vaticano che qualche voto lo controlla ancora, nonostante si stia suicidando (purtroppo sarà un suicidio lungo), i buoni che sembrano una trovata di un film di Mel Brooks, pigliamo i soldi dei poveri che pagano le tasse e li usiamo per darli ai ricchi per mandare i loro figli nelle scuole private. E poi a quali ricchi? Ai ricchi-poveri! Cioè a quelli che sono abbastanza ricchi da mandare i loro figli nelle scuole private, ma che denunziano un inverosimile reddito basso.

E, infine, signora mia, la Gelmini!!!!!!!!!!!

Io non voglio credere che alla povera Gelmini abbiano detto esplicitamente: “Distruggi quel poco che resta della scuola pubblica”. Come invece sospetto sia stato detto ai dirigenti Mediaset messi a lavorare in RAI.

Ma sicuramente le è stato detto: “Non opporti mai ai tagli che abbiamo intenzione di fare. E magari ogni tanto per fare vedere che esisti, inventati qualche idea, questo basterà per dare alla scuola il colpo di grazia”.

Povero Cesare e povera la scuola italiana.

Riposate in pace.

 


fonte prima stampa: centomovimenti.com

 

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One Reply to “La morte della scuola”

  1. Ho insegnato 40 anni nella scuola elementare e ne ho visto tutto lo sfacelo, giorno dopo giorno.
    Ho visto i peggiori politici messi sulla poltrona dell’Istruzione Pubblica, tanto non dovevano decidere nulla, solo firmare ciò che altri decidevano per la scuola.
    Ma un mea culpa alla classe insegnante della scuola elementare lo devo affibiare.
    Troppe donne impegnate a portare a casa il secondo stipendio che, in epoca di vacche grasse, serviva per parrucchiere, scarpe, estetista.
    Troppe donne incapaci di leggere la politica che piano piano faceva implodere la scuola, perchè troppo occupate a non perdere le puntate di beautiful o di sentieri.
    Ora il danno è fatto, ma non posso dire che non avremmo potuto evitarne qualcuno.

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