La Sorgente della vita

 

di Margherita Merone

 

acqua sorgente di vita   

 

San Francesco, nel Cantico delle creature, loda e ringrazia il Signore per il dono di un composto chimico molto importante con il quale abbiamo a che fare sempre, dalla nascita alla morte, che scorre dentro e fuori di noi: «Laudato si’ mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta».

L’acqua, composta da due atomi di idrogeno legati ad uno di ossigeno con legame covalente polare, che si presenta in condizioni normali come un liquido incolore, o allo stato solido come ghiaccio, è un bene fondamentale per l’esistenza di tutte le creature. Ad essa, infatti, si deve l’origine della vita sulla terra e, dunque, non è un caso che abbia assunto valore simbolico in alcune religioni. In quella cristiana, leggiamo nella Genesi che in principio, al momento della creazione, ci sono Dio e l’acqua: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (1,1-2).

L’acqua ha un ruolo esclusivo. L’essere umano è fatto per il 70% di acqua che svolge nel nostro corpo funzioni insostituibili e per alcuni studiosi non ancora ben conosciute. Uno dei compiti fondamentali dell’organismo è quello di garantire che ci sia acqua a sufficienza, perché è proprio grazie ad essa che avvengono tutte le reazioni biochimiche, che vengono eliminati i prodotti di rifiuto, che si mantiene costante la composizione dei liquidi organici e la temperatura corporea.

Proviamo a riflettere sui diversi aspetti con cui san Francesco definiva l’acqua. Ci rendiamo conto che questa energia liquida ci spinge a conclusioni interessanti. Intanto la sua natura è dare la vita, ci insegna quindi ad essere al servizio degli altri; inoltre, al primo sguardo si manifesta tenera e cedevole, ma può diventare forte ed è in grado di frantumare tutto ciò che le si pone davanti. Da questo suo modo d’essere possiamo imparare che quando ci viene di essere duri, rigidi o quando siamo sul punto di voler mostrare quanto siamo forti, possiamo, invece, cercare di essere pazienti, riflessivi, tolleranti, condiscendenti; in alcuni casi vince la “tenerezza”.

L’acqua nutre, la sua caratteristica è la flessibilità: riesce a infiltrarsi superando le barriere, entrando in taluni casi anche dove le viene impedito, proseguendo il suo cammino. Viene riutilizzata molte volte e torna sempre a nutrire. Anche sotto questo aspetto possiamo afferrare qualcosa, ossia come è più giusto comportarci – il debole vince su chi si sente forte. Un’altra cosa interessante è che gli oceani, le più grosse distese d’acqua sulla terra, siterra e acqua trovano al livello più basso, ma sono comunque considerati maggiori rispetto ai mari, ai laghi e ai fiumi. Intuiamo, dunque, che per sentirsi importanti non ha senso cercare di essere al di sopra degli altri, ma al contrario rimanendo umili come l’acqua diventiamo degni di prestigio. Alimentiamo come l’acqua le persone che hanno bisogno, come fanno i piccoli ruscelli di montagna che dissetano gli animali che si fermano per trovare ristoro o come la pioggia, dono che viene dall’alto, che nutre le piante. L’acqua non è solo umile, ma è preziosa; dove scorre, silenziosa o meno, sostiene la vita.

L’acqua risulta avere, senza dubbio, un valore inestimabile. Ma c’è un’acqua speciale, viva, per cui chi la beve non avrà più sete. Questa è quell’acqua particolare, di livello superiore, che troviamo nel vangelo. Dice Gesù alla samaritana che era andata ad attingere acqua al pozzo: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 13-14). La donna crede di aver compreso tutto, ma in realtà da come risponde a Gesù è facile dedurre che non aveva inteso affatto il giusto significato: «Dammi quest’acqua perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15). È ovvio che la samaritana e Gesù Gesù e la samaritananon parlano della stessa acqua, infatti, mentre la donna si riferisce all’acqua del pozzo, Gesù rivela che c’è un’acqua, dono suo, che ci inserisce nell’eternità. In Lui c’è la risposta ultima, quella definitiva alle attese di tutti gli uomini: la sorgente d’acqua viva sgorga dal suo cuore. È Lui la sorgente della vita.

L’acqua che segna la fine di una vita di peccato e l’inizio di una vita nuova come figli di Dio è quella che riceviamo nel battesimo. Veniamo immersi nell’acqua o ci viene versata sulla testa e questo bagno di rigenerazione è un momento importante perché Gesù dice fermamente che «se uno non nasce da acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Già nei primi nove mesi di vita viviamo e troviamo nutrimento nel liquido amniotico, poi, nascendo, l’acqua non smette di scorrere dentro di noi fino all’ultimo giorno di vita. Con l’acqua del battesimo entriamo nella verità della vita eterna, con un’immagine nuova.

San Francesco ha utilizzato tre aggettivi per descrivere l’acqua: umile, poiché proviene dalla terra e ad essa torna; preziosa, perché è sorgente di vita per ogni essere vivente; infine, casta, ossia pura. Oltre all’acqua che disseta e che permette ogni forma di vita c’è un’acqua vera e viva che disseta per sempre: è l’incontro con Gesù, Sorgente di vita.

 

In copertina:
Acqua, sorgente di vita. Non la sprecare – disegno della classe IIC medie – L. Petri, S.Teresa di Riva (Me) 

 

Gesù

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