L’invidia, bella storia!

di Antonella Caruso

invidia

 

Bella storia l’invidia. Bella davvero. Non si fa in tempo a voltare le spalle che c’è già chi bisbiglia tramando qualcosa. Lo notiamo dai piccoli gesti quotidiani, persino quando ci stringono la mano o noi stessi la stringiamo ad altri. Si percepisce subito quella sensazione di incontrollabile fastidio che porta a pensare l’esilarante “che ti pigli un colpo” della Fosca (Veronica Pivetti) del film di Carlo Verdone “Viaggi di nozze”.

Roberto Gervaso ne “Il grillo parlante” scriveva che “l’invidioso è un impotente incapace di rassegnarsi”. Ezra Pound, invece, definendo colui che si rammarica per la felicità e il benessere altrui un cattivo, diceva che questi “critica il poeta, non la poesia”. Come a dire che poco gli importa di ciò che fa, semmai dei risultati conseguiti a parer suo immeritatamente.

Persino Esopo ne “La volpe e l’uva”, ha narrato l’episodio più celebre del genere, sintetizzando in chiave favolistica uno dei sentimenti più comuni per l’essere umano e che per la religione cattolica fa parte dei vizi capitali. L’iconografia tradizionale identifica l’invidioso, forse proprio a sottolinearne l’aspetto negativo, sotto le spoglie sciatte di una donna gobba e vecchia intenta a strapparsi dei serpenti dai capelli e gettarli contro gli altri. Una scena che tutti noi abbiamo visto almeno una volta in ufficio, a scuola o sul pianerottolo di casa, tant’è che persino il Vate, Dante Alighieri, ha dedicato agli invidiosi la Sesta Cornice del suo Purgatorio. Il Sommo Poeta li immagina e dunque li descrive con gli occhi cuciti con il fil di ferro, punizione esemplare per aver gioito nel vedere le disgrazie altrui. È proprio il caso di dire: occhio! Così ci si fa molto male!

Ma un’altra parola chiave che identifica lo scenario giallistico dell’invidioso che non logora se stesso, ma che tenta di annientare l’avversario è veleno. Proprio il veleno, solfato di ammonio nella fattispecie, è stato utilizzato dall’assistente di una nota attrice di soap venezuelana per far fuori la diva de “L’usurpadora” (“L’usurpatrice”) e “La Venganza” che sta per “La vendetta”. Gabriela Spanic pare abbia rischiato di morire dopo aver ingerito cibo avvelenato per mesi. L’unica indagata per il tentato omicidio sarebbe proprio la sua tuttofare, gelosa ben oltre il limite dell’attrice particolarmente amata nel suo Paese.

Ma l’invidioso medio, in realtà, non è chi fa gesti eclatanti e potenzialmente definitivi come Marcia Celeste Fernàndez Babio, bensì il giornalista. La pillola di saggezza ci viene propinata direttamente dall’ex calciatore (de noi artri visto che ha iniziato il suo percorso calcistico con un reality, “Campioni, il sogno”) Giorgio Alfieri. Ebbene, nonostante i giornalisti non siano immuni dalla sindrome di “oddio ma perché è più bravo, bello e talentuoso di me?”, non credo che si strappino i serpenti dai capelli per gettarli contro Alfieri. Forse è un problema di meriti più che altro, sebbene parlare di meritocrazia in Italia è da sempre un’ardua impresa.

 

Ma andiamo avanti e passiamo a madame “Clunì”, la vip più vip di casa nostra degli ultimi … due giorni. Elisabetta Canalis in un’intervista rilasciata a un noto magazine italiano ha dichiarato che chi la critica per la sua love story con George Clooney è solo invidioso. Un bell’esempio di vip in trip come direbbe il  “rapper superfighissimo” Fabri Fibra.

 

Suvvia, che ragioni avrebbe un operaio cassintegrato, una colf o un disoccupato di invidiare il favoloso e confortevole mondo della villa sull’Aglio? Immaginatevi la scena: vestaglia di seta, capelli pronti al trattamento “più lisci più piaci”, pelle vellutata e unghie in preda a un’espertissima manicurista…. “Che barba, che noia, che noia, che barba…” avrebbe detto l’intramontabile Sandra Mondaini. Almeno voialtri avete i calli, compagni fedeli di mille battaglie. E poi la busta-fame (oops! Bustapaga… sorry!) che vi accompagna fino alla terza settimana, quello spirito di insicurezza che rende la vita una continua sorpresa… come sfogliare una margherita (pago il mutuo, non pago il mutuo, pago il mutuo, non pago il mutuo…). Non vi sentite già più vivi?

 

Ma l’invidia colpisce proprio tutti anche oltre Atlantico.

Robert Pattinson (l’interprete cinematografico di Edward di “Twilight”) a quanto pare sarebbe invidioso dell’enfant prodige Daniel Radcliffe, (interprete di “Harry Potter”). Pare che quest’ultimo abbia un patrimonio intorno ai quarantadue milioni di dollari e che con il lattiginoso  “vampiro” non si sia scambiato neanche il numero di cellulare pur avendo lavorato insieme in uno degli episodi della saga dedicata al maghetto. Ufficialmente l’invidia di Pattinson sarebbe un esempio di invidia positiva o spirito di emulazione, ma sarà poi vero?

Del resto il vizietto di “menargliela contro” appartiene anche a chi vive nell’ombra. Pensate ai tanti blog di cui ci delizia il fantastico mondo di internet. Se c’è il talento c’è chi lo contesta salvo poi essere scoperto e ritrattare dicendo: “ma chi, ioooooo?”, se talento non c’è ci si congratula confermando la massima di Ambrose Bierce secondo la quale “congratularsi non è altro che esprimere con garbo la propria invidia”. Perché, sapete l’essere umano non è fatto per imparare dal successo degli altri e costruirsene uno suo, bensì per distruggere quanto costruito dagli altri col rischio di perdere anche l’unica occasione rimastagli. Ma ricordiamo, parafrasando Rochefoucauld, che “la nostra invidia dura sempre più a lungo delle felicità di quelli che invidiano”. Bella storia!

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