L’Io della rampicante

cesoie 

Quando si decide di cambiare vita, non lo si fa mai con leggerezza.

Spesso, almeno nelle menti più riflessive, è frutto di notti insonni, sensi di colpa e grandi paure. Proprio per questo, però, quando si arriva a chiudere il cerchio lo si fa con cognizione di causa.

E così una volta girato l’angolo si ricominciano ad attivare i sensi e lentamente si ritorna artefici del proprio destino nel bene e nel male.

Triste a dirsi, ma spesso i cambiamenti iniziano con una fine, la fine di una storia d’amore che magari abbiamo inseguito per anni, desiderato come un bambino desidera una fetta di torta al cioccolato; una storia che abbiamo curato come una piantina delicata prima che si trasformasse in una rampicante – che si poggia a te, fiorisce – prima che lentamente ci stringesse i polsi rendendoci inermi.

“… sono solo il suono del mio passo!”.

E spesso quella rampicante non sa neanche di esserlo.

Crede di essere ciò che di meglio possa esistere, ma proprio per questo diventa persino più dannosa. Non pensa minimamente che la sua stretta sia soffocante, avvilente, e continua. Pensa addirittura di concedere un privilegio con la sola presenza.

Stringe, stringe senza ritegno.

Così, spetta a chi subisce l’Io della rampicante prendere delle dannatissime cesoie e indiscriminatamente iniziare a potare.

Regola numero uno: guardarsi allo specchio

Regola numero due: amarsi… finalmente!

Regola numero tre: prendere in mano la propria vita

Regola numero quattro: togliersi qualche sassolino dalla scarpa (quando ci vuole…)

Regola numero cinque: fanculizzare la rampicante e il suo egocentrismo

Regola numero sei: riaprire il cassetto e inseguire i propri sogni.

Tornare in possesso delle proprie facoltà mentali, dunque, porta una serie di riflessioni anche sul proprio valore come individuo e non sempre si riesce a rispettare le sei regole, ma quando s’incanala la strada giusta si inizia a vedere l’altro per quello che è… appunto una rampicante.rampicante

E quell’Io che tanto ci conquistò diventa soffocante, qualcosa di dannoso.

Così ci si chiede:

Ma chi sei tu per dirmi che non valgo abbastanza?

Chi sei per mettermi in dubbio?

Chi sei per mentirmi?

Chi sei per umiliarmi?

Chi sei per controllarmi?

Semplicemente, chi cazzo sei?

Una banalissima rampicante dall’Io smisurato, un inutile vuoto a perdere. Ed è come se ci si svegliasse da un sortilegio.

Puff!

La mente torna libera, si nasce per la seconda volta. Perché una possibilità, una via d’uscita, c’è per tutti!

Sempre.

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