Qui e subito! La degenerazione morale del successo

Sapresti dare un nome alle donne mostrate nelle foto?

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Più avanti nell’articolo, saprai perfettamente chi è l’una e chi è l’altra donna, ma ora ti pongo un’altra domanda: che cosa vuol dire avere successo? E, soprattutto, chi ha successo?

Oggi avere successo sembra essere diventata una priorità, ognuno, a suo modo, cerca di conquistare una fetta di popolarità.

Badate che non è solo una componente che coinvolge i giovani, chi più chi meno è aberrato dalla necessità di avere successo, anche solo nella stretta cerchia degli amici e conoscenti. È questa voglia che spesso spinge ad acquistare un’auto nuova, delle scarpe o un telefonino nuovo.

Siamo sempre di più ciò che abbiamo e ciò che mostriamo.

Un po’ di tempo fa fu fatta un’indagine e tra le varie domande c’era questa: “Quando ti accorgi di avere successo?” la risposta più gettonata fu “Quando la gente mi riconosce per strada”.

La cosa è preoccupante e mi chiedo quante persone, per strada, riconoscerebbero Herta Müller il premio nobel per la letteratura 2009 (la donna che nella foto appare seduta), mentre sono certo che moltissime persone riconoscerebbero una velina o chiunque tra i partecipanti al Grande Fratello.

La società moderna trasforma “cogito ergo sum” (penso quindi sono) in “appaio quindi sono”. Anche il famoso concetto zen del “qui e ora” è stato modificato in un inquietante “qui e subito”, che può sembrare quasi la stessa cosa, ma non è così. Il pensiero zen, senza voler entrare troppo nello specifico e filosofico, consiglia di vivere la vita nel momento presente, imparando a godere dell’istante attuale, senza malinconie per il passato o arrovellamenti per il futuro. Il “qui e subito” è invece un concetto molto diverso e posa le sue basi sull’idea che si possa raggiungere il successo con il minimo sforzo.

La televisione è il più grande rappresentante di questa nuova filosofia, proponendo ogni giorno modelli di personaggi che hanno quasi sempre due caratteristiche ben delineate: vengono dal nulla e non sanno far niente di particolare; gente comune insomma. Eppure, aprendo un pacco o esibendosi sotto la doccia, queste persone acquistano notorietà, diventano famose, riconoscibili e possono finalmente essere annoverate tra le persone di successo.

Questo meccanismo è più preoccupante e diffuso di quanto si possa pensare e coinvolge l’intero mondo occidentale: nessuno è più disposto a fare sacrifici per raggiungere un obiettivo, tutti pensano che ci sia una strada più semplice o – peggio – una scorciatoia.

È la ricerca della strada più semplice a far scendere verso il basso i principi morali della nostra società, Berlusconi, tanto per fare un esempio famoso, deve il suo successo non certo ad una vita virtuosa, piuttosto a ben altro. È come se dicesse a tutti: “Io sono come voi! Ho i vostri stessi vizietti eppure guardatemi! Ho tutto!”, così l’elettore medio vede una proiezione non solo di se stesso, ma anche della realizzazione dei suoi sogni e quando vota Berlusconi, in realtà sta votando se stesso, si sta dando un’opportunità: “posso farcela anch’io, devo solo imparare a trovare la strada più semplice”.

Il successo a ogni costo, prima possibile. Le persone non vogliono più essere discepoli che si dedicano all’apprendimento, i più hanno la presunzione di essere migliori degli altri e si meravigliano che la gente ancora non se ne sia accorta.

Veniamo quindi all’ultimo aspetto preoccupante: la mancanza dei maestri ovvero di personalità che possano dare l’esempio o indicare la strada. Oggi sono diventati maestri i cantanti, i presentatori tivù ovvero tutti quei personaggi che appaiono e che, sempre di più, assomigliano allo pifferaio magico, con tutte le conseguenze (andate a leggere la favola).

La crisi dell’Occidente affonda pertanto le sue radici nella mancanza di morale che c’è nella scelta della strada più semplice e, soprattutto, nella mancanza di qualsiasi attitudine al sacrificio. Le persone guardano troppo spesso il risultato finale, ma non considerano la strada che ha portato a quel successo.

Si guarda al calciatore di successo, ma s’ignorano i suoi sacrifici e tutta l’altra gente che non ce l’ha fatta. Non si considera il fatto che solo la conoscenza dei fondamentali, la ripetizione, lo sforzo, la pazienza nell’apprendimento, l’applicazione e la voglia di approfondire, possono portare al raggiungimento degli obiettivi.

L’ansia che pervade l’esistenza di ognuno, questa voglia di avere un riconoscimento da parte degli altri, crea tensione e disagio. Dovremmo provare a cercare un senso in ciò che facciamo, fare e produrre qualcosa di significativo per noi. Forse questo è il vero successo e, come dice Gladwell, le persone che ci riescono sono davvero poche, comprese quelle che hanno soldi e celebrità.

Massimo Petrucci
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4 Replies to “Qui e subito! La degenerazione morale del successo”

  1. Caro Massimo, tutto quello che dici non solo è vero, è sacrosanto. Ed è per questo che non ho in simpatia l'attuale classe dirigente, nello specifico quella italiana : il "degrado" dell'Occidente forse non è nato da noi ma,mentre per agire a livello mondiale non saprei quali mezzi adottare, qui da noi basterebbe non votare più per l'attuale maggioranza, trasferire ai nostri figli ideali e valori controcorrente, trasformare i circoli letterari in compagini che dimostrino attivamente il dissenso (vedi il crescente popolo viola o "gli Invisibili", boicottare come consumatori i prodotti che arricchiscono direttamente od indirettamente i ben noti magnati. Agiamo almeno su questi cardini e diffondiamo la conoscenza delle cose. Travaglio docet.

    1. Flavia,
      ciò di cui parli nel tuo commento è auspicabile, ma al momento le coscienze dei più ne sono deficitarie.
      Le rivoluzioni le hanno sempre fatte in pochi che hanno mosso un popolo affamata o schiacciato.
      Oggi il popolo non è né l'uno né l'altro, è solo lentamente, molto lentamente, sfruttato.
      E' come per il fumo delle sigarette che ti ammazza lentamente, ma non ti dà la sensazione immediata di essere un veleno.
      La classe dirigente del nostro Paese sfrutta al meglio questo meccanismo, riscalda l'acqua in cui viviamo raccontandoci la favola assurda del Grande Fratello e mentre noi ci appassioniamo i c'indignamo, ci stanno lessando al meglio!

  2. trovo condivisibili i pensieri esposti nell'articolo. E a proposito di "crisi dell'occidente" ed anche del "cercare di dare un senso al nostro agire" -per citare alcuni passaggi in grassetto dell'articolo- mi viene in mente un testo recentemente letto, mi sembra proprio un approfondimento (anche) di questi argomenti cosi importanti per la comprensione di certi fenomeni sociali contemporanei. se posso indicarlo,magari qualcun altro lo ha letto, si tratta di un testo del prof. Magatti "Libertà immaginaria. – Feltrinelli". Affronta in maniera approfondita molti dei punti toccati nell'articolo di Massimo Petrucci. Molto interessante anche l'intervista che il professore ha rilasciato su di un sito web.

  3. Ha successo chi raggiunge il suo scopo, chi lo realizza; ma il successo vero, io credo, sta nella propria realizzazione, attraverso il raggiungimento della conoscenza di sé stessi. Il problema, sempre io credo, sta nel fatto che ogni evento ci trasforma ma troppo spesso noi non ce ne avvediamo: sappiamo a malapena chi siamo quando cominciamo un'opera, ma ignoriamo chi diventiamo quando l'abbiamo realizzata. Ed ecco la questione, in quello scostamento che esiste fra il successo vero e il successo atteso, una questione mentale. Accompagniamo al successo la fama, e l'atavica debolezza umana prolassa in quella che tu definisci "degenerazione morale".

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