Su Saviano, sulla camorra o su tutti noi

camorra Il dibattito all’italiana intorno a Saviano è una cosa seriamente farsesca. Ma tant’è. Questa corsa a fare il sarto su misura alle parole e ai gesti di Saviano da la misura di quanto siamo lontani dal capire questa morte che chiamiamo camorra e quanto ancora serve imparare a osservare le cose che accadono in Campania con sguardo chiaro, se non altro per gli effetti disastrosi che provocano.

Se  a provarci è una giovane mente, fresca e schietta, cominciano ad andarci le scarpe strette. Perché  ci smaschera. Toglie il velo al nostro modo di vivere, che ci appare  in fondo non peggiore da quello che si fa in altre parti del mondo, anzi. La polemica su Saviano mostra invece, la nostra assuefazione a questa vita, fa vedere a tutti quanto siamo svogliati nel problematizzare il cancro, evidenzia l’orribile eppur sopportato disagio dell’acquiescenza.

Sì,  Saviano ci imbarazza. Ora poi che ha anche un eco internazionale.  Ci fa arrabbiare, perché che cazzo crede di fare lui: noi ingoiamo merda e lui fa il ribelle? Un ribelle protetto da bodyguard e vezzeggiato dai salotti buoni. E’ difficile accettarsi come coprofaghi mentre lui se ne sta al pulito.

Lo stato raggiunto dal nostro organismo in seguito alla somministrazione continua di un malofarmaco che diminuisce, o addirittura  annulla, l’efficacia oculare e uditiva, ha determinato purtroppo una dipendenza fisica dal nostro modo di vivere e Saviano perciò è bene che si faccia i cazzi suoi. Saviano invece è un contributo, utile  e necessario come necessario è il lavoro di altri che da prima di Saviano hanno cercato di farci capire, di scuoterci. Penso per esempio a Rosaria Capacchione e a tanti poliziotti e magistrati e alle numerose associazione religiose e laiche e prima ancora ai morti ammazzati dalla camorra come Giancarlo Siani ma l’elenco è sterminato: un martirologio di cui non abbiamo contezza. Non serve perciò né  esaltarlo né demonizzarlo, serve campirne il punto di vista. Serve  rendersi conto, come fa lui, di quanto è lungo l’elenco degli ammazzati,  di quanta terra è stata avvelenata, di quanta gente vive soggiogata e in stato di servaggio. Serve capire che cosa fare.

Perché ormai qualcosa dobbiamo pur fare. Nel suo libro Saviano ha messo insieme cose di cui sapevamo la portata per il solo fatto di avere occhi per vedere e orecchie per sentire. Dal suo inchiostro è emerso però il quadro d’insieme, letterario e terrificante, della realtà in cui versa la Campania felix. Ma il dato forte che fa di Saviano, Saviano, è quell’essere andato lì, in quella piazza di Casale a dire ai mafiosi di quelle terre “jatavenne” rovesciando un altro “jatavenne”, quello pronunciato da Eduardo anni prima esattamente in senso opposto.  E allora perché guardare il dito con tutto quello che c’è da vedere in direzione camorra?  Sono loro che se ne debbono andare non noi: a questo invita Saviano.

Quanta forza in quelle parole di Saviano, sono diventate gesto, una rivoluzione copernicana semplice e potente che ha poi definito la sincerità di intenti del libro dandogli un peso specifico enorme e ne ha fatto la differenza con altri, forse anche meglio scritti, mi riferisco a quei libri con le note a piè di pagina e con pagine e pagine di bibliografia ragionata. Alla lunga Saviano sta venendo fuori per potenza e forza “intellettuale” nonostante le coccole della sinistra, i timidi e imbarazzati tentativi di avvicinamento da destra e sopratutto nonostante le provocazioni e i tranelli. Lui sembra tenere ben ferma la barra sul problema che si è dato da “risolvere”. Deluderà entrambe, per fortuna, ne sono convinto. Vorrei però che deludesse anche quei suoi fan che vanno in giro a leggere il libro come fosse vangelo. A che giova? Serve a fare coscienza? Bello sì l’impegno però…poi si arrotolano gli striscioni e si è stanchi, felici e tanto impegnati. Ho l’impressione che ci piace nasconderci dietro Saviano, la sua forza lucida e la sua scrittura potente. Io lo vorrei candidato a Sindaco di Napoli, anzi no a Governatore della Campania, anzi no, a Presidente del Consiglio, anzi no a Segretario generale dell’ONU.

E tutto vestito di bianco? E con Barbie? In gita con il loro camper liberi e felici nel sole che ha finito il suo giro… dobbiamo spostare lo sguardo da lui per orientarlo sulle cose che racconta, forse cominceremmo a fare qualcosa. p.s. Dovrei andare nelle piazze della Campania a gridare jatavenne, dovrei farlo tutti i giorni nelle piccole e grandi cose che accadano, ma il coraggio non ce l’ho e non so come si faccia a darselo.

Però se fossimo in tanti…

 

Non so di chi sia quest’inno, lo propongo… magari aiuta…

Fratelli a Scampìa
Camorra s’è desta,
Del furto con scippo
S’è cinta la testa.
Dov’è Mergellina?
Le porga la droga,
Ché schiava di Naples
Iddio la creò.
Spariamoci a moorte
armiamo le scorte
Camorra chiamò.

Noi siamo da secoli
latitanti ed evasi,
Perché camorristi,
Perché ricercati.
Raccolgaci un’unica
cosca, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Spariamoci a moorte
armiamo le scorte
Camorra chiamò.

Spariamoci, odiamoci,
i soldi, e il potere
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far monnezza
violenza e schifezza:
collusi al senato
Chi vincer ci può?
Spariamoci a moorte
armiamo le scorte
Camorra chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Gragnano,
e ogni maschiaccio
Ha pistole alla mano,
I bimbi rubizzi
Si chiaman scugnizzi,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Spariamoci a moorte
armiamo le scorte
Camorra chiamò.

Ammanchi che piagano
Le strade svendute:
Già l’pollo italiano
Le penne ha perdute.
monnezza d’Italia,
Il sangue romano,
Bevé, col campano,
Ma il cor le bruciò.
Spariamoci a moorte
armiamo le scorte
Camorra chiamò.

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20 Replies to “Su Saviano, sulla camorra o su tutti noi”

  1. Beh cara Flavia non mi pare di non aver argomentato la mia opionione “da sega mentale”, nè credo di essere in malafede (mi ritieni forse contiguo alla camorra?).
    Non accetto lezioni di verità né accuse di omertà.
    Ecco uno dei mali del Savianismo: chi esprime una opionione dissonante è accurato di ogni colpa, è considerato un parente di Sandokan (quello di Casal di Principe).

  2. Che problema c’è se Saviano è diventato famoso, una bandiera non capisco. QUESTIONI DI LANA CAPRINA, seghe mentali.La realtà è che ha avuto il merito di portare alla ribalta problemi sconosciuti ai più, e mi pare se ne sia anche addssato pesantemente tutto il carico. Chi non è dalla sua parte mi pare in malafede. Se nella bolgia delle false notizie qualcuno,a proprio personale rischio, fa vera informazione, stare a guardare la forma di come lo fa, i mezzi che usa, fa il gioco di chi preferisce il silenzio all denuncia ed alla verità.

  3. Siccome IO SONO CATTIVA, come direbbe il killer di Lucarelli in “Niente di personale”, credo che ci vorrebbe un’arma intelligente e invisibile, studiata per snidare e vaporizzare all’istante la malapianta ovunque e comunque intesa, tale cioè da eliminare alla radice ciò che non si può in alcun modo raddrizzare.

    La farei usare direttamente al Signore, se esiste, l’unico davvero super partes.

    O vogliamo accusare anche Lui di essere colluso?…

    Quanto al cartello Casal di Pricinpe (Pricinpe, già):

    fossi io l’assessore (o chi per lui) alla manutenzione stradale, quell’obbrobrio non l’avrebbe passata liscia, e una frustata l’avrebbe presa chi l’ha realizzato e impiantato.

    Inoltre avrei composto un’ode (o strale) da far recitare ogni sera a grandi e piccini allo scopo di abituarli alla corretta dicitura del nome del paese.

    Non escludo di comporre prima o poi (magari prima) qualcosa che vi getti nello sgomento e vi spinga a desiderare la camorra al potere piuttosto che la DdP.

    Perché se sono CATTIVA una ragione c’è.

    (f.to La Dama di Picche, che non è registrata ed è ospitata cortesemente dalla Sig.ra Gamy)

  4. @Raffaella non sono ostile a Saviano e mi rammarico della vita “segregata” che fa in conseguenza delle minacce ricevute.
    La mia valutazione attiene sia all’aspetto “letterario” del suo lavoro sia alla enfasi mediatica.

    Tutto ciò mi fa venire in mente Le mie prigioni di Silvio Pellico e la concezione “romantica risorgimentale” che un libro possa risolvere problemi.

  5. Io non riesco a capire perché tanta ostilità nei confronti di Saviano. E’ diventato famoso, avrà fatto molti soldi, ma vive segregato, non ha più una vita solo sua. Non credo che desiderasse tutto questo!

  6. Interessante discussione. Ho letto con attenzione tutti i commenti. Tuttavia non riesco a collocarmi perché al momento mi trovo in una posizione sospesa. Il mio personale giudizio non è né pro né contro Saviano; il fatto è che penso che bisognerebbe distinguere il romanzo dall’inchiesta giornalistica, distinguere il successo letterario dall’impatto sull’opinione pubblica.
    Sono tutti campi diversi.

  7. Le piccole cose. Il giorno per giorno. Una cosa alla volta. Passo dopo passo. Il quotidiano. Anche queste espressioni del desiderio volenteroso nascondono l’immobilismo e per di più rischiano di essere demagogiche se dietro non hanno un impianto culturale – istituzionale forte e cosciente della propria forza che le sorregga. Da queste parti ci sono sia le piccole cose che i grandi impianti, ma fanno finta di non vedersi, o forse realmente non si incontrano. Ma che si deve fare allora? chi ha la forza di andare in paesi e città inquinate dalla camorra a dire “Jatavenne”? Io ne cosnosco uno, due, tre quattro, cinque… dieci, non basta. Io non c’è l’ho e mi dichiaro “connivente”.

    Credo che per passare al quotidiano, nel nostro contesto, ci sia bisogno di un grande atto di ribellione al sopruso che sia capace di di dire jatavenne, ma non ne abbiamo la forza non è per noi. Chissà se il grande Dal Lago ora che ha scoperto Saviano e la camorra, imperarà al meno l’accento napoletano, magari nelle variazioni casalesi. Io so che quel libro a tanti magistrati è stato utile, molto utile. Il resto è fuffa.

  8. @Vedi Carla è proprio questo il problema, che le cose funzionano deve partire dalle piccole cose come il cartello per arrivare a quelle più importanti.

    Se poi c’è qualcuno che lo fa e segnala a chi di dovere viene considerato una sorta di marziano: “ma con tutto quello che c’è vai appresso ad un cartello?”

  9. Ho letto con attenzione tutti i commenti. E’ molto difficile, se non impossibile capire e far capire il fenomeno camorra.

    Certo è che nei suoi territori ha innescato un meccanismo, connivente la popolazione, per il quale fa in modo di giungere, in modo criminale, laddove non giunge lo stato.

    “Protegge”, dà da mangiare, gioca sul concetto di famiglia e di tradizione molto potente in meridione.

    Non entro nel merito Saviano. Ha l’età di mio figlio e, volente o nolente, ha perso anche lui la sua vita, grazie alla camorra.

    E’ una stupidaggine quella che voglio aggiungere.

    Vorrei sapere da quanti anni esiste il cartello stradale con quel macroscopico errore di ortografia. Esiste qualcuno che lo ha scritto così e qualcuno che non si preoccupa di farlo correggere!?

    E’ un po’ il simbolo di questa terra dove tocca sempre agli altri risolvere le cose sbagliate?

  10. @Roberto la critica di Dal Lago la condivido…. è quello che dico da un pezzo

  11. Caro Raffaele, il Manifesto ha mandato alle stampe un libro di Alessandro dal Lago, un sociologo di “peso” e di sinistra, dal titolo Eroi di carta. Credo faccia al tuo caso. Nel testo si smonta fin nei minimi particolari il libro di Saviano. Nel articolo del Corriere del Mezzogiorno di ieri che ne da conto si dice “Dal Lago infrange il tabù, entra nel merito di Gomorra, smonta e rimonta l’opera di culto, coglie ogni forzatura stilistica, denuncia la colpevole confusione tra l’io narrante, l’io autore e l’io reale; sottolinea con la matita rossa ogni sbavatura formale, ogni citazione nascosta; e allarga le braccia davanti alle contraddizioni e alle illogicità.” La critica è sempre una buona cosa per cui credo sia un buon strumento per farsi un’idea dell’oggetto Gomorra. Continuo però a dire di fare attenzione a non buttare il bambino insieme all’acqua sporca e di non guardare solo il cartello di indicazione stradale. Aspetto inoltre, che Dal lago da grande sociologo qual è conduca una ricerca sociologica di cui è maestro nei “territori” (espressione molto cara ai politici campani)per farci capire scientificamente il fenomeno della camorra.

  12. Non leggo i commenti giunti perché ho poco tempo, voglio solo dire che Saviano ha fatto molto bene perché era ora che si parlasse con chiarezza del grave problema della camorra e, poiché mi sembra che Saviano sia una persona intelligente non accetterà cariche che possano aiutare a coprire il problema!

  13. Contro la Camorra non servono santini ed iicone, ma il senso della legalità quotidiana che hanno tanti magistrati, poliziotti, funzionari pubblici.
    La lotta alla camorra si fa tutti i giorni non tollerando i soprusi, anche piccoli. Prendo questa frase di ABBATE. E provo ad iniziare …. Saviano con il suo libro ci ha voluto dare la possibilità di riflettere , di capire, di indignarci proprio e soprattutto per quei poliziotti, magistrati, funzionari pubblici onesti!!! Lasciati soli a combattere ciò che fino due decenni fa NON ESISTEVA….. non esisteva!!!!!!!!I politici dicevano: – La Mafia non esiste , di conseguenza, anche la Camorra o l’andrangheda NON ESISTONO . Saviano fa scalpore ed io, piccola, ignara lettrice, mi trovo nomi e cognomi, situazioni, circostanze tutto scritto nero su bianco, ciò che scrive E’ TUTTO VERO altrimenti non dovrebbe andare a giro con la scorta!!!! Ben venga Saviano o chiunque altro a scuotere le nostre coscienze, a farci pensare, “a farci sognare” Un mio gesto!!!!!! UNA MANIFESTAZIONE; UN CORTEO; UNA DENUNCIA, UN GRIDARE IL MIO NO!!! può aiutare a Smantellare un MALCOSTUME ????che badate bene, non è solo Napoli!!!! Altra cosa la criminalità, come la vogliono intendere… decine di ragazzi ammazzati pochissimi arresti!!!! Ma se non le diceva Saviano!!!! Come potevamo anche solo immaginarle??? Non sono una giornalista, non sono un magistrato, non sono un poliziotto, non sono un’addetta ai lavori, non vivo a Napoli, sono un’impiegata partime che il resto del tempo che le rimane lo passa tra faccende domestiche e la lettura!!! PS lavoro in una cooperativa sociale e facciamo smaltimenti di rifiuti urbani e non pericolosi e non …. Mi ha impressionato il passaggio dei rifiuti tossici,io che tutti i giorni ho a che fare con formulari mi sono chiesta: – ma è così semplice camuffare e trasportare un rifiuto per un’altro???? dal mio punto di vista è impossibile,,, ma …beata ignoranza!!!!!!

  14. Era il 2002, conobbi in ambito lavorativo due signori di Secondigliano che prestavano manodopera per una piccola ditta che aveva sede legale a Napoli e sede operativa nella mia città, in Emilia Romagna. Ben presto mi accorsi che l’anno seguente la stessa ditta chiuse per riaprire con un altro nome pur mantenendo la forza lavoro di sempre; cambiò nome tre volte per baipassare le tasse…Mi accorsi che gli automezzi aziendali non erano stati revisionati, nè tantomeno bollati. Mi accorsi che i contributi ai dipendenti non erano correttamente versati, che costoro non potevano beneficiare di un’assicurazione conto terzi, che non seguivano i comuni criteri per la propria sicurezza sul lavoro…men che meno di quella altrui. Notai fin da subito che il legale rappresentante della società in questione viaggiava continuamente, cambiava auto ogni sei mesi, vestiva quotidianamente abiti firmati, rolex d’oro e non faceva mancare alla propria famiglia alcun lusso: dalla villa con piscina a continue vacanze in posti più disparati…

    Un piccolissimo frammento di vita, un dente di una ruota che innesca il giro di un ingranaggio il quale si muove lentamente facendo perno su un altro tassello il quale a sua volta si sposta, piano ma in modo perpetuo…

    Questo continuo ed inesorabile meccanismo in movimento non si arresta. Troppi sono i settori che intacca, che avvelena, che annienta, che droga!!!E vogliamo colpevolizzare Saviano di averne parlato?

    Di aver, seppur per il tempo di una semplice e superficiale lettura, attirato l’attenzione di tutti coloro che nemmeno sanno cosa sia la Camorra? Non mi sembra che questo scrittore stia vivendo una vita normale, non credo si mostri nè tantomeno si pavoneggi nelle scuole, negli atenei con la presunzione di avere in sè la verità assoluta…Ha deciso un bel giorno di parlarne, senza ambizioni o interessi di sorta, ma con la consapevolezza che sicuramente sarebbe stato un inizio. Così è stato!Questo il mio pensiero.

    (NB: il signore proprietario della ditta che fine ha fatto? Evidentemente aveva “guadagnato troppo”: è morto qualche anno fà per overdose e dei suoi dipendenti nessuna notizia più)

  15. @Roberto non vivo certo sulla luna, il quadro che mi hai dato del “pianeta” Napoli e provincia è aderente alla realtà…
    E più che critica la situazione è disperata.
    Non intendo regalare nessuno al nemico, me ne guardo bene, ma oggi Saviano è diventato lo schermo, la bandiera dietro la quale si nascondono quelli che alla fin fine di combattere la camorra non ne hanno proprio voglia ed intenzione…
    Ho letto mesi fa che c’è stato qualcuno che voleva candidare Saviano come presidente della Regione…
    E meno male che la cosa è caduta, avrebbe dato altri alibi a chi è responsabile del nostro degrado…
    Io auspico una società dove ognuno faccia il mestiere (bene) per il quale è pagato…
    I maestri facciano i maestri
    I poliziotti facciano i poliziotti
    I Politici facciano i politici
    I magistrati i magistrati e così via…

    E sopratutto gli scrittori facciano gli scrittori e non altro…
    E’ chiedere troppo?

    Io, nel mio piccolo, ho sempre cercato di fare bene il mio mestiere per il quale ero pagato, ma non mi pare il caso che mi metto a esporre le mie medaglie.
    Ho sopratutto cercato di cambiare le cose che erano intorno a me e credo di esserci riuscito…
    Senza bisogno di fare l’eroe.

  16. Terre fertilissime e felici intossicate da solo Dio oramai sa cosa.
    Tutta l’economia legata ad essa fortemente avvelenata.
    Strade affollate o di immondizia o di buche o di prostituzione che stranamente spariscono in occasione di grandi visite.
    Grandi capannoni pieni zeppi di ogni ben di Dio sorti come funghi sull’asse autostradale Napoli – Caserta. Ma che strano, ma che bello.
    Cittadine che hanno perso per sempre la loro identità comunitaria, municipale per diventare periferia della periferia di Napoli.
    Imprenditori con grandi capacità organizzative e nessuna abilità alla denuncia.
    Chiesa che trova poche volte il momento per dire e fare nelle sue liturgie e nel catechismo una insistente condanna della sopraffazione dell’uomo sull’uomo non in generale ma nello specifico territoriale.
    La scuola che … c’è ancora una scuola? Sicuramente sì, per io vedo un po’ troppi diplomifici
    Comuni, province e regione invase da politici al minimo compiacenti se non collusi e funzionari pubblici perennemente a disposizione.
    Magistrati o asserragliati nel fortino o impegnati in consulenze di qua o di là o civicamente impaludati.
    Cittadini (io ho citato anche i cittadini, perché escluderci?) che tirano a campare, perché tutti dobbiamo campare, perché in fondo “loro, fanno campare tutti e se poi io mi faccio i fatti miei…”. ed è pure vero, se si pensa che solo per “lavorare nelle piazze di dispaccio” si può guadagnare 100 euro al giorno.
    Le piazze di spaccio poi vere e proprie mete di migliaia di “pellegrini bisognosi”.

    Ma cosa ci serve ancora per capire che la guerra per la vita civile volge alla sconfitta culturale economica e istituzionale. Il migliore dei regimi possibili, quello che da a tutti la possibilità di esprimere il proprio pensiero e di realizzare il proprio meglio, quello della partecipazione, non è riuscito in 60 anni che a vincere qualche battaglia e ad appiccicare medaglie luccicanti al petto di vedove e orfani.
    Noi abbiamo il bisogno, la necessità, il dovere e il diritto di vincere la guerra, perché vivere di malaffare non conviene, non deve convenire, non deve essere vantaggioso, non deve essere utile, non deve essere confacente ad un cittadino. Ma è proprio così? I dubbi mi vengono.
    In questa melassa in cui tutti sopportano tutto, per un motivo o per un altro, forse c’è bisogno di schierarsi, perché fronteggiare il fenomeno non basta, non è mai bastato.
    Gli eroi, come li chiami tu, sorgono dalla disperazione di un contesto e non sono certe delle belle figure in genere. Si trovano nel luogo, nello spazio e nel tempo specifico e non si tirano indietro. Poveracci loro.
    Non credi che la situazione di Napoli e provincia e oramai Caserta e provincia sia almeno critica?
    E se uno scrive un testo interessante e con un piglio nuovo per il genere perché regalarlo al nemico?
    Si, al nemico sì, perché noi abbiamo un nemico che non ci ha risparmiato nulla finora.

  17. Nel post precedente ho detto proprio questo: manca il senso della legalità quotidiana.

    E per riacquistare questi principi di legalità non credo serva una icona e/o “un eroe” come è diventato Saviano anche non volendolo.

    Si deve iniziare dalle piccole cose, ad esempio mi domando perchè chi fa la manutenzione dell’asse attrezzato non ha rimosso quell’obbrobrio dell’indicazione stradale, mica per mettere la “polvere sotto il tappeto”.

    Se si ha il senso civico ben appreso fin dalla scuola elementare non credo si diventi “appassionati di tiro a segno” sui cartelli stradali.

    C’è un brano significativo in Gomorra… quello della pistola con il padre che la dice lunga sui modelli culturali che determinano certi risultati.

    Dire che la mancanza di senso di legalità si annidi spesso tra magistrati, poliziotti, funzionari pubblici è ingeneroso.

  18. ribadisco:sparare sul cartello delle indicazione stradale non fa di noi dei guerrieri.
    E’ proprio la mancanza del senso della legalità quotidiana a fare di noi dei “contigui” e per di più essa si annida troppo spesso tra magistrati, poliziotti, funzionari pubblici e aggiungo, cittadini di ogni ordine e grado, se così si può dire.

  19. Il mio punto di vista è apposto al tuo.
    Credo che Gomorra non abbia dato alcun contributo alla lotta alla camorra, ma abbia solo spettacolarizzato il fenomeno.
    Contro la Camorra non servono santini ed iicone, ma il senso della legalità quotidiana che hanno tanti magistrati, poliziotti, funzionari pubblici.
    La lotta alla camorra si fa tutti i giorni non tollerando i soprusi, anche piccoli.
    Il coraggio non te lo da certo Saviano che del suo coraggio ne ha fatto un fenomeno mediatico.
    Se poi vogliamo parlare del valore di Gomorra come testo letterario, ho già detto la mia numerose volte e non mi ripeto.
    E se Gomorra non mi piace, per questo, non devo essere accusato di contiguità alla camorra.

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