Scoop by SCOP (Novella 2013 – Aggiungi un posto a…?)

 
appuntamento

 

10 gennaio

Continua la serie di omaggi floreali, giorno dopo giorno, sempre alla stessa ora. La faccenda assume un aspetto quasi maniacale. E ovviamente gli uomini di Piumetta sono sempre più tesi ed esasperati.

Fino al giorno in cui arriva un biglietto, con una data e un luogo.

 

Ti aspetto al centro commerciale, domani a mezzogiorno.

 

 

——-

Al telefono, ora di pranzo

 

(a Berlino) Cla’ – Tu non vai da nessuna parte!

 

 

– Scordatelo!

Mi sono rotta i co… di questa storia!

Perciò lo incontro e basta, e la facciamo finita!

 

 

Clarence resta zitto per qualche secondo, poi sbotta.

   

(concitato) – Tu non ti rendi conto, metti che è un pazzo furioso…

 

 

(sibilando, esasperata) – Cla’, io so solo che questo sta facendo diventare pazza me…

(pausa)

 

E comunque non mi avete sguinzagliato dietro Farina?

 

 

Colto sul vivo, Cla’ balbetta imbarazzato

– Ma che c’entra?

(e subito si pente di essersi sbottonato)

 

(pausa)

…comunque metti che qualcosa va storto…

 

  

– Che vuoi dire?

Pensi sia un serial killer?

 

 

– Perché no?

Cioè, spero proprio di no, guarda…

 

 

Silenzio.

 

 

– Mio marito dice che devo andare dai carabinieri, fare una denuncia… Troveranno loro il modo di bloccarlo…

 

 

– Appunto!

Loro, non tu.

  

 

Lei sta per dire qualcosa, ma si blocca.

 

 

– Per favore Paolè… promettimi che non farai sciocchezze, che non ci vai…

  

 

Lei sospira.

 

 

(lui, supplicando) – Per favore…

 

——-

frigo vuoto

 

Il giorno seguente, a colazione, Paoletta si rende conto che il suo frigorifero è vuoto. Talmente vuoto che si prospetta a breve un salto al centro commerciale.
Oppure un mezzo digiuno.

Un dato allarmante la convince ad agire, e subito.

 

(soppesando la bottiglia di Zymil, pensa) “Latte al minimo storico”

(e immediatamente) Non sia mai detto che do buca al mio amante pomeridiano.

 

 

Una vocetta la induce però a riflettere:

“Potresti andare al minimarket qui sotto invece che al centro commerciale…”

 

 

(pensa) Già.

Sto dunque cercando un alibi per andare a quell’altro appuntamento?

(pausa)

Mi sa di sì…

 

E allora no, ha ragione Cla’, meglio evitare…

 

 

Aprendo però la dispensa il cuore prende a tumultuarle, cercando invano un pacchetto verde molto familiare.

 

 

– Cazzo, pure il Grancereale è finito!!

(pensa) E il minimarket non ce li ha…

 

Allora devo proprio…latte

(pausa)

Cos’è, una congiura?

 

  

Segue un “vado, non vado” da fare invidia a una più nota cantilena.

Dopo 5 minuti di ossessivo tentennamento pensa

 “Qua mi amano in troppi. Devo darci un taglio. Ora o mai più”

 

——-

Centro commerciale, mezzogiorno

 

“Cazzo l’ho persa…”

 

 

Farina si malediceva, una cosa così manco a un principiante…

 

L’aveva fissa davanti a sé la scena. Lei che fa per entrare nel supermercato, poi si volta, si avvicina al chiosco del bar, il barista che accenna qualcosa le passa un biglietto, lei che legge e ancora si volta.

 

Proprio allora quei cazzoni riportavano a posto i carrelli-cestini di plastica, bell’e impilati uno sull’altro, oscurando la vista.
Cazzo, dico io, ci si è proprio messa la sfiga?

 

Sparita.
Svanita nell’aria, risucchiata nel nulla.

Ecco, non è esattamente come in un gioco di prestigio alla David Copperfield, quella donna è reale, sarà pure magra ma non è un ologramma – per quanto a volte si potrebbe pensare che una così esista solo nelle favole o nella fantascienza più aliena…

Quello scherzo poteva trasformarsi in un thriller d’autore, e io non l’avrei sopportato.

 

Ero nel pallone.
Scesi di corsa di sotto, e come temevo al parcheggio la sua macchina non c’era più.

E in quel momento chiamava pure Cla’…
Al cellulare Piumetta risultava irraggiungibile.

 

——-

Ore 14

 

(urlando) – Dove cazzo eri finita!!!

 

Clarence era fuori di sé quando Piumetta l’aveva chiamato sul cellulare, nulla sapendo dello spavento che aveva creato.

 

(lui) – Dove sei?

 

 

(stranita) – A casa, dove dovrei essere?

 

 

– A casa?!

(pausa)

(alterato) – Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?

 

 

(ripetendo) – Cosa ho fatto?!

 

– Paolè, dove cazzo sei stata?!

 

 

– Da nessuna parte, Cla’… cioè a fare la spesa, come sempre.spesa

 

  

– E com’è che a un certo punto sei sparita??

(pausa)

Farina mi ha telefonato sconvolto.

Ti ha cercato dappertutto. Temeva ti avessero rapito…

 

 

(sbalordita) – Addirittura?

 

(incazzato) – Eh, addirittura!

Il barista ha negato di averti visto, di averti dato un biglietto.

 

 

– Biglietto?

 

Lei sembrava cadere dalle nuvole.

 

   

– Insomma l’hai visto sì o no questo tipo?

 

 

– Quale tipo? Io non ho visto nessuno.

  

 

– Paolè hai bevuto?

Il tizio dei fiori…

 

 

(guardando la porta d’ingresso)

– Oggi non sono arrivati.

 

——-

pinocchio

 

Io ero sicuro che fosse lei.
Lei era sicura di non aver visto nessuno.

La mia parola contro la sua.
Anzi no, “io” avevo anche le foto.

 

Dunque qualcuno di noi bleffava.
Oppure in giro c’era qualcuno che aveva visto lo Scorpione di giada

 

 

Non dirgli niente, lui è pazzo di te…

 

 

Un buco temporale?

No, era stato solo uno sconquasso, uno di quegli shock che ti lasciano basita: senza parole lì per lì, senza parole dopo.

 

 

 

Voltandosi, il biglietto fra le mani, Piumetta aveva lanciato uno sguardo al primo tavolino sulla destra, dove un ragazzo giovane, in compagnia di una mora mozzafiato, sorseggiava languido un caffè.

Qualcuno che da qualche parte ricordava di aver visto, qualcuno che aveva architettato un sogno, o si limitava a soddisfare un capriccio.

 

 

Poi però…

 

——-

 

Spalle al muro, solo così avrebbe confessato.

Continuava a ripetere che non era successo niente di insolito, niente di cui vergognarsi. Niente di niente.

 

Io avevo gli scatti, e li ho allegati a Clarence. Lei senza ombra di dubbio, mentre scendeva dalla macchina. C’era perfino l’orario.

Clarence aveva preso un aereo, incitato da Tommy e da Ramon, per una volta insolitamente uniti.

Sapendo che era sola, si era fiondato a casa di lei.

 

  

11 gennaio, sera

 

(al citofono) – Chi è?

  

dettaglio occhiali– Apri Pa’, sono Cla’.

 

 

Lei era rimasta ammutolita. Non riusciva a pigiare il tasto.

 

 

Dopo qualche secondo

– Ti decidi o vuoi che faccia una sceneggiata?

 

 

– Sì, scusa.

 

 

Trovarselo lì di fronte per la prima volta l’aveva gettata nell’angoscia, anziché riempirla di desiderio e di aspettative. Ma lo mascherava abilmente.

 

 

Lui aveva poggiato la sacca, e si era seduto.

Le braccia conserte, in attesa.

 

 

– Guarda che il ragazzo del bar alla fine l’ha ammesso, altrimenti passava i guai… Ha beccato 50 euro per stare zitto.

Il tuo uomo sa il fatto suo…

 

 

Lei ascoltava dando l’impressione che la cosa non la riguardasse.

In realtà si sentiva braccata, messa sotto accusa.

Pensò bene, anzi male, di tergiversare.

 

 

– Hai mangiato?

 

 

(secco) – No, non ho fame.

 

 

Seduto al tavolo, lui la guardava muoversi nella stanza, mentre riponeva alcune stoviglie.

La osservava come si guarda un animaletto rubato a un circo, uno di quelli che si tenta invano di addomesticare. Sguardi precisi, interlocutori.gatta

Ogni tanto la gatta la omaggiava andando a strusciarsi alle caviglie e ai piedi, poi scompariva e riappariva nei pressi di Cla’ ad annusare l’aria.

 

  

– Sto aspettando…

 

  

– Cla’, dobbiamo proprio discutere? Litigare?

 

  

– Dipende da te.

 

 

Lei gli aveva volto le spalle, poi sospirato.

Era chiaro che Cla’ non voleva darsi per vinto; sapeva quant’era tenace.

  

 

(lui) – Tutti questi segreti…

(pausa)

Io non so più se mi ami.

 

 

(voltandosi e guardandolo sconsolata)

Non ne arriveranno più di fiori, stai tranquillo.

 

 

Alzandosi di scatto, afferrandola e scuotendola per le braccia

 

– Allora c’hai parlato?

 

 

Liberandosi dalla stretta

– Sì.

 

 (incalzando) – E chi cazzo è? Il ragazzo che era seduto al bar?

 

 

– No.

 

 

Piumetta si appoggiò al top della cucina e prese a fissare il pavimento.

 

 

Cla’ – Me lo dici tu o devo cavarti le parole di bocca?

 

 

tavolino barOltre il tavolino del bar lei ricordava una sagoma, e ancora una chiazza bianca sul lato. L’aveva seguito, fuori dal centro commerciale, ed era salita a bordo della sua auto, mentre qualcuno alla guida gli lasciava il posto e si allontanava a piedi.
Un breve tragitto, poche parole, molti sguardi.

Davanti a un aperitivo, solo per lei analcolico, le aveva chiesto di lasciarlo parlare, perché solo così poteva spiegare a lei, o cercare di spiegarsi, quella febbre che lo aveva preso solo poche settimane prima. Una febbre che sembrava crescere a dismisura.
Diceva di aver letto – di e su di lei – tutto quello che aveva trovato in giro e in rete, notte dopo notte, nel tempo sottratto al lavoro e nelle lunghe ore di solitudine in posti diversi del mondo.

Lui come gli altri caduto nella rete, nell’abisso.
Sapeva di dover rinunciare a priori ad ogni velleità, se la sarebbe fatta passare.

 

– Lei l’ha capito?

La sola cosa che Piumetta era riuscita a intervallare.

 

 

– Non lo so. Ma non voglio farla soffrire. Basta già la mia…

 

 


Cla’ continuava ad aspettare una risposta.

 

 

(lei) – Un uomo di mezz’età. Insieme al suo compagno.

 

 

(perplesso) – Un gay?

  

Lei scuote la testa.

 

 

(confuso) – E allora l’altro?

  

cane

– Il suo inseparabile compagno. Col pelo.

 

 

 Cla’ la guardò disorientato, poi smarrito.

 

 

– No, dimmi di no…

 

 

 

– Mi dispiace, gli ho promesso che non l’avresti saputo.

 

 

Quasi in automatico le parole gli uscirono di bocca

– E tu?

 

 

Si sedette, come se un macigno gli fosse piombato addosso.

Restò lì a osservare il pavimento, schiantato.

 

 

Domanda che si andava ad aggiungere a quella più imbarazzante dell’uomo misterioso

 

Dimmi una sola cosa Paoletta.

In altre circostanze, tu…?

 

 

Cla’ – Devo incontrarlo…

(alzandosi) Forse ora è meglio che vada.

 

 

 

(avvicinandosi e cingendogli la vita)

– No, Cla’.

Resta qua, stanotte.

 

 

 

Il suo sguardo si illumina, malizioso.

(abbracciandola) – Lo vuoi davvero?

 

 

– Ti picchio se non lo fai…

 

 

  

Cla’ – E il bagno?

 

 

Lei sorride.

 

 

(lui) – Farò veloce.

 

 

——-

 

Chiacchiere fra uomini, nel dopocena

   

prode micio marinaio
Tommy – Così passi la notte da lei?

 

Cla’ – Così pare…

  

 

Ramon – E che pensi di fare, alla faccia nostra?

 

 

Cla’ (ridendo) – Voi che fareste?

 

 

Ramon – Figurarsi!                                          

(pausa)   cal                           

Io sarò sotto di due… o anche tre, quattro, e chi può dirlo…

 

 

Tommy prende a ridere.

 

  

Cla’ – Invidiosi?

 

 

Ramon – Moltissimo!                           

Ma lo sai che culo che c’hai?

 

 

Tommy – Lo sa, lo sa.

Se no perché stiamo qua…

 

 ——-

Resoconto dell’inviato (reticente) Gamy Moore e di un detective un po’ imbranato…

Non è così, Farina?

 

(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)      

 

rettangoli

 

 

quadri di Giovanni Merenda prugna
www.giovannimerenda.it 

 

 


11 del mattino seguente

 

 

– Mmmm?

 

 

– Ciccio, ndo stai?

 

  

(la voce ancora assonnata) – A letto.

 

 

– Ancora?!

 

cornetto e cappuccino

– Ho appena preso il caffè. E anche un cappuccino.
Senza muovere un dito.

 

 

– Ma sentilo! Il cornetto no?

 

 

– Anche quello… mmm…
Sto poltrendo… (pausa)
Vieni qua?

 

  

– Amore ti ho appena prenotato il volo per stasera.

 

 

(biascicando) – No, io non torno più. Sto troppo bene qua, con questa gatta fra le gambe…

 

(allusivo) – Paolè?

 

 

– No, quella vera. Stanotte ha deciso di farmi suo, dopo che io…

Avevo già fatto il mio dovere…

 

 

– Che le hai fatto?

  

– Alla gatta?

 

– No, a lei…

  

– Ehhhhhhh! Sapessi…

 

 

(Ramon) – Esigo ogni dettaglio.

Oltretutto dovrò resocontare all’amico tuo…

 

 

– Scoccianti!

(pausa, in cui si rivolge a lei)

Paolè ho fatto il mio dovere stanotte?

 

 

Ramon sente distintamente che lei lo attesta.

 

 

(Ramon a Cla’) – Colazione a letto…

Dille che come minimo mi dovrà ciucciare due… tre volte, l’ucc… e chiamarmi mio signore d’ora in poi…

 

 

– Altro?

 

 

– Ciucciamelo tu, torna qua…

 

 

(Cla’ ridacchiando) – Questo letto è comodissimo, e pure bello grande.biscotti

Ci staremmo in tre…

E poi c’è un bel terrazzo, col caldo sai che pacchia…

 

 

– Allora ci trasferiamo in massa da Pa’, è deciso.

 

 

 

 

 

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