A come Angelo

 di Cinzia Randazzo

 

 arcangelo Michele

Nel linguaggio comune quando ci troviamo di fronte a una persona particolarmente simpatica e affabile, con la quale instauriamo rapporti di stima e di reciproca fiducia, ci viene da dire quasi di getto che quella persona è un angelo. Tutti, chi più chi meno, hanno una qualche idea di che cosa sia un angelo, ma per chiarire meglio le idee riguardo a questi esseri che, per natura, sono superiori a noi, vediamo che cosa dicono i nostri testi sacri.

Innanzitutto è opportuno dire che gli angeli sono esseri appartenenti alla corte di Dio per servirlo e lodarlo, e fatti di materia finissima. Entrano nel tempo storico in sembianze umane e il loro vestito è bianco come la neve. Così infatti viene presentato da Matteo l’angelo del Signore, all’indomani della risurrezione di Cristo: “Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve”. Essendo come la folgore, cioè composti di luce purissima, gli angeli sono esseri spirituali e, in quanto tali, rifacendoci al noto adagio greco secondo cui nell’anima razionale risplende la luce della verità, gli angeli sono puri esseri razionali, perché per loro ciò che conta è essere al cospetto di Dio per contemplarlo nella gloria eterna.

Essi sono in genere rappresentati con i caratteri umani, ma figurano come gli eternamente giovani, essendo creature trascendenti che vivono al cospetto di Dio in un mondo soprannaturale, posto al di là delle nostre barriere spaziali e temporali. Sono gli eternamente giovani perché godono della presenza di Dio, della sua eccelsa maestà, quindi immuni dalla vecchiaia, dalle malattie e dalla morte.

Sebbene possano scegliere di compiere il bene o il male, la loro volontà è conforme a quella di Dio, perché solo in Dio essi riescono a essere felici, dal momento che egli è l’eterna fonte della felicità. Per quanto essi non abbiano scelto di loro iniziativa di essere messaggeri di Dio, sono stati creati a tale scopo dal creatore. 

Proprio perché esseri spirituali, dotati di pura ragione, non hanno un corpo carnale come quello umano. Da ciò si deduce che essi non evacuano, né si riproducono carnalmente perché il loro fine non è la generazione carnale, ma quella spirituale, cioè il compiere esclusivamente la volontà di Dio, in qualità di inviati da Dio. Per questo gli angeli non hanno sesso, non sono né maschio né femmina in quanto neutri

Essi non solo sono inviati da Dio per annunziare che cosa accadrà in futuro, ma svolgono anche compiti specifici, come quello di guidare il popolo nell’esodo dall’Egitto o di annientare i nemici di Israele. Quindi col termine angelo viene designata una creatura celeste, superiore agli uomini ma inferiore a Dio, che ha ricevuto da Dio l’incarico non solo di essere messaggero del suo piano di salvezza, ma anche di esercitare una qualsiasi funzione nel mondo visibile e invisibile.

 

Nel NT quando l’angelo annunzia ai pastori di Betlemme che è nato il Salvatore, “una moltitudine dell’esercito celeste” si affianca a lui per lodare il Signore esclamando: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Anche nella visione dell’Agnello immolato Giovanni sente il “clamore” e vede pure lui “una moltitudine di angeli, che circondavano il trono… in numero di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia”.

serafini e cherubiniDentro la corte celeste occupano un posto privilegiato i cherubini e i serafini, perché più vicini all’Onnipotente e incaricati al suo immediato servizio: i primi stanno presso il trono di Dio, lo sostengono e lo trasportano. Dio siede sui cherubini e cavalca su di essi (per citare Samuele). Significativa è la loro presenza “dinanzi al giardino di Eden” per custodire con la “fiamma di una spada folgorante l’accesso all’albero della vita”.

Generalmente sono rappresentati con le ali dispiegate sia sull’arca dell’alleanza che sulle pareti e la porta del tempio. Invece i serafini, i cosiddetti “spiriti ardenti”, vengono menzionati solo nella visione inaugurale di Isaia mentre circondano il trono di Dio, cantandone la sua santità e la sua gloria. Essi sono dotati di sei ali: due per volare, due per velarsi il volto, e due per coprirsi i piedi. Uno di questi purifica le labbra del profeta con un carbone ardente perché, purificato da ogni peccato, possa annunziare la parola di Dio.

La Bibbia fa menzione anche dell’angelo di Dio che è una figura singolarissima, perché da come appare e agisce è da considerarsi superiore a tutti gli altri angeli. Egli compare sempre più spesso nei momenti più drammatici della storia d’Israele. Mentre in alcuni testi si presenta nettamente distinto da Dio e quale suo intermediario, in altri pare confondersi con Dio, in quanto parla e agisce come se fosse Dio in persona. Questo angelo, in qualità di rappresentante di Dio è alle sue strette dipendenze, e, in quanto tale, parla e agisce in prima persona interpretando e traducendo per l’uomo la sua volontà.

A eccezione del caso in cui è incaricato di punire Israele con la peste a causa del peccato commesso da Davide, negli altri testi l’angelo di Dio agisce sempre a scopo benefico con funzioni di mediazione, intercessione e difesa.

 

Un merito considerevole hanno gli angeli custodi e gli arcangeli. Nell’antichità biblica accanto agli angeli inviati per opere di bene, troviamo l’angelo sterminatore che porta la rovina nelle case degli egiziani, l’angelo che semina la peste in mezzo a Israele e che colpisce l’esercito di Sennacherib, mentre nel libro di Giobbe Satana è ancora alla corte celeste. In seguito, a partire cioè dall’esilio babilonese, si fa una netta distinzione tra angeli buoni e cattivi, precisandone i compiti. Se da una parte si vuole esaltare la trascendenza di Dio invisibile e ineffabile, dall’altra si vuole mettere in risalto la sua gloria e la sua potenza che si manifestano sia nel numero accresciuto degli angeli come nella molteplicità degli incarichi loro affidati. Nel libro di Tobia l’angelo custode ha il ruolo di accompagnatore e di protettore, portando a buon esito tutte le imprese del protagonista.

Gli angeli custodi presiedono anche ai destini delle nazioni. Essi vegliano sugli uomini, presentano a Dio le loro preghiere e in pratica fanno loro da custodi. Negli atti degli Apostoli un angelo del Signore libera gli apostoli dal carcere, appare al centurione Cornelio e gli indica la via della salvezza, appare a Paolo in viaggio per Roma e lo assicura che scamperà dal naufragio. Gli angeli presentano a Dio le preghiere dei santi, proteggono la chiesa e con il loro capo Michele combattono per la sua salvezza. Gli angeli figurano accanto ai giusti per essere introdotti nel paradiso, ma già sulla terra assistono alle loro assemblee liturgiche.

Gli arcangeli sono in perenne contatto con Dio, lo rispecchiano costantemente. Queste sante creature viventi formano una specie di filtro della luminosità divina. Essi, rispecchiandosi nella luce divina, hanno il compito di filtrarla e farla discendere in giusta quantità di misura e conoscenza verso le schiere delle gerarchie inferiori. Alle loro strette dipendenze esistono migliaia di angeli subalterni che eseguono i loro ordini, divenendo esecutori materiali della loro volontà.

L’arcangelo Michele è designato come il principe degli angeli e sarà proprio lui a dare il segnale della fine del mondo. I tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, insieme agli angeli e ai ricordati cherubini e serafini, formano i primi quattro ordini della gerarchia angelica, comprendente anche i principati, le potestà, le virtù, i troni e le dominazioni fino a raggiungere il numero di nove.

 

 

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