Bimbi chic, commesse shock

commessa

Ricordate le commesse interpretate da Nancy Brilli, Veronica Pivetti e Sabrina Ferilli per la serie tv omonima di Rai Uno trasmessa qualche anno fa? Bene, dimenticatevele perché non esistono.

Mi spiego meglio.

Sebbene incasinatissime e svampite, le tre grazie de Roma accoglievano i clienti al meglio possibile cercando di rifilargli capi costosi con una certa intraprendenza. Nel mio caso non è stato così. Non mi ha considerata proprio.

Il 28 gennaio prossimo il mio unico nipotino compirà 3 anni ed io cercavo per lui qualcosa di sfizioso. Per questo, dopo giorni di giri a vuoto, ho pensato fosse meglio ripiegare sulla banalità di un capo di abbigliamento. Speravo di trovare qualcosa che potesse divertirlo nonostante è chiaro che a quell’età non interessa certo il vestito. Magari, pensavo di scorgere qualche immagine particolare stampata su una t-shirt affine ai suoi gusti di bimbo.

Ebbene con i piedi già gonfi come una zampogna (mancava suonassero “Tu scendi dalle stelle”) mi sono avviata verso un noto negozio della mia città, certa di portare a casa il successo. Del resto con quello che costa una sciarpa immaginavo che, senza porsi un tetto di spesa proprio limitato, qualcosa di adatto potesse esserci.

Arrivo lì e nonostante l’orario di apertura fosse trascorso, ho deciso di attendere. Nel mentre cazzeggio tra una vetrina e l’altra ormai trascinando le mie “zampogne” sentenzio, stranamente comprensiva, che la commessa avrà avuto un disguido.

Eh no miei cari!

La commessa che in realtà era la titolare (bipartisan), era intenta a salutare gli amici del bar di fianco. Nonostante fosse attempata e non particolarmente attraente, non sembrava disdegnare la compagnia lasciva del giovanotto al banco. Ammetto che sulle prime la cosa mi ha persino fatto sorridere tanto era grottesca. In seguito, però, quando finalmente i convenevoli si erano esauriti contestualmente alla mia pazienza, la signora ha alzato la saracinesca così, dopo qualche minuto di assestamento, sono entrata sentendomi persino in colpa per averla disturbata subito subito.
Ancora in cappotto e prima che il piede sinistro seguisse il destro oltre il tappeto, la commessa mi ha chiesto che cosa desiderassi.

Detto fatto.

“Vorrei dare un’occhiata! Cerco qualcosa di sfizioso per un bambino di 3 anni”.
Alle mie parole, sinceramente non ho capito perché, la donna si è infastidita. Forse sperava in un cliente più deciso oppure semplicemente non voleva perdersi Sposini e la Venier in tv che proprio in quel momento trasmettevano la notiziona gossip della presunta love story (un’altra?) di Simona Ventura con il figlio del marito della nota conduttrice veneta de “La vita in diretta”. Forse perdersi le dichiarazioni di Max Lazzari era davvero un colpo troooooppo grande ed era inaccettabile che una pincopalla qualsiasi (io) potesse intromettersi tra i suoi neurormoni da trono over e i cristalli liquidi del suo televisore.

Ma torniamo ai fatti.

Cordialmente ho chiesto di vedere un po’ di vestiario (del resto ero in un negozio di abbigliamento!) ma dopo appena aver sbirciato una tutina e un gilet ha pontificato: “Se non ha intenzione di comprare ripassi. Lo dico per lei perché è inutile che vede oggi una cosa che rischia di non trovare domani. Potrebbe restarci male”.

What?

Che hai detto?

Per farla breve mi ha praticamente buttato fuori dal negozio mentre sistemava l’antenna interna del televisore.
“C’ho da fa…” avrà pensato.
Già le toccava stare lì… andava capita!

Del resto il detto “pane a chi non ha denti” ha proprio un fondo di verità. Del resto c’è chi disperato cerca uno straccio di lavoro e deve sottostare a meschini ricatti pur di portare a casa il minimo sindacale con tanto di vergognosi referendum (ci siamo capiti!) e chi, adagiato in una culla d’oro, preferisce fare zapping e crogiolarsi come Paperone nel suo mare di verdoni.

Bella storia l’ Italia!

Come può la nostra economia rifondarsi se si ha un atteggiamento di sufficienza? Perché meravigliarsi, dunque, dell’aumento di certi mercati low cost? Taluni venditori non sapranno l’italiano perfettamente (manco Totti lo sa eppure…) ma almeno quando entri sorridono. E non è poco.

Fine della storia. A mio nipote ho comprato un giocattolo educativo (clem clem!) tanto non fa male ed io ho capito in quale negozio non dovrò più entrare rinunciando con orgoglio all’ostentazione del nulla.

Perché, sarà anche banale, ma chic non è un abito quanto un modo di essere.

“Si ringrazia per l’editing Valentina Salvadori”

One Reply to “Bimbi chic, commesse shock”

  1. Bè… sono rimasta più che perplessa leggendo questo articolo… Non mi è mai capitata una cosa del genere e sinceramente non oso immaginare neanche la mia reazione in determinate circostanze :-)C’è da mettersi le mani nei capelli… Peccato non sapere di chi si tratta… Direi che fa pienamente parte della serie: “se la conosci la eviti”! 🙂 Mi trova pienamente d’accordo con le Sue conclusioni, anche se non credo (e spero) che tutte le commesse o titolari di negozi siano così. 🙂

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