Gatti. Senza, mai

 

“A Borges i gatti gli andavano dietro.
A me, un gatto ha portato la soluzione per Triste, solitario y final. Era nero, con lo sguardo deciso, molto simile a Taki, la gatta di Chandler.

Un altro, el Negro Ven, mi ha tenuto compagnia nell’esilio ed è morto a Buenos Aires. 
Ce n’è stato uno, di nome Peteco, che mi ha tratto d’impaccio molte volte nei giorni in cui stavo scrivendo La resa del leone. Vivevo insieme a una ragazza allergica ai gatti, e poco dopo ci siamo separati. […].

Per dirla in parole povere: ci sono gatti in tutti i miei romanzi. Sono uno di loro, pigro e distaccato. Anche se non ho mai imparato le finezze della specie. […]. 
Tutti gli scrittori che hanno cuore si sono conquistato un gatto che li segue e li protegge. […]. 
Uno scrittore senza gatto è come un cieco senza lazarillo. […].

Chandler attribuiva loro tutta la sapienza e credeva che provocassero l’esplosione creativa. 
Un giorno gli chiesero di parlare di Philip Marlowe e preferì che fosse Taki a farlo per lui. Era convinto che fosse la gatta a scrivere i suoi romanzi, nel cuore della notte. 
A me succede qualcosa di simile.

Richard Matheson perdette tutto, la casa, i mobili e i premi, ma riuscì a salvare l’essenziale: quello sguardo che lo sostiene durante la notte, quando la parola non arriva e il romanzo non procede. Quello sguardo che ci inchioda alla sedia, quel ronfare che precede l’arrivo del diavolo.

Poe, Lovecraft e Matheson associarono i gatti all’orrore; nei cartoni animati, William Hanna e Joe Barbera assegnarono a Tom il ruolo di vittima e al topo Jerry quello del furbo. 
Il gatto Felix fu un grande eroe yankee degli anni Trenta, puritano e inquieto. […].

Giorni fa, una ricercatrice che sta preparando un libro di interviste a scrittori argentini, ha chiesto ai suoi interlocutori di tracciare ciascuno una breve autobiografia. […]. 
Le ho detto che non ho biografia. Me la inventeranno i gatti che verranno quando me ne starò, bello soddisfatto, seduto sul cerchio della luna.”

 

Osvaldo Soriano non è il nome del mio gatto, è un giornalista e scrittore argentino. Un grande.
Avremmo potuto essere amici. Tante, troppe, le cose in comune.

Peccato non averlo conosciuto.

 

 

Osvaldo Soriano

Repubblica 3/7/2001

Gamy Moore
Follow me
Latest posts by Gamy Moore (see all)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *