Casa di Clarence, 29 luglio, dopopranzo
Ramon (al cell.) – Indovina chi è venuta da noi…
Cla’ (pensandoci) – Non mi dire…
– Dico, dico…
Sono riuscito a bloccarla per il pranzo… risotto ai gamberetti…
Cla’ – E com’era?
– Il risotto? (pausa)
Com’era, Pa’?
Pa’ (f.c.) – Buono! Anzi, buonissimo.
– No, dicevo lei…
– Ah! (pausa) Ehhhhhhhh!
(sottovoce a Cla’) Arrapante…
Cla’ – E TU NON MI CHIAMI SCUSAAAAAAAA?
– Avevi detto che avevate la riunione tu e il tuo socio…
– Già, maledetta riunione… ho mangiato solo un tramezzino. (pausa)
E mo’ che fate? Non la puoi bloccare ancora un po’ che vengo su?
– No, mi sa che deve andare… (a lei che si è avvicinata) vero Pa’?
Pa’ (guardando l’ora) – Sì, mi sa di sì…
Cla’ – Sicuro?
Ramon – Eh! C’ho già provato…
(preoccupato) – In che senso?
– A convincerla…
(rincuorato) – Ahhhhhhh!
Vabbè, dalle un bacio per me…
– Ogni suo desiderio è un’ordine, señor.
– Okay, amore, a dopo.
Pa’ raccoglie le sue cose e fa per avviarsi alla porta
– Cla’ ha detto che devo darti un bacio da parte sua.
Pa’ non fa in tempo a profferir parola che Ramon sta già incollato alle sue labbra.
Lei ne viene fuori quasi stordita (pensa: “Stesso effetto che mi fa lui…”)
– Vieni da me domani?
– Da te?
– A casa mia.
Ti mostro il secondo catalogo dei peli, c’ho quelli nuovi di Clarence.
– Davvero, te li ha dati?
– A me nessuno dice di no. Resti adesso?
(secca) – No.
– Come non detto, qualcuno mi resiste… ma è solo perché te lo concedo.
– Sono commossa…
– E ringrazia che sono un gentiluomo, che questa sarebbe già ora di raptus…
La cinge di nuovo e la bacia ancora.
– Anche per me, omicida però…
Lui le risponde con uno sguardo malizioso.
– Non mi fare aspettare domani.
Sexy nero aderente, mi raccomando…
– Altro?
Ramon – Potresti innamorarti di me.
– È una domanda?
– No, è un ordine…
– Non vengo, sicuro.
– Vieni.
– No.
Ramon – A domani.
——-
30 luglio, Via Galbani
Tenere lontana una feticista da un inedito catalogo di peli? Impossibile.
Ramon faceva leva su questo, tutti i trucchi del mestiere li aveva appresi da lei e dal suo amico Antonio, il mago dei capelli e dei massaggi.
Ora campeggiava in bella mostra sul tavolo, in attesa di venir sfogliato da sapienti mani.
Quando c’è di mezzo il pelo Pa’ riesce sempre ad essere puntuale. Ancor più che ad un incontro erotico…
– Fammelo vedere!
– Subito? Come vuoi.
E Ramon fa per slacciarsi la patta.
Lei lo guarda torva e si dirige al tavolo, su cui ammicca l’archivio dei reperti.
Lo sfoglia e si sofferma sulle descrizioni poste accanto a ogni campione.
– Bene bene!
Lo posa e dalla borsa estrae delle bustine trasparenti.
– Tieni, ne ho trovate di nuove, per i prossimi.
Ramon – Mi daresti i tuoi?
– Certo che no. Però se mi dai i tuoi dal Gigio…
– Affare fatto.
(lei) – A quando la tosatura?
– Per me, anche subito…
Ramon fa per slacciarsi la patta.
Poi ci ripensa e si ferma.
– Fallo tu…
L’occhiata che si scambiano non lascia adito a dubbi. Una sfida che Pa’ non può lasciar cadere.
Lei gli sfila delicatamente i bottoni dalle asole e fa per calargli un po’ i jeans.
Si ferma a osservare gli slip viola griffati. Il suo sguardo resta come immobile sulle sue zone ondulate. Zone che non tardano a fare capolino sottotraccia…
(lui) – Serviti pure, chérie.
Lei allunga lentamente la mano, gli accarezza il Gigio dall’esterno, fa per scostare l’elastico ma si blocca
– Devo lavarmi le mani, faccio in un attimo.
lui pensa: Evvaiiiiiiii!
Sguardo luccicante, Ramon approfitta del momento per spogliarsi completamente e adagiarsi sul tavolo per favorire le operazioni. Si stende a pancia all’aria, poi decide che è meglio farsi trovare a pancia sotto, meno sfacciato… o magari più sexy?
Ramon è talmente preso dalla situazione che non sente il rumore della porta d’ingresso. D’un tratto
– Hai ricevuto il mio sms, vedo…
Ramon si gira e sobbalza.
– Mi hai fatto paura Cla’!!! fa Ramon, cambiando colore in volto.
– Non mi stavi aspettando?
Ramon si solleva col busto, il cuore che gli batte all’impazzata.
– Ah sì, sì, Ciccio…
Cla’ non se lo fa ripetere due volte e si avvicina con sguardo allupato alla sua preda.
– No, stai giù…
Fa per accarezzarlo da sotto a sopra con le mani, ma si blocca appena sfioratolo.
– Aspetta, mi lavo le mani.
– Noooooo! dai, non c’è bisogno…
Cla’ non insiste, lo spettacolo che ha davanti lo prende troppo…
– Non ti fa più male qua? (dirigendo la mano sul fianco sinistro)
– No…
Cla’ continua ad accarezzarlo e poi a sfiorarlo con le labbra.
Ramon spera ardentemente che Pa’ abbia sentito il rumore e le voci, ma teme che lei per dileguarsi debba passare alle loro spalle.
Ramon – Non è meglio se andiamo sul letto?
– Preferisci?
Come vuoi tu piccolo…
Passano davanti al bagno.
– Aspetta, già che sto, mi lavo le mani.
(bloccandolo) – NOOOOOO…
Lo trascina dietro di sé e lo tiene ancorato, procedendo per un tratto come un insetto a 4 zampe.
Si lasciano cadere sul letto. Cla’ si libera velocemente di tutti gli indumenti.
Ramon si sistema sotto e prende a baciarlo, sperando che Pa’ approfitti per tagliare la corda ora che Cla’ è di spalle e occupato.
Cla’ è bello eccitato e non fa certo attenzione a quel che dice, pensando di essere solo con Ramon. Lo spinge a fargli un lavoretto. Fra mugolii e sospiri Cla’ arriva al top.
Ramon si stacca e fa segno di andare in bagno.
Nel bagno si accorge che non c’è nessuno.
“Meno male, ce l’ha fatta…” (pensando a Paola)
Così quando Cla’ gli arriva alle spalle nudo per lavarsi, Ramon è ormai rilassato.
– Devo tornare allo studio, purtroppo.
Ramon fa la faccia brutta
– Solo una sveltina, allora. E io che mi credevo…
– Stasera passiamo a te.
Mentre Cla’ si riassetta, Ramon si infila gli slip e cerca il suo cellulare.
Trova l’sms che gli aveva mandato Cla’ avvisandolo che stava nei paraggi.
Pensa anche che deve chiamare Pa’ per vedere dov’è finita, ma Cla’ lo distoglie mentre si infila la camicia, nell’ingresso.
– Scusa amore, devo proprio andare.
Ci vediamo a casa.
Un bacio al volo, poi Ramon resta attaccato alla porta.
– Minchia, c’è mancato poco…
Compone il numero di Pa’.
Sente squillare un cellulare in camera da letto.
(pensa) Oh madonna!!!!!!!!
Ci vuole poco per capire da dove proviene il suono.
Ramon apre l’armadio e ci trova Paola accovacciata sul fondo.
Quand’è imbarazzata, Pa’ diventa muta o logorroica…
– Ho sentito aprire la porta, non potevo restare nel bagno.
Cla’ si lava sempre le mani quando entra… a quel punto l’unica era l’armadio…
Ramon l’aiuta a sollevarsi. Lei ha la camicia sbottonata e la cerniera dei pantaloni abbassata.
– Strettino qui dentro. Un po’ e dovevi chiamare le onoranze… meno male che in casa c’è l’aria condizionata…
Ramon – Acqua?
Lei annuisce e lo segue in cucina.
– Meno male che ho spento il cellulare, metti che qualcuno mi chiamava…
Ramon – Hai sentito tutto “tutto”?
Pa’ fa segno di sì con la testa.
– Biscottino!!!
Lui le dà un buffetto sulla guancia.
– Non ci provare a sfottere, sai…
– Come no, “bocconcino”…
Pa’ beve un sorso, posa il bicchiere e fa per abbottonarsi la camicia.
Ramon – No, resta così… anzi, toglitela… (e la guarda allusivo)
– Ma no, non è il caso…
Lui non intende sentir ragione.
– Faccio io? (e fa per sfilargliela dalle spalle)
Pa’ è costretta a sottostare, ma stavolta fa poca resistenza.
Ramon resta a fissare a labbra dischiuse la sua brassière nera.
I suoi occhi esprimono un solo pensiero, il desiderio incontenibile di imprimere le sue labbra su quel corpo e farlo suo.
La solleva di peso, tenendola in braccio come una sposa, attraversa gli spazi e l’adagia sul letto, sistemandosi su di lei per impedirle eventualmente la fuga.
In pochi attimi lui riesce a calarle i pantaloni e a spingersi con le mani dove mai aveva creduto possibile fino a un attimo prima.
Anche volendo, impossibile sottrarsi, perché si sa, quando prende l’avvio, Ramon è più incalzante di uno tsunami…
– Mi ami almeno un po’? (fa lui, bloccandosi un momento)
– Se dico di no?
– Ti torturo… dentro.
(sottovoce) – Allora sì, ti amo…
– Davvero? (gli occhi che gli brillano)
Dillo ancora…
– Ti amo.
(languido) – Ancora…
– Ti amo.
Ramon affonda le dita nel suo grembo, e con la mano libera cerca quella di Pa’ e la dirige su di sé, nel poco spazio fra loro. Per qualche istante i loro occhi si chiudono, persi in quella ricerca di assoluto piacere che riescono entrambi a darsi.
Era destino. Quel giorno non dovevano essere soli.
Preso da un senso di colpa per averlo mollato in fretta e furia, Clarence avvisa in studio, fa inversione a U, e felpato come un gatto torna sul luogo del delitto.
Un solo colpo di tosse.
Ramon e Pa’ si scuotono e per un tempo infinitesimale, sotto lo sguardo di Cla’, Ramon avverte un senso di dolore profondo e di sollievo.
Mentire non è bello e non è facile.
Pa’ scioglie i loro dubbi e risolve ogni dilemma. Fa segno a Cla’ di avvicinarsi, gli tira giù la cerniera dei pantaloni. Cla’ non se lo fa ripetere, e getta all’aria ogni indumento, poi prende posto alle sue spalle, cingendole la vita e baciandole il dorso e il collo.
Stretta fra due uomini, nessun dolore, né senso di colpa, solo l’assecondare il desiderio comune, perdersi l’uno nell’altro senza limiti.
dall’inviato (supplente) Gamy Moore per SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane
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