Volto-rivelazione della seconda serie della fiction “Anna e i cinque”, attualmente in onda su Canale 5, Marco Cacciapuoti è già noto al pubblico di LetterMagazine per aver concesso un assaggio delle sue riflessioni poetiche.
Sinuoso e scostante come un gatto, magici occhi verdi che bucano lo schermo e disorientano l’interlocutore, si è tentato, attraverso l’intervista che segue, di ottenere una sorta di fermo immagine. Impresa non da poco, visto che Marco possiede la rara dote di racchiudere in sé diverse personalità ed altrettanti volti, col risultato di spiazzare chi cerchi di inquadrarlo entro categorie circoscritte o definite.
La speranza è di fissare almeno alcuni dati certi.
Hai ormai una certa esperienza nel mondo dell’immagine, avendo alle spalle un debutto in teatro a soli sedici anni, un esordio appena ventenne sul set con un film impegnativo come “Senza amore” (2006) di Renato Giordano, presentato al Giffoni Film Festival del 2007, cui seguono, fra le altre cose, il debutto su piccolo schermo nella fiction con la Ferilli, e un corto di prossima uscita, “Una notte ancora” per la regia di Giuseppe Bucci, in cui reciti a fianco di Ivan Bacchi.
Che rapporto hai con la tua immagine, ti è ‘fedele’ o finisce continuamente per ‘tradirti’? Cosa ami e cosa odi di lei?
Ho un buon rapporto con lei, con la mia immagine, cerchiamo di evitarci il più possibile. In effetti non le do tempo di tradire, sono sempre io che lo faccio per primo, camuffandomi e indossando la maschera più adatta al personaggio da interpretare.
Avevi già lavorato con Giuseppe Bucci per uno spot che ha spopolato su Youtube, realizzato in occasione dell’Europride. Cosa puoi rivelarci della trama di “Una notte ancora” senza incorrere nelle ire del regista?
Spero che questo corto raggiunga l’obiettivo che si era prefissato allo stato embrionale… quello di riuscire ad emozionare. Non posso dire altro se non che interpreto Claudio innamorato perso del suo Compagno molto più grande di lui.
Voci di corridoio lasciano intuire che interpreterai, del tutto casualmente, un altro ruolo gay. Esiste davvero il rischio che si resti ancorati ad un medesimo ruolo? Ovvero, per un giovane attore, la ripetitività dei ruoli può arrecare danno?
E chi lo sa, attirare l’interesse di un regista o una sceneggiatrice per condurmi nuovamente in un’altra storia gay fa di certo piacere. Che possa essere deleterio… non so, lo scopriremo più avanti. Ma non credo possa cambiare molto o arrecare danno, anche perché quest’ultimo ruolo gay è totalmente differente da quelli precedenti. E non mi piace classificarlo come un “ruolo gay”, mi piace pensare di più che interpreto la vita di un ragazzo.
Di te si sa che volevi recitare fin da bambino, ma che i tuoi Prof. non ne fossero molto convinti o contenti, che avrebbero preferito che tu dimostrassi più profitto sui banchi di scuola.
Invece tu sei un fine cultore della Letteratura, ami Calvino, vorresti interpretare il ruolo di Cosimo de Il Barone Rampante, apprezzi M. Kundera e Sándor Márai e scrivi pure poesie…
Chi ha sbagliato? La scuola, oppure l’applicazione che hai dimostrato si deve a una delle tue tante personalità?
Direi che se non andavo molto bene a scuola era per la mia scarsa applicazione. L’Italiano, come la storia e la geografia, non mi davano problemi.
Penso che per apprendere sia necessaria una gran dose di curiosità, tant’è vero che non studiavo queste materie perché proprio la curiosità mi faceva essere sicuro sull’eventuale interrogazione, a differenza della matematica…
La Sig.ra Gamy sostiene che dalla lettura di molti tuoi testi, al momento inediti, emergono impressionanti similitudini fra te e Arthur Rimbaud. Che ci puoi dire a riguardo?
Posso dire che la signora Gamy doveva essere posseduta da qualche alcool speciale mentre leggeva alcuni dei miei testi, nulla a che vedere con Rimbaud… 🙂
Dici spesso che Beverly, mamma a parte, è l’unica donna della tua vita.
Dunque la moto è ancora un mito?
Di sicuro la sella di una moto o di uno scooter è uno dei luoghi dove la mia anima si placa per un po’ e trova conforto nell’oblio della velocità ma anche della lentezza e delle panoramiche che il mio sguardo riesce a incrociare durante un viaggio… Che il viaggio sia breve o lungo non ha importanza, l’importante è che si abbia la volontà di fermarsi un po’.
Scriverai anche tu i “diari della motocicletta”? Gli echi del tuo viaggio estivo in Sicilia sono rimbombati su Facebook, appassionando amici e fans.
Sì, ho trovato molti riscontri affettuosi nei commenti ai miei video. Ma non scriverò nessun diario della motocicletta. Al momento, poi non si sa mai… ho in mente qualcosa sul viaggio ma non come diario.
Teatro, Cinema, TV. Il futuro di un attore non credi che oggi passi anche per la rete (il web)?
Assolutamente! Ho diversi colleghi che hanno trovato sfogo e consensi organizzando delle vere e proprie mini produzioni, per far circolare la loro espressività sul web. Dal canto mio arrivo un po’ tardi ma spero di recuperare.
A parte qualche poesiola, sul web di mio non troverete molto.
Napoli e Roma, città alle quali sei legato per motivi diversi. Nascita e formazione. E dopo 4 anni nella capitale, concluso il ciclo di studi al CSC, ti appresti a tornare nella tua città. È per recuperare qualcosa che credi sia andato perduto o che non hai sufficientemente coltivato?
Questa è una bellissima domanda. Ma non posso rispondere. Non so quale delle due opzioni sia la risposta più esatta, forse sia una che l’altra.
Veniamo ora al Cacciapuoti meno noto.
In quale epoca vorresti vivere, o essere vissuto, in alternativa a questa?
L’epoca in cui sono mi sta benissimo. Ma se proprio devo rispondere, dico la preistoria, quando le parole non esistevano e si viveva di puro istinto.
A quale personaggio/eroe dei fumetti o cartoons ti senti più vicino?
A Willy il Coyote e a Tom di Tom & Gerry… per la mia “buffità”, “buffezza” boh… ma il personaggio per eccellenza è Simba de “il Re Leone”, coraggioso, un po’ confuso, ma leale e tenace.
Quanto conta per te la componente ludica, e come ti diverti?
È una delle cose più importanti per me… è un gioco-esercizio che serve anche per riportarti alla realtà. Fare per esempio dei giochi a casa con gli amici, oppure far finta di registrare una sorta di show radiofonico è qualcosa di estremamente rilassante e divertente. Dato che non si può stare troppo lontano dal lavoro, ma a volte è necessario farlo se non si vuol morire di esaurimento nervoso, questi tipi di giochi sono molto utili per l’anima. D’altronde l’ho fatto fin da piccolo, non c’è motivo per smettere.
Quale personaggio o ruolo vorresti interpretare e nessuno ti offre mai?
Non lo so, non ho pregiudizi, mi metto semplicemente a disposizione e cerco di farlo onestamente e al meglio delle mie possibilità.
Come vivi la notte e il sogno? Sono elementi per te d’ispirazione?
Il rapporto con la notte e il sogno lo vivo invertito, anche come ritmi e orari. Non amo molto il letto (detesto proprio il materasso) e i sogni me li gestisco ad occhi aperti durante la giornata. Di sicuro gradisco la tranquillità e la solitudine della notte.
Come immagini la tua vita fra vent’anni?
La immagino da sballo! Con una moglie stupenda, e tanti bambini che le danno tanto filo da torcere. Mi piacerebbe vivere tra la campagna e la città.
C’è qualcosa o qualcuno, a parte la tua buona stella, a cui senti di dover dire “grazie” per qualche ragione?
Alla mia famiglia. E solo a lei.
A giudicare dalle reazioni registrate in Redazione non appena comparso (c’è chi è ricorso ai sali, chi alle pastiglie di bromuro per tenere a freno i bollenti spiriti, leggi Ramon e Igor, per una volta d’accordo) siamo sicuri che Marco Cacciapuoti diventerà il nuovo idolo di ragazzine, mamme, nonne, zii e parenti tutti, e che il suo nome arriverà a riecheggiare fin nei più remoti spazi siderali.
Come si conviene ad una Stella.
Si ringrazia Valentina Olivato, ufficio stampa Tangerina Comunicazione, per la cortese collaborazione
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