FRAMMENTI (dal diario di Daniel Mayerling)

 

wendy 

 

Max il farabutto

 

 

“Max?” disse Wendy arrabbiata, ma soprattutto sorpresa. “Max chi?” ripeté urlando.

 

“Sono Max il farabutto” rispose lui grave, chiedendo scusa per averle pestato i piedini elegantemente calzati.

“Cosa ti salta in mente ora, di prendermi in giro?” ribatté lei adirata. E per tutta risposta gli mollò un ceffone con la destra e un sinistro nello stomaco. E fu solo l’inizio…tigre

Alla fine la gente accorsa la implorò di aver pietà di lui. Dovettero strapparla a forza perché quando lei attaccava era proprio una tigre. Una vera tigre…
Questo fu il primo e non ultimo incontro fra Wendy e Max.

 

Chi l’avrebbe mai detto che in quella dorata mattina, mentre i ricchi prendono gli aperitivi, il quartiere dovesse così bruscamente esser scosso dal suo torpore per l’insolita presenza di una belva assetata di sangue! Per non parlare delle scommesse che già lo davano per morto!…

 

Questi pochi pensieri circolavano (senza un ordine, per la verità) qualche ora dopo nella mente di Max ottenebrato dai colpi e dall’orrendo ansimare del suo vicino di letto in quella stretta e sporca corsia d’ospedale.

 

 “Quella belva rossa per poco mi mandava all’ospedale!”

 “Che fai sfotti? Bello mio ricominci?”

 

virago ramataQuella voce era là, proprio ad un passo da lui.
Max si sentì raggelare il poco sangue rimastogli e temendo perfino di riconoscere la voce: “Per favore, qualunque cosa hai sentito, non l’ho detta”.
“Pietà!” si affrettò a chiarire, già immaginando un’ulteriore scarica di pugni.

Questo fu il secondo breve e sfortunato incontro, quella stessa mattina, tra Wendy e Max.

 

Prima di sera Max era tutto un tremore al pensiero di vederla ancora.

La temeva come la morte; tuttavia andava ripetendo fra sé e sé, per farsi coraggio, che benché smidollato non avrebbe più permesso a quella cagna sciagurata di averlo in suo potere e rigirarlo come un gingillo. Solo uno sciocco innamorato avrebbe permesso ad una donna di farsi trattare così… E Max non era certo innamorato di quella vipera.
Giurò a se stesso che gliele avrebbe suonate di santa ragione appena si fossero incontrati.

Ma non riusciva a figurare il compimento del suo legittimo e atroce desiderio di vendetta che tornavano alla mente i colpi secchi e sonori indirizzati al suo delicato portamento dalla feroce e sogghignante virago dai capelli ramati.

“Brutto segno” si diceva Max (talvolta ad alta voce) “Prevedo tempi duri, proprio duri, vecchio Max”.

 

 

 

trube

 
Sopra Trübe di W. Kandinskij

  

Vola Hitler a cavallo d’un missile;
seguilo tu, Barone rosso,
tra le distese verdi della tua immaginazione;
non distante lo stomaco del mondo digerirà l’esistenza,
i suoi eventi e i suoi drammi.

E tu noncurante murena che lenta sbuchi dalla tua tana,
spingi lo sguardo insonnolito seguendo una preda che non è apparsa.
Il fantasma dei secoli gira in questi ingranaggi
e sfida il coraggio dell’esistente a tradursi.

Ammalàti d’inganni lenti ci muoviamo verso l’avvenire.

 
 
 
Paola Cimmino, Storia di Igwald, 1993 (rev. 2012)
 
 
 
Gamy Moore
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