Redazione/via Galbani domenica 10 giugno, pomeriggio.
Conversazione tra cellulari
Ramon – Ma tu, invece di sgobbare là, non potresti…
(espressione furbastra) sgobbare ‘su’ di me?
Pa’ – Ma sentilo! Non t’è bastato il fuori programma di ieri?
(pausa)
E poi, da quand’è che non passi da queste parti?
Hai idea di che cosa ti aspetta al ritorno?
– Moi?
Non ci penso neanche a passare, allora…
(seria) – Ramon qua per la Posta si è accumulato un arretrato pazzesco!
Didy se ne frega e tu sei latitante, come cazzo faccio, me lo dici?
– Semplice Pa’, rispondi tu, oppure chiama un altro esperto maschio a rispondere…
– Già! E chi, di grazia?
– Cla’ per esempio.
(trasecolando) – Cla’?
(ci pensa su un attimo)
Lo sai dove mi manda?
– A cagare?
No, non lo farebbe mai, specie con te. Troppo signore…
Poi, se glielo chiedi tu va pure sulla luna…
– Ssseeee! (pausa)
Scusa, ma secondo te… non ha altro a cui pensare che rispondere al posto tuo?
– Ribadisco Pa’, lui è la persona adatta.
Rapido, efficiente… poi è ferrato in materia, sai…
– Non lo metto in dubbio…
– All’epoca si è dato un gran daffare… e pure ora, non scherza…
(ridendo) – Ma se c’ha il cappio al dito, ormai…
– Non lo fare tanto scemo, quello se vuole…
– Cosa stai cercando di insinuare?
– Io non insinuo, osservo e faccio le mie valutazioni…
– NO tu ‘insinui’, antipatico che non sei altro!
E siccome sono curiosa mo’ parli.
– Tu che mi dai in cambio?
– Non lo so, fai tu.
– Tre di seguito.
(lei) – Non sarà un po’ troppo?
– Mi faccio aiutare da Cla’…
– Allora… è andato.
Silenzio.
(lei) – Beh?
– Reinhard, Paolè.
– Reinhard che?
– Secondo il Druder, a Cla’ piace Reinhard e ha in mente di farselo…
– Ma vaff…!
Non ci credo manco morta uccisa… Non mi dire che tu ci credi…
– Non è che posso giurarci, ma qualche volta il sospetto mi sfiora…
– Malfidato che sei! (pausa)
Figurati se Cla’… con Reinhard poi, che è il socio!…
Naaaaaaaaaaaaa!
Ci vuoi scommettere?
– Il fatto è che finché non si vedevano mai… ma ora…
Lo sai come vanno queste cose…
– Non con Cla’… ci metterei la mano sul fuoco.
– La mia o la tua?
(pausa)
Comunque, se indago io mi manda sai dove…
Perché non glielo chiedi tu?
Pa’ – Ma che stai a dire?
A te il caldo ti dà alla testa mi sa…
– Anche all’altra… Vieni, e dai…
(tenera) – No ciccio, non posso, e poi ho già dato…
Non hai i bagagli da fare?
– Già fatti… (e mugugna)
E vabbè, me ne vado sconsolato… Ma tu non chiamarmi ‘ciccio’…
Ciccio è Cla’, lo sai…
(cantilenando) – Okay, chéri.
– Neanche quello va bene, per un po’…
– Perché?
– Lo usava Didy, a causa di Philippe…
Lei sospira.
– E come vuoi che ti chiami? Amore?
(lui ripete) – Amore…
Ehhhhh! Sì, mi piace.
(suadente) – Allora un bacio al pelo, Amore…
– Mmmmmm… Tu mi turbi bionda…
Ce la farò ad aspettare per un mese?
(pausa)
Ti richiamo fra un’ora.
——-
Aeroporto di Berlino (in serata)
Al cellulare
Cla’ – Dove sei?
Ramon – Hai presente l’edicola?
– Beh, allora aspetta là. Mi ha chiamato Reinhard.
Drudy dovrebbe arrivare a momenti, è già atterrato e ha la macchina nel parcheggio, così ve ne venite assieme.
– Perché, tu dove sei?
– Sto tornando dal cantiere, e siccome sto pieno di polvere mi faccio una doccia in studio… Ah, a proposito… se trovi Reinhard in mutande non farci caso, si è rotto il condizionatore e fa un caldo micidiale lassù…
– Meno male che me l’hai detto, poteva rimediare un cazzotto…
– Solito scemo…
– Ah, Ciccio… quasi me ne scordavo…
Paolè ha bisogno di te.
– Per quale parte del corpo?
(ridendo) – Le serve un esperto che faccia le mie veci.
Per la Posta.
– Un esperto di sesso???
E tu hai pensato a me?
– Sei ferrato, no?
Dove lo trova un marpione come te…
– Senti chi parla… E qual è l’argomento?
Non vorrei cadere in fallo…
– Si presta a una battutaccia, ma sorvoliamo, per ora… poi magari a casa mi fai vedere come ‘cadi in fallo’…
——-
La sera stessa al cellulare (ma quanto spenderanno mai?)
Pa’ – Traumi da prima volta, hai presente?
Cla’ – Eh, ne so qualcosa…
– In che senso?
Credevo non ci fossero ‘ombre’ nel tuo passato…
– Diciamo che è stato un crescendo, in meglio, ma senza dubbio c’è stata qualche nota stonata… Del resto non mi era ben chiaro dove dirigermi, all’inizio.
(pausa)
Ma tu a quale prima volta ti riferisci, con donne o con uomini?
Perché poi sai, a ogni cambio di partner in fondo è la prima volta…
– Le lettere che ci hanno scritto riguardano la prima volta in assoluto.
(laconico) – Ah, quella…
– Mi sa che mi manca un tassello fondamentale…
Di Tommy e Ramon me l’hai già raccontato… gli altri/e diciamo che non fanno testo… Dunque resta solo la prima in assoluto…
– Avevo 14 anni, Pa’, ma avevo superato già abbondantemente il metro e 85. (pausa)
Ero al mare con degli amici. Una tizia che mi faceva il filo un giorno me la ritrovo nella cabina… Fa tutto lei, manco il tempo di cambiarmi il costume e me la ritrovo addosso… Lì per lì non sapevo bene come fare, per fortuna lei era più grande e da come agiva era chiaro che non era certo la prima volta per lei.
– E tu?
– L’ho lasciata fare, Pa’… non ci ha messo molto a convincere il Gigio a collaborare, ma io non ho provato niente o quasi, tranne il desiderio di finire in fretta.
– Non ti piaceva la ragazza?
– Per carità, era pure carina… ma a me il sesso solo ‘meccanico’ non m’è mai piaciuto…
– E dopo, ci sono state altre volte con lei?
– Una o due, lei ci aveva preso gusto…
– Tu?
– Ho fatto quello che voleva, con poca convinzione.
– E con le altre… sempre lo stesso?
– Più o meno.
Qualcuna mi piaceva anche, ma faticavo a sentirmi coinvolto in una situazione che mi sembrava di vivere solo dall’esterno.
Loro volevano sesso, io amicizia, o comunque complicità… doveva esserci una base sentimentale per me, invece per lo più si trattava di performances.
– E con gli uomini invece?
– Non c’era questa limitazione… mi veniva più naturale, dopo essersi frequentati per un po’. Insomma prima amici, poi amanti.
– Niente incontri al buio, dunque?
– No. Quella era una specialità di Tommy.
– E poi?
– Poi ho preso a frequentare solo uomini.
– Non mi dire che nessuna ci ha più provato…
– Come no!… Ma quando facevo loro capire che ero gay, allora sì che si diventava amici… le donne amano avere amici gay, chissà perché…
– Forse perché i loro uomini non le ascoltano…
– Forse…
——-
Quella notte
– Lascialo andare o ti ammazzo!
(con tono di scherno)
– Non dirai sul serio…
Paoletta fa per controllare la mira.
– Sì, invece!
– Davvero vuoi spararmi?
Che stronza che sei! E io che ti credevo mia amica…
Non ti bastava Cla’, dovevi avere tutti per te…
– Lo sai che non è così… non è colpa mia…
Didy pressa la lama sulla gola di Ramon, terrorizzato.
– Tu lo sai che lo amo!
Se non posso averlo… non lo avrà nessuna!
E un attimo prima che lei affondi la lama, Pa’ fa esplodere un colpo.
Il rumore la sveglia di colpo.
Scatta a sedere come una molla, sudando freddo.
(pensa, ansimando) “Sto impazzendo, sicuro”
——-
Al mattino, al telefono con Cla’
(serio) – Guarda non glielo dire neanche che si incazza come un riccio…
Lasciarlo!
Ma come ti salta in mente???
– Non ho scelta. Lei lo ama.
(alzando la voce, quasi esasperato) – E allora? Lui non ama lei!
Sai quante volte me l’ha detto?
Silenzio.
– Se è per questo l’ha ripetuto anche a me.
– Allora vedi? Ti sei data la risposta.
(cambiando tono e diventando più morbido)
Prima o poi le passerà, Paolè… Magari è solo un capriccio.
– Non lo so… stavolta non lo so… (sospira)
——-
Lunedì 11 giugno, pomeriggio, al Coppedè
Davanti alla porta, Paoletta ha un attimo di esitazione. Il primo impulso è di fuggire. Poi però si sente ridicola.
Diamine, è Didy, non una sconosciuta… Didy!
“Dai Paolè, mica ti mangia, e su!…”
Eppure non le viene proprio di suonare, resta con il dito a mezz’aria.
“Ma sì, è una cosa che va fatta, anzi, prima si fa meglio è…”
Suona.
“Mannaggia a me, ho suonato… E mo’?”
Passa qualche secondo. Niente.
“Magari non c’è…”
Ma all’improvviso dall’interno si sentono arrivare dei passi leggeri.
Paoletta sente che il battito le si è improvvisamente accelerato.
Didy apre la porta e resta lì a osservarla immobile e accigliata, quasi che fosse stata distolta da qualche importante occupazione.
Restano a fissarsi per un tempo che a entrambe appare insostenibile.
Didy – Ti sei decisa, finalmente…
Con la testa le fa segno d’entrare.
La precede in salotto e si siede sul divano.
Paoletta invece resta in piedi, visibilmente in imbarazzo.
Decide però all’istante che è inutile girarci intorno.
– Mi dispiace per quello che è successo.
Anche Didy va subito al nocciolo della questione.
– Ci sono stati strascichi? (e la guarda in modo chiaramente allusivo)
– No. Di nessun tipo.
(laconica) – Bene!
Silenzio.
– Didy, io…
Didy la blocca subito
– Non dire niente Pa’, non è certo colpa tua. Mia semmai.
Sono stata una stupida.
Dovevo fermarmi in tempo e non l’ho fatto…
– Poteva capitare…
– No, non doveva. Non a me.
Noi psicologi dovremmo saperci controllare…
– Ramon è molto dispiaciuto, voleva chiederti scusa.
– E di che?
Sono io che dovrei scusarmi. Ho rischiato di procurargli un trauma.
Paolè sorride
– A una faccia di bronzo come quella?
Anche Didy scoppia a ridere, finalmente.
– In effetti è difficile scalfire il suo ego illimitato… per quanto…
– Lui temeva che tu non volessi più vederlo, essere sua a…
– Amica?
Che scemo!!!
Pa’ – Lo temevo anch’io… per me…
– Stai scherzando, vero?
Paolè scuote la testa.
Didy si alza e si allontana, poi torna con una busta.
– Ecco, questa è per te.
Paoletta guarda dentro, poi tira fuori un completino di lingerie di seta.
– È bellissimo!
– L’abbiamo preso quando ho fatto il carico di slip.
Ramon ha detto che lo vedeva bene su di te.
E anch’io.
– Grazie!
(e fa per abbracciarla)
Didy resta ancorata a quell’abbraccio.
– Senti, io ci ho pensato…
(pausa)
Se voi due vi amate è giusto che…
– Non dire sciocchezze, Pa’.
Lui è stato chiaro… fin troppo…
– Ma tu lo ami!
– E lui no, invece… Poi non lo so se lo amo davvero…
Forse è solo un capriccio per me, una cosa che ormai non posso avere…
Pa’ sospira.
– Tornerete amici come prima?
Ti prego…
(annuendo)
– Un po’ di tempo Pa’, solo un po’ di tempo…
——-
Resoconto serale ai berlinesi
– Allora?
Sforzandosi di restare seria
– L’ho uccisa Cla’, vado a costituirmi…
– Mmmm?… Mmmmm!…
(pausa)
Metterò una lima… in mezzo ai fiori…
Paolè lo sente affannato.
– Che stai facendo? (ma se lo immagina…)
(ansimando) – Ho una lucertola appiccicata addosso…
(ridendo) – E che fa, la lucertola?
– Si adopera per farmi go…
(pausa)
godere come un riccio…
(sorniona) – E ci riesce?
Di colpo
– Resta in linea!
(poco dopo s’ode un gemito inequivocabile)
Si sente il cellulare passare di mano in mano
(Ramon) – Siempre, Paolè, siempre!
Farina – Non avevamo dubbi, noi…
(Dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
Giovanni Merenda (acrilico su tela)
www.giovannimerenda.it
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