Ah Berlino, Berlino, che bella città!
Chissà se dovremo trasferirci ‘in massa’.
Sì, perché a me la pagano la trasferta, sapete…
Ma ora ho altro su cui ragguagliarvi.
Vorrete sapere, immagino, com’è andata a finire con Celia, la sorellina scapestrata di Ramon, quella che per un giro insieme a Clarence (per meglio dire ‘sopra’ Clarence) non esiterebbe a vendere il fratellone a un’asta eBay, come talvolta minaccia di fare l’amico Igor…
Ebbene, la sera stessa del suo arrivo, in attesa di quello di Cla’, previsto per le 8 a via Galbani (“Restiamo qua, così è più comodo domani per l’aeroporto” aveva sentenziato il padrone di casa), Celia, dopo un’attenta ricognizione nella sua valigia e un trattamento di bellezza prolungato in bagno, provò a spararsi una minigonna ‘ascellare’, confidando nel potere di seduzione delle sue gambe affusolate ed abbronzate.
Inutile dire, ma il dovere di cronaca lo impone, che il nostro Cla’ ebbe appena a degnarla di uno sguardo, tutto teso a stringersi e a strusciarsi al morettone come se questi l’avesse (e non l’aveva fatto…) istruito sulla pericolosità di sua sorella…
Incapace di rassegnarsi, Celia aveva loro augurato la buona notte, dopo aver ‘scrofanato’, come diciamo al sud, quasi due piatti di risotto ai gamberetti (noto cavallo di battaglia di Ramon ai fornelli), e si era diretta mugugnando al divano-letto allestitole in salotto, onde tenerla a debita distanza dalla stanza col lettone.
Nel cuore della notte, ormai certa che i ragazzi (una massa indistinta al buio, collocata al centro) fossero già al terzo sonno, si era fiondata al lettone, e non potendo tastarli – per ovvie ragioni – aveva deciso, con mente ottenebrata da astrusi desideri, di fare Ambarabà ciccì coccò per decidere da quale lato sistemarsi.
Sfortuna (per lei) volle che si infilasse da quello sbagliato, ovvero che ‘facesse l’uovo’ alle spalle di Ramon. Lui, ben noto filibustiere, un occhio aperto e l’altro pure, non esitò a tenerla avvinghiata a sé tutta la notte, fino al punto di anchilosarle le braccia, così da farle entrare in zucca la lezione.
Al mattino Cla’ rinvenne, osservando con stupore accanto a sé fratello e sorellina ben serrati l’una all’altro.
Ramon confessò candidamente al suo moroso essere quello l’unico sistema per tenere al riparo il Gigio di Cla’ dalle mani di fata della piccolina.
Con una scusa il bel gigante fu prontamente rispedito a casa, onde evitare che Celia ne pensasse di nuove mentre Ramon sotto la doccia si lustrava.
Con lei non si poteva stare certi neanche dopo averla sistemata sull’aereo.
Credete sia finita qua?
Non conoscete Celia…
Approfittando del buio, prima di infilarsi nel lettone, Celia era riuscita a sottrarre di nascosto il cellulare di Ramon onde carpire il numero privato del suo bel moroso.
Qualche giorno dopo il suo arrivo a Madrid, quella streghetta, fingendosi Pa’, gli aveva inviato anonimamente un sms assai appicciato, chiedendo di inviare una sua foto ‘nature’ al numero indicato, escamotage resosi necessario, diceva lei, per non incorrere nelle ire del marito.
Dapprima sconcertato, ma comunque eccitato dalla richiesta insolita, Cla’ le aveva subito inviato qualcosa di molto poco metaforico, sottolineando che non vedeva l’ora di trovarsi con lei a tu per tu.
“Corri da me, amore” aveva risposto immediatamente senza pensare quella stupida testolina calda.
5 secondi e si malediceva, mordendosi le labbra per aver servito su un piatto d’argento il bel gigante alla ‘rivale’. Ma la frittata, come si dice da noi, ormai era fatta, non restava che colpirsi ai cosiddetti.
E così nel primo pomeriggio, dopo essersi fiondato dall’altra parte della città, figo come suo solito e con idee alquanto bellicose, veicolate da un bel mazzo di rose Iceberg (sai mai…), Cla’ citofonava invano alla di lei maison: chiamata per telefono, lei riferiva di essere in redazione. Lui si era diretto là, sperando in una location peperina, trovandola alle prese con Ramon, alla stesura della Posta.
“Caspita ci fai da queste parti?” aveva esordito Ramon meravigliato.
Cla’ cadeva dalle nuvole, mentre un po’ imbarazzato cercava una risposta negli occhi di Pa’ che ovviamente non capiva.
“Voglia di qualcosa di buono…”: l’unica cosa sensata che Cla’ poté tirare fuori. In fondo erano soli, loro tre…
Presa da parte la Paoletta, Cla’ le aveva quindi chiesto della foto.
Di fronte alla sua faccia sconcertata aveva realizzato di essersi ‘allegato’ in abito adamitico in qualche oscuro luogo del pianeta.
“Non dire niente a Ramon, mi sfotterebbe per un anno…”
Se Ramon avesse saputo la verità, avrebbe commesso prima un fratricidio, e solo dopo sfottuto per un paio d’anni il suo ingenuo ragazzone.
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3 febbraio
Il venerdì nero, anzi ‘bianco’, della capitale.
Un’intera città colta di sorpresa da una nevicata mica poi così eclatante.
Zona nord in pieno caos, caso vuole proprio sulla Cassia.
La signora Daverall in panne con la Smart e figliuolo premuroso che la salva e decide di condurla a casa sua.
Cla’ (per strada, al cell. con Ramon)
– Ti dispiace se rimane da noi questo weekend? Non mi va di lasciarla da sola nella villa.
Ramon – Stai scherzando Cla’, me lo chiedi pure?
Poi magari ci prepara un bel pranzetto…
Laura è senza dubbio una donna assai charmant, da farci più che un pensierino…
Discreta e rilassante, prepara in serata il ben di dio di roba da mangiare, poi verso le 11 si ritira nella sua stanza da letto originaria, quella col lettone in mogano (o è palissandro? non saprei…).
——-
Intorno a mezzanotte
Scalzi, pigramente distesi sui due lati del divano, Ramon e Clarence (mamma sistemata) si concedono un momento di relax… sottofondo musicale, luce soffusa ed immancabile tumbler di Baileys.
Ramon – …Sai che stanotte l’ho sognata anch’io?!
Non puoi immaginare che facevo…
Cla’ sorride e beve un sorso.
– Che le facevi?
– Una specie di sandwich, col cuscino sotto…
Prima o poi glielo faccio davvero…
Osservandolo di sottecchi
– Cosa ti piace, con lei?
Ramon – …Mi piace quando fa finta di stupirsi per le mie richieste, e mi consente di fare l’uomo…
Sentirla godere mentre io la copro tutta è davvero… eccitante.
Cla’ – Insomma, ti piace fare il maschio dominante…
– Il bieco maschilista, sììììì…
(pausa)
Lo vedi però. È sempre lei a decidere.
In fondo non si fa niente che lei non voglia…
Con mossa apparentemente studiata Cla’ fa per scostare l’elastico dei suoi boxer, sfregandosi leggermente la parte sottostante.
Ramon segue con interesse il movimento delle dita.
Cla’ (suadente) – Vieni qua maschilista, vieni a soddisfare il tuo uomo…
Lo sguardo di Ramon si accende d’un sorrisetto malizioso.
– Come comanda señor.
Ramon gli scivola accanto, si mette in ginocchio sul tappeto, scosta l’elastico dei boxer e con le labbra si protende in avanti.
Un rumore di porta che si chiude lo distoglie e lo disarma.
Si volta di scatto e fa appena in tempo ad accovacciarsi per terra quando compare Laura in vestaglia, sopra il pigiama.
Cla’ – Mamma!
(pausa)
Non riesci a dormire?
Laura si rende conto di aver forse interrotto un momento di intimità.
– Scusate ragazzi… è che a quel letto non sono più abituata…
(pausa)
Vado a prepararmi una camomilla, poi mi ritiro.
Buona notte!
Lei fa per sgattaiolare via.
Cla’ si solleva e si alza
– Dove vai? Vieni a sederti qua, te la preparo io la camomilla.
(pausa)
Ramon ne vuoi anche tu?
Ramon annuisce, Cla’ gli molla una carezza sulla guancia prima di allontanarsi.
Laura si fa piccina piccina in un angolo del divano, mentre Ramon va a spegnere lo stereo e a sistemarsi poi dall’altro lato del divano, in attesa di Cla’.
– Tu non hai mai freddo, neanche con la neve…
(fa lei, vedendolo come al solito a torso nudo sopra i jeans)
Lui sorride come sempre amabilmente.
– Serve ben altro per convincermi…
(pausa)
No, scherzi a parte, questa casa è molto calda, Cla’ lo spara assai il riscaldamento.
Pochi minuti e Cla’ ricompare con due tazze fumanti.
Porgendole a entrambi
(a Laura) – Non sono io il freddoloso, è lui l’alieno…
ma è nato su una spiaggia, in piena estate brasiliana…
Chiaro, no?
Laura beve un sorso della sua camomilla.
– È da un po’ che volevo chiedervelo.
Ma voi… come vi siete conosciuti?
——-
Qualche giorno dopo, su quello stesso divano, con Pa’
– No però non vale… Ora lo raccontate pure a me, Didy mi ha detto poco e niente… La festa di un amico comune, se non ricordo male…
(pausa)
Amore a prima vista?
Cla’ (precedendolo) – Per me sicuro. Bastò un’occhiata e cominciai ad avvertire strani sintomi…
Pa’ – Tipo?
– Non mi reggevo sulle gambe, Pa’, il suo sorriso era davvero disarmante…
Ramon – Ma se non mi hai degnato di uno sguardo quella sera! Sì e no qualche parola… Guardavi sempre Tatoo, anche se stavi con Brian…
– Salivazione azzerata. Non sapevo come fare, tanto mi avevi colpito…
(Ramon, pavoneggiandosi) – Ero strafigo vero?
(a Pa’) – Irresistibile. Giubbotto di pelle e occhio assassino.
Mi sembrava di essere ubriaco… Perfino Tommy se ne accorse, a parte Brian… (pausa)
Non facevo altro che pensare “Dio non farmi innamorare di questo qua, che son fottuto…”
(Ramon a Pa’) – Ero già una leggenda, di più, un Mito…
Cla’ – Puoi dirlo forte, tutti parlavano male di te…
(pausa)
A fine serata ero ormai cotto “Dio, fa’ che questo si innamori di me, ti prego…”
Mica potevo immaginare in che genere di guaio…
– …Ti cacciavi?
Ramon gli dà un buffetto, poi lo bacia.
Pa’ – E la prima volta?
A proposito, quando è stata?
(all’unisono) – Il 17 ottobre 2010
(e loro due scoppiano a ridere)
Cla’ (a lui) – Credevo l’avessi dimenticato…
Ramon (sorridendo, poi a Pa’) – Chi se lo può dimenticare… Tutta la notte a fare un’arte…
Silenzio.
(lei) – Sì… ma?… (e li guarda con aria maliziosa)
Cla’ fissa Ramon ammiccante
– Vuole sapere che abbiamo fatto…
Ramon le lancia un’occhiata malandrina, poi guarda Cla’ per sapere se può parlare. Cla’ annuisce.
Ramon scuote la testa ridacchiando.
– Mi aveva accennato che lui non amava troppo il sesso più comune fra gli uomini, questo già qualche volta prima che noi… sì insomma…
“Dev’essere un tipo tutto particolare, questo sì questo no…” pensavo.
Mica potevo immaginare… cioè insomma, si vedeva che di roba ce ne stava e tanta… (pausa)
Quando lo ebbi davanti agli occhi
“Minchia”, pensai, “lo credo bene… questo c’ha un missile in grado di ammazzare…”
Cla’ (autoironico) – Sì, una portaerei…
– Eh proprio quella!
Paola trattiene a stento le lacrime (per il gran ridere).
Ramon – Eh ridi tu, ma con voi donne è diverso…
Anzi, una donna la fai felice semmai… merce così non ce n’è tanta in giro…
Cla’ pure ridacchia, guardandolo di sottecchi.
– Come facevi con Tommy? gli chiedevo, non mi dire che pure lui…
Cla’ – Tommy ha un’elevata soglia del dolore… dicevo io
Ma io no. Poi neanche mi piace.
Ramon – E te credo, se sta messo come te!
(pausa)
Non c’è problema! Faremo altro, tutto quello che vuoi… io sono aperto a tutto…
sì insomma, da verificarsi…
(lei) – Quindi?
Ramon – Verificammo sotto la doccia che in effetti era opportuno evitare, per lo meno all’inizio…
Cla’ – Anche perché il suo box doccia è scivolosissimo…
– E niente. Ci siamo fatti la doccia, mangiato e poi ci siamo trasferiti in camera da letto.
Là ho dato il meglio di me a questo ragazzone, gli ho fatto un po’ di tutto…
Cla’ – Anche stracciarmi i boxer, Pa’.
Non hai idea com’erano ridotti quando sono tornato a casa…
– Potevo non rispondere alle richieste del Gigio?
Lui chiamava, io sono corso a soddisfarlo… con veemenza…
(tornando serio e parlando lentamente) – Non lo volevo ammettere, ma il ragazzo sembrava possedere quella marcia in più che era mancata all’intera collezione dei miei uomini fino a quel momento…
Ramon socchiude le palpebre, come per rivivere quegli istanti.
Poi riprende
– Alla fine, esausti, ci addormentammo, stretti che di più non si poteva…
Ramon si interrompe.
Cla’ – “Devi proprio andare?” mi chiese timoroso lui l’indomani mattina.
Era ormai passato mezzogiorno.
Ramon – “Solo per ritornare stasera, se non ne hai già abbastanza di me…”
Disse così.
(Cla’, piacevolmente sorpreso)
– Ti ricordi tutto…
– Lo dubitavi?
(silenzio)
– Non ne avrò mai abbastanza, pensai.
Pa’ scuote la testa, rapita dal racconto.
– E poi? Che avete fatto?
(guardando Cla’)
– Presi a baciarlo fin sulla soglia delle scale, incurante che ci vedesse qualcuno.
Fosse stato per me l’avrei buttato giù sul letto per ricominciare…
Cla’ – Dovevo andare purtroppo… Non sai quanto l’avrei voluto…
(Ramon riprende a parlare come a se stesso, fissando il vuoto)
– Rimasi ad aspettarlo a casa, fino a sera. Non mi era mai successo.
“Qualcosa mi diceva che da quel momento la mia libertà avrebbe fatto a pugni col desiderio per quel gigante… ‘tanto’ su tutti i fronti e troppo, ‘troppo difficile’ da tenere a bada… con la testa, prima che col corpo.
(pausa)
S’era scavato un posto nella mia anima errabonda ed insaziabile.”
(pausa)
(guardando Pa’ e Cla’) – Eh, che ne dite?
Pa’ – Un poeta, vero Cla’?
Ramon (serio) – Un totale rincoglionito, piuttosto.
E tutti e tre scoppiano in una risata.
——-
E voi che state a leggere, che ve ridete!
Li ho visti io, eh se li ho visti, e anche sentiti…
Beh, fatemi stare zitto, come sempre…
(pausa)
Però che teneri, si amano davvero!
Datemi un kleenex, mo’, che anch’io c’ho il cuore tenero… altro che Farina di grano duro!
(Dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
e per restare in tema di ricordi…
httpv://www.youtube.com/watch?v=H0O6INWHe-4&feature=related
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