di Endriu
Vedere il Rabbino in Via Mascarella, l’11 marzo scorso (Dal diario di un’olandese volante (n. 23 – Ricordando Francesco e quel pazzo 1977), mi ha fatto tornare in mente un’altra coinquilina del mio nuovo appartamento in Via Irnerio, quella con cui lo abbiamo ‘creato’: Mara. Mara era di San Benedetto del Tronto, studiava lettere da anni, e soffriva d’insonnia. A forza di passare notti intere a guardare film, era diventata una semi-esperta di cinema, non di quello commerciale ma di quello d’autore. Non era una cretina e leggeva anche molto; la sua stanza era piena di libri classici e nuovissimi, oltre che di DVD e dischi. Era anche una politicamente scorretta, e mi piaceva. Peccato che Bologna l’avesse resa anche un po’ fascistella e bastarda dentro, nonostante la fase comunista che lei diceva di aver attraversato per un breve periodo, quando tentava di fare la ribelle a San Benedetto. Diciamo che aveva le basi per diventare un’ottima grillina, una Lombardi ante litteram, e scommetterei il mio gatto che Grillo l’ha votato davvero.
Era anche un po’ comare. Per forza, usciva di casa solo a calci in culo! Girava sempre in pigiama o in tuta, come tutte le studentesse fidanzate che hanno abbandonato ogni tentativo di curarsi quando il fidanzato non c’è. Poi teneva le calze lunghe tirate fino al ginocchio, come i nobili nel ‘700 (quelli maschi, ovviamente): le mancavano solo le scarpe col tacchetto e la spada, e poteva fare la comparsa in un film sulla rivoluzione francese.
Dunque Mara stava sempre in casa. In qualsiasi momento della giornata tu uscissi o entrassi, lei era lì in giro. La sera guardava le solite cazzate in TV, tipo Striscia la Notizia, Amici, C’è posta per te, prima di ritirarsi nel suo tempio per cominciare il cineforum. A prima vista non mi sembrava di aver fatto troppi passi in avanti, lasciando la casa degli zombi dove avevo passato il primo anno del mio soggiorno a Bologna (Dal diario di un’olandese volante (N. 3 – La TV fa cagare ma il bifidus non c’entra). Ma almeno Mara sapeva di guardare delle schifezze. A volte, poi, ci sta anche. La rivoluzione è stata quando abbiamo visto The Ring, quel film dell’orrore con Naomi Watts e quel video che quando lo vedi, lo devi far vedere a qualcun altro entro sette giorni, se no la bambina orribile risale dal suo pozzo (oppure direttamente dallo schermo della TV) per trucidarti. Geniale! Io non sono per niente un’amante dei film dell’orrore, specie di quelli splatter, ma questo era fantastico. Misterioso e dark. L’abbiamo visto una sera, in TV, con le altre coinquiline, e siamo rimaste talmente incantate che io sono dovuta scendere – essendo stata l’unica ancora vestita (erano tutte fidanzate) – a prendere il seguito al Blockbuster sotto casa. Così ce li siamo sparati tutti e due in una serata, con l’esito che io dopo avevo paura di dormire e mi sono vista Paz! – sul mitico Andrea Pazienza – alle tre di notte. Il bello è che eravamo in gruppo, e così commentavamo l’andazzo del film e la sorte dei personaggi, il che lo rendeva un po’ meno orribile di quanto sarebbe stato a vederlo da sola.
Dopo la serata Ring, io e Mara siamo diventate delle vere e proprie tossicodipendenti da film dell’orrore, quelli non troppo splatter, voglio dire. A noi piacevano i film psicologici e misteriosi, con quel pizzico di sangue e orrore che basta per farti saltare dal divano, ma non di più. Adoravamo gli asiatici, soprattutto i coreani spaccano il culo in questo genere. Spesso sono anche film curati esteticamente, proprio belli, come Two sisters. Mi ricordo ancora la scena dove la mamma morta delle due gemelle appare ai piedi del loro letto, una sagoma nera che si alza piano piano, arrivando fino al soffitto della stanza, il viso bianco e deformato nascosto sotto i capelli neri lunghi, prima di alzarlo di colpo. Brividi!!! Non per caso The Ring è tratto da un film giapponese, Ringu, oppure Dark Water, che purtroppo mi viene in mente ogni qualvolta vedo le macchie sul soffitto in bagno – non ci sarà mica uno zombi di sopra che fa scorrere l’acqua, come nel film?! Esagero, ovviamente, ma ti lasciano comunque una traccia. I cineasti europei, invece, non ci sanno fare, secondo me. C’era solo questo film francese, una sorpresa totale perché sembrava un thriller un po’ così così, poi invece la cantina sotterranea del vecchio manicomio era piena di bambini zombi, oueeeeh!
In effetti notavamo questa cosa, che in mezzo c’erano sempre dei bambini, soprattutto femmine con i capelli neri e lunghi, veramente tremende! Gli asiatici farebbero meglio a non fare figli: li abbandonano, li trattano male, li ammazzano, poi per forza vengono fuori dei mostri. Ci sarebbe un bello studio antropologico da fare su quei film. Oggi, comunque, non li vedo più. Non c’è gusto, senza Mara: a mio marito non gliene frega nulla, di questo genere, e anche il cinema in sé non gli fa un grande effetto. E quindi mi ritrovo da sola, e non ce la faccio: poco fa c’era una schifezza, su Mediaset ovviamente, ma una vera schifezza, con tanto di cadaveri putrefatti, mostri medievali tratti direttamente dai quadri di Bosch (Hieronymus, non quello degli elettrodomestici) che squartavano donne nude, e (ancora) bambine rancorose che macellavano – con fili di ferro spinato – chi aveva tentato di ucciderle, in un finale che era una vera e propria orgia di sangue e terrore. Bella serata.
editing by Beatrice Nefertiti
- Le apparizioni di Gesù risorto - 20 Febbraio 2017
- Un vizio capitale: l’invidia - 6 Febbraio 2017
- La melodia dell’amore - 30 Gennaio 2017