Questa corte giudica l’imputato colpevole…

Per questa settimana il “capo” – alias Massimo Petrucci, coordinatore nonché realizzatore del sito di LM – ci ha suggerito quanto segue:

‘…vi scrivo perché il 30 novembre è la giornata mondiale dedicata alla pena di morte…
Per Lunedì 29 mi piacerebbe che LM fosse tutta dedicata a questo argomento in modo da sensibilizzare il lettore e dare un forte segno contro questa bruttura che ancora infesta il mondo…’

Non potevo certo esimermi dallo scrivere un articolo su questo tema, non solo perché richiesto dal “capo” ma soprattutto perché condivido l’avversione contro questa pratica barbara che è ancora adottata in molti paesi del mondo, anche da stati che si definiscono – e dovrebbero esserlo – ‘civili’, emancipati e moderni.

Si tratta certamente di un tema controverso e di difficile risoluzione.

Immagino che quelle famiglie, a cui ad esempio venga ucciso una persona cara, possano desiderare che chi ha commesso il delitto sia punito esemplarmente, magari anche in maniera estrema, desiderando appunto che all’assassino venga tolta la vita.

Mi sono sempre chiesto che farei se mi trovassi al posto di un padre a cui viene ucciso il figlio… chiederei la pena di morte per l’assassino?

Purtroppo non so darmi una risposta chiara, perché a sangue freddo è facile dire ‘no’, ma sono dell’idea che le situazioni sia necessario poi viverle sulla propria pelle per sapere come ci comporteremmo veramente.

Nonostante tutto è un fatto innegabile che togliere la vita a un altro essere umano (sebbene spietato) non ha nulla di umano; la pena di morte non ha niente dunque che possa essere accumunato a una società civile e moderna. È chiaro che la nostra parte più primitiva, istintiva, ci spinga a desiderare la vendetta contro chi ha commesso un delitto.

Credo sia proprio a questo punto che un governo che si definisca moderno debba subentrare regolamentando i rapporti tra i propri cittadini evitando di alimentarne impulsi e reazioni ancestrali, favorendo bensì soluzioni civili e non disumane.

Non penso che la pena di morte – così come vorrebbe essere nei suoi intenti – si traduca poi effettivamente in un deterrente per impedire atti delittuosi. L’inutilità della pena capitale è una convinzione che mi accompagna da tempo; già nel 2003 ho espresso questo pensiero in uno dei miei primi cortometraggi: “Per sempre insieme”.

Generalmente non amo essere autoreferenziale, ma quando Massimo ci ha chiesto di parlare di quest’argomento, non ho trovato in rete alcun cortometraggio da proporre su tale tema. La mente è dunque volata al mio, che esprime apertamente ciò che penso sulla pena di morte, suggerendo altresì che spesso una pena diversa, altrettanto dura, potrebbe rivelarsi più efficace.

Per sempre insieme (2003)

 

Come faccio in genere cercherò di dare una valutazione il più possibile obiettiva sul cortometraggio appena visto, ma per evitare sbavature lo valuterò sotto forma di pagella.

Regia: 6, discreta ma si può migliorare.

Montaggio: 7, valutati i mezzi limitati per la realizzazione e post-produzione credo che il voto sia più che sufficiente.

Ripresa, fotografia: 5/6 a volte traballante e poco curata, appena sufficiente.

Audio, musiche: 5/6 certamente migliorabile la presa diretta. La musica originale è passabile.

Interpretazione: 6+, sicuramente a livello dilettantistico, ma premio l’impegno!

Idea e sceneggiatura: 6/7 l’idea è buona ma la sceneggiatura dovrebbe essere rivista!

Difficile auto valutarsi!

Mi auguro che chi guarderà questo cortometraggio terrà in considerazione il fatto che è stato realizzato nel 2003 (ancora non avevo fatto alcuno studio di regia, ripresa ecc) e che i mezzi a mia disposizione erano veramente ridotti all’osso: una camcorder consumer (tra l’altro pure analogica!), un vecchio computer con un semplice programma di montaggio digitale, qualche faretto da muratore e tanta buona volontà!

Comunque ciò che in realtà importa è che il messaggio che volevo trasmettere sia stato recepito: la pena capitale non è la soluzione!


Si ringrazia per l’editing Alessandro Canassa Vigliani

3 Replies to “Questa corte giudica l’imputato colpevole…”

  1. Annagrazia e Antonio, grazie per i complimenti e per aver espresso la vostra opinione su questo argomento…disumano.

    Che dire più di quanto avete già espresso?

    Sono pienamente d’accordo con voi!

  2. Sono d’accordo con Antonio. Ammetto che di fronte a certe tremende notizie d’impulso penso che se mi trovassi di fronte a qualacuno che abusa di un bambino o lo maltratta e maltratta un animale sarei capace di ucciderlo…ma l’idea di un’esecuzione, di infliggere la morte in qualunque modo, ad un altro essere umano, mi riempie di orrore.

  3. Complimenti a Alan per il suo lavoro! Seguo i suoi lavori da diverso tempo e posso dire che è decisamente miglorato nel corso di questi ultimi anni grazie anche al tipo di percorso universitario da lui intrapreso.
    Concordo nell’affermare che la pena di morte non è la soluzione a nulla e anzi in molte società purtoppo anche attualmente viene utilizzata per punire reati inesistenti o quanto meno in modo spropositato rispetto al reato commesso (sempre che di reato si possa parlare soprattutto in certi casi).
    Siamo nel 2010 all’inizio del ventunesimo secolo…quanto si dovrà attendere ancora prima che questa barbarie si possa dire conclusa in ogni angolo del pianeta Terra?

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