Scoop by SCOP (Novella 2010 – Hombre e penombre)

Farina, mannaggia a te, proprio ora dovevi lasciarmi nei casini?
Con tutte queste cimici e telecamerine non mi accocchio…
Ok, proverò ad emularti.

 

24 dicembre, Roma, ore 22

Una vocina risponde dal telefono di casa di Didy.

– Chi sei?

– Io Ramon. E tu?

– Davide.
Sei uno degli zii?

 

Ramon (incerto) – Sì, più o meno…

– Quale? Uno di quelli che stanno in bagno?

 

Ramon (confuso) – Ci sono gli altri zii?

– No, non c’è nessuno.

– Ma zia Didy che sta facendo?

– Mi sta preparando la piscina.

– La piscina?

– Sì, quella con le paperelle.

 

Ramon finalmente realizza.

– Ma ti fai il bagno con la zia?

 

– No, se c’era lo zio Ralph lo facevo con lui. Mi piace Ralph. Però vanno bene pure gli altri.

– Ah…

 

– E tu quando vieni a farmi il bagno?

– Presto!… (pausa) Mi passi mamma… ops, zia?

 

 

La vocina si trasforma in un terremoto urlante nelle stanze.
Arriva Didy e risponde.

 

Ramon – Ciao amore. Come stai?

Didy – Tu?

– Mi manchi.

– Stai seminando le spiagge di cadaveri?

 

– Macché, sono in ribasso.
C’ho la testa altrove.

 

Lei resta in silenzio.

 

– Mia madre mi ha detto di salutarti.
Vuole sapere la data (e ridacchia).

 

– Non le hai ancora parlato?

– No. C’è stato un contrattempo.

 

– Ti stai mettendo nei guai.

– No, se tu ti decidi.

– Ramon lo sai che non si può…

– Tutto si può, basta volerlo.

 

Silenzio.

 

– Devo lasciarti, sennò l’acqua si fredda.

– Quando torno lo fai anche a me con le paperelle?
Buonanotte, Didy. Bacio grande.

 

Buonanotte, Ramon.

 

 

28 dicembre compleanno di Ramon

 

Gamy lo chiama sul cellulare. Gli fa gli auguri, gli chiede come sta.

 

 

Gamy – Hai parlato con Didy?

Ramon – Sì, per poco, oggi era alla Asl. Tu?

 

– Anch’io finora poco e niente. Ieri sera se n’è andato Giacomo.

– Come ti è parsa?

 

– Poco comunicativa…

– Brutto segno?

 

– Non so davvero come interpretarlo…
Tu invece?

 

– Ci sono stati casini qua.

– L’hai detto ai tuoi?

 

– No, ho visto la loro reazione coi vicini.

– Cioè?

 

– Il figlio di quelli che abitano accanto si è scoperto gay, e i suoi hanno fatto una tragedia. Quando l’hanno saputo i miei, non hai idea…
Mio padre ci è andato giù pesante. Solo a pensarci mi viene il voltastomaco.

 

– Capisco…

 

– Intanto mia madre mi sta rompendo l’anima. Vuole sapere del matrimonio, per attrezzarsi… Le ho detto che con Didy ho litigato, senza spiegare perché, e lei mi ha dato addosso, dice che sono il solito stronzo perditempo… Poi ieri mi ha detto che è solo colpa mia, che io le donne le faccio soffrire… allora le ho detto che non è proprio così, che Didy pensa ancora al suo ex, giusto per togliermela di torno. Sai che ha fatto? Ha risposto che me lo merito, che lei è perfetta e io sono uno stronzo… Capito Pa’, qualunque cosa faccia non le va mai bene… e non parliamo di mio padre…

 

Si sente sotto un gran vociare.

Gamy – Che è sto casino?

– Ti devo lasciare Pa’, ti richiamo.

 

 

Dopo un minuto squilla di nuovo il telefono.

 

Ramon – Ti chiamo con una scheda, mi si sta scaricando il cellulare.
Quando non mi senti più vuol dire che è esaurita.

 

– Senti, ma poi cosa è successo la sera del…

– Del ‘fattaccio’, vuoi dire?

(Gamy, ridendo) – Sì.

 

– Ho esagerato Pa’, mi rendo conto, però che vuoi, ero strafatto…

– Strafatto in che senso?

 

– No, non in quel senso lì… la situazione.

– Ahhhhhh! (sospiro di sollievo)

 

– Non mi aspettavo che le cose prendessero quella piega, anche se lo volevo da tempo…

– Quindi?

 

– Quindi l’ho pressata, speravo che pure lei stesse… come me, insomma.

– Continuo a non capire.

 

– Le ho chiesto di sposarmi, e in quel momento non scherzavo.

– Cristo, Ramon! Ma tu ti rendi conto?

 

– Ora sì, ma allora no… Eravamo in macchina, sotto casa sua. Le ho chiesto se potevo stare da lei quella notte, ha detto no, ho detto va bene non facciamo niente, voglio solo stare con te… lei diceva che non era possibile, ma io tentavo in tutti i modi di trattenerla, abbracciandola e baciandola.

Lei a un tratto si è irrigidita, guardava fuori dal parabrezza.

C’era Ralph davanti a noi, non so da quando. Lui si è diretto al portone, lei è scesa e lo ha seguito.

 

– Cazzo, ora capisco…
(pausa)

Ma tu davvero sei innamorato di lei?
Ramon?

 

Maledetta scheda!

——-

 

Più tardi, ore 22, al telefono

 

– Didy, ma tu che vuoi fare con Ramon?

– Niente Pa’. Che dovrei fare?

 

– Come sarebbe ‘che dovrei fare’?
Cosa provi per lui?

 

– Non lo so. Mi piace, lo ammetto, me lo tira, come dice lui…

– Quello sta proprio cotto a quanto pare…

 

– Te lo ha detto lui?

– Mi ha detto che ti ha chiesto di sposarlo…

 

– Non era in sé quella sera…

– Va bene, allora non era in sé, ma ora che fa? Persiste?

 

– Non sono certa che dica sul serio… anzi, no, sono sicura che mi prende in giro…

– Io però Ramon non l’ho mai visto così.

 

– Neanche io, l’ho sempre visto fare lo scemo, e con soli uomini…
Di Clarence non ti ha detto niente?

 

– Non c’è stato il tempo, so che Clarence l’ha sentito il 24. (pausa)
Didy, ma se fosse vero che lui ti… insomma… che faresti?

 

– Non lo so, Pa’, Ramon non vuole certo fare il quarto uomo, e poi sono davvero troppi.

 

– Gli altri come l’hanno presa?

– Non lo immagini?

 

– Ramon mi ha detto di Ralph quella sera, fuori dalla macchina.

– Già. Ha capito tutto. Ma lo conosci, ha fatto finta di niente. Si tiene tutto dentro.


Philippe ha fatto il gazzettino, voleva scendere con Bobby per Natale, poi c’è stata la neve a Parigi e Phil non è partito più. Bobby è rimasto su a Torino perché la madre è stata poco bene. Comunque Bobby è l’unico che in fondo lo tollera Ramon, forse per l’età si capiscono di più…

 

Gamy – A meno che…

– Cosa?

 

Gamy ridacchia e lascia intendere.

 

– Ma dai, scema!
Ne hai di immaginazione, tu…

——-

Córdoba (Argentina), casa dei genitori di Ramon

 

Un vero e proprio terremoto sembra aver colpito casa De Gadia.

Colpa del solito cugino pettegolo e invidioso, che sapendo dell’arrivo di Ramon si precipita con altri parenti per fare gli auguri, ma in realtà per  metterlo in cattiva luce.

Appena saputo dalla signora Maria delle imminenti nozze di Ramon, tira fuori un annuncio da brivido: “Ma come, Ramon sposa una donna? Allora non è più gay?”

 

Don Carlos, il capofamiglia, a Ramon, che sta scendendo le scale, osservato da occhi dall’espressione tra l’incredulo e il minaccioso

 

– Che significa questa affermazione di Gonzalo, eh Ramon?

 

Ramon osserva i presenti, poi rivolge lo sguardo al padre

 

– Non è aggiornata, papà. Sono bisessuale.

 

La signora Maria caccia un altro urlo e si fa la croce, Don Carlos molla un ceffone a Ramon ed esce precipitosamente di casa. Gli astanti visibilmente imbarazzati cercano di trarsi d’impiccio, tentando malamente di calmare la signora Maria con le loro insulse argomentazioni. Ramon guarda fisso suo cugino, che fa finta di scusarsi ma in realtà gongola per aver creato questo casino.

 

– Non preoccuparti, non lo sai, ma mi hai fatto un favore.

 

E mentre Maria Filomena Vergin de Santo Espiritu ecc. ecc., ovvero la madre di Ramon, reagisce alla notizia singhiozzando in spagnolo che tutte lei doveva averle le disgrazie, Ramon si dilegua di sopra per preparare le valigie, pronto a ripartire alla volta di Rio, dalla quale era sceso per l’ormai inutile riunione di facciata.

 

La sorella minore, Celia, congedati gli ospiti e parcheggiata la madre sul divano con una camomilla, sale su nella stanza di Ramon.
Ramon sta radunando le sue cose.

 

– Quello stronzo di Gonzalo, proprio una merda!

 

Lui a malapena annuisce.

 

– Ma perché non ce lo hai detto prima?

– Cosa sarebbe cambiato? Hai visto come l’hanno presa?

 

– Già, forse hai ragione.
(pausa) Però per me non cambia niente, Ramon, io ti voglio bene.

 

Lei si avvicina e lo abbraccia.

 

– Ma è vero che stai con un figazzo a Roma?

 

– Chi te l’ha detto?

 

– Gonzalo ha detto che ci sta la foto su una rivista dove scrivi.
Me l’ha pure mostrata sull’ipad.
È lo stesso che ha incontrato mamma a casa tua?

 

– Sì.

 

– Mamma aveva detto che ha conosciuto il ragazzo che abita con te e pure la tua fidanzata. Che pure lei è bellissima, e che c’hai litigato.
Ma allora non ti sposi più?

 

– Non lo so, sorellina.

 

Ramon intanto ha sistemato tutto.

 

– Oh, Ramon, se decidi di mollarlo quel ragazzo, me lo passi?

 

Da quel momento, fino al suo rientro in Italia, Ramon risponde solo a qualche sms, ma per il resto è quasi sempre irrintracciabile.

——-

Roma, Via Galbani, 6 gennaio 2011

 

 

Ramon è appena uscito dalla doccia. Il telo-bagno gli avvolge metà del corpo.

Cerca nell’armadio una camicia e un paio di jeans puliti.

Si libera dell’asciugamano. Infila un paio di slip, quindi i pantaloni.

Clarence ne segue i movimenti stando seduto sul letto.

 

– Beh, come è andata? fa Ramon (infilando la camicia, che resta sbottonata) – Non dici niente?

 

– In Giappone? (laconico) Bene, direi.

C’ho le foto, se le vuoi vedere.

 

Come se non stesse ascoltando, Ramon lo incalza.

 

– Ti sei fatto Tatoo? (ndr Thomas, l’ex di Clarence)

 

Clarence lo fissa. Poi abbassa lo sguardo.

– Sì. (pausa) E tu ti sei fatto Didy.

 

– Non è la stessa cosa! sbotta Ramon

 

– Noo? E come sarebbe?

– Sarebbe che è diverso! Io sono io… cioè … l’uomo…

 

Clarence si mette a ridere.

– L’uomo tu? Ma sparisci!

 

Ramon lo guarda con aria di sfida, poi scoppia a ridere anche lui.

– Oh, insomma! Ti lascio un attimo solo e tu ti butti tra le braccia di un altro…

 

– Non è un altro… è Thomas… E poi è anche colpa tua, se mi permetti…

 

– Mia?

– Sì, tua. Tu e la tua confusione… non sai neanche tu con chi vuoi stare…

 

(Ramon, con tono fermo, fermissimo) – Io lo so con chi voglio stare, sono gli altri semmai…

 

(Clarence alzando il tono)

– Ma gli altri chi? (pausa) Ramon non puoi pretendere di avere tutti ai tuoi piedi… uno si stanca…

 

– Io non ho mai messo vincoli, lo sai.

 

– Appunto… Stare con te è come avere aria attorno…

– Cioè?

 

– Il sesso va alla grande, okay, lo ammetto… ma poi finisce tutto là.

– Ma tu cosa vorresti, scusa, da uno come me?

 

– Vorrei che tu… che tu… (pausa) amassi solo me.

Ramon sospira.

– A modo mio ti amo, Clarence… è solo che non amo solo te…
Riesci un po’ a capirmi?

 

– Sì e no. (si rabbuia)

 

Ramon non ha proprio voglia di discutere, si avvicina a Clarence con fare decisamente languido.
Si piega alla sua altezza.

 

– Va bene, non mi puoi capire, allora scopami soltanto, vuoi?

 

Ramon lo butta giù, gli si distende addosso, mordicchiandolo sul collo.

 

– Ramon tu mi fai impazzire…

– Lo so…

 

——-

6 gennaio, di sera


 

Ramon si fionda a casa di Didy. Suona alla porta.

Lei guarda dallo spioncino.

Il cuore prende a batterle tumultuosamente. Apre, e resta attaccata alla porta.

– Beh, non mi fai entrare?

 

Abbronzatissimo, figo da morire, Didy lo guarda come se lo vedesse per la prima volta.

Lui si sente osservato.

 

– Chérie, che ti prende? Non riconosci più Ramon tuo?

 

(stranita) – No, no, ti riconosco eccome! (invece pensa: “possibile che mi sono fatta questo figo e non me ne capacito?”)

 

Lo fa entrare.

– Sei contenta di vedermi?

 

– Sì, fa lei

 

– E neanche un bacio?

 

Lei si avvicina, timorosa come un gatto, fa per cingerlo alla vita. Lui non le dà neanche il tempo di accostarsi, la tira a sé, abbracciandola fin quasi a stritolarla, ricoprendola ovunque di baci e bacettini. Lei si lascia fare tutto, letteralmente incapace di impedirglielo.

Finiscono stesi sul divano.

 

Squilla il telefono, rompendo l’incantesimo.
Lui la trattiene.

 

– Devi proprio rispondere?

– Sarebbe meglio.

 

Lei si alza e va a rispondere.

Ramon si mette seduto, facendo finta di non ascoltare, in realtà tutt’orecchi.

Lei abbozza appena delle risposte. Ramon capisce che si tratta di uno dei suoi uomini.

Quando chiude, Ramon non sa se chiedere o lasciar perdere.

Lei sembra sul punto di dire qualcosa, l’espressione seria. Lui allora la precede

 

– Ero venuto qui per portarti a cena fuori. Che ne dici?

– Va bene, fammi sistemare un po’.

 

——-

In macchina

 

Sono in giro da una decina di minuti, zona nord di Roma.

 

– Dove mi stai portando?

 

– È un posto fuori mano, ma si mangia bene.
Ci sono stato con Clarence.

 

– Di quelli tutti fifì?

 

– Intimo di gran classe, direi.
Non a caso piace a Clarence.

 

– Già, fa lei.

 

Lui mette un po’ di musica.

 

– Che volevi dirmi prima?

– Prima quando?

– Quando hai risposto al telefono.

 

Lei continua ad osservarlo mentre guida, ne segue ogni movimento stranamente presa.

La sensazione di estraneità e familiarità che ha provato sulla porta si impossessa nuovamente di lei.

 

– Allora? fa lui

– Volevo dirti che…

La gelosia e la paura lo tradiscono di nuovo.

 

– Era Philippe al telefono, vero? incalza lui

– Sì.

 

– Fammi indovinare: ti ha fatto l’aut aut oppure il solito ricatto “non mi abbandonare, piccola”…

 

– Sì, ma io non ho nessuna intenzione di…

 

Ramon inconsapevolmente accelera.
L’auto corre veloce.

 

– Ramon ti prego fermati!

 

Lui ora sembra non ascoltarla.

– Accosta, per favore!

 

Finalmente Ramon esegue. Si ferma in una piazzola.

Spegne il motore e si volta, in attesa.

Lei resta in silenzio.

Lui la fissa timoroso, detesta le attese.

– Ok facciamola finita. Non hai nessuna intenzione di…

(gli occhi di Ramon tradiscono però la sua paura di sentire il peggio)

 

– Dicevo che… (le pare di avvertire il battito di lui)

Non ho nessuna intenzione di… resisterti.

 

E senza dargli agio di riprendersi è lei a gettargli le braccia al collo.

Si accorge in quel momento che il cuore gli batteva a 1000.

 

Lei lo tiene stretto.

 

– Vuol dire che scoperemo come un riccio? fa lui

– Come due…

 

 

 

dall’inviato (supplente) Gamy Moore per SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane

 

Si ringrazia Farina 00 per l’ausilio tecnico ‘a distanza’, InkKiller per quello ‘ravvicinato’

 

 

 

 

 

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